Derivati USA: CME-CBOT-NYMEX-ICE T-Bond,Bund,Gold: The pirates of deflinflation island (5 lettori)

gipa69

collegio dei patafisici
Chiusura poco sopra l'area di resistenza... mi serve un altra chiusura sopra magari prendendo anche un po le distanze dall'area 830/850 causa forte volatilità.
 

PILU

STATE SERENI
buondi, ora iniziano i problemi veri ... dal sole di oggi


Il titolo Citigroup ha festeggiato con un rialzo del 58% il piano di salvataggio del Governo Usa, ma i contribuenti americani non hanno nulla di cui rallegrarsi. Il conto del piano Paulson continua ad allungarsi: il Governo non solo inietta altri 20 miliardi di dollari di capitale (dopo i 25 già versati), ma si sobbarca un costo di almeno altri 60 miliardi per le garanzie sugli asset a rischio.
Lo Stato Usa, infatti, assume su di sé il 90% delle perdite al di sopra di 29 miliardi di dollari su 306 miliardi di prestiti di Citi.
Ma più ancora che il costo in maggiori imposte future, il danno per i contribuenti americani (e anche per gli investitori di tutto il mondo) è che con il suo comportamento il Governo di Washington ha minato le regole fondamentali del capitalismo e trasformato la Borsa in una ricevitoria di scommesse sulle azioni del Governo. Ha minato le regole perché ha deciso i salvataggi non i base a criteri di merito, ma nell'ipotesi più generosa a caso, e in quella più maligna sulla base delle simpatie personali. E ha trasformato la Borsa in una casa da gioco perché qualsiasi analisi fondamentale sui titoli viene stravolta dalle azioni di un Governo che cambia le sue decisioni una volta alla settimana. Non conta chi ha gestito il suo patrimonio in maniera oculata. Chi è stato prudente. Chi non ha assunto rischi in modo eccessivo. Conta chi è nei favori del potere politico.Una delle funzioni essenziali della Borsa è quella di raccogliere informazioni per indirizzare in modo opportuno l'allocazione di risorse. Con i suoi continui ed erratici interventi il Governo americano ha distrutto questo funzione. Oggi a Wall Street si scommette solo su cosa farà Henry Paulson durante il weekend.
Molti scriveranno che il salvataggio era doloroso ma inevitabile. Che senza un intervento statale sarebbe stato il caos. Ma mentono, per ignoranza o per complicità. Negli Stati Uniti esiste una procedura molto chiara per rilevare le banche in crisi. Quando un istituto viene dichiarato insolvente, non viene necessariamente liquidato: la Federal deposit insurance corporation (Fdic) ne assume il controllo e la gestisce per recuperare il massimo possibile per i creditori. Può vendere le attività a pezzi o ristrutturare l'intera banca e riprivatizzarla. In questa procedura i depositanti vengono pagati in toto (grazie alla garanzia del Governo), mentre gli altri creditori no. Dipende dal valore di realizzo dell'attivo. Questa procedura ha sempre funzionato ottimamente in tutti i casi fin qui sperimentati e i depositanti, perfettamente tutelati, non hanno perduto accesso ai loro risparmi neppure per un giorno (la mia fiducia nell'Fdic è anche dimostrata dal fatto che, pur sospettandone il collasso imminente, non ho spostato il mio conto corrente da Citigroup).
Ma se il Governo avrebbe comunque assunto il controllo di Citigroup, qual è la differenza tra quello che sarebbe stato auspicabile e il piano di Paulson? 1.140 miliardi di dollari. Questa è infatti la somma del debito e delle altre passività diverse dai depositi. Salvando Citigroup il Governo ha di fatto garantito questi 1.140 miliardi, di cui altrimenti i creditori avrebbero recuperato solo una frazione. Nel caso di Lehman i creditori hanno ricevuto solo 7 cents per ogni dollaro di valore nominale del titolo. Se così fosse stato anche per Citigroup, si tratta di un trasferimento di mille miliardi dai contribuenti americani ai vari creditori della banca. Perché? Il dubbio diventa ancora più atroce di fronte al fallimento di Lehman e al rifiuto del Congresso (almeno per il momento) a salvare General Motors. Perché Citigroup sì e Gm no?
Già dopo il salvataggio di Aig avevo dichiarato la fine del modello americano di capitalismo. Un modello basato sul merito e la responsabilità. Purtroppo avevo ragione. Il sistema americano sta sempre più scivolando verso l'assistenzialismo e la discrezionalità politica.
 

