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Non riesco a parteggiare x nessuna delle parti...ma di sicuro non mi faccio dare del fascista da un co@ione

Ma infatti non è che se non voti per il pd sei automaticamente: 15anni fa ladro berlusconiano…10 anni fa grillino incapace e populista…5 anni fa sovranista e razzista e oggi fascista.

Ogni volta che si vota si inventano un nemico da accusare, denigrare e insultare…però si auto-definiscono democratici, moderati e innovatori.

Non hanno ancora capito che si vince parlando di se stessi e non accusando e insultando gli altri ad ogni occasione.

Loro sono questi, gente che si sente migliore degli altri, sempre.

Un tangibile segno di ignoranza.
 
Finora la campagna elettorale è stata scandita dalla girandola di alleanze prima strette e poi saltate,
dai ripensamenti dell’inquieto Carlo Calenda, dal sodalizio ricreato con Matteo Renzi,
dagli scivoloni di Enrico Letta e dagli assurdi allarmi per le “derive autoritarie”.


Ora, conclusa questa fase molto simile a quella del calciomercato e formate le squadre per il “campionato”,
si comincia a parlare perfino di programmi, progetti e idee.

Va senza dire che il tema centrale sarà l’economia.

Tutti gli altri argomenti passano in secondo piano perché non scaldano il cuore degli italiani e non coinvolgono la tasca.


Questioni pure assai rilevanti come la politica internazionale o l’europeismo,
che occupano i dibattiti in televisione e sui giornali, spostano di poco gli equilibri perché,
in una situazione finanziariamente preoccupante, le persone sono interessate più prosaicamente ai propri quattrini.


In questo contesto, si è aperta una disputa sulla flat tax proposta dal centrodestra
(seppure con diverse sfumature tra i partiti che compongono la coalizione e senza aver indicato ancora l’aliquota nel programma)
sulla quale si è abbattuta la ferma avversione della sinistra e in particolare del Pd.


In generale, si nota da parte dello schieramento “progressista”
una certa idiosincrasia nei confronti di qualsiasi provvedimento teso ad alleggerire il carico fiscale.



Non sorprendono, in questo senso, né le parole di Nicola Zingaretti né quelle dell’ex ministro, ora sindaco di Roma, Roberto Gualtieri.

Il primo ha detto che la tassa piatta sarebbe una condanna per i giovani e per i poveri.

Il secondo (da ministro, assicurò che nessuno avrebbe perso il posto di lavoro per le misure di contrasto alla pandemia),
in un’intervista a La Stampa, è stato ancora più duro definendo la flat taxun furto con destrezza ai danni degli italiani”.
Per poi aggiungere: “Oltre a essere la più ingiusta delle misure, è economicamente insostenibile e incompatibile
con un sistema di welfare basato su sanità e scuola pubblica in quanto determinerebbe un’immediata crisi del debito pubblico
”.


A dar manforte alle tesi di Zingaretti e Gualtieri ci ha pensato il neo candidato del Pd, Carlo Cottarelli,
che ha srotolato per l’occasione il manifesto economico dei progressisti su la Repubblica:

Essere progressisti vuol anche dire essere solidali con chi è stato meno fortunato,
avere quindi una tassazione progressiva, non una flat tax (la cui progressività è minima)
”.


Così, secondo lui,

il peso fiscale è distribuito in modo più equo,

si combatte l’evasione (perché?)

e si scongiurano nuovi condoni (qui sfugge proprio il nesso tra tassa piatta ed eventuali condoni).
 
Per la verità, le misure fin qui proposte che destano maggiore preoccupazione per i conti pubblici sono proprio quelle di Enrico Letta

che ha ipotizzato una dote per i diciottenni da finanziare con una patrimoniale

e l’aumento degli stipendi per gli insegnanti (chissà perché proprio ora in campagna elettorale).

A questo va aggiunta l’idea dei sindaci di sinistra di rendere gratuiti i trasporti pubblici.


Tutti provvedimenti sostenibili solo incrementando ulteriormente la tassazione.



Ma, d’altronde, nell’ultima legislatura ci siamo tristemente abituati a misure vetero-assistenzialiste
come il reddito di cittadinanza alla grillina maniera, bonus e super bonus elargiti in maniera più che generosa,
per non dire dei sussidi (che non hanno sussidiato un bel niente) distribuiti per far fronte in maniera parziale alla sciagurata gestione sanitaria.


