tassi europei e banche centrali (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico

I SOCI DELLA BANCA D’ITALIA

Gruppo Intesa (27,2%),
BNL (2,83%)
Gruppo San Paolo (17,23%)
Monte dei Paschi di Siena (2,50%)
Gruppo Capitalia (11,15%)
Gruppo La Fondiaria (2%)
Gruppo Unicredito (10,97%)
Gruppo Premafin (2%)
Assicurazioni Generali (6,33%)
Cassa di Risparmio di Firenze (1,85%)
INPS (5%)
RAS (1,33%)
Banca Carige (3,96%)




questi sono i maggiori azionisti della BCE
23,5% bundesbank
19,7 b.o.e
17,3 french
14,1 banca d'Italia





I SOCI DELLA FEDERAL RESERVE U.S.A.

Rothschild Bank di Londra –
Rothschild Bank di Berlino –
Israel Moses Seif –
Banks d’Italia -
Kuhn Loeb Bank di New York -
Goldman Sachs di New York-
Lehman Brothers di New York –
Warburg Bank di Amsterdam –
Warburg Bank di Amburgo –
Lazard Brothers di Parigi

 

tontolina

Forumer storico

Il guidatore ubriaco

02 Oct

Posted by Dream Theater as Subprime


http://intermarketandmore.investireoggi.it/il-guidatore-ubriaco-948.html


Devo ammette che ieri, ad un certo punto, mi sono fatto una domanda:
ma qui che diavolo sta succedendo? Sembra di essere a Buona Domenica, una grande ed incredibile farsa… UBS e Citigroup (e non sto parlando dell’ultima banchetta del Burkina Faso…) hanno dato un profit warning che avrebbe steso il mercato, in condizioni normali. Però, visto che la situazione è di per sé non è normale, ma difficile, il mercato avrebbe dovuto scendere senza nemmeno pensarci su. Ed invece…giornata TORO, senza remore, senza timori. E nemmeno l’importante ISM, alle soglie dei 50 punti (52) (peggiore delle attese), ha mosso le acque in direzione negativa. E poi c’è la vicenda NetBank, che è (anzi…era…) la più grande banca on line degli USA: è solo entrata in regime di Chapter 11…
Che volete che sia, tutto normale…
No, non fraintendetemi.
Io non sono un tremendo ed impagabile ribassista. E se volete sapere la verità, al momento il mio portafoglio è ancora impostato sul long (non ho moltissimi assets rischiosi, in quanto mi fido poco del momento, ma non ho una posizione short aperta…) in quanto tecnicamente non ci sono ancora segnali che mi fanno pensare ad un rischio imminente. Però il mio è un ragionamento di coerenza. Come diavolo fa un mercato, con tutti i rischi impliciti ed espliciti, a continuare a salire?
Forse non è poi nemmeno così difficile capirlo… Diciamo che la spinta è un po’ … artificiosa?
Ma ragioniamo un attimo, con calma, e facciamo luce sulla situazione.

Dove è finita la liquidità?
Le banche centrali hanno dato al sistema una valanga di liquidità. Questo denaro serviva per alleviare gli istituti di credito da una crisi momentanea di liquidità.
Domanda: ma che fine ha fatto questo fiume di denaro? Si è autodistrutto nel sistema?
Ricordate? Un tale una volta diceva: nulla si crea, nulla si distrugge.
Ovviamente qui non si parla di materia ma di denaro, il quale può magari svalutarsi, ma non distruggersi, soprattutto in tempi così brevi.
In parte il denaro è rientrato nelle casse delle varie BCE, FED, BOJ e BOE.
Però tanto di quel denaro è ancora in giro.
Mi sorge un dubbio. E se questo denaro è stato usato dalle banche per operazioni finanziarie? E magari…per investimenti in borsa? Ovviamente tutto questo avrebbe contribuito a gonfiare gli indici.

