Sul terrorismo (2 lettori)

Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.

patt

Forumer storico
mappamondo




Conflitti in corso

Iraq, Afghanistan, Palestina: sono i fronti di guerra che tutti conosciamo. Ma nel mondo, a uccidere sono soprattutto i conflitti dimenticati, quelli ignorati dalle televisioni e dai giornali


Il mondo è in guerra.
Mai, dalla fine della seconda guerra mondiale, lo è stato come oggi.
In Israele e Palestina la spirale di attentati e ritorsioni prosegue senza fine. In Iraq la resistenza islamica sta facendo rivivere agli statunitensi un nuovo Vietnam. In Afghanistan, i Taliban si sono riorganizzati e stanno conducendo una guerriglia sempre più minacciosa, mentre i signori della guerra locali continuano a combattersi fra loro.

In tutti i Paesi arabi, dal Marocco all’Arabia Saudita, dall’Algeria allo Yemen, ora anche in Turchia, gli integralisti islamici combattono contro governi ritenuti troppo moderati e filo-occidentali, usando l'arma che hanno a disposizione: il terrore.

Del terrorismo islamico e della 'guerra globale', veniamo informati tutti i giorni, anche se spesso in modo propagandistico e parziale.

Ma nessuno parla delle altre decine di conflitti che si combattono nelle periferie più povere del villaggio globale, là dove gli obiettivi dell’informazione globalizzata non vanno a guardare.

In Cecenia, in Indonesia, nelle Filippine, in Nepal, in India, in Kashmir, nello Sri Lanka, in Uganda, in Burundi, in Sudan, in Somalia, in Costa d’Avorio, in Congo, oggi si combattono guerre che durano da anni e che hanno provocato centinaia di migliaia di morti, milioni di profughi, mutilati, orfani e vedove.

PeaceReporter vuole spezzare il silenzio che avvolge queste guerre dimenticate e raccontare quelle 'da prima pagina' con un’ottica diversa, che non parte dalla politica, ma dal punto di vista di chi vive la guerra sulla propria pelle.

Un proverbio africano dice: “Quando gli elefanti combattono, sono i fili d’erba a soffrire”.
Per PeaceReporter i fili d’erba che soffrono sono tutti uguali, e noi cercheremo di raccontarli tutti.


Enrico Piovesana



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patt

Forumer storico
Non si conosce l'identità dell'uomo, dall'apparente età di 50 anni
I suoi aguzzini gli parlano in inglese e lo chiamano "agente della Cia"
RaiNews, trasmesso video con
decapitazione di un occidentale



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Un fotogramma del video
trasmesso da RaiNews24

ROMA - L'emittente RaiNews24 ha trasmesso un video, trovato su internet, che documenta la decapitazione di un uomo, probabilmente occidentale. Non è nota la nazionalità dell'uomo, dall'apparente età di 50 anni, ma i suoi carcerieri gli si rivolgono in arabo e lo definiscono "agente della Cia".

Nel video l'uomo, che veste abiti civili, viene sottoposto a un processo sommario. L'uomo appare seduto e legato su una sedia mentre viene circondato da uomini con il volto coperto che gli chiedono di aprire gli occhi e di guardare. La camera va a stringere sul cartellino di riconoscimento in cui appare scritta la parola "Visitor".

In seguito, viene portato in un cortile. Qui
l'uomo rimane solo per alcuni istanti di fronte a un muro, poi dietro di lui appare un gruppo di uomini armati, con il capo avvolto in kefiah rosse. Uno di loro mostra una copia del corano e legge un testo che si conclude con l'invocazione "Dio è grande". Quindi, una persona completamente di nero, alle spalle dell'ostaggio, lo decapita con alcuni colpi di spada. Il capo della vittima, staccata di netto, rotola a terra.

Il video è stato trovato dalla redazione internet di RaiNews24, in collaborazione con la redazione araba di RaiMed, su "un sito internet dove spesso vengono pubblicati messaggi di rivendicazione di gruppi terroristici operanti in Iraq. Il video è stato pubblicato in uno spazio web acquistato in Giappone".


