Sul terrorismo (1 Viewer)

Stato
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gipa69

collegio dei patafisici
27 Sep 2004 16:37 PUNTO 1- Per intelligence bin Laden è ancora vivo - Musharraf
(aggiunge commenti di Musharraf)

L'AIA, 27 settembre (Reuters) - Il presidente pakistano Pervez Musharraf ha detto oggi che secondo quanto emerso da interrogatori e da risultati dell'intelligence tecnologica, Osama bin Laden è ancora vivo.

"Le prove sono gli interrogatori di persone che abbiamo arrestato, ma anche prove di natura tecnologica", ha detto Musharraf ai giornalisti in Olanda che gli hanno fatto domande sulla sorte di Bin Laden.

Musharraf è stato citato dalla Cnn mentre diceva, all'inizio del mese, di essere "ragionevolmente sicuro" che bin Laden fosse ancora vivo.

"Abbiamo un servizio di intelligence capillare. C'è un'intelligence che compete agli uomini, mentre le prove (ci vengono) dall'intelligence tecnologica e dalla sorveglianza aerea. Tutto ciò messo assieme, fornisce un quadro (generale) dell'intelligence", ha detto Musharraf, cui sono state rivolte domande su bin Laden.

Dove si trovi ora il leader di al Qaeda rimane ancora un mistero, ha detto.


"Non so dove sia. Spero di saperlo".

Musharraf è sopravvissuto a due tentativi di assassinio lo scorso anno di cui sono stati accusati militanti legati ad al Qaeda.
 

zappolaterra

Forumer storico
"Esteri - Corriere della sera

27 set 15:37 Afghanistan: per vertici militari Usa nel paese non vi sono leader di Al Qaeda


KABUL - Si nasconderebbero in Pakistan e non in Afghanistan, Osama bin Laden e il suo vice Ayman al-Zawahri. A sostenerlo e' il comandante delle forze della coalizione internazionale in territorio afghano, il generale David Barno. Il rappresentante del comando Usa, ha precisato che nessuna figura di spicco di "al Qadea" e' stata catturata o uccisa in Afghanistan dal 2002. (Agr) "

e tutti i poveri disgraziati civili che sono morti sotto i bombardamenti e le azioni di rastrellamento dal 2002 ad oggi?.....

mi sembra di stare a guardare un film col governatore della california....
solo danni collaterali.....
:rolleyes: :rolleyes:
 

zappolaterra

Forumer storico
questo esempio ci mancava:
"Gerusalemme, 20:13
Rissa tra ortodossi e francescani in Basilica Santo Sepolcro

E' dovuta intervenire la polizia per sedare un focolaio di rissa tra francescani e monaci greco ortodossi all'interno della Casa del Santo Sepolcro nella Città Vecchia di Gerusalemme. Un gruppo di monaci greco-ortodossi guidato dal patriarca Ireneos è penetrato nella Basilica del Santo Sepolcro, il santuario più sacro della cristianità, per celebrare una processione in occasione della festa dell'Esaltazione della Croce. Davanti alla Cappella di Maria Maddalena, riservata alla chiesa cattolica in base al regime legale dello 'status quo' che regola la presenza delle varie confessioni cristiane in seno alla Basilica, ma di cui i greco-ortodossi rivendicano l'utilizzo, è avvenuto l'incidente: i monaci hanno cercato di allontanare i frati francescani presenti e secondo fonti religiose ne è nata una piccola rissa sedata da agenti della polizia israeliana, responsabili della sicurezza nella Città Vecchia.

e adesso ci siamo quasi in cima alla torre di babele.
:eek: :rolleyes: :(
 

zappolaterra

Forumer storico
e per confermare .....: :eek: :rolleyes:

"La risposta di Parigi all'idea di Bush di svolgere il summit
prima delle presidenziali americane del 2 novembre
La Francia detta le condizioni
per la conferenza sull'Iraq
Tre i punti: affrontare la questione del ritiro delle truppe,
apertura anche alle forze della guerriglia ed egida Onu


Il ministro degli Esteri
francese Michel Barnier

PARIGI - Sì a una conferenza internazionale sull'Iraq, ma a condizioni molto precise: l'impegno ad affrontare la questione del ritiro delle truppe straniere; l'apertura a tutte le forze politiche del paese, "compreso un certo numero di gruppi o di persone che hanno scelto la resistenza armata"; lo svolgersi a New York, sotto egida Onu. Sono questi, i tre punti che la Francia ha posto oggi, per assecondare il progetto di George W. Bush. Il presidente americano,tramite il segretario di stato Colin Powell, aveva - a sorpresa - espresso il desiderio di organizzare la conferenza sull'Iraq, già prima delle elezioni Usa del 2 novembre.