Questa ipotesi non è poi così folle. E state pur certi che prima o poi, questi soldi dovranno essere riassorbiti dalle banche centrali. E in che modo?
Se lo dico mi trovo contro tutto l’universo… Vabbè… La manovra sui tassi.
C’è un modo per drenare la liquidità dai mercati, con una manovra, ovvero alzare i tassi.
Chiaramente non subito, ma quando al situazione diventerà insostenibile.

Ma come… Il mercato si aspetta tagli e non rialzi… Non temete, tutti i nodi verranno al pettine e si vedrà se c’è qualcosa di vero in questa strampalata ipotesi.
In che modo lo capiremo? Quando arriveranno i dati sull’inflazione.
Prima o poi questo denaro in eccesso salterà fuori e drogherà i dati macro.
E allora le banche centrali non potranno che fare una cosa: alzare i tassi.

Drunk Driver
Questo tipo di atteggiamento della FED è conosciuto come il metodo del “Drunk Driver”. Ovvero, al posto di frenare, si tende a voler accelerare.
Ma gli effetti potrebbero essere molto gravi.
Questa teoria, che è decisamente aggressiva, non è assolutamente scontata dal mercato, che invece vede addirittura una situazione in vistoso miglioramento.
I Subprime sono “under control”,
i derivati…ormai fanno parte della statistica e della storia…
il rallentamento è giunto alla fine…
la situazione è vista in chiara ripresa…
Questo è quanto si legge sui giornali oggi.
Questo è quanto Greenspan vuole farci credere. Questo è quello che ci stanno propinando da ogni dove.

Ricordate? Tempo fa dicevo che la crisi più grossa era nella fiducia dei consumatori e dei risparmiatori. E in questo modo si cerca di far ritrovare tale fiducia.

Ok, chiudo qui, anche perché questo post da molti sarà “bollato” come un insieme di pensieri disordinati (questo… lo ammetto) di un povero psicopatico. Vedremo. Intanto io me ne sto all’erta… A dopo con l’analisi tecnica intermarket…
 

tontolina

Forumer storico
anche oggi altro giro altro regalo

FED: AGGIUNGE LIQUIDITA' PER 5,5 MILIARDI DOLLARI
(ANSA) - ROMA, 2 OTT - La Federal Reserve ha aggiunto
liquidità per 5,5 miliardi di dollari con un' operazione di
pronti contro termine.
(ANSA).

CRISI SUBPRIME: Fed immette liquidita' per mld usd -2-
NEW YORK (MF-DJ)--La Fed ha immesso liquidita' per 5,5 mld usd in un'operazione di p/t a 1 giorno. La domanda e' stata pari a 67,55 mld usd. red/est/zav (END) Dow Jones Newswires October 02, 2007 09:48 ET (13:48 GMT) Copyright (c) 2007 MF-Dow Jones News Srl.
 

tontolina

Forumer storico
Flash: cosa dirà Trichet




ttp://michelespallino.investireoggi.it/flash-cosa-dira-trichet-242.html
04 Oct

Posted by Michele Spallino as Flash

Nel commentare la decisione di aver tenuto i tassi fermi al 4% trichet affronterà 3 argomenti base:
1) sulla crescita-inflazione dirà che la prima tiene ancora bene anche se vi possono essere rischi futuri collegati all’andamento americano; per l’inflazione dirà che ci sono rischi di rialzo, che la situazione sarà monitorata con attenzione, ma eviterà di usare frasi che facciano presumere futuri rialzi dei tassi.

2) sui problemi dell’interbancario, si autocelebrerà come la scorsa volta, ma non potrà negare che manca il superamento definitivo della crisi di fiducia: l’euribor a 3 mesi al 4,8% sta lì a dimostrarlo.

3) sul cambio, dirà che gli americani hanno sempre sostenuto che un dollaro forte è nel loro interesse, e che dunque si aspetta comportamenti coerenti; dirà che l’eccessiva volatilità è negativa. Ma, personalmente, non credo si rivelerà particolarmente aggressivo. L’euro forte sul dollaro infatti ha più vantaggi che svantaggi dal punto di vista dela banca centrale: riduce l’impatto inflazionistico del petrolio e commodities, quindi sostiene la domanda interna, mentre l’eventuale riflesso negativo su turismo ed esportazioni non impatta che il 10% dei volumi per l’area euro.

