Macroeconomia Usa-Europa strategie di investimento

buon fine settimana..

BCE e Fed con piano differente
La pressione sul cambio EUR/CHF continua

Focus: dilemma debito del Giappone

La recente comunicazione delle banche centrali ha confermato
ancora il differente percorso della BCE e della Fed. Il
verbale dell'ultima riunione della Banca centrale statunitense
non ha fornito alcuna nuova informazione decisiva per quanto
riguarda il primo aumento dei tassi e la velocità dei successivi
interventi sui tassi. I sostenitori di aumenti dei tassi
anticipati sono stati leggermente delusi, poiché l'aumento
dei rischi di crescita in Europa, Cina e Giappone e il basso
tasso d'inflazione sono stati un tema centrale. Per i membri
della Fed anche le turbolenze sui mercati nella prima metà di
ottobre sono state giudicate critiche per un aumento dei
tassi. Ma nonostante questi punti di discussione, la stima per
l'economia statunitense e per l'andamento del mercato del
lavoro rimane positiva. Con l'odierna situazione dei dati e la
previsione di crescita, la prossima estate la Banca centrale
statunitense dovrebbe decidere di effettuare un primo aumento
dei tassi. Da parte della BCE i segnali sono opposti.
Già in occasione della riunione di ottobre il Presidente Draghi
ha tentato di aprire leggermente la porta agli acquisti di titoli
di stato. Prima della Commissione economica e monetaria
dell'UE ha ripetuto questi pensieri.
La prossima settimana, la previsione incoraggiante della Fed
sull'economia statunitense dovrebbe essere rafforzata anche
da un segnale positivo del mercato immobiliare. I permessi di
costruzione per ottobre hanno raggiunto il livello massimo
dall'estate 2008, mentre il prossimo martedì l'indice Case-
Shiller dei prezzi delle case dovrebbe aumentare leggermente.
Dopo un andamento piuttosto deludente dal secondo
trimestre 2014, si registra pertanto un ulteriore consolidamento
in questo mercato sensibile ai tassi, il che dovrebbe
confermare la Fed per quanto riguarda possibili aumenti dei
tassi nel prossimo anno.
Al di fuori degli Stati Uniti, la situazione congiunturale nelle
grandi economie rimane tesa. Il Giappone è inaspettatamente
scivolato in una recessione. Il tentativo di stimolare l'economia
con misure ultraespansive e quindi di riprendere il
controllo del problema del debito non è riuscito
Nell'Eurozona vi è un certo sollievo sul fatto che i dati relativi
al terzo trimestre non abbiano mostrato complessivamente
un'altra recessione. Gli impulsi alla crescita sono tuttavia
quasi inesistenti. A novembre, gli indici dei responsabili degli
acquisti per la Germania e la Francia sono stati deludenti.
Anche dall'Italia continuiamo a non prevedere alcuna notizia
positiva. L'Italia ha registrato una crescita positiva del PIL per
l'ultima volta nel 2° trimestre 2011. L'indice della fiducia
delle imprese dell'Istituto di statistica italiano per novembre
dovrebbe di nuovo confermare il quadro negativo.
In Svizzera, i dati relativi alla produzione industriale per il 3°
trimestre forniranno un anticipo dei dati del PIL che saranno
pubblicati la settimana successiva. A causa dei settori servizi
ed edilizia, importanti in Svizzera, la produzione industriale
mostra tuttavia solo un quadro incompleto. I prodotti farmaceutici
e gli orologi dovrebbero continuare a essere i motori
della crescita nell'industria, mentre il vento sfavorevole globale
e soprattutto europeo diventerà un ostacolo maggiore
per l'industria metallurgica e dei macchinari. Anche per l'ultimo
trimestre gli indicatori svizzeri non segnalano finora
alcuna accelerazione. A ottobre, i responsabili degli acquisti
erano molto più ottimisti rispetto al mese precedente. A
differenza dell'indice dei responsabili degli acquisti, il barometro
congiunturale KOF rimane leggermente al di sotto
della media di lungo periodo e il prossimo venerdì questo
dovrebbe essere confermato anche per novembre.
Il calendario dei dati dei prossimi giorni non mostra quasi
potenziale per indicatori positivi dell'Eurozona. Di conseguenza,
il cambio EUR/CHF dovrebbe continuare l'assedio al
limite minimo di 1.20, anche dopo che i recenti sondaggi
sull'iniziativa sull'oro indicano in testa lo schieramento del
No. Tuttavia, questa notizia ha potuto dare al CHF solo un
temporaneo sollievo. In questo caso la pressione sui tassi
EUR dovrebbe continuare e mettere ancora in stato di allerta
la BNS per possibili acquisti di divise
Focus: il Giappone non riesce a estinguere
l'enorme debito con strumenti tradizionali
Con il secondo trimestre negativo consecutivo, il Giappone è
scivolato sorprendentemente in una recessione tecnica. Per
l'intero anno si dovrebbe registrare ancora un leggero aumento.
La flessione congiunturale ha indotto però il governo
a una immediata modifica dei suoi progetti fiscali. L'aumento
dell'imposta sul valore aggiunto dall'8% al 10%, previsto
per il mese di ottobre del prossimo anno, è stato posticipato
ad aprile 2017. Pertanto, la difficile situazione delle finanze
pubbliche è ritornata in primo piano. Oltre alla quota del
debito più alta (il 230% del PIL), secondo l'OCSE il Giappone
mostra infatti anche il deficit di bilancio più elevato (-8.4%
del PIL) di tutti i paesi industrializzati. L'aumento dell'IVA dal
5% all'8%, introdotto ad aprile, ha migliorato leggermente
la situazione finanziaria rispetto all'anno precedente. Tuttavia,
poiché nel 2013 nell'ambito dell'«Abenomics» la spesa
pubblica è stata nettamente aumentata, oggi il deficit è
come sempre più elevato rispetto a quello del 2009. Tra i
paesi nei quali dopo la crisi finanziaria la situazione del bilancio
era drasticamente peggiorata, il Giappone è l'unico paese,
in cui finora non c'è stata neppure una minima riduzione
del deficit.
Con lo spostamento dell'aumento fiscale, ora l'obiettivo del
governo di raggiungere un pareggio di bilancio entro il 2020
è diventato ancora più difficile. Nel complesso, anche la
previsione sulla situazione del debito rimane quindi negativa,
poiché le condizioni per una diminuzione della quota del
debito continuano a non essere rispettate. In primo luogo la
politica finanziaria non è sufficientemente restrittiva. I previsti
deficit di bilancio costringeranno il Giappone anche nei
prossimi anni a un elevato nuovo indebitamento. E in secondo
luogo, la crescita economica è troppo bassa per poter
tenere il passo con i debiti. Perfino senza un nuovo indebitamento,
una stabilizzazione della quota del debito sarebbe
difficile: per raggiungere questo obiettivo la crescita nominale
dovrebbe essere più elevata dell'addebito degli interessi.
In Giappone, la crescita rimane però sempre inferiore al
tasso nominale
La situazione si presenta migliore negli Stati Uniti, dove negli
ultimi anni il forte deficit accumulato nel 2008 e nel 2009 è
rapidamente diminuito. Di recente, il Ministero del commercio
ha comunicato che il deficit di bilancio 2014 ammonta
solo al 2.8% della produzione annuale. Pertanto, in cinque
anni il deficit è diminuito di sette punti percentuali, il che è
quasi paragonabile alle rigorose misure di risparmio della
Spagna, del Portogallo e dell'Irlanda (vedi grafico nelle Prospettive
settimanali della scorsa settimana). Inoltre, dal 2010
la crescita nominale è di nuovo costantemente superiore alla
remunerazione del debito pubblico (vedi grafico). E secondo
l'indipendente Autorità di bilancio del Congresso questa
situazione dovrebbe rimanere invariata anche nei prossimi
anni. L'Autorità di bilancio parte dalle ipotesi, secondo noi
plausibili, che la remunerazione media del debito pubblico
aumenterà solo gradualmente e che la crescita nominale
rimarrà al 4% circa. A differenza del Giappone ultimamente
la quota del debito non è quasi aumentata. Secondo l'FMI,
già il prossimo anno questa quota dovrebbe diminuire leggermente
(dal 106% al 105%).
A nostro parere, l'attuale andamento negli Stati Uniti mostra
che in linea di massima le condizioni per una riduzione del
debito esistono. I due modi tradizionali di ridurre i debiti,
ossia crescita e politica finanziaria restrittiva, dovrebbero
rimanere uno scenario realistico anche in futuro. Diversa è la
situazione in Giappone. La politica monetaria e fiscale
espansiva non genera alcun effetto significativo e non è
stata in grado di aumentare la crescita in modo duraturo. Il
rapido invecchiamento della popolazione ha un effetto deflazionistico,
incidendo quindi anche sulla crescita nominale.
E senza una positiva dinamica di crescita diventa ancora più
difficile ottenere durature eccedenze di bilancio. Attualmente,
la tradizionale propensione al risparmio degli investitori
nazionali determina tassi bassi. Il debito pubblico fuori controllo
– negli ultimi sei anni la quota del debito è aumentata
di quasi 60 punti percentuali – dovrebbe tuttavia determinare
a lungo termine un aumento dei rendimenti obbligazionari
con conseguente ulteriore peggioramento del bilancio. Se
la pressione diventa troppo forte, alla fine il Giappone dovrebbe
tentare di tenere sotto controllo la situazione con
tagli del debito. Per ottenere questo risultato la Banca centrale
giapponese potrebbe quindi per esempio ammortizzare
i crediti accumulati nel frattempo nei confronti del Ministero
delle Finanze.