In un'intervista ai microfoni della radio France Inter, il ministro degli Esteri francese Michel Barnier ha indicato stamattina che la questione del ritiro delle forze della coalizione "dovrà figurare nell'ordine del giorno se si vuole che la conferenza internazionale avvenga". "Questa questione - ha proseguito - è d'altronde già posta dalla situazione di caos, di insicurezza generalizzata. Un caos che rischia di destabilizzare, di investire tutta la regione".

Mai prima d'ora la Francia - capofila indiscussa del fronte anti-guerra - era stata così esplicita sull'opportunità di un dibattito sul ritiro dei 160 mila soldati stranieri dispiegati in Iraq. Per uscire dall'attuale "buco nero" e spezzare "la spirale della violenza e del terrore", per Parigi esiste un'unica strada percorribile: ci vogliono "negoziati e un processo politico", con l'obiettivo di un vero e totale recupero di sovranità da parte degli iracheni. Ecco dunque la necessità di invitare alla conferenza internazionale tutte le forze politiche sul campo, senza esclusioni, cooptando quindi anche quelle impegnate nella "resistenza armata".


"L'importante - ha detto Barnier - non è sapere se la conferenza si terrà prima o dopo le elezioni presidenziali americane ma come far sì che abbia successo, come renderla utile".

E a differenza dell'amministrazione Bush, che pensa al Cairo o ad Amman, la Francia ha proposto invece New York come teatro della conferenza internazionale, e chiede che le Nazioni Unite se ne facciano pieno carico.
"Siamo - ha spiegato ancora Barnier - in un processo inquadrato da una risoluzione dell'Onu, la 1546. Bisogna quindi attenersi a quella cornice".

La Francia (invitata a doppio titolo, come paese del G8 e come membro permanente del Consiglio di sicurezza dell'Onu) è intervenuta con molta grinta sul problema della conferenza internazionale sull'Iraq perché ha lanciato per prima l'idea nell'autunno del 2003, a braccetto con un altro paese-chiave del "fronte della pace", e cioè la Russia. Ma sembra davvero difficile che gli Stati Uniti accettino le sue condizioni.


(27 settembre 2004)

adesso anche il primo ministro francese raffarin, ed il suo governo conservatore.....parlano di resistenza armata ..... che dovrebbe partecipare alla formazione del governo che nascerà da libere elezioni.
 

zappolaterra

Forumer storico
ma allawi e bush.... non hanno detto che era tutto a posto e si sono pure baciati........?
:eek: :eek:
"Parigi, 21:17
Iraq, re Abdallah: impossibili elezioni regolari nel 2005

"Mi sembra impossibile organizzare in Iraq elezioni ineccepibili nel caos che vediamo oggi. Solo se la situazione migliorasse si potrebbero organizzare le elezioni secondo il programma (gennaio 2005, ndr)". Lo ha detto re Abdallah di Giordania in un'intervista al quotidiano parigino Le Figaro, in uscita domani, in concomitanza con una breve visita di lavoro a Parigi. "Se le elezioni si svolgessero nel disordine attuale - ha aggiunto il sovrano -il partito meglio organizzato sarebbe quello degli estremisti, ed il risultato elettorale rispecchierebbe questo vantaggio". Nelle prossime ore re Abdallah sarà in visita di Stato in Italia."

ricordo che re abdallah, re di giordania, è l'unico personaggio politico mediorientale di spicco che si è esposto pubblicamente a f/ delle 2 nostre simone.
 

