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Dopo Mariastella Gelmini anche Renato Brunetta lascia Forza Italia.

Quest’ultimo, in un post su Facebook, precisa:

“Non sono io che lascio, ma è Forza Italia, o meglio quel che ne è rimasto,
che ha lasciato se stessa e ha rinnegato la sua storia.
Non votando la fiducia a Mario Draghi,
il mio partito ha deviato dai valori fondanti della sua cultura:
l’europeismo, l’atlantismo, il liberalismo, l’economia sociale di mercato, l’equità.
I cardini della storia gloriosa del Partito popolare europeo, a cui mi onoro di essere iscritto,
integralmente recepiti nell’agenda Draghi e nel pragmatismo visionario del Pnrr”.

“Io non cambio, è Forza Italia che è cambiata”.


Ho esposto la bandiera Italiana sul terrazzo. :banana:

.......proprio grandi i valori indicati.........
 
:bow::bow::bow::bow::bow::bow::bow::bow::bow::bow:...la pasdarana che andava alle feste con il gotha di confindustria, vip e compagnia cantante...e ha pure diretto l'Unità...:DD::rotfl::DD::rotfl:



ma c'ha pure da ripagare qlc spicciolo

bisogna pur campare no? :d:
 
lo vogliamo ricordare quello che hanno fatto germania, francia e il fu SIRE alla grecia?
 
lo vogliamo ricordare quello che hanno fatto germania, francia e il fu SIRE alla grecia?
questo

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.
 
Come no. E' lì bello chiaro. Stampato

Ma noi non siamo la Grecia......e questo lo sanno anche loro.


Pensa a cosa potrebbe accadere
se l'Italia decidesse di lasciare l'euro
se l'Italia decidesse di lasciare la Nato.
 
Perchè la stella cometa che indica la strada, è sempre quella. Il Quirinale.


La figura di Mario Draghi si sta sciogliendo come neve al Sole.

Non ho mai condiviso la politica del Quantitative easing
che ha inondato l’Europa di centinaia di miliardi di euro “artificiali” creando,
come da manuale, la quota iniziale di inflazione che, poi, la guerra e la scarsità di energia
hanno ulteriormente accentuato (bisogna leggere qualche volta Milton Friedman e non solo John Maynard Keynes).


Era ovvio, semplicemente ovvio che, nel breve periodo, la droga monetaria avrebbe avuto successo.

Ma ora il momento del redde rationem è arrivato e la stessa Christine Lagarde si trova in pasticci,
non certo creati da lei, da cui temo non saprà uscire se non cedendo alla pressione di chi, ancora una volta,
vorrebbe salvare l’economia europea attraverso una nuova dose di droga.

Naturalmente, vasti settori dell’economia finanziaria, forse un po’ meno dell’economia reale,
erano e sarebbero ampiamente soddisfatti da una rinnovata politica monetaria espansiva nel breve
ma, purtroppo, inflattiva e poi recessiva nel medio e nel lungo periodo.


Sta di fatto che Draghi ha condotto la Banca centrale europea in questo modo.

E per questo si è guadagnato un’enorme stima mondiale perché, per sua natura,
il mondo finanziario vive nel breve periodo ignorando che, invece,
l’economia reale ha bisogno di stabilità e di equilibri, anche monetari, di lungo periodo.


Sta comunque di fatto che il suo nome ha assunto, fino a ieri, un valore indiscutibile
anche se, a mio parere, effimero e caduco come la politica monetaria da lui interpretata e attuata.

Perché mai, allora, di fronte a pressioni collettive, interne e internazionali, tanto vaste,
il Nostro non è riuscito a tenere assieme la maggioranza che sostiene il Governo nella piccola “provincia” italiana
ed a continuare l’azione di un Esecutivo che, buono o cattivo, dava comunque qualche provvisoria fiducia ai mercati ed agli altri Paesi?


La risposta non può che essere una:

Draghi,

un po’ come Silvio Berlusconi ai tempi dei suoi governi,

non è un uomo politico.



Ambedue, in effetti, hanno sempre dato l’impressione di accedere al massimo livello politico
con la stessa pretesa decisionale senza ostacoli che l’uno esercitava in Bce e l’altro in Mediaset.

Tuttavia, Draghi sta mostrando i propri limiti in tempi molto più rapidi che non Berlusconi.


I suoi discorsi di ieri al Senato hanno effettivamente mostrato, come osservato da più parti,
un uomo irritato e nervoso, per nulla capace di affrontare la realtà, pur certamente non encomiabile,
dei partiti italiani dai quali, ad ogni modo, dipendeva il suo Governo.

La sua dogmatica contrarietà, per esempio, a una maggioranza senza i Cinque Stelle non credo sia stata capita da alcuno,
se non in chiave di relativa dipendenza dalle scelte del Partito Democratico.

