"Mi chiedo se l'Italia di oggi - e quindi noi tutti - non debba cominciare a riflettere sui vinti di ieri;
non perché avessero ragione o perché bisogna sposare, per convenienze non ben decifrabili,
una sorta di inaccettabile parificazione tra le parti, bensì perché occorre sforzarsi di capire,
senza revisionismi falsificanti, i motivi per i quali migliaia di ragazzi e soprattutto di ragazze,
quando tutto era perduto, si schierarono dalla parte di Salò e non dalla parte dei diritti e delle libertà.
Questo sforzo, a distanza di mezzo secolo, aiuterebbe a cogliere la complessità del nostro paese,
a costruire la liberazione come valore di tutti gli italiani, a determinare i confini di un sistema politico
nel quale ci si riconosce per il semplice e fondamentale fatto di vivere in questo paese,
di battersi per il suo futuro, di amarlo, di volerlo più prospero e più sereno.
Dopo, poi, all'interno di quel sistema comunemente condiviso, potranno esservi tutte le legittime distinzioni e contrapposizioni.
Vi ringrazio, colleghi, e vi auguro un lavoro sereno e proficuo nel superiore interesse dell'Italia".