Industria automobilista : DISTRUTTA.
Azienda manifatturiere con produzione di componenti auto : DISTRUTTE
Terziario : DISTRUTTO
Questi sono i dementi che governano in europa.
E per la maggiore, sono piddioti. Che altro aspettarsi.
Accordo definitivo raggiunto, nella notte, tra le istituzioni Ue – Commissione, Parlamento, Consiglio –
per lo stop alla vendita delle auto a motore endotermico – benzina e diesel – dal 2035.
Mentre i leader europei a parole affermano di voler evitare di ripetere con la Cina gli stessi errori commessi con la Russia, è esattamente ciò che stanno facendo.
Come anni fa i progetti Nord Stream, la progressiva uscita della Germania dal nucleare e lo stop alle trivellazioni
posero le basi per la dipendenza dal gas russo, la decisione di oggi pone le basi
per la prossima dipendenza dalle materie prime e catene di valore cinesi,
imprescindibili per l’elettrificazione di massa del trasporto su gomma in tempi strettissimi –
il tutto in controtendenza con lo sforzo in atto di decoupling.
Bando fra 13 anni ma effetti subito
Quella del 2035 ci sembra oggi una data molto lontana nel tempo.
Sono 13 anni, ma è praticamente domani mattina per quanto riguarda gli investimenti necessari per adattarsi alle nuove circostanze.
Ciò che agli occhi dei cittadini europei, e purtroppo anche della politica,
si verificherà solo tra molti anni, produrrà effetti sulle nostre vite molto prima di quanto immaginiamo.
Pensiamo solo agli impianti di raffinazione.
Chi, conoscendo quella scadenza, investirà i suoi soldi per produrre i prodotti raffinati necessari a farci camminare da oggi al 2035?
E, a maggior ragione, a far camminare oltre quella data i veicoli che saranno ancora in circolazione fino ad esaurimento?
Quanto aumenteranno nel frattempo i prezzi delle materie prime
e dei componenti necessari ad elettrificare il trasporto su gomma
(privato e commerciale leggero) con una crescita della domanda così forzatamente sostenuta?
E avremo l’energia sufficiente a garantire, oltre ai consumi industriali e domestici,
la ricarica quotidiana di questo enorme parco di auto elettriche
– il tutto praticamente senza nucleare e carbone - e con gas proveniente solo dall’estero?
Bene che vada, dipenderemo dall’estero, con tutto ciò che ne consegue in termini di sicurezza e di scarsità dell’offerta, quindi di prezzi.
Una pianificazione in puro stile sovietico che non mancherà di rivelare molto presto le sue aberrazioni.
Ma a quanto pare la storia non è stata di lezione né di ispirazione.
Come si può pensare che qualche decina di burocrati – e non il mercato –
possano decidere a tavolino l’abbandono di una tecnologia, come quella del motore a scoppio,
da decenni alla portata di tutti in termini di materiali e costi,
a favore di una tecnologia che nessuno può sapere ad oggi quanto sia sostenibile a livelli di massa?
Non stiamo parlando di cannucce di plastica, ma di energia e trasporti.
Oltre ai prezzi insostenibili, una delle possibili conseguenze è che produttori di veicoli elettrici con accesso più diretto
– e magari agevolato dallo Stato – alle materie prime e ai componenti necessari, per esempio produttori cinesi,
immettano sul mercato europeo grandi quantità di veicoli elettrici a basso costo per rispondere ad una domanda che altri,
con maggiori costi, non sono in grado di soddisfare, distruggendo così l’industria automobilistica europea (e forse occidentale).
Sarebbe la desertificazione industriale.
Tutte conseguenze che sarebbe troppo ingenuo ritenere non siano state soppesate ?
Ma evidentemente, hanno ritenuto accettabile farci correre questi rischi in nome del climatismo gretino.