FTSE Mib Futures solointraday - Cap. 1 (25 lettori)

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solointraday

Forumer storico
ogni scusa è buona, comunque vedrete quando inizia a parlare bernie come si balla


totochiusura dow???????

10.625
sta già dicendo le solite cose
avrei preferito l'annuncio del quantitative easing, ovvero l'ultima carta

Tassi Usa invariati allo zero, nessuna mossa straordinaria
Come da attese il costo del denaro resta invariato nel renge 0-0.25%. Timori sulla deflazione. Fed pronta ad agire se necessario.

Pubblicato il 21 settembre 2010 | Ora 20:15
Fonte: WSI
Come da attese la Federal Reserve ha confermato nel range 0-0.25% il costo del denaro "per un periodo di tempo prolungato". Non scompare la frase che accompagna il comunicato finale della riunione del Fomc dal dicembre 2008. Non ci sara', almeno per il momento, alcuna mossa straordinaria anche se la banca centrale americana resta pronta ad agire se necessario.

Alto tasso di disoccupazione, crescita modesta degli stipendi, settore immobiliare ancora debole e stretta del credito sono i fattori su cui si sono fermati i menmbri del braccio di politica monetaria della Fed, che hanno posto l'accento su un passo della ripresa economica Usa in rallentamento negli ultimi mesi e tale restera' nel breve periodo.

Come anticipato, non c'e' alcuna novita' in termini di quantitative easing anche se uno spiraglio di luce a questo proposito e stato lanciato: la Fed monitorera' la situazione e gli sviluppi sul fronte finanziario pronta a intervenire con misure accomodanti nel caso sia necessario per sostenere l'economia e riportare l'inflazione ai livelli stabiliti dal mandato della banca centrale guidata da Ben Bernanke.
 

solointraday

Forumer storico
10900 , totodow meglio che scendono adesso , se salgono adesso domani fanno +2%.
buona cena all:ciao:
prima dici queste cose e poi aggiungi buona cena? :D:D

sono più avvelenato di profumo mentre consegnava la lettera di dimissioni. comunque a parte tutto ci pensate a quello che era il credito italiano 13 anni fa e quello che è ora?
 

Moma

Nipote di Massam
Se non ha detto una ceppa che senso ha così bellamene un +1% di dollaro alle 20.00???
Quella merd_a del tricheco non fa una ceppa si fa demolire l'economia dal super euro come 1 anno fa... bravo bravo...
 

solointraday

Forumer storico
Profumo silurato per problemi di redditivita' delle fondazioni
Non solo una questione di Gheddafi e della miniscalata libica nel capitale dell’istituto. La Fondazione Cariverona ha il 60 per cento degli asset in Unicredit: se non prende dividendi va in rosso.
di Vittorio Malagutti
Pubblicato il 21 settembre 2010 | Ora 20:13
Fonte: Il Fatto Quotidiano

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – Dopo settimane in trincea tra veleni, polemiche e manovre azionarie, la guerra di logoramento scatenata dai grandi soci di Unicredit contro l’amministratore delegato Alessandro Profumo arriva alla battaglia decisiva. A sorpresa ieri in serata si è appreso che il board dell’istituto è convocato per oggi con all’ordine del giorno la verifica dei rapporti con il top management.

Una crescita scandita, per citare solo le tappe più importanti, dalla fusione con le casse di Verona e Torino, poi il grande salto oltrefrontiera con la scalata alla tedesca Hvb e infine l’acquisizione di Capitalia-Banca di Roma.
Con l'uscita di Profumo
, stando alle ultime indiscrezioni, alcune deleghe potrebbero passare al presidente, il tedesco Dieter Rampl, da settimane in rotta di collisione con l’amministratore delegato.

Profumo
poteva
contare su ben quattro vice, l’ultimo dei quali, Federico Ghizzoni, nominato proprio pochi giorni fa. Insomma, l’organigramma sembrava nutrito quanto basta (forse anche troppo secondo i critici) per poter gestire un eventuale periodo di transizione. Comunque, come sempre questi casi, si è messo in moto il consueto totonomine. Le voci sui possibili candidati alla successione si concentrano su nomi come Giampiero Auletta Armeni-se, Fabio Gallia, Claudio Costamagna. Di conferme, però, neppure l’ombra.