(26 settembre 2004)
 

franci

Forumer storico
Fool ha scritto:
franci ha scritto:
Le stesse persiane che ho chiuso al G8 di Genova 2001

La stessa sensazione e voglia che ho avuto , metre ci incendiavano le macchine, cercavano di saltare sui nostri cancelli.
Coi passamontagne neri
La polizia li caricava.
C'era una gran puzza dappertutto
...
I carabinieri arginavano...
Nelle case, avevamo paura..
Gente incappucciata...

Da quel giorno è tutto cambiato


com'è misera la vita negli abusi di potere...
No,Fool, adesso BASTA
 

patt

Forumer storico
L'impero americano
contro i sunniti
di EUGENIO SCALFARI




Molti ne rapiscono, sigle diverse e diverse modalità. Qualcuno lo liberano senza specifiche motivazioni, si direbbe per puro capriccio della sorte; è perfino accaduto che tra gli ostaggi restituiti a libertà ce ne fossero alcuni di identica nazionalità e di identica professione di quelli ammazzati. La maggior parte li uccidono; fino a poche settimane fa bastava il colpo di pistola alla nuca, ma adesso il più delle volte si pratica la pugnalata alla carotide e la decapitazione.

Sarà il sacrificio rituale per propiziare il dio nascosto (un dio assai simile al demonio, se si compiace di queste orribili liturgie) ma non cessa di essere il ripugnante sbocco d'un ragionamento politico di chi, non potendo vincere una guerra contro la più grande potenza militare del mondo, ha come solo possibile obiettivo quello di provocare il caos rendendo così impraticabile il campo di battaglia.

Al di là dell'analisi sui vari gruppi terroristici o più semplicemente resistenziali, al di là dei comunicati, dei video, delle bande di assassini e dei gruppi guerriglieri, al di là perfino delle diverse appartenenze religiose, è chiaro che produrre il caos sul terreno è lo scopo comune di tutti quelli che puntano a mettere in fuga l'Invincibile Armata dei nostri tempi. Se mai ottenessero questo risultato, e soltanto dopo averlo ottenuto, le strategie delle varie fazioni tornerebbero a distinguersi. Ma oggi ne sono affratellati dall'odio contro l'America e contro l'Occidente, contro chiunque collabori a recuperare in Iraq un minimo di normalità: la Croce rossa e l'ospedale italiano di Bagdad soccorrono gli ammalati? Le nostre due Simone organizzavano scuole per bambini iracheni? Baldoni era un giornalista pacifista che voleva documentare la situazione oggettiva senza indulgenze e senza infingimenti né per gli uni né per gli altri? I camionisti turchi e i tecnici anglo-americani lavoravano nei trasporti, nelle imprese di costruzione e in quelle di manutenzione degli oleodotti? Quanto basta per ucciderli perché tutti in vario modo pensavano che l'Iraq dovesse diventare un paese normale e addirittura si comportavano come se già lo fosse, mentre l'Iraq non è e non dev'essere un paese normale almeno fino a quando ci saranno truppe d'occupazione sul suo territorio.


Dopo si vedrà perché dopo le strade di quelli che oggi sono nemici dell'America si divideranno. Quindi il caos, l'insicurezza, il terrore reale e quello mediatico e virtuale, la molteplicità delle bande e dei capi, la loro reciproca rivalità, il nemico comune. E dove è possibile, anche il controllo del territorio.

In questo buco nero, in questo pozzo di disperazione sono scomparse le nostre due Simone, vittime speriamo recuperabili vive e sane di un orrore infinitamente più grande della loro grande e coraggiosa generosità.

* * *

Non è vero che tutto l'Iraq sia nel caos. Bush e il premier "iracheno", la cui precaria autorità è legata a doppio filo con quella del presidente Usa, dicono che tutto va per il meglio. Affermazione inverosimile e platealmente smentita dai fatti nonché dai giudizi degli stessi comandanti militari americani che operano sul terreno. Ma è certamente vero che ampie porzioni di territorio sono tranquille e che le popolazioni ivi residenti tranquillamente attendono alle loro normali occupazioni. Perfino a Bagdad: in una metropoli che misura un diametro di cinquanta chilometri scoppiano un paio di bombe al giorno e si verificano un paio di scontri di guerriglia e tre o quattro rapimenti: troppo per una capitale normale, troppo poco per parlare di insorgenza e di perdita di controllo del territorio.

