1) Trump ha agito sulle tariffe con lo scopo chiaro di cambiare il paradigma su cui si regge il commercio mondiale,
cioè quelle regole del WTO che sono vecchie di trent’anni e sono perfettamente funzionali alla Cina,
in generale alle tigri asiatiche che hanno avuto grandi benefici,
ma nel caso del Dragone non hanno fatto nessun salto sul fronte della democrazia, della libertà, del rispetto dei diritti umani
e, attenzione al dettaglio, delle regole del lavoro, prima fra tutti
quella della dignità che coloro che parlano di capitalismo etico nei convegni
mettono sempre da parte quando si tratta di intascare gli utili.
2) Trump non vuole creare un’altra bolla finanziaria, quello era l’intento di Joe Biden con il suo piano green,
non a caso seguito dall’Europa con la prima commissione von der Leyen.
Si trattava di una necessità derivante dall’altra bolla,
quella immobiliare era esplosa nel 2007/2009 durante la crisi dei mutui sub -prime,
mentre la grande corsa delle “magnifiche sette” società del listino tecnologico
(Alphabet, Amazon, Apple, Meta, Microsoft, Nvidia e Tesla)
non era certo sufficiente per sostenere un cambio nel motore dell’economia
e dunque creare un nuovo meccanismo per distribuire altra ricchezza, sempre ai soliti noti.
3) Trump è paradossalmente un tycoon che sta facendo una battaglia per i poveri, gli ultimi di un’America
che si è non solo impoverita nelle classi più basse ma ha aumentato le diseguaglianze.
La sconfitta alle presidenziali è la certificazione del fallimento della Bidenomics.