Che succederà all’eurodollaro qualora Trichet si esprima come sopra?
Ieri si è comportato come previsto nel Flash Eurodollaro a venerdì; è solo andato un pò più in basso fino a 1,41 rispetto all’1,413 atteso. E adesso si appresta ad affrontare la conferenza in questa fascia, che già sconta quanto sopra. Quindi, dal lato euro dell’equazione,potrebbe esserci un ulteriore slittamento di fronte alla conferma di quanto atteso, ma non c’è molto altro potenziale(1,406). Se ulteriore caduta, con rottura del supporto a 1,406 ci sarà, lo si dovrà al lato dollaro dell’equazione, ma i jobless claims e i factory orders non dovrebbero però aiutare; semmai conteranno eventuali dichiarazioni dei membri fed previsti nel pomeriggio. Anche qui comunque il rimbalzo atteso sui payroll è già scontato in gran parte.

Personalmente quindi mantengo solo metà della posizione venduta ieri sopra 1,42 e sulla quale ormai la stop per la metà residua è al break-even. E porto a 1,40 l’obiettivo di profitto massimo , convinto però che lo vedrò solo domani dopo il dato sull’occupazione, se
realmente presenterà dati forti.
 

tontolina

Forumer storico
allora
ome bn sapete il mese scorso la FED ha tagliato i tassi d'interesse per salvare le banche speculatrici ed aiutare il presidente BUSH....

naturalmente non avrebbe potuto se il mkto del lavoro non gli avesse dato lo spunto con un calo degli occupati e allora che è successo veramente?
http://michelespallino.investireoggi.it/economia-quel-7-settembre-248.html


ECONOMIA: quel 7 settembre-
Posted by Michele Spallino as Economia

Adesso è palese: la BLS il 7 settembre manipolò il dato sui payroll di agosto in modo da farlo risultare un sorprendente -4 mila (rispetto alle attese di + 100mila), per consentire alla Fed il successivo taglio sorprendente di mezzo punto.

A parte le turbolenze sui mercati finanziari, per una Fed che fino al 7 agosto parlava di rischio inflazione tenendo i tassi fermi, giustificare un simile taglio non era facile con il PIL ufficiale in crescita del 4% nel secondo trimestre, redditi personali a +6,8%, petrolio a 80 e materie prime ai massimi. Ed infatti la maggioranza non se lo aspettava neanche dopo la caduta dei payroll che oggi sappiamo essere un falso clamoroso.

Come spiegai qualche settimana fa, la decisione di procedere a un potente inflazionamento del sistema era stata presa già da “quel 17 agosto”.
Per inflazionare gli assets però è necessario - oltre al pompaggio continuo di liquidità sotto forma di prestiti, che continua senza soste - anche un calo corposo dei tassi, e conseguente svalutazione della moneta, per sostenere la convinzione che la cosiddetta “Greenspan Put” continua a vigere: qualsiasi cosa succeda, le autorità monetarie garantiscono che acquistando asset finanziari non si possono perdere soldi, perchè loro ne proteggono i prezzi.


Con la Greenspan Put comprare azioni, ad esempio, diviene una “win-win”: o si vince o si vince. E il messaggio è stato infatti recepito, come ha mostrato il continuo rialzo delle quotazioni da quando la Fed ha tagliato.

Il clamoroso falso del 7 settembre è stato giustificato con un errore nel conteggio degli insegnanti all’epoca imputati per-38 mila e adesso per +38 mila : questi 76 mila nel solo settore governativo spiegano oltre i 3/4 della differenza tra -4 e +89 mila.