Una politica economica impostata in questo modo
(a tutela dello status quo e dei già garantiti, cioè una politica conservativa più che conservatrice)

ha un effetto paradossale:

penalizza fortemente chi produce,

i piccoli e medi imprenditori perché li costringe attraverso i tributi

a sostenere un sistema che non crea né sviluppo né occupazione

e non è neppure in grado di difendere il potere d’acquisto di stipendi e pensioni a fronte dell’aumento dell’inflazione.



Diceva giustamente Reagan che, in queste condizioni, “il contribuente è uno che lavora per lo Stato senza essere un impiegato statale”.


Insomma, siamo di fronte al proliferare del classico “debito cattivo”

che, però, lo stesso Mario Draghi ha alimentato durante il suo governo

salvo poi bocciare reddito di cittadinanza e super bonus edilizio dopo aver rassegnato le dimissioni.



Evidentemente, delle vere politiche di sostegno al lavoro
(in particolare, quello giovanile di cui si fa un gran parlare sotto elezioni)
dovrebbero essere ispirate a una logica più liberale e meno dirigista,
favorendo in particolare la libertà economica, il merito e la competenza senza mortificare i talenti.


Concetti sconosciuti ai movimenti dell’uno vale uno

o ai partiti che ancora sentono il richiamo demagogico di uno statalismo ormai anacronistico

che pretende di ammansire il popolo con l’aiutino di Stato.




D’altronde, una rilettura di Luigi Einaudi,
il quale riteneva un sacrilegio ogni spreco di danaro pubblico,
sarebbe più che consigliata in questa asfittica e lunare campagna elettorale del PdF
 
Un mese dalla dipartita del caro Eugenio :d:
Con immenso rancore:
La verità scomoda per Scalfari viene ricordata anche da Ugo Indrio, il suo direttore di “Roma fascista”, che scrive: “…Scalfari non subì alcun provvedimento disciplinare da parte del Guf… e fino al 24 giugno del 1943 collaborava ancora a Roma fascista, nel numero 33, il terz’ultimo prima della fine”. (Cfr Ugo Indrio, Da “Roma fascista” al “Corriere della Sera”, Edizioni Lavoro, 1987, pag. 120)
Lo stesso Scalfari ha collaborato anche ad un altro periodico del regime, Nuovo Occidente almeno sino al 19 giugno 1943 quando scrisse l'articolo "Incontro con Huizinga".

Gli articoli di Scalfari su Roma Fascista nel biennio 1942-1943 sono numerosi: Ritorno all'uomo del 12 novembre 1942, Interrogativo sulla confederazione del 19 novembre 1942, L'ora del partito clima nuovo del 10 dicembre 1942, Sconfinamento del sindacato del 14 gennaio 1943 e l'ultimo del 24 giugno 1943 dal titolo Fine degli Enti economici, pochi giorni prima della caduta del regime mussoliniano.


Gli articoli citati sono reperibili presso la biblioteca universitaria “Alessandrina” di Roma come accertato da chi scrive.

Per concludere riportiamo cosa gli scriveva Italo Calvino : 21 maggio del 1942: «Per quanto io aspiri a un “modo di salire” e tu a un “salire ad ogni modo”, l’esempio dell’amico mi sarà certo di sprone. […] Manda roba: Conquiste d’Impero, tua tesi per quell’affare del convegno che so io, Roma Fascista che – scusa – non ho capito bene che cosa è (un giornaletto del Guf)?»
Il 10 giugno 1942 : «Tu che sempre hai vissuto in una sfera lontana dalla vera vita, uniformando il tuo pensiero all’articolo di fondo del giornale tale e talaltro, ignorando completamente uomini fatti cose adesso ti metti a scrivere di economia, di argomenti ai quali sono legati avvenire benessere prosperità di popolazioni. Questa più che faccia tosta mi sembra impudenza. […] Lo so, sono amaro, ma, ragazzo, nella merda fino a quel punto non ti credevo. Il giornale fa pietà, è un vero sconcio che si lasci pubblicare tanta roba idiota e inutile. […] Ti conoscevamo come uno disposto a tutto pur di riuscire, ma cominci a fare un po’ schifo.» Cfr. I. Calvino, Lettere 1940-1985, a cura di L. Baranelli, Mondadori, Milano 2000.
 
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