 
rally.....

Rally di fine anno
[FONT=Frutiger Next Com,Frutiger Next Com][FONT=Frutiger Next Com,Frutiger Next Com] L'umore nelle borse è attualmente abbastanza impreve-dibile. L'unica costante è che ci si concentra al cento per cento sulla politica monetaria. Nel frattempo in Europa viene data più importanza alle parole del presidente della BCE che ai dati congiunturali o aziendali. Per i mercati finanziari è chiaro che l'anno prossimo la BCE probabil-mente comprerà anche titoli di stato, dopo che aveva considerato questa scelta soltanto come ulteriore possibi-lità del Quantitative Easing. Ora deve soltanto aumentare la fiducia che la congiuntura negli Stati Uniti sia abba-stanza robusta da incassare i primi aumenti dei tassi, quando questi arriveranno verso la metà del 2015. A quel punto i mercati statunitensi e lo SMI potranno continuare la loro corsa ai record, poiché i mercati si sono nel frat-tempo rassegnati alla debole congiuntura europea. Lo SMI si trova ora davanti a ostacoli notevoli e il valore dell'indice di 10'000 punti risulta ambizioso ma non più irrealistico, non solo perché per gli operatori di borsa una cifra tonda del genere esercita una particolare forza di attrazione. In ogni caso il rally di fine anno si è fatto avanti presto nel 2014. A metà ottobre ha avuto inizio l'assalto alla cima e a novembre i corsi hanno segnato nuovi record. Che il mercato ora prenda fiato non sareb-be una sorpresa.
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[/FONT] Nel 2015 potrà andare ancora meglio?
[FONT=Frutiger Next Com,Frutiger Next Com][FONT=Frutiger Next Com,Frutiger Next Com] È chiaro che nelle valutazioni odierne è scontato un futu-ro roseo. Dopo che i mercati si sono dimostrati robusti nei confronti delle faglie geopolitiche e a livello globale e che le attese congiunturali sono diventa-te moderate, i mercati nel 2015 non saranno disposti a tante concessioni come nel 2014 e terranno d'occhio molto criticamente la sostenibilità delle valutazioni. Tutti sanno, infatti, che le azioni nel frattempo si sono apprez-zate e che i corsi attuali sono giustificati soltanto se le imprese realizzeranno nuovi utili record. Puntare sul fatto
che questo riesca alle imprese svizzere poco più di tre anni dopo l'introduzione della soglia minima del tasso di cambio rispetto all'euro è una scommessa incerta. Essa può avere successo solo se l'Europa effettivamente uscirà dal pantano. Infatti, anche se la nostra industria d'espor-tazione non è più tanto dipendente dall'Europa come nelle decadi precedenti, rimane sempre il partner più importante della Svizzera. La formula è molto semplice: Solo se l'Europa si rimetterà in piedi, potranno incremen-tare gli utili. Le opportunità a tal fine sono ancora intat-te, ma vi dovranno essere poche interferenze. La Spagna non deve perdere il recente slancio, la Germania nem-meno e la Francia è meglio che non si immerga in una recessione tecnica, l'Italia deve uscire dalla stagnazione e la Grecia e il Portogallo non devono vacillare. Questo è quello che sperano gli operatori di borsa per il 2015.
;) m