Reverse

Under Jolly Roger
Qualcuno provi ad entrare in banca con il burqa... di MICHELE BRAMBILLA
direttore Provincia di Como Caro direttore, ho letto su Libero la brillantissima fantacronaca di Alessandro Gnocchi, che descrive un'Italia governata dalla Repubblica Islamica. Mi complimento con l'autore. Ma ho paura (...) che abbia messo due righe di troppo:quelle in cui scrive che, per conquistare il potere, i fondamentalisti si serviranno «anche» di un'atomica sporca. Temo che non ve ne sarà bisogno. Temo che saremo noi ad arrenderci prima ancora che il “nemico” ci attacchi. È un timore chemi viene confermato dal modo in cui il sempre più folto mondo del politically correct sta reagendo a una vicenda che ha per teatro un piccolo paese della provincia di Como, Drezzo, ma che ormai è diventata un caso nazionale, e perfino internazionale, visto che se ne sono occupati anche il Times e Al Jazeera. La riassumo in poche battute: a Drezzo vive una donna, Sabrina Varroni, 34 anni, che da quando si è sposata con un marocchino si è convertita all'Islam e circola con il burqa, che la copre integralmente. Il sindaco di Drezzo, Cristian Tolettini, l'ha fatta multare dal vigile perché in Italia ben due leggi - una del 1931 e una del 1975 - vietano a tutti di circolare completamente travisati. È una elementare norma di sicurezza. Forse qualcuno potrà non condividerla: ma, ripeto, la legge è quella, e la legge dovrebbe essere uguale per tutti. Eppure, che cosa è successo? Siccome il sindaco Tolettini è leghista, tutti i politici e gli intellettuali perbene hanno detto che è la solita sparata di «quelli là». E naturalmente ci si è stracciati le vesti perché il sindaco in questione ha motivato le sue multe facendo riferimento alla legge del 1931, cioè a «una legge fascista»:pecca - to che quella legge “fascista” del 1931 è stata invocata dal sindaco proprio perché prevede solo un'ammenda, mentre la legge democratica e re p u bbl i c a n a del 1975, che pure avrebbe potuto essere applicata, prevede addirittura l'arresto.



È corretto, non si può andare in giro "mascherati" in modo da essere praticamente irriconoscibili. Norma elementare di pubblica sicurezza.
 

Reverse

Under Jolly Roger
Caro Bertinotti, devi tornare a fare l’estremista di FRANCESCO COSSIGA
Caro Bertinotti, sempre più drammatica a mio avviso si fa la sorte di Simona Pari e di Simona Torretta. Non importa chi le abbia rapite: la "resistenza irachena", sunnita filo- Saddam, sunnita anti-Saddam, sciita nazionale o sciita filo-iraniana, oppure movimenti della “rinascenza islamica”. Sia la “resistenza” che i movimenti non possono, militarmente parlando e da un punto di vista di brutale realismo, combattere la loro “guerra” se non con i mezzi del “piccolo contro il grande” e convenzionalmente debole contro il convenzionalmente forte, e cioè con le armi del terrorismo, che per essere efficaci non possono non avere nella loro panoplia l'uccisione e la crudeltà. E chi ha sequestrato e tiene prigioniere le due Simone ha dimostrato di saper gestire bene gli strumenti del terrorismo con una crudele e ripetuta minaccia di morte e un uso sapiente dei media. Obiettivi? Uno formale e apparentemente principale, ma forse solo mediatico: il ritiro delle unità militari italiane dall'Iraq; il secondario, ma forse l'effettivo:sf iancare la resistenza psicologica della classe politica e della gente comune e dividere ancora di più il popolo e la classe politica italiane.
 

zappolaterra

Forumer storico
ESTERI



Tano D'Amico racconta la storia di una sua foto che rappresenta
una bimba che poi si sarebbe fatta esplodere a Gerusalemme
"La bambina diventata kamikaze"
di ANDREA DI NICOLA
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Ayat Akhras (Foto di Tano D'Amico)

ROMA - Quattro anni di seconda Intifada, migliaia di morti da una parte e dall'altra. Bambini, adolescenti, ragazzi dei campi profughi palestinesi o giovani israeliani colpiti nella loro quotidianità dai devastanti attacchi dei kamikaze. Una di loro, Ayat al Akras, si fece esplodere all'ingresso di un supermercato a Gerusalemme uccidendo anche una ragazza israeliana, Rachel Levy, la cui colpa era di entrare in quello stesso luogo insieme con la coetanea che sarebbe diventata la sua assassina. Quella ragazza palestinese era stata fotografata dodici anni prima da Tano D'Amico, ancora bimbetta, viso imbronciato, capelli in disordine, "un volto che racconta un luogo e un'epoca" come dice il fotoreporter.

