Val
Torniamo alla LIRA
Poveretti. Ogni giorno sempre peggio. Non hanno più nulla a cui attaccarsi
......o no ? Qualcosa ci sarebbe, ma ...........
L’acchiappafascisti Paolo Berizzi, talvolta – senza offesa – ridotto a caricatura di se stesso,
inseguitore di (pressoché inesistenti) camicie nere fuori e intorno a lui,
ma forse inseguito da insidiosi fantasmi (dentro di lui).
Ogni giorno che il buon Dio manda sulla terra, il buon Paolo è lì,
nella sua rubrichina su Repubblica oppure sui social,
a indicare e denunciare portatori veri o presunti di fez e stivaloni.
Ieri Berizzi ha varcato l’ultima soglia:
quella di scagliarsi perfino contro un cadavere, quello di Maurizio Boccacci.
Un uomo sconfitto sia politicamente sia personalmente:
tanta marginalità, e poi una malattia terribile, un tumore che se l’è portato via a 64 anni.
Ecco, nessuno chiedeva a Berizzi – ci mancherebbe – di pronunciare un elogio funebre.
Né ha senso dimenticare i mille errori e le tante idee non condivisibili, e in qualche caso inaccettabili, di Boccacci.
Ma era forse necessario dare la sensazione di celebrare la sua morte?
«Con la morte di Maurizio Boccacci, storico punto di riferimento dell’estremismo neofascista antisemita romano,
già leader di Movimento politico occidentale e di Militia, la democrazia ha un nemico in meno.
Perché i fascisti questo sono: acerrimi nemici della democrazia».
Manca solo uno sfregio sulla lapide e un ballo di festeggiamento con vista sulla bara.
Mi pare che da certe parti nemmeno la morte attenui un’ostilità radicale e incancellabile.
Si preferisce odiare in modo assoluto, definitivo, incancellabile. Anche davanti ad una tomba.
......o no ? Qualcosa ci sarebbe, ma ...........
L’acchiappafascisti Paolo Berizzi, talvolta – senza offesa – ridotto a caricatura di se stesso,
inseguitore di (pressoché inesistenti) camicie nere fuori e intorno a lui,
ma forse inseguito da insidiosi fantasmi (dentro di lui).
Ogni giorno che il buon Dio manda sulla terra, il buon Paolo è lì,
nella sua rubrichina su Repubblica oppure sui social,
a indicare e denunciare portatori veri o presunti di fez e stivaloni.
Ieri Berizzi ha varcato l’ultima soglia:
quella di scagliarsi perfino contro un cadavere, quello di Maurizio Boccacci.
Un uomo sconfitto sia politicamente sia personalmente:
tanta marginalità, e poi una malattia terribile, un tumore che se l’è portato via a 64 anni.
Ecco, nessuno chiedeva a Berizzi – ci mancherebbe – di pronunciare un elogio funebre.
Né ha senso dimenticare i mille errori e le tante idee non condivisibili, e in qualche caso inaccettabili, di Boccacci.
Ma era forse necessario dare la sensazione di celebrare la sua morte?
«Con la morte di Maurizio Boccacci, storico punto di riferimento dell’estremismo neofascista antisemita romano,
già leader di Movimento politico occidentale e di Militia, la democrazia ha un nemico in meno.
Perché i fascisti questo sono: acerrimi nemici della democrazia».
Manca solo uno sfregio sulla lapide e un ballo di festeggiamento con vista sulla bara.
Mi pare che da certe parti nemmeno la morte attenui un’ostilità radicale e incancellabile.
Si preferisce odiare in modo assoluto, definitivo, incancellabile. Anche davanti ad una tomba.