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Avanti con le sanzioni, tutto va a gonfie vele…bravissimi tutti: dal migliore dei migliori di sempre…alla ursula…passando per macron e scholz…:clap::clap::clap::clap::clap::clap:…campioni del mondo in strategia politica:winner::winner::winner::winner::winner::winner:




Seconda puntata di "Finanza for Dummies"...le condizioni finanziarie, ergo i prezzi dell'energia etc...sono in costante miglioramento negli USA e in costante peggioramento in Europa,

Ecco dove stiamo andando grazie ai nostri grandi e lungimiranti politicanti in UE, che hanno seguito e seguono proni gli ordini USA... :clap:


Fonte: Bloomberg...ergo non proprio così attendibile come Open & Co. :d:

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Poverino. Che pena che fa.


La vita riserva sempre stranezze, fastidiose coincidenze e singolari realtà:

prendiamo come esempio le dichiarazioni, continue, di Enrico Letta contro la destra.


Pungenti dichiarazioni, quelle del segretario del Partito democratico,
contro il populismo, la dittatura fascista, la deriva sovranista ed altro ancora.

A tutto questo Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, ha risposto affermando che
«la destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia».

Quello che nello stesso Pd fanno notare è che Letta

«deve la bellezza della sua casa al periodo fascista.

Lui vive nel cosiddetto Cremlino di Testaccio, il più bel palazzo della zona,

costruito per dare alloggi di assoluta qualità ai gerarchi cari a Benito Mussolini».



A conferma, si può leggere un testo del Touring Club Italiano dove è scritto che gli
«stabili di piazza dell'Emporio e via Marmorata, progettati da Luigi Broggi, Innocenzo Sabbatini e Innocenzo Costantini
dal 1924 al 1930, e destinati ai gerarchi fascisti».


Anni fa su «Oggi» Marianna Aprile (in questa estate presenza fissa televisiva di sera su La7)
elencò i nomi dei fortunati abitanti, in un bell'articolo che si può trovare su Dagospia:

Giuliano Ferrara e Nicola Latorre, per esempio.

E nella casa di Letta si incontrarono «a pranzo Silvio Berlusconi e Pierluigi Bersani, per accordarsi sulla candidatura di Franco Marini al Quirinale».


Aprile scrisse anche che dopo la guerra «al secondo piano arrivò poi la più grande sezione romana del Pci.
Un piano sotto, un Commissariato di Polizia. L'edificio poi divenne dell'Ina Assicurazioni,
che nel 2001 vendette alla Pirelli Re di Marco Tronchetti Provera.
Gli appartamenti, enormi, vennero frazionati e rivenduti.
Ancora oggi ce ne sono di grandissimi (circa 300 metri quadrati)
e di "normali", tra i 100 e i 150, come quello in cui vive Letta. Che comprò non da Pirelli, ma da un notaio».


Quei 96 appartamenti, uno più bello dell'altro, tra lungotevere Testaccio e via Marmorata sono richiestissimi sul mercato immobiliare:

chissà se Letta sa a chi sono appartenuti in passati quei vani che oggi occupa.


Dice un suo collega di partito:

«Chissà, forse Enrico si sveglia di notte di soprassalto,

con il fantasma del gerarca che ci abitava pronto a interrompergli il sonno».



Un edificio di lusso, di certo molto diverso da quello della popolare Garbatella, quartier generale meloniano.
 
la casa bianca chiese e ottenne il ban di alex berenson, uno dei più importanti giornalisti investigativi d'america(argomento sieri)

berenson farà causa a biden e staff per violazione del primo emendamento

 
“No, Berlusconi non ha detto che se la destra vincesse le elezioni Mattarella dovrebbe dimettersi”.

Verrebbero titolati così, in un mondo normale, i pezzi dei solerti debunker.
I quali sono sempre pronti a cercare il pelo nell’uovo di una parte politica
e casualmente distratti quando bufale, mezze verità e notizie “fuori contesto”
le spacciano progressisti di ogni ordine e grado.


Vi ricorderete cosa vi abbiamo segnalato qualche settimana fa:

Repubblica aprì il suo giornale assicurando che la caduta del governo Draghi
avrebbe ridotto drasticamente le risorse nel dl Aiuti per poi essere smentita nel giro di un amen.
Nessuno, ci pare, accusò il quotidiano (non l’unico) di sparare fake news a secchiate. Loro possono.


Lo stesso accade oggi.

Stamattina Berlusconi, intervistato in radio, ha sganciato quella che si è rivelata essere una bomba politica.


Riportiamo testualmente.

Domanda: “Lei pensa che se entrasse in vigore il presidenzialismo dovrebbe dimettersi?”.


Risposta: “Se entrasse in vigore il presidenzialismo, credo sarebbero necessarie le dimissioni del presidente Mattarella
per andare all’elezione diretta di un nuovo presidente che guarda caso potrebbe essere ancora lui”.



Bene. L’uscita del Cav ha scatenato l’ovvio caos politico.

Letta, Calenda, Fratoianni e chi più ne ha più ne metta:
tutti a parlare di dichiarazione eversiva,
di rischio per il Paese eccetera eccetera.

Tutto legittimo, per carità.

Soprattutto in campagna elettorale.

Diverso è però prendere una frase, adattarla a proprio piacimento
e spiattellarla sui social in pasto ai propri elettori e agli utenti della Rete.


Sulla pagina Facebook del Partito Democratico, infatti, è apparsa una “card” con l’immagine di Berlusconi,
la testata di Repubblica (per conferire autenticità) e un titolo:

Berlusconi: se vince la destra Mattarella deve dimettersi“.

E poi un po’ di retorica:

“Le destre, dopo aver fatto cadere Draghi, vogliono far cadere Mattarella”,
quindi dimostra “quanto siano pericolose per l’Italia”.


Bene, piccolo problema.

Berlusconi non ha mai detto che “se vince la destra” allora “Mattarella deve dimettersi”.

La card del Pd fa intendere che il 26 settembre, chiuso lo scrutinio, il Capo dello Stato dovrebbe fare le valigie.
Enrico Letta deve saperlo bene, eppure ha condiviso senza fare un frizzo il post del suo partito.


Per molto meno, a partiti inversi,
orde di debunker si sarebbero mobilitate per bollinare il post del Pd
almeno con l’etichetta di “fuori contesto” se non proprio di “fake news”.


Come mai, stavolta, nessuno dice nulla?
 
Ma va a cagare.



La vicenda è singolare.

Il leader del movimento dei Diritti Civili,

oscurato da Facebook per un post nel quale chiedeva

una «task force per studiare e rendere pubbliche le gravi reazioni avverse ai vaccini anti Covid»,

aveva puntato il dito contro i fact checkers di Open,

responsabili a suo dire di aver segnalato al social network di Mark Zuckerberg una notizia del tutto legittima,

come «falsa, fuorviante e pericolosa».


Effettivamente, gli autoproclamatisi “controllori della verità” del sito fondato da Mentana

sono in partnership con Facebook

e tutti noi abbiamo sperimentato punizioni e ban assolutamente privi di ogni logica e fondamento

a causa delle segnalazioni di questi signori.
 

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