gipa69

collegio dei patafisici
buondi, ora iniziano i problemi veri ... dal sole di oggi


Il titolo Citigroup ha festeggiato con un rialzo del 58% il piano di salvataggio del Governo Usa, ma i contribuenti americani non hanno nulla di cui rallegrarsi. Il conto del piano Paulson continua ad allungarsi: il Governo non solo inietta altri 20 miliardi di dollari di capitale (dopo i 25 già versati), ma si sobbarca un costo di almeno altri 60 miliardi per le garanzie sugli asset a rischio.
Lo Stato Usa, infatti, assume su di sé il 90% delle perdite al di sopra di 29 miliardi di dollari su 306 miliardi di prestiti di Citi.
Ma più ancora che il costo in maggiori imposte future, il danno per i contribuenti americani (e anche per gli investitori di tutto il mondo) è che con il suo comportamento il Governo di Washington ha minato le regole fondamentali del capitalismo e trasformato la Borsa in una ricevitoria di scommesse sulle azioni del Governo. Ha minato le regole perché ha deciso i salvataggi non i base a criteri di merito, ma nell'ipotesi più generosa a caso, e in quella più maligna sulla base delle simpatie personali. E ha trasformato la Borsa in una casa da gioco perché qualsiasi analisi fondamentale sui titoli viene stravolta dalle azioni di un Governo che cambia le sue decisioni una volta alla settimana. Non conta chi ha gestito il suo patrimonio in maniera oculata. Chi è stato prudente. Chi non ha assunto rischi in modo eccessivo. Conta chi è nei favori del potere politico.Una delle funzioni essenziali della Borsa è quella di raccogliere informazioni per indirizzare in modo opportuno l'allocazione di risorse. Con i suoi continui ed erratici interventi il Governo americano ha distrutto questo funzione. Oggi a Wall Street si scommette solo su cosa farà Henry Paulson durante il weekend.
Molti scriveranno che il salvataggio era doloroso ma inevitabile. Che senza un intervento statale sarebbe stato il caos. Ma mentono, per ignoranza o per complicità. Negli Stati Uniti esiste una procedura molto chiara per rilevare le banche in crisi. Quando un istituto viene dichiarato insolvente, non viene necessariamente liquidato: la Federal deposit insurance corporation (Fdic) ne assume il controllo e la gestisce per recuperare il massimo possibile per i creditori. Può vendere le attività a pezzi o ristrutturare l'intera banca e riprivatizzarla. In questa procedura i depositanti vengono pagati in toto (grazie alla garanzia del Governo), mentre gli altri creditori no. Dipende dal valore di realizzo dell'attivo. Questa procedura ha sempre funzionato ottimamente in tutti i casi fin qui sperimentati e i depositanti, perfettamente tutelati, non hanno perduto accesso ai loro risparmi neppure per un giorno (la mia fiducia nell'Fdic è anche dimostrata dal fatto che, pur sospettandone il collasso imminente, non ho spostato il mio conto corrente da Citigroup).
Ma se il Governo avrebbe comunque assunto il controllo di Citigroup, qual è la differenza tra quello che sarebbe stato auspicabile e il piano di Paulson? 1.140 miliardi di dollari. Questa è infatti la somma del debito e delle altre passività diverse dai depositi. Salvando Citigroup il Governo ha di fatto garantito questi 1.140 miliardi, di cui altrimenti i creditori avrebbero recuperato solo una frazione. Nel caso di Lehman i creditori hanno ricevuto solo 7 cents per ogni dollaro di valore nominale del titolo. Se così fosse stato anche per Citigroup, si tratta di un trasferimento di mille miliardi dai contribuenti americani ai vari creditori della banca. Perché? Il dubbio diventa ancora più atroce di fronte al fallimento di Lehman e al rifiuto del Congresso (almeno per il momento) a salvare General Motors. Perché Citigroup sì e Gm no?
Già dopo il salvataggio di Aig avevo dichiarato la fine del modello americano di capitalismo. Un modello basato sul merito e la responsabilità. Purtroppo avevo ragione. Il sistema americano sta sempre più scivolando verso l'assistenzialismo e la discrezionalità politica.