Perfino a Sadr City, il sobborgo pezzente di due milioni e mezzo di abitanti, si riesce a vivere con relativa normalità, così riferiscono cronisti e testimoni oculari. Lì più che i terroristi sono presenti e attivi i mujahiddin sciiti di Moqtada Al Sadr.

L'Iraq sciita del sud-ovest e del nord-est non partecipa alle insorgenze del triangolo sunnita né al ribellismo di Moqtada. Aspetta. Anche a Bassora aspetta. Seguendo le indicazioni della suprema autorità religiosa, Al Sistani, vuole le elezioni per stabilire legalmente la propria egemonia in tutto il paese. E vuole la permanenza delle truppe americane fino a quando quell'egemonia non sarà consolidata e la polizia e l'esercito nazionale non saranno in grado di garantire l'ordine pubblico. "Vaste programme" avrebbe detto il generale De Gaulle.

Quanto tempo ci vorrà? I militari americani sono concordi nel dire: almeno quattro anni. Ma la maggioranza sciita che segue l'ayatollah Sistani vuole un governo che la rappresenti e vuole anche che le truppe americane comincino a ritirarsi subito dopo le elezioni del prossimo gennaio.

Il primo ministro iracheno, Allawi, prima di ritornare in patria ha incontrato Rumsfeld al Pentagono ed è rimasto a colloquio con lui per quasi due ore. Subito dopo il segretario alla Difesa ha fatto una dichiarazione che è parsa in contraddizione con quanto Bush e Allawi avevano detto il giorno prima. "Tutto va per il meglio" avevano detto. E Rumsfeld: "Le elezioni si faranno a gennaio probabilmente non su tutto il territorio ma soltanto sui due terzi o sui tre quarti di esso. È sufficiente. Dopo di che - ha aggiunto il capo del Pentagono - potremo cominciare il ritiro graduale delle truppe".

Un bluff? Il segnale d'un contrasto all'interno dell'amministrazione? Non direi. È possibile invece che dopo le elezioni presidenziali del 2 novembre Bush - se le vincerà - autorizzi l'invio di altri 15-20 mila soldati con la motivazione di farne rientrare altrettanti per normale avvicendamento. È possibile che l'avvicendamento avvenga tre mesi dopo e che nel frattempo l'Armata così rinforzata scateni l'assalto finale contro le città del triangolo sunnita. Al termine del quale, invece che l'avvicendamento di 20 mila effettivi, ne torneranno in Usa 40 mila e ne resteranno comunque in Iraq più di centomila, sperando che nel frattempo polizia e Guardia nazionale irachena abbiano fatto qualche progresso in quantità e qualità.

Perché Rumsfeld parla di elezioni su due terzi o tre quarti del territorio e li giudica sufficienti?
Evidentemente ha in mente la dislocazione dei sunniti e del grosso degli sciiti non ribelli. Esclude il voto nel triangolo di Falluja e in alcuni quartieri della capitale, ed ecco quel quarto di territorio e di popolazione che non voterà. Se a Falluja, a Ramadi e nelle altre città sunnite si aggiunge Sadr City, le zone guerrigliere della capitale, la regione centrale che dagli acquitrini va alle città sante di Najaf e Kerbala, la regione dove nacque Saddam attorno a Tikrit, siamo alla grossa tra i cinque e i sei milioni di persone.

Dunque, mal che vada, voteranno gli sciiti di Sistani e sarà loro compito di governare il paese e di trattare con i sunniti, ridotti alla ragione dai carri armati e dagli aerei dell'Invincibile Armata.

Se questo è il piano non ci sarà per fortuna quella sorta di rotta e quasi di fuga americana che alcuni attenti osservatori prevedono. Non ci sarà niente di tutto ciò e neppure, ovviamente, l'esportazione della democrazia in Iraq, bensì la sostituzione d'un potere sciita al potere sunnita dei tempi di Saddam Hussein.

E il terrorismo? Il terrorismo continuerà, anche se la normalizzazione irachena potrà attutirne per un certo tempo l'aggressività. Perché questa sciagurata guerra, come giustamente ripete (e tardivamente) Kerry, non è stata contro il terrorismo, ma contro Saddam Hussein, e il terrorismo ne ha tratto finora profitti e non sconfitte.

