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Cento ne pensa, ma neanche una la porta a casa.

Matteo Renzi, a differenza di altri esponenti di Italia viva,
più che un liberale può essere definito un politico pragmatico, decisamente post-ideologico,
che purtuttavia non lesina alleanze al limite dell’ossimoro concettuale
con esponenti di movimenti e correnti di pensieri ormai rottamati dalla Storia.

E non solo sul piano teorico, finanche da un punto vista squisitamente empirico.

Alleanze peraltro modellate sulla falsariga di esempi bollinati come coalizioni fallimentari.

Detto in altri modi: si parla di campo largo o larghissimo ma in fondo si scrive Unione,
un patto che mise assieme oltre dieci partiti, distinti e politicamente pure distanti,
stipulato con il solo scopo di battere il centrodestra allora guidato da Silvio Berlusconi.

Al tempo, per formalizzare una convergenza d’intenti che, nei fatti, era pressoché nulla,
venne allestita addirittura una fabbrica del programma che partorì un tomo di centinaia di pagine
dove ogni tematica fu diluita in un profluvio di parole al fine di sterilizzare ogni singola presa di posizione.

Il tutto, ripeto, per detronizzare il Cav.

Obiettivo che riuscì, però si sa, o quantomeno si dovrebbe sapere:

i voti non si prendono per vincere, ma per governare.

E, invece, quest’ultimo infinito non venne mai contemplato da quel caravanserraglio partitico.
 
“È stato il peggior presidente della mia vita
e Kamala Harris è stata lì con lui in ogni fase del suo cammino.

Negli ultimi quattro anni ha co-firmato le politiche di Biden sui confini aperti
e sulle truffaldine politiche green che hanno fatto lievitare il costo degli alloggi e dei generi alimentari.

Lei è co-responsabile di tutti questi fallimenti
e ha mentito per quasi quattro anni sulla capacità mentale di Biden,
accollando alla nazione un presidente che non può svolgere il suo compito”.
 
gira, mescola, il minestrone però è sempre quello.
Chi controlla il controllore ?

Alla fine Joe Biden ha dovuto arrendersi alla pressioni crescenti del suo partito, e dei suoi donatori,
e ha annunciato l’atteso ritiro dalla corsa per un secondo mandato alla Casa Bianca.

Letale il primo dibattito televisivo contro Donald Trump,

che qualcuno ha voluto fosse organizzato per la prima volta nella storia
prima delle convention dei due partiti.


Evidentemente, prevedendo la débâcle,
in modo che ci fosse il tempo per il cambio in corsa del candidato.
 
Per l’annuncio di una decisione così grave
ci saremmo aspettati un discorso alla nazione, o un video registrato,

invece il passo indietro
è stato annunciato tramite una lettera firmata da Biden e postata su X,
della cui autenticità viste le circostanze è lecito dubitare.

Modalità da colpo di mano.


Dettaglio non secondario:

nella lettera firmata troviamo ringraziamento e apprezzamento per la vice Kamala Harris, ma non un endorsement.


L’endorsement arriva invece un’ora dopo, in un post sempre su X,
ma stavolta non firmato.


Perché?

I Clinton e Soros hanno già espresso il loro appoggio a Kamala,
mentre Obama non l’ha nemmeno citata nella sua dichiarazione.

Ora assisteremo

o ad una convention “aperta”, ma pilotata,
vedremo in che direzione,

o ad una sanguinosa resa dei conti interna (AOC evoca il golpe interno).
 
Il ritiro coatto di Biden
è la certificazione che quella a cui abbiamo assistito in questi anni
è probabilmente per durata e gravità

la più grande operazione di disinformazione,

la più grande truffa politica della storia americana

(seguita a poca distanza dal Russiagate, ad opera degli stessi identici attori).






 
Tutti sapevano.

Per anni Democratici e media mainstream,

con il codazzo di fact-checker e debunker asserviti,

hanno spudoratamente mentito,

fino a pochi giorni fa,

sulle reali condizioni di salute del presidente Biden,

assicurando che fosse “sharp as a tack”

e accusando gli avversari politici

e i commentatori non allineati,

e chiunque si azzardasse a sollevare dubbi o ironizzare sui video delle sue amnesie,

di fare disinformazione,

quando non di essere al servizio della Russia,

mentre al contrario erano loro stessi a fare disinformazione.
 

Primarie-truffa​

Ora restano due questioni grandi come macigni.

Primo, per la terza tornata consecutiva
le primarie del Partito Democratico non sono state realmente aperte e competitive,
bensì una truffa ai danni degli stessi elettori democratici,
ai quali di fatto è stato impedito di scegliere il candidato presidente.

Per otto anni i Democratici e i loro media amici
hanno gridato alla “minaccia alla democrazia”,
e ora hanno appena costretto il presidente in carica
a ritirarsi
dalla corsa per la rielezione
nonostante decine di milioni di elettori lo avessero scelto come loro candidato.


Sarebbe bastato sollevare il tema delle reali condizioni del presidente,
note a tutti, prima delle primarie, farlo ritirare allora e celebrare vere primarie.

Ma no, l’inganno doveva andare avanti fino all’ultimo.

Eccoli, i “difensori della democrazia”.
 

Chi è al comando?​


Secondo, se Biden non è in condizioni di salute tali da cercare la rielezione,
non lo è nemmeno per restare presidente per altri sei mesi.

Che credibilità avrà il Commander in Chief
da qui in avanti agli occhi di alleati e nemici dell’America?


Ma l’interrogativo più inquietante è: chi era al comando?

Chi ha veramente guidato l’America in questi anni?

Chi è al comando, oggi ?
 
A proposito di “minaccia alla democrazia”,
non può essere certo liquidato come complottismo
il sospetto che altri
abbiano manovrato dietro le quinte senza alcuna legittimità e accountability.

Una questione che avrebbe dovuto essere
in cima alle preoccupazioni dei media e degli osservatori.

Chi ha portato avanti questa impostura
si è assunto una responsabilità enorme,
quella di aver minato la credibilità della leadership
della più potente nazione del mondo libero agli occhi di nemici e alleati.

Ora la narrazione sarà quella del gesto nobile del grande statista,
ma Biden non ha scelto un bel niente,
è stato costretto al ritiro.

E lo è stato non per il suo declino cognitivo, che era noto a tutti da anni,
lo hanno scaricato solo perché sono stati scoperti,

il pubblico americano (e non solo) se n’è accorto;

solo perché è ormai innegabile ed è crollato nei sondaggi.

Altrimenti sarebbero andati avanti con la menzogna come hanno fatto in tutti questi anni.

Questo dev’essere tenuto ben presente.

E come qualcuno ha osservato,
l’annuncio è arrivato solo dopo il fallimento (finora)
dei tentativi di imprigionare e persino di assassinare Trump.

 

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