Solo politica

  • Creatore Discussione Creatore Discussione Stic@zzi
  • Data di Inizio Data di Inizio

ROMA – E’ pronto il nuovo decreto – l’undicesimo dall’inizio della guerra – per l’invio di armi ed equpeggiamenti militari all’Ucraina. Il ministro della Difesa Guido Crosetto lo illustrerà domani al Copasir, nel corso dell’audizione convocata alle 15.15. Come nelle altre occasioni, l’elenco dei materiali è secretato.
Mentre i noatri pensionati non arrivano a fine mese, la nostra sanità pubblica è allo sbando e i nostri istituti scolastici sono al collasso, i nostro politicanti da strapazzo, continuano a sperperare i noatri soldi, quasi sicuramente per un tornaconto personale.
 
Il 9 maggio è la Giornata della vittoria sul nazismo.

Una giornata a cui si è arrivati in maniera non semplice,
ma tutto ebbe inizio il 21 aprile 1945 quando l'Armata rossa entrò a Berlino
ed i primi reparti corazzati sovietici aprirono la strada alle truppe d'assalto.

Il 20 aprile le batterie sovietiche formate dai lanciarazzi Katiuscia iniziarono il bombardamento su Berlino.
L'obiettivo era chiaro: la capitolazione della Germania nazista e la fine della Seconda guerra mondiale.

Da quel 21 aprile si sono susseguiti diversi eventi sparsi in giorni diversi.

Dopo che l'Armata rossa raggiunse Berlino, iniziò la battaglia finale vera e propria,
con l'esercito sovietico che circondò e attaccò la città, causando diversi combattimenti urbani.

Un giorno di svolta fu il 30 aprile con il "suicidio" di Adolf Hitler.

La tesi della morte volontaria del Führer è ancora oggi argomento di dibattito,
con l'ex capo del Terzo Reich che potrebbe esser stato protetto dagli Usa per una sua possibile fuga in Argentina.
 
Tornando al tema principale,
il 2 maggio fu il giorno in cui Berlino si arrese.

Le forze tedesche capirono di non avere più scampo, e così il generale Helmuth Weidling,
comandante dell'area difensiva di Berlino, consegnò senza condizioni la città al generale dell'Armata Rossa Vasilij Čujkov.

La caduta di Berlino rappresentò la fine del nazismo e della Seconda guerra mondiale.

L'8 maggio 1945, a Reims, la Germania si arrese incondizionatamente alle forze alleate,
segnando la fine della Seconda Guerra Mondiale in Europa.

E così si arriva al 9 maggio, il cosiddetto Giorno della vittoria
che a Mosca è diventata la ricorrenza principale da quel giorno.

Ogni 9 maggio si festeggia la vittoria del nazismo, resa possibile grazie al coinvolgimento dell'Unione Sovietica.
 

Se a Mosca al tempo di Stalin​

sapevano molto bene che Adolf Hitler non era morto,​

anche a Washington ne erano altrettanto consapevoli.​

A scriverlo in un documento della CIA redatto il 3 ottobre del 1955​

è il capo stazione dell’agenzia di intelligence americana, David Brixnor,​

che racconta di come un informatore dei servizi americani​

avesse saputo che il fuhrer del nazismo era vivo e vegeto in Sudamerica​

 
Gli alleati vincitori di quella disastrosa guerra
dalla quale uomini come Joe Kennedy e il leggendario aviatore Charles Lindbergh
avevano messo in guardia, commettevano crimini di guerra alla luce del sole.

A Dresda, ad esempio, nel 1945 c’è stato uno dei più infami stermini del secolo scorso,
quando gli angloamericani radevano al suolo un’intera città di civili innocenti
che erano le vittime del conflitto, non di certo i responsabili.


Eppure a Washington e a Londra non importava.

Occorreva dare dei segnali alle popolazioni coinvolte nel conflitto anche per quello che sarebbe accaduto dopo la guerra.


L’impero americano stava nascendo e non era disposto a scendere a patti con nessuno.


Le stragi di civili erano un segnale per far capire a tutti qual era la vera essenza del potere dell’anglosfera.


Era l’essenza del terrore, del sangue e delle violenze più criminali contro i civili,
come si vide pochi mesi dopo il bombardamento di Dresda, a Hiroshima e Nagasaki,
le città dell’olocausto nucleare che ha fatto strage di cattolici giapponesi,
ma questo è un “particolare” che i vari storici liberali si dimenticano sempre di scrivere nei loro resoconti.
 
1746705260564.jpeg
 
L’archeologo Nicholas Bellatoni aveva esaminato i frammenti di DNA del cranio di Hitler
custoditi dall’archivio di Stato della Federazione Russa, ed era giunto alla conclusione
che questi non appartenevano né al cancelliere tedesco, né della sua concubina, Eva Braun,
ma ad una donna di 40 anni che non aveva nulla a che fare con i due.