* * *

Molto naturalmente dipende da come si chiuderà la spinosa questione dell'offensiva contro Falluja e le altre città del triangolo. Perché non sarà una liquidazione facile. I terroristi legati ad al Qaeda giocheranno una partita senza esclusione di colpi. Secondo le più attendibili informazioni hanno concentrato in quella zona a dir poco un centinaio di kamikaze e ne potranno reclutare altrettanti se l'attacco, come è probabile, farà carneficina sulla popolazione civile come già si sta verificando da settimane nelle puntate di assaggio.

E se poi la carneficina dovesse trasformarsi nella distruzione totale della città, le ripercussioni sulla stessa popolazione sciita potrebbero essere incontrollabili, tenendo conto anche della presenza dei guerriglieri di Moqtada nei sobborghi della capitale.

Infine altre due incognite niente affatto trascurabili: il timore degli ayatollah di Teheran per un Iraq controllato in modo duraturo dagli Stati Uniti e l'ossessione storica dei wahabiti dell'Arabia Saudita di fronte alla prospettiva d'un Golfo dominato dagli sciiti.
L'egemonia sciita a Bagdad può essere destabilizzante a Riyad e perfino in Egitto e può radicalizzare la posizione dell'Iran e della Siria.

Nei prossimi tre mesi dunque si gioca una partita estremamente rischiosa. Potrebbe diminuire il rischio se cambiasse l'inquilino della Casa Bianca?

* * *

A quest'ultima domanda è molto difficile rispondere. I dati sul terreno sono quelli che sono e Kerry non può cambiarli. Può modificare la tonalità della musica ma non le note già scritte nella partitura. Può bastare una tonalità meno arrogante per modificare la situazione sul terreno? Temo di no. Può ottenere Kerry che vengano a dar manforte in Iraq truppe francesi e tedesche? Sicuramente no. Può entrare a Falluja agitando rami d'ulivo? Mi sembra da escludere.

Ma c'è un'altra osservazione da fare: a meno d'un miracolo la maggioranza degli elettori americani il 2 novembre riconfermerà Bush pur essendo convinta che Bush ha commesso gravi errori dichiarando la guerra e compromettendo la pace. I sondaggi di questi giorni confermano questa sorta di schizofrenia del popolo americano: dà torto a Bush ma vota per lui. Bisogna domandarsene il perché.

Credo dipenda dalla trasformazione della democrazia americana in una democrazia imperiale. Avvenne qualche cosa di analogo nell'antica Roma repubblicana: dopo la distruzione di Cartagine, sulle cui rovine si dice che Scipione pianse, la repubblica imboccò la via dell'impero e di lì a settant'anni il Senatus Populusque fu mandato in soffitta.

Le analogie sono arbitrarie, le situazioni sono profondamente diverse e non confrontabili, ma resta che i cittadini d'una moderna democrazia imperiale hanno una scala di valori che non è più quella dei padri fondatori di Philadelphia e a maggior ragione non è più quella delle altre nazioni dell'Occidente.

Una democrazia imperiale vede anzitutto il bene comune dell'impero perché quello è il punto di vista dal quale guarda l'evoluzione dei fatti.

Una democrazia imperiale si arroga un potere legittimante: i governi amici sono legittimati come democratici anche se non lo sono. Tutto il Maghreb dall'Egitto al Marocco si regge su regimi assai poco democratici. Idem l'Arabia e gli Emirati. Ma sono amici. Così è stato ed in gran parte è tuttora nell'America centrale e meridionale.

La democrazia imperiale salvaguarda i diritti dei suoi cittadini, ma non quelli degli altri paesi. Infatti l'altra America, quella non imperiale, può protestare e testimoniare la propria verità in piena libertà affermando e sostenendo tesi che in altre parti dell'area imperiale sono tacciate di tradimento, viltà morale e punite con la discriminazione.

Un'altra America esiste e ne registriamo tutti i giorni la combattiva presenza come pure l'identità dei valori con i nostri valori occidentali, ma temo che la forza degli interessi e dei fatti non stia dalla sua parte.

Quando un impero prende coscienza di esistere è improbabile che possa e voglia tornare indietro; quando si varca un Rubicone il dado è gettato.
Perciò credo che Bush vincerà. Non sarà un bene né per l'Europa e neppure per l'America. Ma questa sarà un'altra storia e la vedranno i figli e i nipoti.