Adesso è interessante chiedersi quale quadro viene fuori dagli ultimi dati (che poi magari saranno nuovamente rivoltati come calzini tra uno- due mesi, in base alle esigenze Fed del momento).
Viene fuori che la media degli ultimi tre mesi è stabilmente sotto quota 100 mila, contro i 125 mila dei mesi precedenti, e contro un livello di 150 mila necessario solo per accogliere i nuovi entranti nel mercato del lavoro. Se poi si escludono i posti governativi, siamo a meno della metà, e solo grazie ai servizi, mentre nel manifatturiero l’emorragia di posti è inarrestabile.
Il tasso di disoccupazione, pur sottostimato come noto, ha iniziato a salire: dal 4,4% toccato un anno fa adesso è al 4,7%.

Dunque la situazione si sta deteriorando. E il peggio deve ancora venire.

Per molti, erroneamente, la questione subprime, è ormai storia passata; invece siamo appena all’inizio, sono in arrivo scadenze per trilioni di mutui, i pignoramenti stanno aumentando velocemente, e aumenteranno ancora di molto, i prezzi delle case sono già un pò scesi, ma la grande caduta deve ancora venire, e verrà implacabile. Non c’è modo di evitarla, la bolla era stata pompata troppo e l’eccesso di offerta di case rispetto alla domanda è enorme. I prezzi , se tutto va bene , scenderanno almeno di un altro 20% mediamente (nelle zone più in bolla del paese, anche del 40%).


E la FED ormai l’ha capito, per cui corre ai ripari nella solita maniera: per una bolla figlia che scoppia, ci vuole un’ altra bolla figlia; e quale se non quella azionaria? naturalmente perchè ciò si concretizzi deve continuare la madre di tutte le bolle- quella creditizia - ed i dati appena pervenuti sugli ultimi due mesi in materia, sono impressionanti.
Dunque la Fed continuerà ad abbassare i tassi, almeno altre due riduzioni di 25 cts. a fine ottobre e dicembre; poi dovrà fare i conti con l’inflazione.

I mercati per ora hanno ridotto le probabilità di un calo ad ottobre al 50% mantenendo al 100% la probabilità di un altro calo entro fine anno. Vi è chi crede che la Fed salterà il prossimo giro, chi pensa che si limiterà al classico quartino, etc: mantenere una alea di incertezza è ottimale per fare fare soldi ai grossi (si assicurano buone fluttuazioni ad ogni dato, evento, dichiarazione, a seconda di come sposta le aspettative).

La Borsa, che finora era salita sull’attesa del taglio prossimo venturo, ha comunque continuato a salire: già detto, è in una win-win situation; e poi adesso pensa agli utili del terzo trimestre in arrivo, e poichè ad agosto tutti si erano affrettati ad abbassare le previsoni di crescita degli utili fino a zero, scommette che anche un +2/+3% sarà sufficiente a galvanizzare gli acquirenti, perchè si sarà fatto “meglio del previsto”(senza considerare che nel frattempo le quotazioni sono già salite del 15%).
In realtà la montagna di nuova liquidità nel frattempo immessa, da qualche parte deve pur finire; e poichè il settore delle obbligazioni strutturate non tira, l’economia reale è in calo, la borsa ne è la prima destinataria.
Il dollaro che aveva provato a recuperare proprio sull’attesa di un dato occupazionale forte, non ce l’ha fatta dimostrando tutta la sua intrinseca debolezza e la prevalente convinzione che la Fed taglierà ancora.

Per quest’ultima comunque l’esito di venerdì è stato l’ideale: borsa in rialzo e dollaro che non si è rafforzato.


C’è però un neo, ed è fastidioso per i gestori del circo. I rendimenti sono tornati a salire, con il decenale di nuovo verso il 4,7%. Da quando la Fed ha tagliato i tassi, i rendimenti lunghi sono saliti di 15 cts. e tali rendimenti sono quelli da cui dipendono i mutui immobiliari.Per cui nessun beneficio proprio per il settore che soffre e soffrirà più di tutti.

Il rialzo di venerdì può essere spiegato in modi opposti: si può ritenere che dipende dalla riduzione delle probabilità per un taglio ad ottobre(ma non è convincente proprio perchè al taglio del 18 settembre la reazione fu al rialzo dei rendimenti); oppure che dipenda dalla paura che la Fed tagli ancora, e cioè che sia “dietro la curva” rispetto al rischio inflazionistico. Poi possono esserci stati anche effetti dipendenti dai vasi comunicanti: la borsa in rialzo attrae fondi, togliendoli all’obbligazionario.

