Macroeconomia Standard & Poor's e default ITALIA

ANSA
Tremonti: 'Piano decennale per crescita'
Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, lancia un piano decennale per la crescita.

:wall::ciao:
 
Mentre mi accingo ad aprire la discussione noto che è arrivato " a sorpresa" il downgrade di S&P, mentre tutti si aspettavano quello di Moody's...che arriverà comunque fra un mese.
Cambia poco il senso, affatto provocatorio o visionario questa volta, del titolo.

E il senso, per come la vedo io, è questo:

Come fare per non farci trattare come la Grecia, visto che l'ipotesi default per l'Italia non è e non sarà più una cosa che sta su Saturno?

Il mio pensiero è questo:

Non si deve permettere a chicchessia di fare un'espoliazione del cadavere come si sta facendo sulla Grecia, che avrebbe dovuto andare in default e tornare alla dracma un anno fa.
L'Italia non è la Grecia e questo lo sanno tutti, sotto tutti i punti di vista.
E' inutile farneticare di patrimoniali da 400-500 miliardi tramite la svendita - spoliazione di tutto o gran parte del patrimonio pubblico e privato con perdita di tempo prezioso, impoverimento generale, economico, industriale, sociale e lavorativo drammatico e, soprattutto, senza un fine certo, senza una prospettiva vera e reale a beneficio di tutti che lo possa giustificare, senza la garanzia che ciò basterebbe ad evitare il default.

E' già successo così in Argentina, ora in Grecia: anni di manovre e sacrifici immani con i piani ricorsivi di strozzinaggio imposti dall' FMI col risultato che tutti conoscono: utilità zero, paesi e persone depredati delle loro ricchezze a beneficio di "altri" e insolvenza.

Quindi, se si deve defaultare, meglio farlo al più presto.
Come?
Annunciando la decisione di ristrutturare-congelare tutta la componente di debito estero, (circa il 50%) escludendo la restante parte "in house" e ,ovviamente, consensualmente, uscendo immediatamente dall'euro e svalutando secchi e immediati del 30 %.

Cosa succederebbe?
Sicuro che sarebbe uno shock violentissimo, per tutti, ma almeno ce la potremo giocare da soli, le svalutazioni le conosciamo bene...
E non è per nulla da escludere a quel punto che sarebbero tedeschi e francesi a pregarci di rimanere nell'euro.
Anzi, quasi certo...:D

Naturalmente però, tutto questo scenario, che presuppone decisioni di tale portata e gravità dovrebbe essere sostenuto da un governo ed una classe politica che possa definirsi tale e che sia legittimata a farlo.
Questo è il problema dei problemi.
Ma si può ancora fare.

Insultatemi pure e datemi del pazzo, ma la penso proprio così.

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Come evidenziato da te ...come evidenziato dagli altri...
E' questo melenso e vischioso "BLOB" che definiamo "classe politica" il problema principale.
E in cascata tutto il sistema che si è generato di spreco, corruzione, convenienza e opportunità.

Credo che ennesime manovre lacrime e sangue NON SORTIRANNO risultato se non recuperiamo CREDIBILITA' nel mondo. Stesso identico risultato se defaultiamo uscendo dall'euro senza averla recuperata questa CREDIBILITA' .

Abbiamo bisogno che gli altri ci giudichino CREDIBILI su quei fondamentali, come ricordava AZetaElle, che sono ancora il nostro punto di forza. Come si ricordava l'Italia non è la Grecia, ed è di certo in una posizione migliore della Spagna alle prese con un sistema Bancario in maggior difficolta e una Bolla Immobiliare ..ma purtroppo quando manchi di CREDIBILITA' vieni giudicato molto peggio di chi ha numeri anche più pesanti dei tuoi.

Personalmente mi schiero con chi non vorrebbe vederlo un default... sono convinto che l'uscita dall'Euro ci porterebbe più problemi che benefici.
Temo che il beneficio di un deciso aumento della competitività delle nostre aziende esportatrici verrebbe annullato da una profonda diffidenza verso il nostro sistema finanziario e vanificato da gravosi costi di cambio e di importazione merci...e questo solo per dirne una fra tante.
 
Ultima modifica:
Qualche dato preciso dell'effetto aumento tassi sulla spesa per interessi del debito pubblico italiano, dunque sulla sua reale sostenibilità - secondo i dati previsionali di ieri il rapporto debito/pil dovrebbe attestarsi, a fine anno, intorno al 121,1%. Così proviamo ad evitare entrate premature sui tds o, dall'altra parte, ansie da default dietro l'angolo...


Nel suo intervento a un convegno organizzato a Istanbul da Nomura nei giorni scorsi, infatti, la responsabile della Direzione II del Tesoro ha precisato che da gennaio ad agosto 2011 la spesa per interessi sostenuta dal governo e' stata pari al 4,8% del pil, in aumento dal 4,53% del 2010, ma comunque al di sotto dei livelli segnati nel 2007 e 2008 (oltre 5%), per non parlare di quelli dei primi anni 2000 (dal 5,5% al 6,5%) e degli anni 90 (con punte dell'11,5%-12%). Quanto al rendimento medio pagato dallo Stato all'emissione dei nuovi titoli, quest'anno e' stato del 2,99% in aumento dal 2,10% del 2010, ma ben al di sotto dei livelli del periodo 2006-2009 e di quelli segnati negli anni precedenti il 2003. Non solo. La vita media del debito pubblico, ha spiegato Cannata a chi opera sul mercato dei titoli di stato, "si e' via via allungata e ora supera i sette anni, con la conseguenza che un aumento dei tassi di mercato va impattare interamente sul nuovo debito lungo un arco temporale appunto di sette anni". E la dirigente del Tesoro ha fornito cifre precise. Con qualche esempio. Un aumento di 100 punti base lungo tutto l'arco della curva dei rendimenti dei titoli di Stato italiani che dovesse avere luogo nel gennaio 2012 avrebbe come effetto un aumento della spesa per interessi per lo Stato pari allo 0,20% del pil il primo anno, dello 0,39% il secondo anno e dello 0,50% il terzo anno. red/lab (fine) MF-DJ NEWS 2108:19 set 2011
 

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