Questo articolo non mi piace per diversi motivi:
1)Questo articolo ha chiaramente finalità di politica monetaria in quanto si cerca di evidenziare solo esclkusivamente la crisi americana quando in Europa si è proceduto nello stesso identico modo garantendono le obbligazioni in molti paeso quali Irlanda ed Inghilterra, iniettando capitale nelle Banche in grande abbonzanza ecc. Queste sono le grandi manovre per quando si ci dovrà sedere al tavolo per negoziare un nuovo ordine monetario ma invece che cercare l'accordo il piu in fretta possibile si cerca di conquistare gradimento nell'opinione pubblica e si tira avanti la crisi per ottenerne vantaggi.
2)Il danno per il contribuente è tutto da verificare.
C si assume tutto l'onere del primo 10% di perdita del portafoglio immobiliare che ricordiamoci ha già subito forti svalutazioni nell'anno precedente, il resto lo paga tutto con spread elevati rispetto ai tassi di mercato.
Ora il portafoglio subirà ulteriori svalutazioni nel corso del prossimo anno ma la garanzia dura 5/10 anni a seconda del portafoglio residenziale o commerciale per cui i tempi per un recupero anche parziale dei valori c'è.
3)Fare intervenire il Fdic nel caso di una banca delle dimensioni di Citigroup (nettamente superiore a quella di Lehman) causerebbe sia problemi per lo stesso Fdic sia la svalutazione molto pesante degli asset con ritorni per i creditori molto bassi o comunque simili a quelli di WM (fatta fallire tra parentesi cosa che in Europa ci siamo guardati bene dal fare) e quindi con un impatto sistemico rilevante
4)le colpe dell'america ci sono e ci stanno tutte, le scelte politiche ed economiche degli ultimi 15 anni (e dico 15 anni perchè le responsabilità sono sia dei Repubblicani che dei democratici checchè si strobetti in Italia visto che le politiche sui mutui subprime sono state lanciate dall'amministrazione Clinton) sono state scellerate ma si sono potute compiere con la compiacenza dei paesi asiatici che volevano vendere a tutti i costi le loro merci riciclando i surplus commerciali nei tassi occidentali compresa l'Europa con tassi di crescita del credito elevatissimi e con la compiacenza dell'Europa che forniva una valuta di riserva alternativa a difesa delle eventuali svalutazioni del dollaro accettando le politiche speculative sulla stessa senza fare niente se non minacciare azioni sui tassi.

Questi si devono sedere ad untavolo e fissare delle nuove regole finanziarie economiche e monetarie invece di accusarsi l'un l'altro di aver sbagliato di più almeno che dentro questo casino ci sia stata la volontà di emergere come potenza economica monetaria uno a scapito dell'altro.
 

PILU

STATE SERENI
Questo articolo non mi piace per diversi motivi:
1)Questo articolo ha chiaramente finalità di politica monetaria in quanto si cerca di evidenziare solo esclkusivamente la crisi americana quando in Europa si è proceduto nello stesso identico modo garantendono le obbligazioni in molti paeso quali Irlanda ed Inghilterra, iniettando capitale nelle Banche in grande abbonzanza ecc. Queste sono le grandi manovre per quando si ci dovrà sedere al tavolo per negoziare un nuovo ordine monetario ma invece che cercare l'accordo il piu in fretta possibile si cerca di conquistare gradimento nell'opinione pubblica e si tira avanti la crisi per ottenerne vantaggi.
2)Il danno per il contribuente è tutto da verificare.
C si assume tutto l'onere del primo 10% di perdita del portafoglio immobiliare che ricordiamoci ha già subito forti svalutazioni nell'anno precedente, il resto lo paga tutto con spread elevati rispetto ai tassi di mercato.
Ora il portafoglio subirà ulteriori svalutazioni nel corso del prossimo anno ma la garanzia dura 5/10 anni a seconda del portafoglio residenziale o commerciale per cui i tempi per un recupero anche parziale dei valori c'è.
3)Fare intervenire il Fdic nel caso di una banca delle dimensioni di Citigroup (nettamente superiore a quella di Lehman) causerebbe sia problemi per lo stesso Fdic sia la svalutazione molto pesante degli asset con ritorni per i creditori molto bassi o comunque simili a quelli di WM (fatta fallire tra parentesi cosa che in Europa ci siamo guardati bene dal fare) e quindi con un impatto sistemico rilevante
4)le colpe dell'america ci sono e ci stanno tutte, le scelte politiche ed economiche degli ultimi 15 anni (e dico 15 anni perchè le responsabilità sono sia dei Repubblicani che dei democratici checchè si strobetti in Italia visto che le politiche sui mutui subprime sono state lanciate dall'amministrazione Clinton) sono state scellerate ma si sono potute compiere con la compiacenza dei paesi asiatici che volevano vendere a tutti i costi le loro merci riciclando i surplus commerciali nei tassi occidentali compresa l'Europa con tassi di crescita del credito elevatissimi e con la compiacenza dell'Europa che forniva una valuta di riserva alternativa a difesa delle eventuali svalutazioni del dollaro accettando le politiche speculative sulla stessa senza fare niente se non minacciare azioni sui tassi.

