BOLLETTINO TRIMESTRALE
Bankitalia, per l'Italia crescita fiacca
L'occupazione «non riparte»
Via Nazionale incita a compiere «riforme strutturali»
La Banca d'Italia MILANO - Una crescita del Pil dello 0,9%& nel 2011 e dell'1,1% nel 2012, con uno sviluppo dell'economia «fiacco» che non consente una decisa crescita dell'occupazione. E' quanto si legge nell'ultimo bollettino economico trimestrale della Banca d'Italia, in cui gli economisti dell'istituto di emissione mettono anche l'accento sull'urgenza di rimuovere gli ostacoli strutturali che impediscono all'Italia un pieno inserimento nella ripresa globale. Nel Bollettino si legge che l'economia italiana dovrebbe essere cresciuta dell'1% lo scorso anno contro una stima del governo dell' 1,2%. Per l'anno in corso il ritmo di aumento dovrebbe fermarsi allo 0,9% (contro l'1,3% stimato dal governo). Lo scostamento più alto rispetto alle previsioni governative si registra sul 2012 quando al +2% inserito dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti nell'ultimo documento di finanza pubblica si contrappone, secondo gli economisti della banca centrale, un +1,1%.
OCCUPAZIONE - Secondo gli economisti di Bankitalia il grado di sottoutilizzo del mercato del lavoro (che comprende le ore di cassa integrazione e i cosiddetti «scoraggiati») è superiore di due punti al tasso di disoccupazione rilevato dall'Istat. In altre parole, se alla percentuale di disoccupati, che secondo l'Istat è stata pari all'8,7% nel novembre 2010, si sommassero i lavoratori in cig e coloro che non cercano lavoro perchè disperano di trovarlo, il livello di disoccupati sfiorerebbe l'11%. Inoltre nel terzo trimestre 2010 coloro che cercano lavoro sono scesi dell'1,7% rispetto al periodo precedente, un «calo che ha interessato soprattutto i giovani e le persone in cerca di prima occupazione».
CONSUMI E INDUSTRIA - Anche i consumi si presentano in crescita ancora modesta (più 0,8% sia nel 2011 che nel 2012). La spesa delle famiglie sarebbe frenata dalla perdurante incertezza circa le prospettive dell'occupazione e dai minori trasferimenti nel settore pubblico, che accentuano la tradizionale tendenza al risparmio. E in base a tutte le indicazioni la spesa sarebbe rimasta debole anche nel 2010. Anche l'attività industriale rallenta e si mostra zoppicante. Nel terzo trimestre del 2010, la ripresa del comparto manifatturiero ha perso vigore, con l'indice della produzione industriale che ha registrato una crescita dell'1,3% sul periodo precedente contro l'1,7% nel secondo trimestre. Un andamento che conferma il ritardo con cui la produzione industriale sta risalendo verso i livelli precedenti la crisi nel confronto con le altre maggiori economie dell'area: in novembre, rispetto alla primavera 2008, l'attività industriale italiana risultava inferiore di circa 18 punti percentuali contro 10 e 7 punti rispettivamente di Francia e Germania.
DEBITO E FABBISOGNO - Buone notizie sul fronte del fabbisogno 2010 che è diminuito «significativamente» di quasi 1,5 punti di Pil (a quota 67,5 miliardi di euro) grazie alla riduzione delle spese in conto capitale e alle entrate che hanno ripreso a salire «dopo la caduta del 2009». Il debito è invece salito (da 116 a 119% del Pil) ma in maniera inferiore a quello stimato per il complesso dei Paesi dell'area euro». Per il triennio 2011-2013 la Banca centrale prevede «un ulteriore graduale miglioramento dell'indebitamento netto» per effetto della manovra triennale varata a fine maggio 2010: 119,2% del Pil nel 2011, 117,5% nel 2012 e 115,2% nel 2013
Redazione Online
18 gennaio 2011
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