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buon weeee....


La BCE dovrebbe intervenire nuovamente solo nel 1° trimestre 2015
[FONT=Wingdings,Wingdings][FONT=Wingdings,Wingdings][/FONT][/FONT]La crescita statunitense rimane robusta
[FONT=Wingdings,Wingdings][FONT=Wingdings,Wingdings][/FONT][/FONT]Focus: Competizione sul mercato petrolifero
[FONT=Frutiger Next Com,Frutiger Next Com][FONT=Frutiger Next Com,Frutiger Next Com] Anche se la Banca centrale statunitense non acquista più titoli di stato, ultimamente a livello globale la politica monetaria è diventata complessivamente più espansiva. Dopo l'aumento degli acquisti di titoli da parte della Bank of Japan alla fine di ottobre, la scorsa settimana la Banca centrale cinese ha dimi-nuito sorprendentemente i tassi di riferimento per la prima volta dopo due anni. Ha quindi reagito al rallentamento con-giunturale degli ultimi mesi. A causa degli esuberi di capacità nell'economia e dell'elevato indebitamento delle imprese un certo rallentamento della crescita dei crediti era auspicato, ma il raffreddamento è stato più forte del previsto. Con la corre-zione sul mercato immobiliare per il governo diventa sempre più difficile raggiungere il suo obiettivo di crescita. Prevediamo quindi che nei prossimi mesi saranno adottate ulteriori misure espansive, per esempio una riduzione dei requisiti di riserva minimi richiesti alle banche.
Negli ultimi mesi, anche nell'Eurozona la politica monetaria è diventata ancora più espansiva. Nei suoi ultimi discorsi, il Pre-sidente della BCE, Mario Draghi, ha confermato che un'ulterio-re diminuzione delle aspettative inflazionistiche dovrebbe determinare altre misure non convenzionali. Negli ultimi gior-ni, i mercati azionari hanno ricevuto da questi commenti un ulteriore slancio e i tassi a lungo termine dei titoli di stato europei sono scesi a nuovi minimi record. In Spagna, per esempio, il rendimento è sceso sotto il livello del 2%. Durante la riunione di dicembre di giovedì prossimo, la BCE rivedrà con ogni probabilità ulteriormente al ribasso le sue previsioni tri-mestrali sull'inflazione. Ciononostante questa volta ancora non dovrebbero essere prese decisioni concrete. Gli acquisti di ABS sono appena iniziati e il secondo tender a lungo termine mira-to (TLTRO) sarà effettuato l'11 dicembre. Questa settimana, anche parecchi altri membri del Comitato esecutivo della BCE hanno infatti sottolineato di non voler agire affrettatamente. Si dovrebbe prima analizzare l'effetto degli strumenti già deci-si. Questo non sarebbe possibile entro dicembre, ma solo nel 1° trimestre 2015.
Negli Stati Uniti, invece, gli attuali dati congiunturali segnalano sempre un primo aumento dei tassi verso la metà del 2015
Infatti, la forte crescita del PIL nel 3° trimestre è stata corretta sorprendentemente al rialzo. Nel complesso, dopo una dina-mica estremamente forte degli ultimi due trimestri la crescita dovrebbe rallentare leggermente, il che si manifesta già per esempio nell'incertezza degli ordini in entrata nell'industria. Prevediamo tuttavia, che l'espansione rimarrà sempre robusta. Ciò si dovrebbe riflettere nei dati della prossima settimana. Per i nuovi posti di lavoro creati si prevede un forte aumento e noi rispetto alla stima dei consensi vediamo leggeri rischi rialzisti: il mese scorso, la componente occupazionale dell'indice dei responsabili degli acquisti per il settore terziario è salita a un livello straordinariamente elevato. E in passato questo era un buon segnale per forti aumenti dell'occupazione. L'indice ISM per l'industria manifatturiera dovrebbe diminuire leggermente, poiché ultimamente i dati significativi dell'industria non hanno registrato un andamento così forte come indicato dalla fiducia quasi euforica delle imprese. Quest'indice dovrebbe però ri-manere sempre a un livello elevato. Sul fronte dei prezzi, ora per la prima volta da tanto tempo anche un sondaggio con-dotto tra i consumatori mostra aspettative inflazionistiche molto più basse. A nostro parere, le aspettative sui prezzi dovrebbero tuttavia stabilizzarsi presto, supportate dall'infla-zione di base che ultimamente è aumentata e anche nei pros-simi mesi dovrebbe registrare in linea di massima una tenden-za rialzista.
Per i dati del PIL svizzero nel 3° trimestre della prossima setti-mana, rispetto al trimestre precedente prevediamo un aumen-to dello 0.2% circa (1.3% rispetto al trimestre dell'anno pre-cedente). I dati dell'Eurozona non fanno prevedere alcuna accelerazione della congiuntura. Anche i dati già pubblicati sulla produzione industriale nel 3° trimestre indicano un risul-tato relativamente modesto. Nel periodo in rassegna, la pro-duzione nei settori farmaceutico e autovetture è stata sor-prendentemente molto negativa rispetto all'anno precedente.
Inoltre, saranno pubblicati anche i dati di novembre relativi alle riserve valutarie della BNS. Oltre ai movimenti dei prezzi di mercato, questa volta anche leggeri interventi sul mercato delle divise dovrebbero svolgere un ruolo importante. Ciò è rilevabile anche dai dati settimanali sugli averi in conto giro delle banche commerciali presso la BNS. Nel complesso il cambio EUR/CHF ha potuto riprendersi un po' negli ultimi giorni. Con 1.2020 circa rimane comunque vicino al limite minimo
m:mumble:

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Con il recente crollo del prezzo del petrolio, la previsione​
sull'inflazione per il prossimo anno dovrebbe addirittura​
essere rivista di nuovo al ribasso. La prossima settimana,​
l'effetto frenante del prezzo del petrolio si farà notare anche​
nei dati dell'inflazione per novembre. Il forte risultato del PIL​
per il terzo trimestre di +0.6% qoq ha confermato che il​
consumo rimane un sostegno affidabile per la congiuntura​
svizzera (maggiori dettagli a pagina 2). Ciò dovrebbe riflettersi​
nelle prossime pubblicazioni dei fatturati della vendita al​
dettaglio e del tasso di disoccupazione.​
Anche negli Stati Uniti il consumo privato è il fattore trainante​
della ripresa congiunturale. Questo è stato confermato​
nell'attuale «Beige Book», un sondaggio tra i contatti economici​
della Fed. La pressione sui prezzi e sui salari viene nel​
frattempo valutata sempre come complessivamente moderata.​
Con una persistente ripresa sul mercato del lavoro le​
prospettive rimangono positive, anche se la federazione​
delle vendite al dettaglio all'inizio delle vendite di Natale ha​
accennato a un calo dei fatturati rispetto all'anno precedente.​
Contemporaneamente la situazione nell'industria continua​
a essere ottimistica, supportata dall'indice ISM per l'industria​
manifatturiera, di nuovo molto forte, all'inizio della​
settimana, con un livello di 58.7.​
Questi valori, l'Eurozona li può tutt'ora solo sognare. Il​
Composite PMI per novembre è sceso a 51.1, il che alla fine​
dell'anno segnala solo una crescita molto moderata. Importanti​
componenti del sondaggio, anzitutto le previsioni tedesche​
Ifo sulle esportazioni, segnalano nel frattempo con​
prudenza un'inversione di tendenza alla fine dell'anno. Questo​
non è però sufficiente a ridurre le preoccupazioni dei​
funzionari della BCE. Durante l'ultima riunione della BCE del​
2014, Mario Draghi, come previsto, non ha annunciato ancora​
altre misure. Ma i rischi che si debbano intensificare le​
misure sono aumentati. La BCE vuole attendere fino all'inizio​
del 2015 in primo luogo per poter valutare meglio quale​
effetto hanno le misure già adottate e in secondo luogo per​
vedere se il crollo del prezzo del petrolio, abbinato alle deboli​
prospettive di crescita, farà scendere ulteriormente le​
aspettative inflazionistiche a medio termine.​
Finora, nell'ambito del programma di acquisti della BCE per​
obbligazioni coperte sono stati acquistati solo 17.8 miliardi​
di Covered Bonds e 0.37 miliardi di Asset-Backed Securities​
(ABS). La prossima settimana è previsto il secondo tender​
mirato a lungo termine (TLTRO), durante il quale le banche​
possono chiedere in prestito liquidità per quattro anni a un​
tasso d'interesse fisso dello 0.15% soltanto. Il deludente​
utilizzo del primo tender a settembre di EUR 82.6 miliardi​
potrebbe essere stato distorto al ribasso dal fatto che le​
banche volevano attendere i risultati dello stress test prima​
dell'introduzione dell'Unione bancaria all'inizio di novembre.​
Per il secondo tender si prevede un volume di EUR 170 miliardi.​
Poiché le banche tuttavia contemporaneamente stanno​
rimborsando fondi da precedenti operazioni a lungo​
termine, tramite questo strumento difficilmente la BCE otterrà​
un forte aumento del suo bilancio. Per ottenere un aumento​
del bilancio di EUR 1 bilione non più solo «atteso» ma​
«voluto», la BCE deve probabilmente concentrarsi maggiormente​
sugli acquisti diretti di obbligazioni. Poiché fino alla​
fine dell'anno non vediamo neppure segnali sufficientemente​
forti per un'inversione delle aspettative inflazionistiche,​
nel complesso un aumento degli acquisti di obbligazioni nel​
T1 2015 sembra senz'altro probabile.​
:)m
 