Tano D'Amico, come nasce quella foto?
"Ero nel campo profughi di Deshaise, sotto Betlemme, erano i primi anni Novanta, in piena prima Intifada. Ho passato con quei bimbi un pomeriggio e mi hanno raccontato di non aver mai visto Betlemme o Gerusalemme e nemmeno il mare. Mi fecero impressione".

Perché?
"La vita per loro era correre in mezzo al fango d'inverno, nella polvere d'estate, per scappare da giovani indivisa che gli passavano con gli scarponi sulle manine se solo facevano il segno della vittoria e se continuavano li prendevano e poi li abbandonavano in campagna o al buio in gabbie per cani".

Come le erano sembrati quei bambini?
"Pieni di vita, Ayat poi mi dava retta, voleva raccontare si vede dagli occhi. Per un fotografo i bambini sono più attenti alla vita, anche alla vita che gli è tolta".


Poi ha visto la bimba trasformata in kamikaze...
"Ho visto le immagini in tv ma non volevo vedere. Meno male, ho pensato, non sarò mai sicuro che è lei. Poi quando sono tornato a Betlemme il collega giornalista che mi aveva accompagnato la prima volta voleva parlarmi di Ayat, io cercavo in tutti i modi di non farmi dire quella cosa. Alla fine lui mi disse: 'Ricordi quella bambina?' Ricordavo, per me era impossibile dimenticare".

A quel punto non poteva chiudere gli occhi...
"Continuavo a dirmi 'lei no, lei no'. Ci sono persone che ti sono epidermicamente care ed ho continuato a sperare che potesse essere qualcun altro. Ho coltivato la speranza che fosse un'altra anche quando ho incontrato il padre e la madre di Ayat, speravo mi dicessero: 'Non era la nostra bambina...'".

Durante la seconda Intifada è tornato in quei luoghi?
"Si ci sono stato e penso di tornarci presto e devo dire che nella prima Intifada c'erano dovunque grandi speranze, nella seconda no e questo si rispecchia nella vita e nella morte della bambina".


(27 settembre 2004)
 

zappolaterra

Forumer storico
13:29 Ciampi, "Combattere terrorismo con determinazione"
Il terrorismo "va combattutto ovunque con determinazione". Lo ha detto il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, al termine dell'incontro con il presidente del Pakistan, Pervez Musharraf. La lotta contro questo "flagello" si svolge anche "rimuovendo i fattori che lo alimentano come l'emarginazione, la miseria, l'oppressione. Senza di essi qualunque fanatismo e fondamentalismo perderà vigore". "L'Islam è una cultura antica e raffinata - ha aggiunto il Capo dello Stato -, ha diffuso nei secoli messaggi di tolleranza e di civiltà. Conosce il significato positivo della convivenza. Apprezza la voce della saggezza. Il dialogo tra Occidente e Islam non ha alternative".
 

patt

Forumer storico
Beslan ...un mese dopo...

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I terroristi hanno i volti neri. Sono grandi, incombono nello spazio coi loro corpi giganteschi, sono armi, come quelle che imbracciano. Ai loro piedi figure più piccole, di spalle, le braccia alzate sopra la testa. Sono bambini, i volti cancellati alla nostra vista. Sono i bambini che però hanno visto la morte, l'angoscia, il sangue di compagni, amici, fratelli uccisi a Beslan. E la disegnano su fogli di quaderno zeppi di quel 1 settembre 2004 che non si scolla dalle loro teste. Il New York Times, entrato nella scuola dell'orrore a un mese di distanza, pubblica oggi un reportage dove i disegni dei piccoli sopravvissuti, i messaggi di solidarietà scritti col gesso sulle lavagne, le bottiglie di plastica e le scarpe rimaste al suolo senza qualcuno che ne rivendichi più la proprietà e insomma ogni cosa incontrata per i corridoi e nelle aule a riporta l'eco della strage. Immagini in bianco e nero - scattate da James Hill - dure, difficili, che si accompagnano alle storie dei sopravvissuti raccolte da Seth Mydans per il quotidiano di New York. Come quella di Vova Tumayev, che ogni mattina prepara la colazione per tre. Ma dopo essersi seduto per qualche minuto da solo, sparecchia. Sua moglie e l'adorato figlio di 10 anni non si sveglieranno più.





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Stato
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