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Poveretti. Ogni giorno sempre peggio. Non hanno più nulla a cui attaccarsi
......o no ? Qualcosa ci sarebbe, ma ...........

L’acchiappafascisti Paolo Berizzi, talvolta – senza offesa – ridotto a caricatura di se stesso,
inseguitore di (pressoché inesistenti) camicie nere fuori e intorno a lui,
ma forse inseguito da insidiosi fantasmi (dentro di lui).

Ogni giorno che il buon Dio manda sulla terra, il buon Paolo è lì,
nella sua rubrichina su Repubblica oppure sui social,
a indicare e denunciare portatori veri o presunti di fez e stivaloni.

Ieri Berizzi ha varcato l’ultima soglia:
quella di scagliarsi perfino contro un cadavere, quello di Maurizio Boccacci.

Un uomo sconfitto sia politicamente sia personalmente:
tanta marginalità, e poi una malattia terribile, un tumore che se l’è portato via a 64 anni.

Ecco, nessuno chiedeva a Berizzi – ci mancherebbe – di pronunciare un elogio funebre.

Né ha senso dimenticare i mille errori e le tante idee non condivisibili, e in qualche caso inaccettabili, di Boccacci.

Ma era forse necessario dare la sensazione di celebrare la sua morte?


«Con la morte di Maurizio Boccacci, storico punto di riferimento dell’estremismo neofascista antisemita romano,
già leader di Movimento politico occidentale e di Militia, la democrazia ha un nemico in meno.
Perché i fascisti questo sono: acerrimi nemici della democrazia».


Manca solo uno sfregio sulla lapide e un ballo di festeggiamento con vista sulla bara.

Mi pare che da certe parti nemmeno la morte attenui un’ostilità radicale e incancellabile.

Si preferisce odiare in modo assoluto, definitivo, incancellabile. Anche davanti ad una tomba.
 
Soliti complottisti.


IL COMMENTO AL VIDEO | L'ex moglie del fondatore di Google ha confermato che tutti i giganti dell'informatica sono legati al Pentagono e al governo degli Stati Uniti.

L'ex moglie del co-fondatore di Google Sergey Brin, Nicole Shanahan, ha confermato una "teoria del complotto" e sfatato la leggenda delle startup che nascono "in un garage".

Tutte le principali aziende tecnologiche (Google, Facebook, Apple, Microsoft, Hewlett-Packard, Oracle, ecc.) sono state fondate e finanziate dalla DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency).

Il sogno americano dal "garage" del Pentagono.
 
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Soliti complottisti.


IL COMMENTO AL VIDEO | L'ex moglie del fondatore di Google ha confermato che tutti i giganti dell'informatica sono legati al Pentagono e al governo degli Stati Uniti.

L'ex moglie del co-fondatore di Google Sergey Brin, Nicole Shanahan, ha confermato una "teoria del complotto" e sfatato la leggenda delle startup che nascono "in un garage".

Tutte le principali aziende tecnologiche (Google, Facebook, Apple, Microsoft, Hewlett-Packard, Oracle, ecc.) sono state fondate e finanziate dalla DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency).

Il sogno americano dal "garage" del Pentagono.
Secondo voi quale potrebbe essere la prossima invenzione/regalia che ci sarà propinata, o riguardo quale l'ambito? Per me sui mezzi di trasporto.
 
Ahahahahahahahah che cima.

L’ingegner Francesco Giavazzi
ogni tanto vuole rendere le nostre giornate più allegre con i suoi articoli economici sul Corriere.

Anche questa domenica ha deciso di alleggerire la giornata in cui dormiamo un’ora in meno
con un po’ della sua saggezza, indicandoci la giusta via, secondo Lui e le grandi mente dell’economia europeista,
per contrastare i dazi che mercoledì Trump annuncerà nei confronti delle esportazioni UE, ma non solo.

Potete leggerne qui l’articolo completo.


Il titolo è “La Guerra (Stupida) dei Dazi, come reagire”,
dimenticandosi di dire chi abbia dichiarato la guerra:

la UE con vent’anni di surplus commerciali, o gli USA che li hanno permessi?



Ve ne forniamo qualche breve estratto commentato.


Le esportazioni europee verso gli Stati Uniti, che sembrano essere una delle ossessioni di Trump, si possono ridurre in vari modi. Imporre dazi sulle importazioni di beni europei come vuol fare il presidente americano, è certamente un modo, ma il più stupido e uno dei meno efficaci, anche per gli Usa. Un modo più intelligente sarebbe aumentare la domanda interna in Europa (più consumi, più investimenti o anche più spesa pubblica), senza introdurre nuovi dazi.

Giavazzi potrebbe anche aver ragione,
resta il problema di come Trump potrebbe imporre ai paesi europei
di aumentare le proprie spese e investimenti in quantità tale da fermare o ridurre notevolmente l’export verso gli USA.


Proprio la UE, con i vincoli di bilancio sul Deficit e sul debito impedisce di aumentare consumi e investimenti.

Come potrebbe Trump far aumentare i consumi europei?


Magari con una guerra contro la Russia, la stessa che il presidente USA vuole evitare?
Oppure esautorando gli organi che hanno compresso i consumi europei degli ultimi venti anni, cioè la Commissione europea e la BCE?



Ma adesso viene il bello.