Dopo il rally azionario delle ultime settimane, negli ultimi giorni l'avversione al rischio sui mercati finanziari globali è di nuovo aumentata leggermente. Un motivo è il sorprendente annuncio del governo greco di anticipare alla prossima set-timana le elezioni presidenziali. Con l'attuale distribuzione dei seggi esiste però il forte rischio che l'elezione non rag-giunga la necessaria maggioranza del 60% e che quindi il parlamento debba essere rieletto. La coalizione di governo possiede solo una maggioranza di misura. I sondaggi di opinione segnalano già da molto tempo un chiaro vantaggio del partito d'opposizione di sinistra Syriza che non condivide la politica di consolidamento del governo e in passato ha richiesto un ulteriore taglio del debito. Ultimamente Syriza si era espressa con toni molto più moderati. L'incertezza politi-ca rimane comunque elevata. I mercati azionari e obbliga-zionari della Grecia hanno reagito con forti perdite di corso. Martedì, la borsa azionaria di Atene ha registrato la maggio-re perdita giornaliera dal 1987. E i tassi a lungo termine sono aumentati in due giorni dal 7% all'8.4%.
Anche in Cina si sono registrate forti oscillazioni sul mercato azionario. L'annuncio di requisiti più severi per i titoli utiliz-zabili per operazioni pronti contro termine ha fatto di nuovo presente agli attori del mercato che nel settore finanziario cinese esistono alcuni rischi. Dopo il fortissimo aumento dei prezzi delle abitazioni, negli ultimi anni è enormemente au-mentato per esempio anche l'indebitamento delle aziende. Questa settimana, l'indice azionario Shanghai Composite è crollato per un breve periodo dopo un rally nel corso dell'ul-timo mese. Si è però ripreso rapidamente: i nuovi dati sull'in-flazione hanno confermato una pressione sui prezzi ulte-riormente in calo. Questo ha risvegliato nuovamente le spe-ranze in una nuova riduzione dei tassi da parte della Banca centrale cinese.
Anche negli Stati Uniti, dopo i forti guadagni delle ultime settimane i mercati azionari sono scesi di nuovo leggermen-te. Non prevediamo tuttavia che questo avrà un effetto sulla prossima riunione della Banca centrale statunitense. La Fed procederà ancora con cautela per non generare forti reazioni del mercato. Soprattutto il recente ulteriore aumento dell'occupazione sul mercato del lavoro statunitense segnala tuttavia una modifica della «Forward Guidance». L'attuale formulazione che i tassi rimarranno ancora per molto tempo sullo zero sarà probabilmente sostituita. Tuttavia, Janet Yel-len metterà in chiaro contemporaneamente che un aumento dei tassi non è imminente. Continuiamo a prevedere il primo aumento dei tassi a metà 2015. Il prezzo del petrolio ancora nettamente diminuito nelle ultime due settimane ha spinto ancora verso il basso le aspettative inflazionistiche statuni-tensi derivanti dai prezzi del mercato. Le aspettative rilevate dai sondaggi tra i consumatori sono tuttavia ancora ampia-mente stabili. E il calo dei prezzi della benzina potrebbe addi-rittura dare impulso all'inflazione di base a causa del cre-scente potere d'acquisto dei consumatori nei prossimi mesi. Come hanno mostrato i robusti fatturati della vendita al dettaglio per novembre, i minori prezzi della benzina stimo-lano la propensione all'acquisto dei consumatori. Assieme all'andamento congiunturale già solido, questo dovrebbe determinare presto una crescente pressione sui prezzi per l'inflazione di base.
Nell'Eurozona, la probabilità per un nuovo aumento degli acquisti di obbligazioni nel nuovo anno è aumentata ancora. Questa settimana, con un'assegnazione di appena EUR 130 miliardi il secondo tender mirato a lungo termine (TLTRO) è rimasto nettamente dietro alle aspettative del mercato, co-me già avvenuto a settembre per il primo tender. Nonostan-te le condizioni di interesse molto vantaggiose dello 0.15% per 4 anni, durante le prime due date di assegnazione sono stati richiesti complessivamente solo poco più della metà del valore massimo di EUR 400 miliardi circa. Poiché inoltre le banche restituiscono fondi di precedenti operazioni di rifi-nanziamento, il risultato non è affatto sufficiente per accele-rare il programmato aumento del bilancio di EUR 1 bilione. Per questo la BCE deve acquistare attivamente obbligazioni in misura maggiore. Inoltre, per l'Eurozona all'inizio del 2015 si delinea un'inflazione ancora minore. Il crollo del prezzo del petrolio dovrebbe far scendere il tasso annuale addirittura nell'area di deflazione, ben lontano dall'obiettivo inflazioni-stico della Banca centrale

m:)
 
Auguri a tutti e prosperita'

BUON ANNO E NATALE.:up:


