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lunedi tutti a vendere, pure quelli che hanno mediato da martedi in poi in attesa del recupero di 23000 grazie ai soldi dell UE
GIORNATA NEGATIVA ANCHE A WALL STREET. LA DIVISA EUROPEA SOTTO LA SOGLIA DI 1,24 DOLLARI
Un altro venerdì nero per le Borse
Bruciati 166 miliardi. E l'euro va a picco
Milano e Madrid cedono il 5,2% e il 6,6%. Fmi: «Tengono i conti italiani. Ridurre il debito pubblico»
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(Liverani)MILANO - Vanno a picco le principali Borse europee: le preoccupazioni per le finanze di molti Paesi del Vecchio Continente fanno precipitare i listini, soprattutto a Milano e a Madrid. E anche l'euro continua a perdere terreno sul dollaro, scendendo sotto la soglia di 1,24 rispetto al biglietto verde: la moneta unica passa di mano a 1,2387, dopo aver toccato un minimo da 18 mesi di 1,2367 dollari. A Piazza Affari l'indice Ftse-Mib chiude con una perdita del 5,26%, Madrid cede il 6,64%, dopo aver lasciato sul terreno oltre il 7%. A Londra l'indice Ftse 100 segna -3,14%, a Francoforte il Dax cala del 3,12% e a Parigi il Cac 40 scende del 4,59%. Giù del 4,1% Atene e del 4,27% Lisbona. L'indice Stxe 600, che fotografa l'andamento dei principali titoli quotati sui listini del Vecchio continente, ha ceduto il 3,41%, che equivale a 166 miliardi di euro di capitalizzazione bruciati in una sola giornata. In generale le vendite hanno investito soprattutto i titoli delle materie prime, con i prezzi delle scorte mondiali in netto calo, e quelli bancari. Nel settore del credito (il cui indice Dj stoxx specializzato ha ceduto oltre il 5%), in particolare sono scivolati i titoli del Banco Santander a Madrid e di Société Générale a Parigi, che hanno perso rispettivamente l'8,98% e l'8,63%.
WALL STREET - Le difficoltà sui mercati del Vecchio Continente si sono riverberate su Wall Street, che ha aperto in calo nonostante i buoni dati Usa su vendite al dettaglio e produzione industriale. Il Dow Jones cede l'1,80% a 10.592,50 punti, il Nasdaq cede il 2,51% a 2.335,11 punti, e lo S&P 500 scende del 2,14% a 1.132,63 punti.
PETROLIO E ORO - Quotazioni in forte diminuzione per il petrolio: il greggio cede il 4% a 71,42 dollari al barile, segnando il calo più forte dallo scorso 4 febbraio. Intanto c'è da segnalare il nuovo record dell'oro, che sfiora i 1.250 dollari l'oncia: al mercato di New York le quotazioni sono salite infatti fino a 1.249,20 dollari all'oncia.
LE RAGIONI - Secondo gli operatori, possono essere due i motivi fondamentali del forte calo delle Borse, in particolare di Italia e Spagna. Da una parte, uno switch dal comparto bancario ad altri settori e altri mercati, come la borsa di Francoforte, che limita le perdite. Dall'altra, i trader notano come la pressione dei giorni scorsi sui bond italiani e spagnoli rispetto a quelli tedeschi si sia spostata sul mercato azionario. Ad aumentare la pressione sui mercati contribuiscono anche la continua debolezza dell'euro e le dichiarazioni di Josef Ackermann, numero uno di Deutsche Bank. Quest'ultimo, in un'intervista alla Zdf, ha espresso forti dubbi sulla capacità della Grecia di rimborsare l'integralità del suo debito, aggiungendo che Atene deve essere stabilizzata perché un «collasso» avrebbe «sicuramente» effetti disastrosi per altri Paesi e potrebbe causare «un meltdown» dell'Eurozona. Angela Merkel conferma che «siamo in una situazione molto, molto grave». Il Cancelliere tedesco - in un intervento riportato da Bloomberg - aggiunge però che la Germania sarebbe in una situazione «molto peggiore» senza l'Unione europea.
FMI - Intanto arriva anche l'avvertimento del direttore generale del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn, secondo il quale i Paesi industrializzati sono chiamati a uno sforzo «deciso e significativo» per riportare il debito pubblico ai livelli pre-crisi. «Non procedere su questa strada - spiega - rischia di indebolire le prospettive di crescita a lungo termine».
CONTI ITALIANI - Secondo il «Fiscal Monitor» del Fondo monetario internazionale, si confermano sotto controllo i conti pubblici italiani, anche se l'alto livello del debito impone di mantenere alta l'attenzione. In particolare, lo studio prevede che il deficit italiano, a legislazione invariata, si attesterà quest'anno al 5,2% per poi scendere al 4,9% il prossimo, al 4,7% nel 2014 e al 4,6% nel 2015. Il debito salirà invece al 118,6% nel 2010, al 120,5% nel 2011, al 123,9% nel 2014 e al 124,7% nel 2015.
Redazione online
14 maggio 2010
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