Nel frattempo risulta che le banche centrali estere hanno azzerato i loro acquisti di titoli del tesoro americano: ormai comprano solo titoli delle agenzie governative. A questo riguardo:
la trasformazione chimica della moneta in atto (per cui anche prestiti ad alto rischio vengono considerati ed accettati come strumenti liquidi e sicuri), ha un suo caposaldo fondamentale proprio nella equazione titoli delle agenzie (Fannie,Freddie,Fhlb) uguali a titoli di Stato, anche se non c’è nessuna garanzia dello Stato.

Il dramma è che questo consente alle agenzie di agire come banca centrale, creando moneta e credito addizionali, per importi enormi. Solo quest’anno siamo intorno al mezzo trilione di dollari (+10%) e per far fronte alla crisi hanno accelerato(del resto sono subito partite le proposte dei politici per aumentarne i limiti): così, proprio mentre i loro crediti divengono più rischiosi, aumentano i loro prestiti.

E’ la più grande distorsione del rischio mai verificatasi, in uno con la più grande bolla creditizia di tutti i tempi.
Il mostro di strutture finanziarie creato è assolutamente incapace di frenare i propri eccessi, che anzi aumentano sempre più. Il disastro finale sarà di proporzioni inimmaginabili, quello che è successo quest’estate è robetta per bambini in confronto (un piccolo assaggino).





quindi?
Volatilità in aumento
opzioni sul VIX più care
 

tontolina

Forumer storico
Dollaro sovrano. Euro servo
Maurizio Blondet
13/10/2007

La General Motors esporta più auto.
La Boeing ha visto aumentare del 10% la vendita all’estero dei suoi aerei,
e così la General Electric le sue turbine.
La John Deere, produttrice di macchinari agricoli, prevede di esportare il 30% in più.

Le esportazioni americane di cereali aumentano ancor più freneticamente, grazie anche alla domanda mondiale molto sostenuta e ai prezzi in rialzo.

Il secondo porto americano, quello di Long Beach in California, ha visto aumentare del 34% le merci dirette all’estero nel mese d’agosto, rispetto all’agosto del 2006.

E’ il dollaro debole, che la FED ha indebolito ancor più coi suoi salvataggi degli speculatori sub-prime, a favorire l’export e a risanare l’industria americana.
Le merci Made in USA costano meno e si vendono benissimo
.

Al punto che alla Casa Bianca si ritiene che questo boom dell’economia reale tornata competitiva potrà in parte compensare la crisi dell’immobiliare seguita allo scoppio della bolla sub-prime.
Il settore edilizio ha sottratto alla crescita lo 0,9%; l’aumento delle esportazioni fisiche vi aggiunge lo 0,5%.

Nello stesso tempo, il crollo del valore delle case - su cui il consumatore americano suole accendere mutui per aver liquidi da spendere - frenano i consumi, e dunque le importazioni.
Gli acquisti di merci estere in USA sono scesi dello 0,4% in agosto, un risparmio di 195,5 miliardi di dollari.
Nell’insieme, le esportazioni sono aumentate del 15%, e le importazioni solo del 5%.
Se la tendenza continua, il deficit commerciale americano - che ammontava a un pauroso 7% del PIL ancora nel 2005, potrebbe ridursi al 3% in tre anni.


Sono gli ovvi vantaggi della svalutazione della propria moneta, prerogativa di un Paese sovrano. Grazie al dollaro basso, l’America si reindustrializza, la sua occupazione cresce, e pareggia i suoi squilibri.
C’è chi paga per questo risanamento: ed è l’Europa.
L’Europa senza sovranità, la cui Banca Centrale si rifiuta di svalutare.
Mantiene carissimo l’euro, stroncando le proprie esportazioni e l’occupazione interna.