La BNS introduce i tassi negativi
[FONT=Wingdings,Wingdings][FONT=Wingdings,Wingdings][/FONT][/FONT]La Fed si avvicina prudentemente all'aumento dei tassi
[FONT=Wingdings,Wingdings][FONT=Wingdings,Wingdings][/FONT][/FONT]Focus: nessun ulteriore calo dei tassi nonostante gli acquisti di obbligazioni da parte della BCE
[FONT=Frutiger Next Com,Frutiger Next Com][FONT=Frutiger Next Com,Frutiger Next Com] Anche questa settimana i mercati si sono mostrati sempre volatili, non da ultimo a causa del crollo del rublo russo. Le sanzioni e il calo del prezzo del petrolio colpiscono duramen-te l'economia russa e hanno ulteriormente accelerato la fuga dei capitali. Nel frattempo, perfino la Banca centrale russa prevede una forte recessione per il 2015.
Sebbene negli ultimi giorni ci siano stati tra l'altro anche dati positivi sulla fiducia delle imprese nell'Eurozona, la forte incertezza ha fatto di nuovo scivolare il cambio EUR/CHF vicino alla soglia minima del tasso di cambio. Come già av-venuto a metà novembre, questo ha probabilmente deter-minato interventi sul mercato delle divise da parte della BNS. Per evitare un ulteriore fortissimo aumento delle riserve valu-tarie, giovedì la Banca nazionale ha deciso ulteriori misure. Dal 22 gennaio, per depositi a vista delle banche presso la BNS è previsto un tasso negativo di -0.25%. Inoltre, il corri-doio target per il tasso Libor CHF a 3 mesi viene diminuito ed esteso da -0.75% a +0.25%. Pertanto, i tassi d'interesse del mercato monetario dovrebbero scendere nel settore negati-vo e l'attrattiva degli investimenti in franchi dovrebbe ridursi. La BNS ha sottolineato che continuerà a imporre il corso minimo con estrema determinazione e che, all'occorrenza, acquisterà illimitatamente divise e adotterà ulteriori misure.
L'interesse penale della BNS è superiore a quello (-0.2%) della BCE. A causa di quote più elevate esenti da imposte, l'onere del settore bancario all'attuale livello dei depositi a vista è tuttavia limitato. Infatti, le banche nazionali, che de-tengono la maggior parte dei depositi a vista interessati, devono pagare tassi negativi solo se superano di 20 volte la loro riserva obbligatoria minima. Attualmente, i loro averi superano mediamente di 22 volte il requisito di riserva mini-ma. Convertito, ciò significa tassi penali per le banche svizze-re di ben CHF 60 milioni su base annua. Mentre il trasferi-mento già consueto dei costi ai clienti bancari istituzionali dovrebbe essere rivisto al rialzo, per i normali clienti con conti di risparmio non dovrebbe esserci alcun effetto diretto – tanto più che un tasso negativo sui loro conti giro deter-minerebbe fortissimi prelevamenti di contante. Nel comples-so, l'introduzione del tasso negativo «light» è un chiaro se-gnale agli operatori di mercato che gli afflussi verso i porti sicuri oltre l'attuale livello diventerebbero nettamente più costosi. L'annuncio del tasso negativo non ha pertanto de-terminato un forte balzo dell'EUR/CHF, ma dovrebbe aiutare leggermente la futura difesa del limite minimo.
Contrariamente alle ulteriori misure delle banche centrali in Europa, l'ultima riunione dell'anno del FOMC ha confermato che la Banca centrale statunitense si sta ulteriormente avvi-cinando al primo aumento dei tassi nonostante le turbolenze sui mercati. La previsione sull'inflazione per il 2015 è stata rivista nettamente al ribasso a causa del prezzo del petrolio. Janet Yellen ha però più volte sottolineato che i prezzi sono frenati da effetti temporanei. E quanto al momento concre-to, la Fed non vuole più aspettare ancora «molto tempo», ma procedere «pazientemente». A nostro parare, la modifica linguistica conferma che l'aumento dei tassi non si farà aspettare troppo, se le prospettive di crescita e d'inflazione non peggioreranno notevolmente contrariamente alle attese. La nuova formulazione era stata utilizzata dalla Fed già nel 2004. Cinque mesi dopo è seguito poi il primo aumento dei tassi. Questa volta prevediamo uno scenario simile, poiché i segnali congiunturali sono sempre robusti. Ciò si dovrebbe riflettere anche nelle prossime pubblicazioni dei dati fino alla fine dell'anno. Nel complesso il calendario dei dati tra le festività è però molto scarso.
Nel focus vi sarà ancora l'ulteriore svolgimento dell'elezione presidenziale in Grecia. Mercoledì, durante la prima tornata elettorale con 160 voti il candidato del governo, Stavros Dimas, non ha raggiunto la necessaria maggioranza di due terzi. Nella terza tornata elettorale del 29 sarebbe sufficiente un a maggioranza del
60% o 180 voti. Per un successo è necessario quindi convincere ancora un notevole numero di politici dell'opposizione. Questo non è impossibi-le, poiché l'opinione pubblica non è favorevole alle nuove elezioni. Il rischio di un fallimento e di elezioni parlamentari anticipate all'inizio del 2015 è tuttavia elevato.

m:mumble:
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ma... continuo...serviranno....???????


Il prezzo del petrolio continua a frenare le prospettive​
di inflazione​
Le elezioni in Grecia aumentano l'incertezza

Focus: Mercato delle divise ancora in balia della tempesta

Dopo la volatilità di fine anno, i mercati finanziari sono stati​
soggetti a notevoli oscillazioni anche nei primi giorni del​
2015. Fra l'altro il prezzo del petrolio ha registrato un ulteriore​
notevole calo. Il Brent viene quotato a un livello solo di​
poco superiore a 50 USD / barile rispetto ai 111 USD / barile​
di sei mesi fa. I tassi d'inflazione in Svizzera e nell'Eurozona​
pertanto sono scivolati nel settore negativo già a fine anno.​
Anche i dati sull'inflazione per gli USA che saranno resi noti​
la settimana prossima, dovrebbero registrare un notevole​
calo. Negli Stati Uniti l'effetto è maggiore a causa della minore​
tassazione sui carburanti, con corrispondente impulso​
positivo per l'importante consumo privato. Questo supporta​
anche la già robusta ripresa congiunturale. La bassa pressione​
inflazionistica non richiede tuttavia nel contempo una più​
rapida normalizzazione degli interessi da parte della Fed.​
Sebbene il calo dei prezzi delle materie prime rafforzi in misura​
sensibile anche il potere d'acquisto dei consumatori​
europei, e costituisca pertanto un benvenuto programma​
congiunturale, le aspettative di mercato a medio termine per​
l'inflazione nell'Eurozona sono scese, con il dispiacere della​
BCE, a un nuovo minimo record. Questo ha aumentato ulteriormente​
le possibilità che i banchieri centrali annuncino​
ulteriori acquisti obbligazionari già alla prossima riunione del​
22 gennaio. Dopo che nell'ultimo comunicato stampa del​
2014 della BCE si affermava ancora che la BCE stava portando​
avanti la preparazione tecnica per ulteriori misure per​
poterle attuare tempestivamente in caso di necessità, Mario​
Draghi alla fine della scorsa settimana si è espresso in modo​
più deciso in un'intervista giornalistica: il Consiglio della BCE​
ha ordinato la preparazione di misure concrete. In questo​
contesto è significativa anche la pubblicazione prevista per la​
settimana prossima di un parere della Corte di giustizia europea​
sul programma OMT (Outright Monetary Transactions)​
della BCE. In passato le sue sentenze sono state principalmente​
a favore della BCE. Pertanto non si attende un atteggiamento​
di sostanziale rifiuto nei confronti del programma​
OMT, che prevede peraltro acquisti di titoli di stato per singoli​
paesi in connessione con un programma di consolidamento​
ufficiale. Nel frattempo questo programma non è più​
al centro dell'attenzione. La Corte potrebbe tuttavia segnalare​
determinati limiti per un programma «generale​
» di acquisti