Questi si devono sedere ad untavolo e fissare delle nuove regole finanziarie economiche e monetarie invece di accusarsi l'un l'altro di aver sbagliato di più almeno che dentro questo casino ci sia stata la volontà di emergere come potenza economica monetaria uno a scapito dell'altro.

gipa quello che dici per me in parte non è sbagliato, l'articolo mette per me in risalto il fatto che ormai per degli errori del passato si è arrivati ad una situazione delicatissima per la loro economia ... l'operazione Citigroup per le dimensioni che ha la società rischia di portare allo sfascio il banco .... sai bene che quello che qs società hanno in pancia non è quantificabile .. e sicuramente è molto di più di quello che uno si augura ..vedi es. AIG ... la cosa che è sbagliata secondo me è che i big bancari usa, viste le loro dimensioni si trovino autorizzate a continuare a fare il bello e cattivo tempo .... tanto c'è mamma fed a salvarle .... se la borsa non ha più la funzione di poter valutare e se il caso punire chi non ha saputo fare il proprio mestiere ... allora è meglio cambiare registro ... il piccolo si compra solo titoli che sono troppo grossi per poter fallire e amen .... ma a qs punto non si parla più di mercati ma solo di lotteria ..
l'azionista come fa a decidere su cosa investire ? o la fed a qs punto nazionalizza tutto oppure se deve intervenire solo su alcuni e su altri no .. .non si fa altro che distorcere il normale corso del mercato e tutto diventa una bisca ... e non c'è ne analisi tecnica ne analisi fondamentale che valga più la pena di essere seguita.
 

quicksilver

Forumer storico
apperò... anche agli arabi non gli gira molto bene!


Abu Dhabi soccorre Dubai Salvati due giganti dei mutui

Alla fine Sua altezza lo sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, vicepresidente e primo ministro degli Emirati Arabi, e governatore di Dubai, ha dovuto capitolare. Il controllo dei due più grandi istituti di mutui fondiari del suo emirato, la Tamweel e la Amlek Finance, passa sotto l'ala protettrice del Governo federale. L'operazione, che rappresenta il primo grande salvataggio di un istituto finanziario negli Emirati, prevede che la Real Estate Bank (controllata dal Governo della Federazione) assorba la Tamweel e la Amlek e si fonda con la Emirates Industrial Bank, anch'essa emanazione del potere centrale, per dare vita a una nuova entità, la Emirates Development Bank.
Ma quella che sembra una partita di giro all'interno della Federazione, rappresenta il primo passo di un ridimensionamento di Dubai a vantaggio dei cugini-rivali di Abu Dhabi. Lo sceicco Al Maktoum perde il controllo diretto di due grandi istituzioni finanziarie, che di fatto saranno governate da Abu Dhabi, principale contribuente del bilancio federale e possessore del 90% del petrolio della Federazione.
Tamweel e Amlak avevano intavolato negoziati per la fusione da alcune settimane, spinte dalla crisi di liquidità e dal crollo del mercato immobiliare. Tanto più che dall'inizio dell'anno le azioni Amlak sono scese dell'80% e quelle della Tamweel dell'86%. Proprio qualche giorno fa la Amlak aveva annunciato il congelamento dell'erogazione dei mutui.
Ma non sembra essere finita qui. Secondo Mohammed Ali Alabbar, capo della commissione che il Governo di Dubai ha istituito per monitorare la crisi nella città-Stato, il debito accumulato dall'emirato e dalle società controllate è di 80 miliardi di dollari. Alabbar, che è anche presidente del principale developer di Dubai, la Emaar Properties (controllata dall'emirato), ha comunque sottolineato che la realizzazione dei progetti immobiliari proseguirà e che il Governo sosterrà il real estate. E ha poi auspicato una fusione tra la Emaar e la Nakheel, la società statale che sta realizzando le tre isole a forma di palma sulla costa di Dubai. Dichiarazione affrettata, perché qualche minuto dopo il Governo lo ha smentito: «Non c'è alcun piano di fusione in corso». Quel che è chiaro, è che Dubai cerca di evitare il panico, anche se gli analisti pronosticano un'ondata di fusioni bancarie e societarie per superare la crisi di liquidità.

da www.ilsole24ore.com
 

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