Le oligarchie americaniste che ci governano lo fanno allo scopo evidente di sostenere gli USA, permettere a Washington di riassestarsi.

Il dogma internazionalista-finanziario proibisce, come peccato capitale, le «svalutazioni competitive».

Per salvare l’America, le oligarchie non-votate da nessuno fanno pagare il prezzo ai cittadini europei, in disoccupazione e perdita di competitività. Le oligarchie finanziarie se ne infischiano dei loro, diciamo così, connazionali.

Ciò che fa oggi la Banca Centrale Europea a favore degli USA fu fatto, a parti invertite, negli anni ‘20.

Durante la grande guerra la Gran Bretagna aveva abbandonato il tallone aureo per creare moneta dal nulla senza limiti.
Ma a guerra finita, volendo recuperare il prestigio e il potere di grande impero e di centrale dei mercati finanziari, pretese di tornare al «gold standard».
Era un «gold standard» parziale (frazionale), in quanto solo una quota della sterlina era pagabile in oro; ma doveva restituire fiducia e stabilità, secondo il dogma monetario dell’epoca.
Il fatto è che Londra volle porre il valore della sterlina ad un livello artificialmente alto, per mantenere alti i profitti interni e i salari nazionali al livello abituale dell’impero britannico: una sterlina fu fissata a dollari 4,86, com’era prima della guerra.
La conseguenza non tardò a farsi sentire: le merci inglesi persero competitività all’export, mentre l’Inghilterra continuava ad importare merci estere come quando era un grande impero, merci che doveva pagare in sterline parzialmente-oro.
Il passivo commerciale si allargò.
L’oro inglese abbandonò a ritmo accelerato Londra per finire nelle casse dei Paesi esportatori.
Nel marzo 1919 il commercio britannico era al punto di rottura: si dovette lasciar fluttuare la sterlina, ossia che trovasse il suo proprio livello in base alla domande-offerta.
La moneta inglese si assestò a 3,21 dollari, una perdita del 34%.
Per mantenere il prestigio britannico di un’Inghilterra ridotta allo stato di debitore insolvente, i padroni del mondo fecero cose scandalose.
La Società della Nazioni disponeva di una Commissione finanziaria, che l’Inghilterra dominava: questo comitato obbligò tutti gli altri Paesi europei ad aderire a quello che fu chiamato il «gold exchange standard».

Era il nome del trucco: le monete europee dovettero basarsi non già sull’oro, ma sulla sterlina presuntamente a copertura aurea.
Con questo trucco, non solo la Banca d’Inghilterra diventava di fatto la Banca Centrale europea, ma peggio: tutte le monete europee si inflazionarono tutte insieme al ritmo della sterlina, in modo che Londra non doveva cedere oro ai suoi fornitori europei.
Era già il principio: «Nessuna svalutazione competitiva».
Con questo, gli europei (ignari) si lasciarono inoculare la malattia finanziaria inglese.
Furono obbligati a deperire come deperiva il British Empire.

Ma non bastava ancora.
C’erano pur sempre gli Stati Uniti: non solo pieni di riserve auree e di crediti di guerra pagati dagli europei, ma anche grande potenza industriale.
Il suo dollaro era, per conseguenza, forte com’era sana la sua economia: fortissimo.
L’Inghilterra doveva comprare quelle buone merci americane, col dollaro alto: la sua anemia perniciosa quindi non guariva, il dissanguamento del suo oro continuava.
Fu allora che il governatore della Federal Reserve di New York intervenne: non per il bene dell’America, ma dell’Inghilterra.
Si chiamava Benjamin Strong, ed era stato delegato alla Federal Reserve dalle due più importanti banche private degli USA, e perciò del mondo: la Morgan Bankers Trust e la Kuhn & Loeb.
Del resto, della Morgan, Strong era stato presidente esecutivo.
Il suo amicone e congiurato a Londra era Montagu Norman, capo della Banca d’Inghilterra: un quasi-squilibrato, ossessivo, aveva fatto ricostruire la Banca come una fortezza, temendo che la «democrazia» e le rivolte popolari potessero prenderla d’assalto.
Aveva fatto porre le riserve aure in profondi sotterranei sotto il livello del Tamigi, in modo che potessero essere allagati in caso d’emergenza: un apposito pulsante comandava l’allagamento dalla scrivania del governatore.
Sia Norman che Strong avevano in comune la decisione «di operare direttamente tra Banche Centrali, sottratte ad ogni controllo, con accordi diretti fra banche senza consentire interferenze dai governi», come ha scritto Carrol Quigley in «Tragedy and Hope», il primo saggio che rivelò gli occulti poteri dell’oligarchia mondiale.