Profumo del resto era sulla graticola ormai da mesi. Già all’inizio dell’anno la questione della riorganizzazione interna, il cosiddetto bancone, aveva sollevato critiche e perplessità da parte delle fondazioni che temevano di perdere peso con un riassetto che dava un taglio netto ai poteri decisionali delle controllate sul territorio (Torino, Verona, Bologna, Palermo). Poi è esplosa la questione degli azionisti libici, passati dal 4,6 per cento di fine 2009 al 7,5 per cento di questi giorni. Una quota che si aggiunge al 4,9 del fondo di Abu Dhabi, spuntato a giugno nel libro soci. La doppia novità ha finito per alimentare i sospetti nei confronti dell’amministratore delegato.

L’arrivo in forze degli investitori arabi è sembrato a molti osservatori un tentativo di Profumo di trovare nuove stampelle al suo potere declinante. Nessuna dichiarazione ufficiale, ma a dar voce alla delusione di alcuni soci si è mossa la politica, con le uscite a ripetizione del sindaco di Verona Flavio Tosi contro la scalata di Gheddafi & co. Queste però sono questioni di contorno, problemi ingigantiti a livello mediatico con l’obiettivo di creare tensione intorno ai vertici della banca.

Per uscire dal gran polverone di questi giorni sul destino di Unicredit e di Profumo, conviene piuttosto partire da un dato. Un numero che la dice lunga sullo stato delle cose nella più grande, nella più internazionale delle banche italiane. Ebbene, conti alla mano, il secondo trimestre di quest’anno, quello che va da fine marzo a fine giugno, ha dato i risultati più deludenti da molto tempo a questa parte. Neppure nella seconda metà del 2008, nel pieno dell’uragano delle Borse, l’utile di Unicredit era sceso così in basso. Solo 262 milioni di profitti, contro i 691 milioni dell’ultimo trimestre di due anni fa, quando, bene o male, il bilancio venne salvato da massicci proventi fiscali.

Allora non è solo questione di Gheddafi e della miniscalata libica nel capitale dell’istituto. E anche la riorganizzazione interna lascia il tempo che trova. I grandi azionisti, le fondazioni di Verona e Torino, adesso più che mai temono di ritrovarsi con un pugno di mosche. Proprio loro che nei mesi scorsi hanno a più riprese aperto il portafoglio per sostenere il rilancio della banca e la poltrona dell’amministratore delegato. Se Unicredit si sgonfia, se in Borsa il titolo non recupera, se i dividendi non arrivano, per i soci forti sono guai seri.

Il 60% circa dell’attivo della Fondazione Cariverona, di poco superiore ai 5 miliardi di euro, è investito in titoli della banca di Profumo. Quest’anno la partecipazione ha fruttato un dividendo di soli 3 centesimi per azione. Una trentina di milioni sugli oltre 3 miliardi che rappresentano il valore della quota di Unicredit (4,9 per cento) nel bilancio dell’ente veronese. L’anno scorso al posto del dividendo vennero distribuite azioni gratis ai soci. E proprio vendendo sul mercato questi titoli la fondazione scaligera è riuscita a salvare il conto economico. Nel 2010 però sarà difficile ripetere la manovra. E anche in Piemonte, dove il potente Fabrizio Palenzona (vicepresidente di Unicredit) tira le fila della Fondazione Cassa di Torino (Crt), guardano al futuro prossimo con una certa preoccupazione. In gioco ci sono quasi 900 milioni, e cioè un quarto circa degli investimenti complessivi dell’istituzione torinese che di recente ha investito pesantemente su Generali, anche qui senza grandi soddisfazioni in Borsa. Come dire che ormai non c’è più tempo da perdere. Si comincia dal ribaltone in Unicredit.

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