Fra l’altro, se egli intendeva dire che la maggioranza non doveva essere deformata rispetto a quella affidatagli da Sergio Mattarella,
allora dovrebbe spiegare perché non ha fatto obiezioni all’ingresso – perché di questo si tratta – di un nuovo partito,
ossia Insieme per il futuro di Luigi Di Maio, in una maggioranza che prima non lo comprendeva visto che nemmeno esisteva.



Sorge il sospetto che Draghi, nell’accettare l’incarico che Mattarella gli ha proposto,
avesse un doppio fine, uno politico e l’altro personale.

Da un lato, cercare di sistemare le cose finanziarie ed economiche italiane,
capitalizzando il proprio effettivo credito internazionale, ancorché di breve periodo.

Ma, dall’altro, fare politica davvero sulla scorta di idee che, peraltro,
non ha mai dichiarato ma che pure deve avere come ognuno di noi,
puntando a rimanere a capo di un Governo fino alla prossima tornata elettorale per il Quirinale,
mantenendo intatta la fiducia da parte dei partiti a lui più graditi, che certamente non si trovano nel centrodestra.


Con le mie orecchie tempo fa l’ho sentito affermare, con una certa dose di presunzione,
che in fondo, nella propria vita, aveva accettato molte sfide e, alla fine, ne era sempre uscito vincitore.


È probabile che l’irritazione di ieri derivasse proprio dall’attuale fallimento di un’autostima che,

pur indispensabile per fare politica,

è destinata ad afflosciarsi quando non tiene conto, umilmente, di un contesto che non conosce.
 
.....azzz sarebbe uno smacco di prima categoria.



Le forniture del gas dalla Russia verso l’Italia tornano ad aumentare.

La crescita rispetto al giorno precedente è del 71,4 per cento.


A comunicare il cambiamento del flusso è l’Eni sul proprio sito.


Gazprom ha comunicato per la giornata di oggi la consegna di volumi di gas pari a circa 36 milioni di metri cubi,
a fronte di consegne giornaliere pari a circa 21 milioni di metri cubi effettuate nei giorni scorsi
– afferma la società energetica italiana – Eni si riserva di comunicare eventuali aggiornamenti
nel caso in cui vi fossero ulteriori variazioni significative nelle quantità in consegna comunicate da Gazprom”.

Il gas russo ha iniziato a fluire verso la Germania giovedì a circa il 30 per cento della capacità del gasdotto tra le 6 e le 7 del mattino.

Gli ordini indicano che il collegamento funzionerà a circa il 40 per cento della capacità per il resto della giornata,
più o meno lo stesso di prima dell’inizio dei lavori annuali di manutenzione.

Il timore degli operatori era che Valdimir Putin potesse decidere di non far ripartire i flussi dopo lo stop programmato,
gettando nel caos i tentativi degli Stati europei di riempire gli stoccaggi in vista dell’inverno.

Il prezzo dei contratti futures del gas TTF, utilizzati dagli operatori come benchmark per il mercato europeo,
mostra un ribasso del 3,9 per cento a 149 euro/MWh alle 9.10 ora italiana.


Il livello dei prezzi rimane comunque molto elevato,
garantendo alla Russia una ricca fonte di approvvigionamento per finanziare l’invasione dell’Ucraina.


.
 
.....azzz sarebbe uno smacco di prima categoria.



Le forniture del gas dalla Russia verso l’Italia tornano ad aumentare.

La crescita rispetto al giorno precedente è del 71,4 per cento.


A comunicare il cambiamento del flusso è l’Eni sul proprio sito.



Gazprom ha comunicato per la giornata di oggi la consegna di volumi di gas pari a circa 36 milioni di metri cubi,
a fronte di consegne giornaliere pari a circa 21 milioni di metri cubi effettuate nei giorni scorsi
– afferma la società energetica italiana – Eni si riserva di comunicare eventuali aggiornamenti
nel caso in cui vi fossero ulteriori variazioni significative nelle quantità in consegna comunicate da Gazprom”.

Il gas russo ha iniziato a fluire verso la Germania giovedì a circa il 30 per cento della capacità del gasdotto tra le 6 e le 7 del mattino.

Gli ordini indicano che il collegamento funzionerà a circa il 40 per cento della capacità per il resto della giornata,
più o meno lo stesso di prima dell’inizio dei lavori annuali di manutenzione.

Il timore degli operatori era che Valdimir Putin potesse decidere di non far ripartire i flussi dopo lo stop programmato,
gettando nel caos i tentativi degli Stati europei di riempire gli stoccaggi in vista dell’inverno.

Il prezzo dei contratti futures del gas TTF, utilizzati dagli operatori come benchmark per il mercato europeo,
mostra un ribasso del 3,9 per cento a 149 euro/MWh alle 9.10 ora italiana.


Il livello dei prezzi rimane comunque molto elevato,
garantendo alla Russia una ricca fonte di approvvigionamento per finanziare l’invasione dell’Ucraina.


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ma smacco de che? Ti sei perso tutta la storia della manutenzione
era tutto programmato, non vediamoci dietrologie ovunque
 

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