Poveretti. Non si danno pace. Sempre peggio per loro, più di ieri, meno di domani ahahahahahah
I collettivi studenteschi preparano una nuova manifestazione contro il governo.
Dopo le accese (e violente) proteste dei giorni scorsi a Roma e Bologna,
questa volta
sarà Milano ad ospitare un nuovo corteo organizzato dagli studenti rossi.
La manifestazione contro l’esecutivo di centrodestra è in programma per il prossimo 18 novembre.
Partenza prevista alle 9.30 da largo Cairoli.
Il nome è tutto un programma e lascia poco spazio all’immaginazione: ‘No Meloni day’.
Ancora una volta bersaglio delle mire rosse sarà dunque il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e l’esecutivo da lei guidato.
Un “governo di rigurgiti del ventennio”, lo definiscono i collettivi giustificando in una nota le motivazioni alla base della protesta.
“Siamo la generazione meticcia. Guardiamo con orrore alla chiusura dei confini e alle stragi nel mar Mediterraneo.
Costruiamo solidarietà e antirazzismo, e pretendiamo di fermare le guerre, non le persone.
Siamo la generazione queer e transfemminista. Vogliamo la libertà di essere noi stessi, liberi da discriminazioni e violenza.
Vogliamo il diritto all’aborto libero, sicuro e gratuito e non vogliamo che i nostri corpi siano controllati in nome di valori che non ci appartengono.
Pretendiamo un’educazione di genere, al consenso e al piacere”,
si legge nella nota diffusa dal centro sociale ‘Cantiere’ nella quale viene annunciata la mobilitazione.
E ancora: “Siamo la generazione antifascista.
Queste elezioni hanno visto vincere una maggioranza che rappresenta tutto il marcio di questo sistema:
gli investimenti nella guerra e nell’industria fossile, i porti chiusi, lo sfruttamento e l’attacco ai diritti di
tuttx.
Mentre
questo governo guarda con nostalgia al passato, il presente a noi sta stretto, e ci riprendiamo il futuro.
Scendiamo in piazza contro questo governo di rigurgiti del ventennio”, concludono i collettivi.
Porti aperti e libertà da ogni forma di violenza e discriminazione.
Questo è quanto chiedono i giovani della generazione meticcia e antifascista, come loro stessi amano definirsi.
Peccato solo che in quel “vogliamo la libertà di essere noi stessi, liberi da discriminazioni e violenza” risieda tutta l’ipocrisia rossa.
Sì, perché fino ad oggi gli unici ad aver assunto atteggiamenti violenti e discriminatori sono stati proprio i collettivi.
Gli scontri in Sapienza con le forze dell’ordine, l’occupazione della Facoltà di Scienze Politiche,
l’aggressione a Fabio Roscani e Daniele Capezzone, i muri dei negozi imbrattati e il manichino di Giorgia Meloni
appeso a testa a giù sotto le Due Torri di Bologna né sono prova.
Ebbene, se è questa la reale natura dei giovani collettivi risulta alquanto difficile assecondare la loro richiesta di “essere liberamente noi stessi”.
Libertà non significa
libertà di aggredire,
imbrattare,
censurare o
occupare.
Ciò che questi giovani invocano non è libertà, bensì caos.
La libertà individuale finisce dove inizia quella altrui,
sosteneva giustamente il premio Nobel per la pace Martin Luther King.
E da bravi pacifisti quali dicono di essere, questo, i collettivi dovrebbero saperlo.