(26 settembre 2004)
 

patt

Forumer storico
patatino ha scritto:
11:45 Sito web, "Ucciso ostaggio britannico"
Nel sito internet "alaezah.com" la formazione "Tawhid Wal Jihad" legata ad Al Zarqawi annuncia l'esecuzione dell'ostaggio britannico Kenneth Bigley e il rapimento di sette soldati, anch'essi britannici. Il messaggio annuncia anche la prossima diffusione di un video. Diversamente dal solito, il comunicato è firmato con un nome, quello di "Fahd Abdel Ezzi". Non è possibile confermare l'attendibilità dell'informazione.



21:29 Paul Bigley: "Mi hanno informato che mio fratello è vivo" "Ho ricevuto l'informazione che Ken è vivo": lo ha dichiarato stasera a Brighton, in Gran Bretagna, Paul Bigley, fratello dell' ostaggio Kenneth Bigley, sequestrato in Iraq dal gruppo di Abu Musab Al Zarqawi.
 

Reverse

Under Jolly Roger
Nato-Europa, i decapitati
Situazione bloccata, c’è il veto dei francesi: ma lo scandalo va gridato



Nato e Unione europea non hanno più la testa, sono decapitati. Le diplomazie, già pigre di loro, e gli apparati decisionali politico-militari sono bloccati dal permamente veto francese. Qualche istruttore di polizia che serve a salvare la faccia la Nato ce lo mette, anche per non far vedere troppo in chiaro la sua decapitazione, ma niente truppe a protezione delle elezioni, dei diritti dell’uomo in Iraq. Niente, almeno per ora, perché non importa che l’Onu abbia chiesto di dare una mano anche sul piano militare, non importa il fatto che tutti sanno quanto sarebbe importante un impegno unito dell’occidente, oltre le divisioni del passato, per una legittima missione di peace keeping, non importa che su questo siano uniti perfino i duellanti americani, Bush e Kerry. Gente seria ha firmato, il vicepremier italiano e il nostro ministro della Difesa hanno firmato per la Nato in Iraq, ma niente si può muovere se le burocrazie sono pietrificate dalla volontà politica proterva dei francesi, dal loro nihilismo diplomatico che già molte teste è costato all’occidente e al popolo di Baghdad. Prodi, che si dice kerrista, si defila da una faccenda che “non è di sua competenza”, né come presidente terminale della Commissione di Bruxelles né come capo designato (e giustamente vacillante) dell’opposizione in Italia. I ds sono tentati, Rutelli è tentato, hanno dato segnali, si sono raccolte firme indicative nel giro di D’Alema, tra i politici cattolici. Ma niente da fare.
Noi continueremo con cocciutaggine a fare il nostro sporco lavoro, a credere che l’Iraq non è il personale Armageddon di un cowboy, ma una questione essenziale, una battaglia decisiva nella lotta aperta contro di noi dall’islamismo radicale e dal suo terrorismo decapitatore. Tra una fiaccolata e l’altra, tra un umanitarismo peloso e l’altro, noi continueremo a camminare su una strada giusta, politicamente opportuna, realista, legittima e possibile. I pigri d’animo facciano la loro parte, noi cercheremo di fare la nostra. E facciamo appello alle persone che sanno, che capiscono, che leggono, che guardano senza orgogli e pregiudizi luciferini a quel che avviene in Iraq, affinché si facciano sentire, scuotano la morta gora dell’informazione, si muovano. In Iraq e nella lotta contro il partito armato islamico si parla di noi. Come ha scritto Guillaume Faye, “prima viene il sabato, poi la domenica”. Prima la festa degli ebrei, poi la nostra. E l’impressione è che sia già domenica.