Anche un euro più debole rispetto al dollaro ridurrebbe le esportazioni europee negli Usa rendendo i nostri beni più costosi per i consumatori statunitensi.

Ho letto la frase tre volte, ma è proprio così, lo ha scritto.

Giavazzi, il consigliere di Draghi,
colui che per due anni ha governato l’economia italiana,
ha scritto che se l’Euro si svaluta rispetto al dollaro,
allora l’Europa esporterà di meno negli USA.
 
Probabilmente il Dominus dell’economia italiana ha preso una topica (vedremo più avanti)
e nessuno ha avuto il coraggio di dirglielo,
come nessuno aveva il coraggio di dire nulla al suo capo, Draghi.

Come dovrebbe reagire l’Europa? Se lo domanda un’analisi richiesta dal Parlamento europeo e condotta da 6 economisti, tra i quali il sottoscritto. Lo studio, i cui risultati utilizzerò in questo articolo, è consultabile nel sito che trovate nel box all’interno di questo pezzo. continua a pagina Il primo punto dello studio è che un euro più debole rispetto al dollaro attenuerebbe la riduzione delle esportazioni europee verso gli Usa prodotta dai dazi, migliorando la competitività delle nostre aziende sui mercati globali.

E qui si capisce come prima abbia preso una topica,
perché l’indebolimento dell’euro porta a un aumento,
non a una diminuzione delle esportazioni verso gli USA.



Se qualcuno in redazione glielo avesse fatto notare…


Ma una risposta mal calibrata, ad esempio un atteggiamento eccessivamente restrittivo da parte della Bce, potrebbe amplificare il rallentamento economico anziché contrastarlo.

La BCE può influenzare il cambio, non lo determina esattamente.
Per influenzarlo deve abbassare i tassi, ma potrebbe non bastare.
Una vera politica monetaria efficace si accompagna all’acquisto di debito pubblico,
come fece la BCE dal 2015 o come fece a lungo la Bank of Japan.

Però è l’esatto opposto di quanto predicato negli anni della Crisi del Debito europeo,
proprio dallo stesso Giavazzi dell’Austerità espansiva.

Siamo poi sicuri che il Consiglio della BCE approverebbe queste misure? Io penso di no.


La Cina è stata e continuerà a essere un obiettivo centrale del protezionismo statunitense. Dobbiamo quindi aspettarci che il protezionismo colpirà la Cina più che l’Europa. Di conseguenza, il deprezzamento dello yuan rispetto al dollaro dovrà essere più marcato rispetto al deprezzamento dell’euro, rendendo l’euro più forte rispetto allo yuan. L’effetto del protezionismo statunitense, e della risposta cinese, tenderanno a spingere l’Europa in recessione, ma moderatamente. Se l’euro venisse lasciato deprezzare in una posizione intermedia fra il dollaro e lo yuan, gli effetti indiretti legati al tasso di cambio più o meno si annullerebbero.

Quindi non solo Giavazzi pretende che Trump guidi i consumi europei,
cosa che sarebbe più facile con una divisione dei Marines a Bruxelles,
ora vuole manovrare il cambio cinese e farlo svalutare nei confronti del dollaro.

Una qualcosa che non è certa, anche perché, solitamente, la PBOC, la banca centrale di Pechino,
agisce con il governo più per dinamiche interne, che esterne.

Infatti una forte svalutazione vi è stata dal 2022, con Biden,
dovuta alla necessità di rispondere alla stagnazione economica.

Affermare che dobbiamo svalutare a metà fra Cina e USA
è dare per scontato uno scenario che non è certo che si avvererà.



La Bce ha comunque gli strumenti per contrastare eventuali effetti recessivi. E vi è sempre la possibilità di accompagnare i dazi americani con uno stimolo fiscale in Europa, come già sta accadendo con le decisioni annunciate dal nuovo cancelliere tedesco.

Lo stimolo fiscale è la costruzione di una marea di armi dalla dubbia utilità
e il cui annuncio ha fatto esplodere il rendimento dei titoli francese e italiano,
con la BCE che, per adesso, sta bellamente a guardare.


Se questa è la politica fiscale espansiva europea stiamo freschi.
 
Senza volervi tediare oltre,
l’insieme dei consigli di Giavazzi e dei grandi consiglieri europei si può condensare in:


  • Non reagire ai dazi;
  • Svalutare rispetto al dollaro, ma non rispetto alle altre valute;
  • Fidarsi della BCE e sperare per il meglio.

Questo piano, per molti versi ricorda quello del Generale austriaco Franz von Weyrother ad Austerlitz:
perfetto e vincente sulla carta, portò a una sonora sconfitta quando poi Napoleone fece le sue mosse.


Soprattutto perché Giavazzi dimentica alcune cose non secondarie:


  • che dobbiamo importare energia e materie prime che paghiamo in dollari,
  • e questo porterà a una inflazione importata di fronte alla quale la BCE reagirà alla tedesca, non all’italiana,
  • cioè stringendo i cordoni della borsa;

  • l’autore dà per scontato che a Trump vada bene una rivalutazione del dollaro, e questo è tutt’altro che scontato.

Però questi sono gli esperti europei.


Lasciamoli giocare sulle carte geografiche dell’economia,
ma poi ragioniamo con la nostra testa e non diamo per scontato
che gli altri si comportino esattamente come noi vogliamo.
 

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