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Questa la dedico agli amigos al bar, che tutto si bevono…Open i professionisti dell'informazione :rotfl: :rotfl: :rotfl: :DD: :DD: :DD: :clap: :clap: :clap:


Open 4 marzo 2022


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Neanche il cell gli lasciano
Povero Paese...come siamo messi male! Fossi Mattarella comincerei ad avere pure paura del malocchio.

Di sicuro si ricomincia con la monnezza giá rimasticata per anni e anni, per la serie mezzo passo avanti e tre indietro.
 
Ahahahahahahahahah ma viene ancora a scrivere anche qui ?
Oh povero, povero,povero.

Ottima notizia, secondo me.


Siamo all’ennesima narrazione, ad un’altra tragicommedia, per non dire farsa:

Alessandro Di Battista sta valutando un suo ritorno in Parlamento con il Movimento 5 Stelle.

Proprio così:
dopo esserne stato tra i maggiori precursori,
per poi averlo abbandonato in protesta all’alba della scelta pentastellata di partecipare al governo Draghi,
ecco che i grandi amori fanno un giro immenso, ma poi ritornano sempre.

E quello di Di Battista ne risulta essere un esempio lampante.


Sin dall’inizio, “Dibba” è stato tra i pionieri dell’uscita italiana dalla moneta unica.

Erano gli anni in cui i manifesti grillini rappresentavano due mani legate,
con il motto “fuori dall’Euro”, intendendo ovviamente il vincolo di Bruxelles.

E ancora: fu tra i primi sostenitori dei vaffa,
dei Parlamenti da aprire come scatolette di tonno,
dei movimenti di centrodestra e di centrosinistra da spazzare via,
in quanto sinonimi di clientelismo, corruzione e di tutte le peggiori nefandezze da Mani Pulite in poi.


Il Di Battista di un anno e mezzo fa, è solo un lontano ricordo.

Oggi, si accontenta di un movimento
che si è rimangiato qualsiasi suo cavallo di battaglia
, ad eccezione del Reddito di Cittadinanza,
che è sceso a compromessi con Draghi ed il Partito Democratico,
che si è trasformato dall’antisistema per eccellenza al sistema vero e proprio, per antonomasia.


Evidentemente, non esiste più neanche il Di Battista rivoluzionario, quello che, nel 2013,
scendeva in piazza per raccogliere le firme di presentazione della lista alle politiche di quell’anno,
a fianco di Simone Di Stefano, ai tempi leader di CasaPound Italia.


Eppure, nonostante le miriadi di contraddizioni e cortocircuiti che riguardano il M5S,
il Che Guevara italiano pare voler mantenere gli stessi toni di un decennio fa:

“Il peccato originale della politica è quello di intenderla come una professione,
mentre per me invece è un servizio a tempo limitato”.

Ed aggiunge:

“Io non sono disposto a prendere anche tanti soldi e privilegi per rinunciare alla libertà, a determinate idee e alla mia totale indipendenza”.
 

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