Corsi affermò esplicitamente che a consentire al fuhrer di fuggire in Sudamerica
fu una figura come Allen Dulles, capo della CIA sotto la citata amministrazione Eisenhower
e per un breve periodo sotto quella del presidente Kennedy,
con il quale l’agente segreto ebbe noti e durissimi scontri segreti.

La guerra tra JFK e l’apparato di intelligence di Langley era arrivata al punto tale
che il presidente americano era deciso a sciogliere l’agenzia che è diventata il simbolo dello stato profondo americano,
di innumerevoli colpi di Stato in giro per il mondo, di omicidi politici
e del traffico di droga gestito da un altro uomo della CIA come George H. Bush
che durante i suoi anni al servizio per i servizi americani coordinava un vasto traffico di droga dall’Asia verso gli Stati Uniti.

Dulles sul finire della seconda guerra mondiale era operativo nell’OSS, che come detto in altre occasioni,
era il precursore della CIA, e che aveva già iniziato all’epoca a gestire tutta una serie di importanti e delicate operazioni.

Tra queste c’era la famigerata operazione Paperclip, concepita dallo stesso Dulles,
grazie alla quale tutto l’apparato dirigente della Germania nazista fu trasferito negli Stati Uniti.

Washington era apparentemente così contro il nazismo da volersi però portare dietro tutte quelle menti scientifiche
che avevano fatto la fortuna del Terzo Reich hitleriano.

C’erano personaggi del calibro, ad esempio, dello scienziato Werner von Braun
che concepì i famosi missili V1 e V2, che all’epoca erano un’avanguardia assoluta nel campo della missilistica.

Dulles dal suo ufficio a Berlino aveva suggerito caldamente di varare tale operazione
che ebbe anche il sostegno di quegli ambienti vaticani che ruotavano attorno alla opaca figura dell’allora monsignor Montini,
massone e segretario di Stato sotto il pontificato di Pio XII,
che fornì il suo appoggio a questa operazione di salvataggio dei nazisti senza ovviamente l’avallo del pontefice
che già nei primi anni del suo papato aveva espresso tutta la sua avversione per il nazismo.

Le prove e i documenti di Corsi potevano considerarsi già alquanto validi negli anni passati,
ma in questi giorni sta tornando di attualità un documento declassificato già qualche tempo addietro
nella prima pubblicazione dei documenti di JFK iniziata nel 2017 su ordine di Trump
e proseguita in questi giorni con nuove scoperte sempre su ordine del presidente americano.
 
L’informatore della CIA viene a sapere dal suo contatto che un ex membro delle SS tedesche di nome Philip Citroen
era in contatto proprio con lui, con Adolf Hitler.

Citroen all’epoca era un impiegato della compagnia mercantile Royal Dutch Shipping
per la quale era partito da Maracaibo, in Venezuela, alla volta della Colombia, nel villaggio di Tunga.

E’ lì che l’ex membro delle SS avrebbe incontrato l’uomo che affermava essere Adolf Hitler.

Il fuhrer si faceva chiamare Adolf Schrittemayor,
e Citroen mostra una sua foto assieme a lui per corroborare la sua sensazionale scoperta.


hitler-colombia-1743408604521.jpg



Philip Citroen assieme all’uomo identificato come Adolf Hitler


Sempre secondo lo stesso Citroen, nei mesi successivi,
Hitler nel gennaio del 1955 si sarebbe diretto verso l’Argentina,
verso la quale però sarebbe già giunto almeno dieci anni prima.

A rivelarlo è un altro documento declassificato, seppur alcuni nomi sono oscurati,
che era stato preparato stavolta da un’altra agenzia americana, l’FBI,
conferma che il governo americano era molto ben informato sulle reali sorti di Hitler.

A scriverlo è stato l’ufficio dell’FBI di Los Angeles che il 21 settembre del 1945,
5 mesi dopo il presunto suicidio a Berlino, afferma che Adolf Hitler sarebbe giunto in Argentina
con un sottomarino grazie all’aiuto di sei importanti ufficiali governativi del posto
che lo avrebbero poi portato in un rifugio segreto sulle Ande,
erso il quale Hitler sarebbe presumibilmente tornato dalla Colombia
come riferisce Citroen nell’altra informativa scritta 10 anni dopo dalla CIA.

A Washington evidentemente sapevano molto bene che il nazista più ricercato al mondo non si era tolto la vita,
ma era chiaro che Hitler non avrebbe potuto mettersi in salvo senza l’aiuto di potenti ambienti dei servizi americani
che volevano che l’ex cancelliere tedesco non venisse catturato.


E’ una pagina di storia questa non raccontata dai soliti storici liberali, perché se lo fosse,
si correrebbe il rischio di capire che il nazismo è stato un fenomeno tutt’altro che spontaneo
e allattato da quegli stessi ambienti che ancora oggi lo condannano e lo utilizzano come spauracchio
per affermare il suprematismo dello stato ebraico.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto