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Forumer storico
I mercati ritrovano la via del rialzo, ma gli esperti rivedono le loro previsioni sui tassi di interesse. Gli scenari attesi per le Borse e le scelte di investimento da privilegiare ora
I mercati azionari sembrano aver dissipato buona parte delle preoccupazioni che nelle ultime giornate avevano progressivamente indebolito i listini, favorendo una serie di vendite che tuttavia hanno già lasciato il posto a nuovi acquisti. Già a partire dalla seduta di ieri, i rialzisti sono tornati in prima linea sulle principali piazze finanziarie, e il loro intervento è stato avvertito in maniera ancora più significativa nella seduta odierna , specie in Europa, dove la giornata si è conclusa con un bilancio decisamente lusinghiero.
A rischiare le nubi all’orizzonte hanno contribuito alcune indicazioni positive arrivate in merito allo stato di salute dell’economia americana che, secondo quanto segnalato dal Beige Book, continua ad espandersi a dei ritmi ancora più veloci dei precedenti in alcune regioni. La sostanziale stabilità dell’inflazione Usa ha inoltre allentato le tensioni sulla minaccia di nuovi rialzi dei tassi di interesse a livello globale. E’ stato questo infatti uno dei motivi principali che ha seminato incertezza sull’azionario fino a ieri, ma ora le preoccupazioni sembrano in buona parte rientrate, grazie anche alla discesa dei rendimenti dei titoli di stato che hanno fatto una piccola retromarcia dai massimi.
Il nodo dei tassi di interesse rimane tuttavia sempre presente, tanto che i gestori hanno deciso di rivedere le loro posizioni in merito alla futura politica monetaria che sarà perseguita dalle diverse banche centrali. Secondo quanto emerge dal consueto sondaggio mensile realizzato da Merrill Lynch che ha interpellato 201 gestori che gestiscono complessivamente quasi 700 miliardi di dollari.
Gli esperti sentiti nel mese di giugno hanno modificato al rialzo le loro stime sui tassi di interesse, ed è emerso che ora il 71% degli interpellati scommette su una crescita del costo del denaro a lungo termine, rispetto al 62% di maggio. Da notare che l’indagine è stata chiusa la scorsa settimana e quindi tale posizione era stata espressa ancor prima di assistere alla forte impennata dei rendimenti dei Treasury degli ultimi giorni.
Questa diversa aspettativa sul fronte della politica monetaria non ha avuto però alcun impatto sull’asset allocation che resta ancora piuttosto sbilanciata sull’equity, con una maggiore esposizione visto che il 66% degli intervistati ha fatto sapere di sovrappesare
I mercati ritrovano la via del rialzo, ma gli esperti rivedono le loro previsioni sui tassi di interesse. Gli scenari attesi per le Borse e le scelte di investimento da privilegiare ora
le azioni, a fronte del 62% rilevato nel mese precedente.
Nessuna variazione invece per il mercato obbligazionario, per il quale permane un notevole pessimismo, visto che il 66% dei guru continua a sottopesare il reddito fisso, con una percentuale in lieve diminuzione rispetto al mese precedente, pari al 68%.
L’azionario quindi continua a rimanere l’investimento privilegiato al quale si continua a guardare con grande interesse, anche se dall’indagine di Merrill Lynch è emerso un aspetto da non trascurare. E’ cresciuta ai massimi degli ultimi 3 anni la percezione di una sopravvalutazione delle Borse, visto che il relativo indicatore è salito a 52 punti dai 47 di maggio. A ridimensionare in parte l’entusiasmo per l’equity ha contribuito anche l’ascesa dei rendimenti del decennale, non solo in America, e questo ha portato parallelamente ad una riduzione dell’indice che misura “l’appetito per il rischio, ossia l’interesse per gli asset di investimento più rischiosi.
Confermando in ogni caso il peso medio riservato all’equity in portafoglio, guardando alle singole aree geografiche, la preferenza dei gestori viene accordata in primi alle piazze europee, seguite dai Paesi emergenti e dal Giappone. Meno entusiastica è invece la posizione nei confronti dell’azionario britannico e statunitense, sebbene per quest’ultimo la view sia in progressivo miglioramento. A far scemare in parte il pessimismo per i listini dell’opposta sponda dell’Atlantico sta contribuendo una diversa visione sul dollaro, che sembra godere ora di un outlook maggiormente positivo
I mercati azionari sembrano aver dissipato buona parte delle preoccupazioni che nelle ultime giornate avevano progressivamente indebolito i listini, favorendo una serie di vendite che tuttavia hanno già lasciato il posto a nuovi acquisti. Già a partire dalla seduta di ieri, i rialzisti sono tornati in prima linea sulle principali piazze finanziarie, e il loro intervento è stato avvertito in maniera ancora più significativa nella seduta odierna , specie in Europa, dove la giornata si è conclusa con un bilancio decisamente lusinghiero.
A rischiare le nubi all’orizzonte hanno contribuito alcune indicazioni positive arrivate in merito allo stato di salute dell’economia americana che, secondo quanto segnalato dal Beige Book, continua ad espandersi a dei ritmi ancora più veloci dei precedenti in alcune regioni. La sostanziale stabilità dell’inflazione Usa ha inoltre allentato le tensioni sulla minaccia di nuovi rialzi dei tassi di interesse a livello globale. E’ stato questo infatti uno dei motivi principali che ha seminato incertezza sull’azionario fino a ieri, ma ora le preoccupazioni sembrano in buona parte rientrate, grazie anche alla discesa dei rendimenti dei titoli di stato che hanno fatto una piccola retromarcia dai massimi.
Il nodo dei tassi di interesse rimane tuttavia sempre presente, tanto che i gestori hanno deciso di rivedere le loro posizioni in merito alla futura politica monetaria che sarà perseguita dalle diverse banche centrali. Secondo quanto emerge dal consueto sondaggio mensile realizzato da Merrill Lynch che ha interpellato 201 gestori che gestiscono complessivamente quasi 700 miliardi di dollari.
Gli esperti sentiti nel mese di giugno hanno modificato al rialzo le loro stime sui tassi di interesse, ed è emerso che ora il 71% degli interpellati scommette su una crescita del costo del denaro a lungo termine, rispetto al 62% di maggio. Da notare che l’indagine è stata chiusa la scorsa settimana e quindi tale posizione era stata espressa ancor prima di assistere alla forte impennata dei rendimenti dei Treasury degli ultimi giorni.
Questa diversa aspettativa sul fronte della politica monetaria non ha avuto però alcun impatto sull’asset allocation che resta ancora piuttosto sbilanciata sull’equity, con una maggiore esposizione visto che il 66% degli intervistati ha fatto sapere di sovrappesare
I mercati ritrovano la via del rialzo, ma gli esperti rivedono le loro previsioni sui tassi di interesse. Gli scenari attesi per le Borse e le scelte di investimento da privilegiare ora
le azioni, a fronte del 62% rilevato nel mese precedente.
Nessuna variazione invece per il mercato obbligazionario, per il quale permane un notevole pessimismo, visto che il 66% dei guru continua a sottopesare il reddito fisso, con una percentuale in lieve diminuzione rispetto al mese precedente, pari al 68%.
L’azionario quindi continua a rimanere l’investimento privilegiato al quale si continua a guardare con grande interesse, anche se dall’indagine di Merrill Lynch è emerso un aspetto da non trascurare. E’ cresciuta ai massimi degli ultimi 3 anni la percezione di una sopravvalutazione delle Borse, visto che il relativo indicatore è salito a 52 punti dai 47 di maggio. A ridimensionare in parte l’entusiasmo per l’equity ha contribuito anche l’ascesa dei rendimenti del decennale, non solo in America, e questo ha portato parallelamente ad una riduzione dell’indice che misura “l’appetito per il rischio, ossia l’interesse per gli asset di investimento più rischiosi.
Confermando in ogni caso il peso medio riservato all’equity in portafoglio, guardando alle singole aree geografiche, la preferenza dei gestori viene accordata in primi alle piazze europee, seguite dai Paesi emergenti e dal Giappone. Meno entusiastica è invece la posizione nei confronti dell’azionario britannico e statunitense, sebbene per quest’ultimo la view sia in progressivo miglioramento. A far scemare in parte il pessimismo per i listini dell’opposta sponda dell’Atlantico sta contribuendo una diversa visione sul dollaro, che sembra godere ora di un outlook maggiormente positivo