Son seduto sulla riva del fiume ad aspettare il fallimento del Fatto

E' uscita la semestrale.
Con l'occasione, ho dato un'occhiata alle relazioni dei revisori precedenti.
Fino al 2022, non c'era questa frase che i Revisori mettono per pararsi le chiappe in caso di disastro per arricchire l'informativa della loro relazione di certificazione.
Dal bilancio 2023, compreso l'ultimo rendiconto al 30 giugno 2025 appena pubblicato, c'è.
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Riporto, senza commenti, un estratto del richiamato paragrafo sulla continuità aziendale (ovvero: l'azienda può continuare a operare in modo ordinario, o vi sono potenziali tegole che potrebbero portarla alla liquidazione?).

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Come sono i numeri del nostro gruppo editoriale preferito?

Il Patrimonio Netto Consolidato (quello che elimina operazioni infragruppo che generano utili contabili ma non realizzati verso il mondo esterno) è negativo, ed è in peggioramento.

I debiti crescono: come si suol dire, la società sta distruggendo valore (sic).

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Fra l'altro uno degli elementi dell'attivo patrimoniale sono le Imposte Differite Attive (su cui mi sono soffermato in altri post), per 2,9 milioni.
Se la società non producesse utili futuri imponibili, il valore di questa posta sarebbe pari a zero, quindi il Patrimonio Netto consolidato sarebbe negativo per 8,3 milioni.

Ma, finché la iscrivono in bilancio, gli Amministratori del FQ implicitamente dichiarano che continuano a credere che gli utili futuri arriveranno, (per circa 10 milioni di euro lordi).

E poi nel bilancio sono iscritte Attività Immateriali per oltre 10 milioni di euro riferiti a Contenuti Televisivi, Progetti Digitali ecc. che... boh. Dovrebbero generare valore, in teoria.


A livello di conto economico, i ricavi delle vendite sono in calo, mentre la produzione interna di immobilizzazioni è in aumento.
Se il forum vuole, esprimerò il mio parere su questa voce di ricavo.

L'EBITDA in peggioramento, l'EBIT, il risultato lordo e il risultato netto sono negativi e in ulteriore peggioramento.
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La penultima riga è interessante: al 30 giugno 2024 scorso le imposte erano una voce di ricavo (un costo con il segno Avere), questo semestre sono un costo, pur con un risultato lordo negativo. Mah...


La quotazione in borsa è sempre piattissima: oscilla di un centesimo al giorno.
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A livello di conto economico, i ricavi delle vendite sono in calo, mentre la produzione interna di immobilizzazioni è in aumento.
Se il forum vuole, esprimerò il mio parere su questa voce di ricavo.
Si, esprimi il tuo parere, ma anche un'altra domanda.
La concorrenza sta messa meglio? Repubblica, Corriere, Il giornale....
 
Si, esprimi il tuo parere.

"In bilancio non si fanno magie".



Se una società sostiene 100 euro di costi, questo determina un peggioramento (ceteris paribus) di 100 euro del risultato economico.

Però una società può sostenere che non siano costi "secchi", che gravano sul risultato: con quei 100 euro ha "costruito qualcosa per il futuro", ha fatto un investimento.
E quindi, se attribuisce quei 100 euro per (ad esempio) 20 euro alle spese correnti e per 80 euro agli "investimenti", registra un ricavo di 80 euro; in questo modo, il risultato economico è pari a solo -20.

Nel nostro caso, SEIF rileva ogni anno cifre consistenti di "produzione interna di immobilizzazioni" che implica che i quattrini spesi per il sito, per i contenuti digitali ecc. siano un "investimento" che darà luogo a futuri ricavi. Quindi compensa parte dei costi del periodo (stipendi, forniture ecc.) con dei ricavi per capitalizzazione di immobilizzazioni.


Ma alla fine non si fanno magie: che quello stock di investimenti (10 milioni circa al 30 giugno 2025) produca redditi o meno, deve essere ammortizzato. Ecco perché ci sono... non ricordo più, oltre 2 milioni di costi per ammortamenti.


Uno scettico la vedrebbe così: la società avrebbe potuto chiudere con risultati ancor più negativi in passato, se non avesse capitalizzato quei costi ("investimenti"). Ma poi quegli investimenti "presentano il conto": vengono rilevati a conto economico, negli anni successivi, sotto forma di ammortamenti.
Ma ogni anno la società continua a capitalizzare nuovi costi.
Insomma, è una rincorsa o, volendo essere maliziosi, il prolungamento di un'agonia.



La concorrenza sta messa meglio? Repubblica, Corriere, Il giornale....
Non saprei, io mi occupo solo del segmento di mercato "Società editoriali quotate che si ergono a censori delle pagliuzze negli occhi altrui ma non comunicano con trasparenza le proprie travi".
 
Ultima modifica:
Aggiungo che gli ammortamenti, come tutti voi sapete, non sono compresi nell'EBITDA.
La produzione interna di immobilizzazioni sì.
Quindi l'EBITDA, che rileva un risultato potenzialmente inquinato da questo genere di manovre sistematiche di "spostamento, tramite la capitalizzazione e l'ammortamento, di costi correnti a carico di bilanci futuri", a mio avviso non è particolarmente attendibile.
 
Non saprei, io mi occupo solo del segmento di mercato "Società editoriali quotate che si ergono a censori delle pagliuzze negli occhi altrui ma non comunicano con trasparenza le proprie travi".
Comunque neanche Gedi sembra che se la stia passando bene. RCS pare in salute.

 
"In bilancio non si fanno magie".



Se una società sostiene 100 euro di costi, questo determina un peggioramento (ceteris paribus) di 100 euro del risultato economico.

Però una società può sostenere che non siano costi "secchi", che gravano sul risultato: con quei 100 euro ha "costruito qualcosa per il futuro", ha fatto un investimento.
E quindi, se attribuisce quei 100 euro per (ad esempio) 20 euro alle spese correnti e per 80 euro agli "investimenti", registra un ricavo di 80 euro; in questo modo, il risultato economico è pari a solo -20.

Nel nostro caso, SEIF rileva ogni anno cifre consistenti di "produzione interna di immobilizzazioni" che implica che i quattrini spesi per il sito, per i contenuti digitali ecc. siano un "investimento" che darà luogo a futuri ricavi. Quindi compensa parte dei costi del periodo (stipendi, forniture ecc.) con dei ricavi per capitalizzazione di immobilizzazioni.


Ma alla fine non si fanno magie: che quello stock di investimenti (10 milioni circa al 30 giugno 2025) produca redditi o meno, deve essere ammortizzato. Ecco perché ci sono... non ricordo più, oltre 2 milioni di costi per ammortamenti.


Uno scettico la vedrebbe così: la società avrebbe potuto chiudere con risultati ancor più negativi in passato, se non avesse capitalizzato quei costi ("investimenti"). Ma poi quegli investimenti "presentano il conto": vengono rilevati a conto economico, negli anni successivi, sotto forma di ammortamenti.
Ma ogni anno la società continua a capitalizzare nuovi costi.
Insomma, è una rincorsa o, volendo essere maliziosi, il prolungamento di un'agonia.




Non saprei, io mi occupo solo del segmento di mercato "Società editoriali quotate che si ergono a censori delle pagliuzze negli occhi altrui ma non comunicano con trasparenza le proprie travi".
finocchi con il culo degli altri
 
Mi spiegate come fa una società con patrimonio netto consolidato negativo (e in peggioramento da anni) ad avere una capitalizzazione di mercato di 8.5 milioni?
 

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