gli interessi economici dietro alla guerra
Il tempo stringe, la guerra con la Russia non può aspettare
di Luciano Lago
Il momento che stiamo vivendo in questa fase nello scenario internazionale è drammatico e potremmo trovarci alla vigilia di un cataclisma nucleare. In pochi ne sono consapevoli mentre si continua ad ignorare quale sia la realtà dietro la facciata patinata di istituzioni, trattati e discorsi ben calibrati che vengono tenuti dagli esponenti politici dei paesi occidentali.
Nella realtà dietro questi discorsi si nasconde un sistema opaco, cinico e metodico che governa il mondo attraverso la paura, il debito e il caos.
Di fatto i discorsi ufficiali dei politici europei, afflitti da russofobia acuta, continuano ad alimentare la psicosi della “minaccia russa”. I falsi allarmi, gli avvistamenti di droni rivelatisi poi una bufala, oltre alle provocazioni sotto le frontiere russe, non si contano più.
L’escalation verso la guerra con la Russia è ormai partita, i decisori di Washington alzano la posta e stabiliscono il livello di armi da consegnare ai governanti ucraini, missili Tomahawk a lungo raggio, nuovi sistemi radar, droni marittimi, artiglierie di nuovo tipo, ecc… Il tutto per colpire, dietro istruzioni anglo americane, obiettivi sensibili in profondità del territorio russo, raffinerie di petrolio, centrali elettriche e nucleari, strutture civili per far “sanguinare” la Russia.
Rispetto a prima non c’è più alcun limite nel colpire all’ìnterno del territorio russo e si approfitta di quella che è stata definita la “pazienza strategica” di Putin che ha tollerato fino ad oggi il superamento di tutte le linee rosse tracciate senza reagire in modo drastico. Trump ha cambiato faccia e sempre di più si è “bidenizzato”, sotto pressione dei neocons di Washingron, animati da russofobia.
Trump con Rubio, il più russofobo del suo entourage
Tuttavia la pazienza sta per finire e gli ultimi avvertimenti di Putin sulle conseguenze di una eventule consegna dei missili Tomhahwk all’Ucraina, anche questa volta sono stati ignorati.
La politica internazionale sembra un teatro dove attori e comprimari recitano delle parti a copione utilizzando un diluvio di chiacchiere ed espedienti con cui nascondere le vere cause della crisi, quelle che sono dietro ai conflitti ed alle contrapposizioni in corso tra le grandi potenze.
La guerra non è più un tabù ma piuttosto una occasione di business per tutto l’apparato industriale militare che con la guerra accresce enormemente i suoi profitti e per la possibilità di prendere il controllo delle risorse di altri paesi. Risorse sempre più necessarie per avere il dominio economico e tecnologico che sta sfuggendo di mano ai grandi dominatori di ieri.
Questi sono i veri interessi enormi collegati ad un potenziale grande conflitto con la Russia.
Questo occultamento voluto degli interessi collegati all’espansione del conflitto, è un tipico strumento stesso del potere, quello che conta per intenderci, non quello apparente. Le centrali di potere non rivelano i veri burattinai, coloro che non compaiono mai nei notiziari, ma la cui ombra aleggia su ogni guerra, ogni crollo finanziario, ogni elezione truccata e ogni trattato costellato di clausole ingiuste.
La mente dei cittadini viene manipolata con i sistemi di controllo e di manipolazione che sono sempre più sofisticati e che consentono di dirottare l’attenzione dalle questioni chiave che farebbero aprire gli occhi a molta gente (chi beneficia della guerra, chi incassa i colossali profitti della corsa agli armamenti, chi si giova e specula dei flussi energetici stabiliti dai governi, chi viene pregiudicato dai tagli alle spese sociali, pensioni, sanità, ecc..).
Non si deve sapere e lo avevano detto apertamente i tecnocrati: “la democrazia non si applica in stato di crisi. Le scelte le fa il governo per il vostro bene”.
I tecnocrati non hanno bisogno di essere eletti, perché sono loro a controllare chi lo è. Non votano le leggi; le dettano da dietro le quinte.
Bisogna varare il piano di riarmo e, se non ci sono risorse, si ricorrerà al credito. Si farà altro debito con le grandi banche internazionali.
Ecco appunto,
bisogna liberarsi dalle illusioni infantili che gli Stati governino il mondo. Gli Stati non sono altro che facciate, simulacri di potere al servizio di interessi privati.
I veri padroni sono coloro che detengono il debito delle nazioni. Perché un Paese indebitato è un Paese sottomesso.
Le grandi banche creano il denaro, lo stampano o lo emettono dai loro PC e lo prestano ai governi, rinnovano periodicamente il credito, creando interessi perpetui, suggeriscono piani di austerità ai governi per soddisfare i creditori, loro stessi determinano l’affidabilità dello Stato mediante i meccanismi del rating e dell’affidabilità. Quando l’affidabilità viene meno sono sempre le grandi banche a intervenire con le operazioni di “salvataggio”. Uno sciacallaggio di fatto che permette alle grandi multinazionali ed alle banche collegate di prendere possesso dei beni messi in liquidazione a prezzi di saldo. Un sistema ormai brevettato da manuale.
Questo in parola povere il meccanismo neoliberista che sottrae qualsiasi sovranità agli stati nazionali.
Il motivo di fondo che guida le azioni delle elite di potere anglostatunitensi è quello di fermare il processo di un mondo multipolare che ormai è partito e si dimostra irreversibile, affossando la vecchia egemonia unipolare degli USA ed il loro Impero fondato sulla grande finanza, sulla speculazione, oltre che sulla violenza e sulla menzogna.
Quello che guida le decisioni dei componenti della élite di guerrafondai di Washington è sostanzialmente la paura del potere crescente nei mercati mondiali e il potere geostrategico della Cina. Con questo si paventa il rischio di perdere i colossali profitti che i grandi gruppi finanziari, banche e corporations, riescono a ottenere con lo sfruttamento delle risorse degli altri paesi e con il sistema delle guerre perpetue che alimentano il colossale apparato militare/industriale/finanziario che si trova al vertice del sistema anglosassone.
Per questo hanno fretta di coinvolgere la Russia nel conflitto, di provocare una escalation della guerra, quale che sia, e di impedire che si formi quell’asse Russia- Cina -India nel contesto Euroasiarico che minerebbe il potere dominante degli USA.