Solo politica

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La Spagna ha la rapida crescita di fotovoltaico ed eolico e il contenimento dei costi.
Gli operatori privati hanno risposto agli incentivi fissati dalla politica.
Gli incentivi però erano sbagliati.



Di chi è la colpa del blackout in Spagna e Portogallo? Del neoliberismo, è chiaro.

Nessuno l’ha detto in modo tanto esplicito, ma il premier spagnolo, Pedro Sánchez, ci è andato vicino:
ha convocato tutti gli operatori del settore per una riunione di fuoco, prendendo a brutto muso “los operadores privados”.


È un goffo tentativo di scaricare una responsabilità che, in ultima analisi, non può che ricadere sulla politica.

Intendiamoci: le cause specifiche che hanno condotto al collasso della rete in Spagna e Portogallo non sono ancora chiare,
e ci vorranno settimane (se non mesi) per farsene un’idea compiuta.

Tuttavia, è abbastanza evidente che il sistema elettrico iberico
stava operando in una condizione di vulnerabilità di cui vi era piena consapevolezza,
tant’è che Red Eléctrica de España (l’equivalente della nostra Terna) aveva avvertito del rischio.

Per esempio, nel rapporto annuale presentato a febbraio si legge che, tra i rischi della transizione energetica,
vi è quello di

disconnessioni della generazione per l’elevata penetrazione delle fonti rinnovabili
senza le necessarie capacità tecniche per tenere un comportamento adeguato di fronte alle perturbazioni”.


Ahahahahahah
 
Ne trovate notizia sui media ???????????

La mafia cinese in Italia non è un fenomeno marginale né recente.

Da anni opera silenziosamente ma con metodi violenti e strutture consolidate,
in particolare nel distretto produttivo del Centro Italia, nel triangolo Firenze-Prato-Osmannoro.

Qui è in atto una guerra sotterranea tra bande criminali
per il controllo del racket della logistica e della produzione tessile:

la cosiddetta “guerra delle grucce”,

dove le grucce rappresentano non solo il simbolo del business, ma anche un campo di battaglia per bande
che si contendono il territorio a colpi di incendi dolosi, intimidazioni, pacchi bomba, omicidi e regolamenti di conti.
 
E cosa ne pensate dell'invasione cinese nella gestione dei bar ?

Ma ciò che avviene a Prato è solo una porzione di una mappa criminale ben più ampia:
un fenomeno pienamente transnazionale, che parte dalla Cina, attraversa l’Europa
e si innesta nei gangli economici italiani con alleanze, snodi logistici e strutture parallele.

I clan cinesi coinvolti – in particolare le triadi – si muovono su scala globale,
sfruttando la logistica commerciale come copertura e le reti della diaspora come canale di espansione e silenzioso radicamento.

Sebbene il triangolo Firenze-Prato-Osmannoro rappresenti un epicentro storico delle attività delle triadi,
recenti sviluppi indicano un’espansione significativa verso altre regioni italiane.

A Roma, ad esempio, è stato arrestato Zhang Naizhong, considerato il “capo dei capi” della mafia cinese in Italia,
nell’ambito dell’operazione “China Truck” che ha portato a 33 arresti tra Italia, Francia e Spagna.

Le triadi cinesi operano con metodi violenti e sofisticati,
utilizzando esplosivi telecomandati per intimidire e controllare le comunità cinesi
e i settori economici strategici, come la logistica e il trasporto merci.

La loro presenza è stata documentata non solo in Italia,
ma anche in Paesi come Francia, Germania, Spagna, Belgio e Paesi Bassi,
dove controllano attività illecite quali gioco d’azzardo,
prostituzione, traffico di droga e riciclaggio di denaro.
 
Siamo messi proprio male male

Si pensava che la pacificazione fosse arrivata, che finalmente si potessero commemorare i morti.
Tutti i morti. I rossi e i neri. Ma così non è.

A Sesto San Giovanni, la scorsa notte qualcuno (pare una frequentatrice dei centri sociali)
ha pensato di posizionare delle feci ed imbrattare il cippo
che ricorda Ramelli ed Enrico Pedenovi installato solamente la scorsa settimana.

Uno sfregio, l’ennesimo, contro coloro che hanno perso la vita durante gli Anni di Piombo.

“L’omaggio quotidiano a due fascisti”, si legge su un cartoncino posizionato lì da un anonimo codardo.
Perché è facile agire contro chi non c’è più.
Contro chi è già morto e non può dire niente.


È il coraggio del coniglio.
È lo stesso coraggio di quei ragazzi di Avanguardia operaia che spaccarono ossa e organi di Ramelli con le chiavi inglesi
e poi vissero a lungo come se nulla fosse.
Senza rimorsi, se non quello di essersi fatti beccare, anche se a distanza di parecchi anni.

E lo stesso magari accadrà anche per chi ha imbrattato la targa questa notte.

“L’autrice di questo scempio, già identificata, sarebbe - tanto per cambiare - un’attivista dei centri sociali.

Soltanto una parola: vergogna.


"Ci auguriamo che tutte le forze politiche condannino immediatamente questo schifo”.

Per ora però è solo silenzio.

Anche perché imbarazza urlare quotidianamente al pericolo fascismo e comportarsi come squadristi (rossi).
 
Un bel mix, variegato direi. La faccia dice tutto.
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Dopo ore al cardiopalma Friedrich Merz è cancelliere tedesco.
325 voti a favore.

Una tempesta passeggera quella che ha visto naufragare questa mattina
il tentativo di diventare il decimo cancelliere tedesco dal Dopoguerra al primo turno di votazione parlamentare.

Il leader dell’Unione Cristiano-Democratica necessitava di 316 voti su 630 in una votazione segreta,
ma ne aveva ottenuti solo 310, smentendo le previsioni di un esito favorevole.

Alle 15.15 il leader della Cdu si è poi candidato nuovamente alla carica per il secondo turno di votazioni:
la mozione che gli ha aperto la strada al secondo voto è stata adottata con i voti Unione, Spd, Verdi e Sinistra.
 
E poi ci sono questi. Tutti zitti......ma proprio zitti zitti

Mentre si prepara, a tutti gli effetti, l’invasione,
l’aeronautica israeliana vola e colpisce.

In Libano e nello Yemen – qui, secondo fonti dello Stato ebraico, insieme agli Stati Uniti –
le forze di difesa avrebbero colpito obiettivi di Hezbollah nella zona del villaggio di Janta,
nella regione della Beqāʿ, nell’est del Libano, vicino al confine con la Siria,
in parallelo all’operazione condotta contro gli Houthi.

Ieri sera, difatti, l’avaiazione israeliana ha effettuato attacchi aerei in Yemen,
in risposta all’attacco missilistico degli Houthi di domenica all’aeroporto di Tel Aviv.

Secondo l’Idf, gli attacchi condotti dai caccia dell’aeronautica militare israeliana
hanno preso di mira le infrastrutture degli Houthi lungo la costa dello Yemen,
tra cui il porto di Hodeida e una fabbrica di cemento nei pressi della vicina città di Bajil,
a circa 2.000 chilometri da Israele.
Le forze di difesa hanno sottolineato che il porto di Hodeidah sarebbe utilizzato dagli Houthi
“per il trasferimento di armi iraniane, equipaggiamento militare e altri scopi terroristici”.
 
E, per finire la giornata.

Il futuro della Chiesa è in Asia, in Africa;
territori che ormai forniscono alla Chiesa quei pochi preti che annualmente vengono ordinati.
 
Un nome interessante è quello dello svedese Anders Arborelius, 75 anni,
vescovo di Stoccolma da ben ventisette anni, è un carmelitano.
Il fatto che sia un religioso è un elemento positivo (lasciando perdere i gesuiti).
Ha detto più volte “no” alla benedizione delle famiglie arcobaleno
e ha espresso forti preoccupazioni per il sacerdozio dei sacerdoti.

Un altro nordico interessante è Willem Jacobus Eijk, arcivescovo metropolita di Utrecht dal 2007, 71 anni.
Quando era docente di teologia morale fu molto criticato per le sue posizioni conservatrici in materia di sessualità.
Ha fortemente attaccato l’esortazione apostolica di Francesco Amoris Laetitia
e ha definito il matrimonio civile come un “adulterio istituzionalizzato”.

Tra gli italiani. Da una parte Fernando Filoni.
Ha una grande esperienza diplomatica, essendo stato nunzio apostolico nelle Filippine, in Iraq e in Giordania.
È molto vicino ai neocatecumenali. Potrebbe essere un buon pontefice, è moderato e conosce bene i contesti di guerra.
Purtroppo, ha 79 anni.

L’altro italiano è Domenico Battaglia, don Mimmo, calabrese, ha 62 anni (forse troppo giovane) ed è arcivescovo di Napoli.
È piuttosto progressista ma ha un’ottima esperienza pastorale e proviene da un contesto spirituale, quello napoletano, di grande importanza.

Il più estremo (a destra) tra i cardinali è sicuramente Raymond Leo Burke, nemico dichiarato di Bergoglio
Ha il polso spirituale della Chiesa americana ed è comunque un uomo di curia.
Insieme all’arcivescovo di Utrech Eijk ha fortemente criticato Francesco per l’Amoris Leatitia.
È contrario a tutto ciò che riguarda aborto, coppie Lgbt, divorzio, ed è molto critico sul ruolo della donna della Chiesa.
Celebra ancora la Messa tridentina.
Potrebbe essere un papa di transizione, avendo 76 anni,
che comunque risolverebbe almeno l’imbruttimento stilistico della liturgia degli ultimi anni.

L’ultimo occidentale a cui guardo è il francese Jean-Marc Aveline, 66 anni, arcivescovo di Marsiglia.
Molto vicino a Bergoglio sul tema dei migranti, ma prudente sulle questioni Lgbt.
È aperto alle celebrazioni liturgiche in latino e ha una grande conoscenza del mondo arabo.
Aveline è legato a Francesco ma non abbastanza da risultare un suo clone.
 
Passando invece ai porporati che provengono dal Sud del mondo,
il primo nome a cui guardo è quello del ruandese Antoine Kambanda, 66 anni, mai apparso tra i papabili.
È invece una personalità interessante e appare tutto sommato un moderato rispetto ai colleghi africani,
anche se ha espresso perplessità per le parole di Papa Bergoglio sui matrimoni Lgbt pronunciate dal pontefice argentino nel film Francesco.

Un altro cardinale dell’Africa che potrebbe apparire come una scelta saggia è Philippe Nakellentuba Ouédraogo.
È del Burkina Faso e ha ricevuto la porpora da Bergoglio nel 2014.
Molto attivo nei sinodi africani, si interessa alla giustizia sociale del continente africano
e ha parlato molto duramente dei contraccettivi.
Da parte sua però il limite dell’età, perché ha 79 anni.
Sarebbe, usando un’espressione insignificante, un papa di transizione.


Spostandoci in Asia, si potrebbe anche pensare ad un papa indiano.
Anthony Poola, 63 anni, arcivescovo metropolita di Hyderabad, proviene dalla casta più svantaggiata del sistema indiano.
Molto attivo in progetti umanitari, vicino alle donne e alla comunità transgender,
ha proposto al Dicastero per la dottrina della fede l’apertura ai trans nei sacramenti.

Tra i filippini, molto valida la figura di Jose Fuerte Advincula, 73 anni, cardinale dal 2020,
è il successore del cardinal Luis Antonio Tagle alla guida dell’arcidiocesi di Manila.
È molto attento alle tematiche sociali e anche lui appare come morbido nei confronti della comunità arcobaleno.
Non è un uomo di curia.

Per la Corea del Sud c’è Lazarus You Heung-sik, 73 anni.
Ha visitato la Corea del Nord per quattro volte negli anni.
Difende fortemente il celibato sacerdotale e sostiene gli accordi segreti tra Vaticano e Cina sulle nomine episcopali.

Anche se è da escludere l’elezione di un altro pontefice sudamericano,
vale la pena riflettere sulla figura del brasiliano João Braz de Aviz.
Ha 78 anni. Creato cardinale da Papa Benedetto XVI nel suo penultimo concistoro,
è stato anche arcivescovo metropolita di Brasilia. È un pastore e un uomo di curia, ed è moderato.
 
mi domando se non ci sia una strategia della tensione da parte di qualche potere occulto. è possibile che appena c'è un accenno di stop a un problema subito ne parta un altro? è di ieri, l'altro giorno, la notizia della cessazione dei bombardamenti in Yemen, che subito parte il casino nel Kashmir. Che poi mi chiedo: visto i 30 turisti morti, perche le autorità pakistane e indiane non fanno una investigazione congiunta per punire gli autori del massacro? Presumo gli autori siano pakistani considerando che i morti sono tutti o quasi indiani. Quindi perchè le autorità pakistane non cercano e puniscono gli autori?
 

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