(25/09/2004)

Fonte: www.ilfoglio.it
 

christiano

Forumer attivo
Quando si è di fronte ad una valanga che frana bisognerebbe prenderene atto e riconoscere di aver sbagliato.
Gli US avevano tutto l'interesse ad intervenire in IRAQ per salvaguardare l'OIL supply visto che non si fidano più molto dei sauditi. Vista la qualità governanti US hanno pensato bene di scatenare lì il finimondo ed i risultati sono che hanno dato un pretesto antioccidentale alle masse islamiche (perfino a quelle scite). Per uscire dal guado, a mio avviso, hanno ragione i francesi. Bisogna deporre l'ascia di guerra e tornare sul tavolo. Ormai la popolazione irachena è completamente ostile ed il governo fantoccio non è riconosciuto. Una nazione islamica non è l'Europa del 45 che si può sistemare con un pò di dollari. Oltretutto quella del 45 è stata una guerra giusta, quella con Saddam è stata una guerra "utile". A chi poi? Probabilmente, vista la lobby da cui proviene il texano, solo ai produttori di petrolio!
 

zappolaterra

Forumer storico
christiano ha scritto:
Quando si è di fronte ad una valanga che frana bisognerebbe prenderene atto e riconoscere di aver sbagliato.
Gli US avevano tutto l'interesse ad intervenire in IRAQ per salvaguardare l'OIL supply visto che non si fidano più molto dei sauditi. Vista la qualità governanti US hanno pensato bene di scatenare lì il finimondo ed i risultati sono che hanno dato un pretesto antioccidentale alle masse islamiche (perfino a quelle scite). Per uscire dal guado, a mio avviso, hanno ragione i francesi. Bisogna deporre l'ascia di guerra e tornare sul tavolo. Ormai la popolazione irachena è completamente ostile ed il governo fantoccio non è riconosciuto. Una nazione islamica non è l'Europa del 45 che si può sistemare con un pò di dollari. Oltretutto quella del 45 è stata una guerra giusta, quella con Saddam è stata una guerra "utile". A chi poi? Probabilmente, vista la lobby da cui proviene il texano, solo ai produttori di petrolio!
:) grazie del contributo chiarificatore,christiano :)
 

Fool

Forumer storico
io sono contrario alla violenza tout court, a tutti i livelli, in ogni situazione.
uisco quindi genova all'iraq, per sottolineare come violenza di stato chiama violenza di popolo...


G8: DIAZ; PM CHIEDE GIUDIZIO PER 28 POLIZIOTTI (ANSA) - GENOVA, 27 SET -
Per la sanguinosa irruzione della polizia nella scuola Diaz, avvenuta il
21 luglio del 2001 durante il G8, i pubblici ministeri Enrico Zucca e
Francesco Cardone Albini hanno chiesto il rinvio a giudizio di 28
poliziotti, tra dirigenti, capisquadra e agenti. La richiesta e' stata
fatta stamani al termine della requisitoria del pubblico ministero
Cardona Albini che ha anche depositato i numerosi filmati provenienti da
varie fonti, anche amatoriali. La scorsa udienza i pubblici ministeri
avevano depositato una lunga memoria di 261 pagine con le motivazioni
dei vari capi d' accusa. I poliziotti sono infatti imputati di falso,
calunnia e lesioni gravi
. Intanto nella prossima udienza del 2 ottobre
cominceranno gli interrogatori di alcuni imputati su richiesta dei
difensori tra cui l' ex vice questore della Digos di Genova, Carlo Di
Sarro e quattro capisquadra. (ANSA). MTT/TST 27-SET-04 11:37 NNN
 

fabri69

Forumer storico
christiano ha scritto:
Quando si è di fronte ad una valanga che frana bisognerebbe prenderene atto e riconoscere di aver sbagliato.
Gli US avevano tutto l'interesse ad intervenire in IRAQ per salvaguardare l'OIL supply visto che non si fidano più molto dei sauditi. Vista la qualità governanti US hanno pensato bene di scatenare lì il finimondo ed i risultati sono che hanno dato un pretesto antioccidentale alle masse islamiche (perfino a quelle scite). Per uscire dal guado, a mio avviso, hanno ragione i francesi. Bisogna deporre l'ascia di guerra e tornare sul tavolo. Ormai la popolazione irachena è completamente ostile ed il governo fantoccio non è riconosciuto. Una nazione islamica non è l'Europa del 45 che si può sistemare con un pò di dollari. Oltretutto quella del 45 è stata una guerra giusta, quella con Saddam è stata una guerra "utile". A chi poi? Probabilmente, vista la lobby da cui proviene il texano, solo ai produttori di petrolio!

Ottima(e sintetica)analisi.

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Stato
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