Il trucco ulteriore su cui i due si accordarono fu il seguente: Strong avrebbe deliberatamente inflazionato la moneta americana ad un ritmo più rapido della moneta britannica.
In tal modo che il potere d’acquisto reale, in termini di commercio internazionale, migrasse dall’area monetaria più inflazionata a quella meno inflazionata.
L’America, a sua insaputa, fece una trasfusione del proprio sangue sano al malato britannico: trasferì competitività, trasferì posti di lavoro, trasferì oro a Londra.
La FED abbassò il costo del denaro e del credito, e ciò creò inflazione.
In tal modo, «chi deteneva oro cercò di spuntare più alti interessi spostando il metallo a Londra», ha scritto John K. Galbraith: «E col tempo, i prezzi americani in rialzo avrebbero alleviato la debolezza competitiva dell’industria e della manodopera britannica».
[b+«In altre parole», ha scritto M. Rothbard, «il popolo americano fu designato a sopportare il peso dell’inflazione e del collasso finale [la crisi del ‘29, provocata dal denaro a bassissimo costo che gonfiò la bolla speculativa] allo scopo di mantenere il governo britannico nello stile di vita a cui s’era abituato».[/b]

Questo fanno i banchieri centrali ai popoli.
Questo fa Trichet, BCE, per Ben Bernanke, Federal Reserve.
Senza che i governi dicano nulla, perché «la Banca Centrale è indipendente».
Svalutare l’euro per farlo tornare competitivo rispetto al dollaro sarebbe un imperativo economico ovvio, e un dovere morale verso i popoli europei.
Ma lorsignori, dei popoli se ne infischiano.
E’ dell’America che si preoccupano.
Sono stati messi lì - non da noi - per questo preciso scopo: perpetuare la dipendenza dell’Europa da Washington.
A questa gente abbiamo ceduto, ciechi, la sovranità.



Un’altra prova, se mai ce n’era bisogno: l’Europa oligarchica ha dato supina il suo assenso al posizionamento dei missili antimissile USA in Polonia, proprio mentre Putin ha chiesto a Condoleezza Rice, per l’ennesima volta e nei termini più energici, di congelare il progetto.
Ci siamo messi in rotta di collisione con Mosca, la nostra vicina, da cui dipendiamo per il nostro gas.
Servi noi, padroni i poteri forti americani.


Maurizio Blondet
http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=2316&parametro=
 

tontolina

Forumer storico
ECONOMIA: politica inflazionistica

13 Oct

Posted by Michele Spallino
http://michelespallino.investireoggi.it/economia-politica-inflazionistica-263.html


Effetti della politica inflazionistica perseguita dagli americani, imperneata sulla svalutazione del dollaro(-10% con euro da inizio anno),
si sono visti questa settimana negli USA:
aumento dei prezzi alla produzione del 4,4% annuo,
aumento dei prezzi dei beni importati del 5,5% annuo,
petrolio a 84, nuovi record per le materie prime, indice dei trasporti marittimi (Baltic index) a +140% da inzio anno.

E mentre l’inflazione divampa in tutto il mondo, specialmente in Asia, i banchieri centrali discettano ancora su “se” ci saranno tracimazioni sui prezzi al consumo che, a loro dire, restano ancora “bassi”.