di titoli di stato per prevenire la fattispecie proibita del​
finanziamento monetario degli stati membri da parte della​
BCE.​
In Grecia le elezioni del 29 dicembre di un nuovo presidente​
sono fallite alla terza e ultima tornata. Inoltre, il 25 gennaio​
si terranno le elezioni anticipate del parlamento. I sondaggi​
di opinione danno sempre vincente il partito della sinistra​
Syriza, che in passato ha ripetutamente richiesto un secondo​
taglio del debito. Il rendimento dei titoli di stato greci a dieci​
anni nel frattempo ha nuovamente raggiunto la soglia del​
10%, percentuale quasi raddoppiata rispetto a settembre.​
Contrariamente allo sviluppo prima del taglio del debito della​
Grecia nel 2012, di recente tuttavia non vi è stato alcun​
effetto di contagio per gli altri paesi dell'Eurozona interessati​
dalla crisi del debito. I loro interessi, in attesa degli acquisti​
dei titoli di stato da parte della BCE, sono addirittura ulteriormente​
calati. Nel frattempo le banche degli altri paesi​
dell'Eurozona hanno notevolmente ridotto i loro crediti nei​
confronti dei beneficiari del credito greci. E il meccanismo di​
salvataggio (MES) è pronto per iniezioni di liquidità stabilizzanti.​
Complessivamente la possibile uscita del «caso speciale​
» Grecia ha perso il suo potere intimidatorio per i mercati,​
anche se le conseguenze di questo scenario non sono prevedibili,​
soprattutto in relazione ai rapporti di maggioranza​
politici in altri paesi soggetti alla crisi del debito per le prossime​
elezioni. Perfino la politica tedesca non esclude più la​
possibilità di un'uscita. Confermiamo tuttavia il nostro scenario​
di base che prevede una soluzione di compromesso su un​
ulteriore aiuto da parte della Troika con il nuovo governo​
greco dopo intense trattative, non ultimo in virtù del fatto​
che i creditori pubblici vantano crediti ormai già al di sopra​
degli EUR 250 miliardi. Sino ad allora la situazione sui mercati​
dovrebbe restare irrequieta, il che, come già negli ultimi​
giorni, può portare a ulteriori interventi della BNS a difesa​
del corso minimo​
:mumble::mumble::mumble::mumble::mumble:
m​
 
capire ..se ci azzeccano...

buon w.....

