“Prima di tutto, grazie”.
Il tempo di un saluto, nulla più.
Mario Draghi interviene alla
Camera dei deputati in un soleggiato
giovedì 21 luglio.
Poi il passaggio al
Quirinale e il confronto con
Sergio Mattarella.
Infine le
dimissioni.
Infatti una nota del Colle, letta dal Segretario generale della Presidenza della Repubblica,
Ugo Zampetti, annuncia:
“Il Presidente della Repubblica,
Sergio Mattarella, ha ricevuto questa mattina al Palazzo del Quirinale il presidente del Consiglio dei ministri, professor
Mario Draghi,
il quale, dopo aver riferito in merito alla discussione e al voto di ieri presso il Senato ha reiterato le
dimissioni sue e del governo da lui presieduto.
Il Presidente della Repubblica ne ha preso atto, il Governo rimane in carica per il disbrigo degli affari correnti”.
Mattarella, nel pomeriggio, riceverà al Quirinale i presidenti delle Camere, ai sensi dell’
articolo 88 della Costituzione.
Maria Elisabetta Alberti Casellati salirà al
Colle alle 16,30.
E alle 17 toccherà invece a
Roberto Fico.
L’incontro servirà per valutare la possibilità dello
scioglimento delle Assemblee parlamentari.
“Certe volte, anche il cuore dei banchieri centrali viene usato, grazie per questo e per tutto il lavoro fatto in questo periodo”.
Ancora ci sono le
scorie del giorno prima, con una fiducia incassata al
Senato con
95 voti
(il risultato più basso ottenuto in questa legislatura), all’interno di un clima da
redde rationem
dove
Lega,
Forza Italia e
Movimento Cinque Stelle non partecipano al voto
(anche se i senatori di
Giuseppe Conte, però, garantiscono il numero legale rimanendo in Aula, come “presenti non votanti”).
Oggi, a quanto pare, non si terrà il
Consiglio dei ministri.
Di certo c’è, alle 10, un’assemblea del gruppo del
Movimento Cinque Stelle alla Camera,
come reso noto dal capogruppo,
Davide Crippa.
In corso anche la riunione dei gruppi del
Partito Democratico: presente pure il segretario
dem,
Enrico Letta.
Le
larghe intese consegnano il
pacco a Mario Draghi.
Il non voto di
Lega,
Forza Italia e
M5S sfaldano la maggioranza, d
ando quello che è, a tutti gli effetti, il colpo di grazia all’Esecutivo
capitanano dall’ex governatore della
Banca centrale europea.
Il premier capisce che questa partita a scacchi prende una piega non a lui congeniale:
prima le dimissioni della scorsa settimana respinte da Mattarella.
A seguire il
Capo dello Stato che cerca di tamponare l’emorragia con la speranza di una ricomposizione del “patto di fiducia”.
Così Draghi, nel discorso al Senato, in preda a un impeto di orgoglio si toglie qualche sassolino.
Parla di un Paese che necessita di un “Governo forte e coeso. All’Italia serve un
nuovo patto di sviluppo concreto e sincero.
Partiti, siete pronti a ricostruire questo patto? Siamo qui in quest’Aula solo perché gli italiani lo hanno chiesto”.
Non vuole ambiguità Mario Draghi e respinge l’accusa di alcuni senatori di aver chiesto i “pieni poteri”. Il resto è storia.
Mentre
Guido Crosetto, fondatore di Fratelli d’Italia, in una intervista al
Corriere della Sera afferma:
“Ci sono quelli che si affiderebbero a Draghi, e ci sono altri che rivendicano il primato della politica...
Alla fine FdI, dall’opposizione, è stato il partito più corretto nei confronti delle istituzioni e quindi anche di Draghi”.
Giorgia Meloni, per Crosetto, è protagonista di “un’opposizione frontale ma seria a differenza dei partiti di maggioranza che si sono mossi nell’ombra per indebolire l’Esecutivo”.
IL TIMING DEL VOTO
Come detto, tra le ipotesi in campo c’è anche la possibilità della chiamata alle urne.
Ma quando?
Secondo l’
articolo 61 della
Costituzione viene stabilito che
“le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni dalla fine delle precedenti”.
Solitamente, tra il decreto di scioglimento delle Camere da parte del
Colle e il voto trascorrono tra i
60 e i
70 giorni.
Quindi, in caso di uno scioglimento delle Camere entro breve, i seggi potrebbero essere aperti il
25 settembre.
Lo stesso articolo 61, però, evidenzia che la prima riunione delle Camere ha luogo non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni.
Quindi, per non allestire una campagna elettorale in pieno clima estivo,
lo scioglimento delle Camere potrebbe esserci oltre questa settimana.
Con le elezioni, per esempio, il
2 ottobre.
Oppure una data tra il
15 e il
22 ottobre.