Le grandi banche italiane si preparano a un taglio secco dei dividendi: lo scrive il Financial Times, spiegando che contano così di conformarsi alle nuove regole di Basilea III evitando di ricorrere a nuovi aumenti di capitale, come invece cominciano a fare altre banche europee. Le banche italiane sono "alle corde", recita un altro titolo del Ft.
"Nonostante siano tra le banche europee con la più debole capitalizzazione,
Unicredit,
Intesa Sanpaolo e
Monte dei Paschi sono adamantine nel dire che non lanceranno nuove emissioni riservate agli azionisti per adeguarsi ai nuovi standard globali sul capitale".
Il Ft cita alcuni dirigenti bancari: "La politica dei dividendi sarà il vero punto di decisione e flessibilità"; "Per rafforzare il capitale, è perfettamente possibile che si dimezzi lo storico rapporto utili-dividendi". Storicamente, ricorda il Ft, le banche italiane distribuiscono quasi la metà degli utili netti in dividendi. Ma questa tradizione viene messa in dubbio dalla decisione del Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria di innalzare il livello minimo patrimoniale Core Tier 1 dal 2 al 7% entro il 2019.
"Tagliare i dividendi", osserva l'articolo di Patrick Jenkins e Rachel Sanderson, sarà "politicamente sensibile" in Italia, dove le fondazioni bancarie provinciali continuano ad avere grosse partecipazioni "anche nelle banche più grandi". Le fondazioni fanno affidamento sul payout dei dividendi per finanziare iniziative sociali. Nonostante il lungo periodo di transizione per adeguarsi alle
nuove regole di Basilea III, nota ancora il Ft, "molte banche sono convinte che i mercati favoriranno gli istituti che si adeguano presto ai nuovi requisiti, spingendole a considerare come possono aumentare il capitale rapidamente".