BCE pronta ad acquistare titoli di stato

Scivolone dei dati congiunturali statunitensi

Focus: la BNS sospende il corso minimo

Dopo tre anni, giovedì la BNS ha sospeso del tutto inaspettatamente​
la soglia minima del tasso di cambio di 1.20 rispetto​
all'euro. Maggiori informazioni al riguardo nel Focus di questa​
settimana a pagina 2.​
Dopo la decisione non prevista della Banca nazionale, giovedì​
prossimo è in programma la prima riunione periodica di​
politica monetaria della BCE, secondo il nuovo ritmo di 6​
settimane. E ultimamente è aumentata di molto la probabilità​
che i banchieri centrali già alla fine di gennaio annuncino​
acquisti di titoli di stato. Gli argomenti a favore di un'attesa​
più lunga sono stati relativizzati questa settimana dal membro​
del Direttorio, Benoît Coeuré che ha sottolineato che le​
elezioni parlamentari che si terranno in Grecia tre giorni più​
tardi non influenzano la decisione. Questo è comprensibile​
non da ultimo poiché sia la formazione del governo sia le​
successive trattative con i creditori richiederanno un periodo​
più lungo. Coeuré ha evidenziato anche che l'effetto del​
prezzo del petrolio sulla tendenza inflazionistica a medio​
termine è incerto, a causa della flessione straordinariamente​
forte. Il crollo del prezzo del petrolio non è terminato neppure​
questa settimana. A differenza dell'effetto positivo sul​
potere d'acquisto dei consumatori, esiste il rischio di una​
perdita di fiducia della popolazione per quanto riguarda​
l'obiettivo inflazionistico della BCE. A questo riguardo è anche​
preoccupante il fatto che le aspettative inflazionistiche​
sui mercati tendano continuamente verso il basso. Dalle​
ultime misure decise dalla BCE, le aspettative inflazionistiche​
a cinque anni, preferite dalla Banca centrale, sono scese​
ulteriormente a un nuovo minimo dell'1.5%. Ultimamente, i​
dati congiunturali per l'Eurozona sono stati di nuovo leggermente​
migliori, ma finora segnalano solo una ripresa​
molto moderata. Questo non è ancora sufficiente a ridurre le​
preoccupazioni della BCE. La prossima settimana è prevista a​
questo riguardo la prossima serie degli indici provvisori dei​
responsabili degli acquisti per l'Eurozona.​
Alla fine Coeuré ha confermato l'ampia fase finale dei dettagli​
tecnici per ulteriori acquisti di obbligazioni. Il 22 gennaio​
la BCE sarebbe pronta a prendere una decisione. Questa​
settimana, anche la valutazione dell'Avvocato generale della​
Corte di giustizia dell'Unione europea sulla legalità del programma​
OMT (Outright Monetary Transactions) non ha​
creato ostacoli alla BCE per un programma di titoli di stato.​
A causa della sua competenza ed esclusiva responsabilità nel​
settore della politica monetaria, alla BCE viene assegnato un​
ulteriore margine discrezionale. Affinché gli interventi rimangano​
compatibili con il divieto del finanziamento monetario,​
l'Avvocato generale richiede «solo» un adeguato periodo di​
attesa da parte della BCE prima dell'acquisto sul mercato​
secondario di titoli di stato appena emessi, questo per consentire​
la formazione di un prezzo di mercato. Neppure una​
limitazione del volume degli acquisti viene richiesta. Anche​
se la decisione definitiva della Corte è prevista solo in estate,​
da questo lato non esistono quindi restrizioni per la BCE.​
Venerdì scorso, negli Stati Uniti i dati sul mercato del lavoro​
hanno mostrato un quadro disomogeneo. Con +252.000, il​
dato dei nuovi posti di lavoro è stato di nuovo soddisfacente.​
Per contro, i salari orari medi sono diminuiti dello 0.2% per​
la prima volta da molto tempo rispetto al mese precedente.​
Attualmente, l'indicatore continua a non mostrare un'accelerazione​
della crescita dei salari, che è il fattore importante​
per la Fed per quanto riguarda la normalizzazione dei tassi.​
Tuttavia, altri indicatori del salario mostrano ultimamente un​
certo aumento della pressione salariale. A nostro avviso,​
anche i deludenti fatturati della vendita al dettaglio di questa​
settimana non sono motivo di preoccupazione. Una correzione​
dei dati volatili dopo la forte performance nei mesi​
precedenti non è insolita. Fondamentalmente le prospettive​
per il consumo privato negli Stati Uniti rimangono molto​
positive. Inoltre, l'ottimistica fiducia dei consumatori riceve​
attualmente un forte vento favorevole dal crollo dei prezzi​
dell'energia. Nel complesso, sulla base delle recenti pubblicazioni​
non vediamo ancora alcun motivo per cui la Banca​
centrale statunitense debba modificare la sua stima. Anche i​
dati del mercato immobiliare sempre moderati, previsti per la​
prossima settimana, non dovrebbero provocare alcun cambiamento.​
Inoltre, martedì sono previsti i dati sul PIL cinese​
per il 4° trimestre 2014. Questi dati dovrebbero confermare​
un indebolimento della crescita sempre controllato.​

:mumble: m
 
Se posso contribuisco anch'io con qualcosa che trovato online! Non sembra male



LIVELLI TECNICI GIORNALIERI


EUR/USD Intraday: sotto pressione

Pivot: 1.168 La nostra preferenza: Posizioni brevi sotto 1.168 con target @ 1.154 & 1.1515 in estensione

Scenario alternativo: Sopra 1.168 punta ad un ulteriore rialzo con un target 1.172 & 1.1755 .

Commento: Finchè la resistenza a 1.168 non è superata, il rischio di rottura sotto i 1.154 rimane alto.




GBP/USD Intraday: la chiave di resistenza a 1.5165.

Pivot: 1.5165 La nostra preferenza: Posizioni brevi sotto 1.5165 con target @ 1.5075 & 1.5055 in estensione.

Scenario alternativo: Sopra 1.5165 punta ad un ulteriore rialzo con un target 1.52 & 1.524.

Commento: Il potenziale alto sarà probabilmente limitato dalla resistenza a 1.5165.




Petrolio (NYMEX) (H5) Intraday: pregiudizi di rialzo sopra 46.35.

Pivot: 46.35 La nostra preferenza: Posizioni lunghe sopra 46.35 con target @ 48.25 & 49.2 in estensione.

Scenario alternativo : Sotto i 46.35 punta per un ulteriore ribasso con un target 45.6 & 44.75.

Commento: Il RSI è misto.




Argento Intraday: pregiudizi di rialzo sopra 17.85.

Pivot: 17.85 La nostra preferenza: Posizioni lunghe sopra 17.85 con target @ 18.5 & 18.75 in estensione.

Scenario alternativo : Sotto i 17.85 punta per un ulteriore ribasso con un target 17.57 & 17.2.

Commento: Il RSI è misto.




Oro Intraday: pregiudizi di rialzo sopra 1284.

Pivot: 1284 La nostra preferenza: Posizioni lunghe sopra 1284 con target @ 1310 & 1317 in estensione.

Scenario alternativo : Sotto i 1284 punta per un ulteriore ribasso con un target 1271.8 & 1264.

Commento: Una base di supporto a 1.284 ha formato e ha consentito una stabilizzazione temporanea.





Dow Jones (CBT) (H5) Intraday: supportato da una linea di tendenza al rialzo.

Pivot: 17325 La nostra preferenza: Posizioni lunghe sopra 17325 con target @ 17730 & 17850 in estensione.

Scenario alternativo : Sotto i 17325 punta per un ulteriore ribasso con un target 17170 & 17125 .

Commento: La RSI è sopra la sua area neutrale al 50%.
 

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