Svalutando il dollaro si inizia a vedere un graduale miglioramento del deficit commerciale americano; sempre questa settimana abbiamo saputo che è sceso a 57,6 mld (era 67,6 un anno fa); e poichè ciò avviene soprattutto grazie all’export (+13,2% annuo rispetto al +2,4% dell’import), gli americani possono dire che la svalutazione del dollaro sta sostenendo la crescita del pil.
Ma questo lento miglioramento avviene a un prezzo enorme: la grande inflazione prossima ventura.
E’ una momentanea vittoria di Pirro, anche perchè a questo ritmo per dimezzare il deficit ci vorrebe un altro 30% di svalutazione del dollaro; che comporterà sempre più iper-inflazione.
Tutto questo perchè non si vuole fare la indispensabile cura dimagrante dei consumi e del pil, e non si vuole far scoppiare la madre di tutte le bolle, quella creditizia, che invece è quella a cui si ricorre sempre più, e che sempre più si gonfia grazie alla svalutazione del dollaro.

Per proseguire nella “Bubble economy”, la spirale svalutazione-inflazione fu avviata nel 2001.
Ed è interessante ricordarne alcuni tra i risutati più spettacolari.
Rispetto al 2001 l’indice generale del dollaro è passato da 120 a 78, la base monetaria internazionale da 6 trilioni a 18,con le risere valutarie cinesi da 170 mld. a 1400, il prezzo del petrolio, del grano, dell’oro e dell’argento si è triplicato, quello del rame più che quadruplicato, gli indici azionari dei paesi in via di sviluppo si sono quintuplicati in media (si va dalla triplicazione del cinese fino a quello russo che è aumentato di 16 volte), il prezzo medio di una casa in California è arrivato a triplicarsi prima di inizare l’attuale discesa.

Solo la bolla dei tecnologici che diede origine a questa potente spirale inflazionistica (per contrastare gli effetti recessivi del suo scoppio), è ancora ben lontana dai livelli dell’epoca; ovvio, la liquidità l’ha evitata come la peste per qualche anno, ma di recente ci sta tornando con forza (chiaro, viene meno l’immobiliare, e si riesumano gli scheletri dagli armadi).
La bolla Google di oggi equivale esattamente alle Yahoo e alle Cisco dell’epoca.

Questa nuova spirale di svalutazione-inflazione avviata in reazione allo scoppio dei tecnologici del momento (l’immobiliare), dovrà però affrontare sfide e rischi sempre più straordinariamente difficili da gestire.
Tanto per cominciare, si parte comunque da livelli di inflazione anche al consumo ben più alti e da tassi d’interesse reali ben più bassi, rispetto al 2001. Inoltre le banche centrali e il pensiero dominante non hanno ancora formalmente abiurato la dottrina che “l’inflazione è negativa”.
Per cui, seppur fra menzogne, manovre manipolatorie e varie, se poi anche l’inflazione al consumo scappa di mano (come già in vari paesi), si troveranno con le mani legate proprio nell’utilizzo del loro unico strumento d’azione: il pompaggio monetario.

E nessuno sa come potrà reagire l’economia reale finora cresciuta solo grazie a dosi crescenti di doping monetario, quando quest’ultimo verrà meno. Se i salari asiatici resteranno a livelli di sfruttamento da fine Ottocento, con l’inflazione dei prezzi delle risorse naturali ai massimi, la domanda globale probabile si riveli incapace di assorbire l’offerta crescente, e arriverà la stagflazione(depressione+inflazione).

Al momento comunque l’attualità è caratterizzata dallo scoppio della bolla immobiliare USA, che non potrà beneficiare della spirale svalutazione-inflazione, come non potè il nasdaq a suo tempo.
Ed è caratterizzata dalla bolla azionaria globale, pompata con forza per contrastare gli effetti recessivi dello scoppio dell’immobiliare, in uno allo sbriciolamento del dollaro.

Nel frattempo, a dispetto dell’attuale euforia, il rischio sistemico (di cui si è avuto solo un piccolo assaggio con la recente crisi di fiducia interbancaria) cresce sempre più, e le dinamiche speculative non fanno che accrescerlo esponenzialmente.
 

Users who are viewing this thread

Alto