tassi europei e banche centrali (4 lettori)

robom1

Forumer storico
Ciao Tontolina, sembra che qualcosa si muova (fonte il sole24ore).



Euro: alla prova del G7 la svolta di ministri e Bce
di Antonio Pollio Salimbeni

Anche se i capi di stato e di governo europei confermeranno l'Eurogruppo come organismo "informale" (fine settimana a Lisbona), sarebbe un errore per i partner del G7 (venerdì a Washington) utilizzare come pretesto tale debolezza istituzionale (o le divergenze tra i vari governi sul livello di cambio tollerabile per l'economia) per prendere sottogamba la ‘svolta' di Lussemburgo. In sostanza, ministri e Bce hanno inviato a Cina, Usa e Giappone (è importante l'ordine dei destinatari) un segnale molto chiaro: noi stiamo lavorando per ridurre gli squilibri globali e riequilibrare la crescita, vo no. Dunque bisogna passare dalle parole ai fatti e far sì che i tassi di cambio riflettano i fondamentali dell'economia, siano evitati volatilità eccessiva e movimenti disordinati nel valore delle divise.
Non ha tutti i torti l'ex sottosegretario ai tempi di Clinton Jeffrey Garten a ricordare che "le parole difficilmente contano nel gigantesco mercato di oggi contano solo le azioni" (1), soprattutto quando si ripetono, identiche, da anni. Tuttavia questa volta c'è stata una "escalation" verbale che riflette una crescente tensione politico-diplomatica. "I media non si accorgono delle sfumature, ma i nostri partner internazionali le capiscono", ha voluto rimarcare il presidente dell'EurogruppoJuncker. I motivi del colpo d'ala europeo sono così sintetizzati in un documento riservato preparato dalla Commissione Ue per la riunione di Lussemburgo, di cui Il Sole 24 Ore Radiocor è in possesso: "C'è il rischio che l'onere di un possibile ulteriore deprezzamento del dollaro continui a ricadere sull'euro in misura sproporzionata". 1. Non può essere escluso "un brusco deprezzamento del dollaro di fronte a uno scenario di elevato deficit di parte corrente Usa, aumento delle riserve in dollari nei paesi in surplus, alla prospettiva di un rallentamento più acuto dell'economia e all'attuale nervosismo dei mercati". 2. Lo yen è "sostanzialmente sottovalutato" e "una graduale normalizzazione (cioè aumento – ndr) dei tassi di interesse ridurrebbe l'ampio differenziale con Usa ed eurozona". 3. Non ci sono indicazioni di volontà da parte della Cina di lasciare che lo yuan si apprezzi "velocemente". Tre motivi quattro cifre: da gennaio l'euro si è apprezzato in termini reali effettivi dell'1,1% (1,9% nominale) e a metà gennaio il tasso di cambio reale effettivo si trovava al 4,4% sopra la media di lungo periodo; il dollaro si è deprezzato del 3,3% e il tasso di cambio reale effettivo è dell'8% sotto la media; lo yen si trova il 33% al di sotto della media; in termini effettivi lo yuan si è apprezzato dello 0,7% da gennaio, continua ad apprezzarsi gradualmente sul dollaro, si è però "deprezzato del 2% contro l'euro come l'apprezzamento della moneta unica contro dollaro compensava in misura superiore il rallentamento della corsa dello yuan contro il biglietto verde". E' vero che l'apprezzamento dell'euro sul dollaro è "prevalentemente trainato dalla crescita eurozona" quest'anno più elevata che in Usa e Giappone. Ma in Giappone il livello dei tassi (0,50%) non è giustificato dalle condizioni dell'economia che cresce sopra il potenziale, dai buoni bilanci delle imprese e da un'inflazione negativa se si escludono gli alimentari freschi. Gli Usa si sono dichiarati d'accordo con l'Eurogruppo sul fatto che la rivalutazione dello yuan va accelerata, ma al di là dei proclami a favore del dollaro forte non intendono rinunciare all'effetto leva di un cambio che ha garantito il miglioramento più forte del deficit commerciale degli ultimi vent'anni e aggiunge oltre un punto di pil alla crescita (1,3% nel secondo trimestre). Quanto alla Cina, per l'eurozona è una vera emergenza: nei primi cinque mesi dell'anno le importazioni risultavano in crescita del 20% rispetto al 2006. L'apprezzamento dello yuan potrebbe essere addirittura "il test più importante per il Fondo monetario" visto che in teoria Pechino "potrebbe essere accusata di violare i principi del nuovo quadro" di sorveglianza dei tassi di cambio.
 

tontolina

Forumer storico
Draghi: Pimco non parteciperà a megafondo mutui Usa


http://it.biz.yahoo.com/21102007/58-65/draghi-pimco-non-partecipera-megafondo-mutui-usa.html


WASHINGTON (Reuters) - Il governatore di Banca d'Italia, Mario Draghi, ha detto ieri notte che il fondo obbligazionario Pimco ha deciso di non partecipare all'iniziativa di alcune primarie banche Usa che mira a creare un fondo che acquisti gli asset legati ai mutui americani.


"Si tratta di una situazione molto fluida e tra i nomi di istituzioni non bancarie circolati venerdì c'era anche Pimco che, però, ha deciso di non aderire" ha detto il governatore a margine di una conferenza bancaria.


Venerdì notte, nella conferenza stampa al termine del G7, il governatore aveva detto che Pimco e Fidelity avrebbero partecipato al megafondo annunciato lunedì da Bank of America, Citigroup (NYSE: C - notizie) e JP Morgan. Un portavoce di Pimco aveva poi precisato che il fondo obbligazionario non avrebbe preso parte all'iniziativa.
 

tontolina

Forumer storico
I SEGRETI DEL DENARO, DELL'INTERESSE E DELL'INFLAZIONE
Postato il 21/10/2007 di Truman di Rudo de Ruijter,
Ricercatore indipendente,
Settembre 2007

Il denaro svolge un ruolo importante nella nostra vita. E anche nella società praticamente tutto è definito in termini di denaro. È strano che solo pochi conoscano i trucchi da prestigiatore grazie ai quali i soldi appaiono e scompaiono. Ognuno di noi si rende conto che valgono sempre meno, ma pochi sanno che la responsabilità maggiore ricade sul sistema monetario stesso, cui devono essere imputati anche l'eterna corsa alla crescita economica e la sempre maggiore pressione lavorativa nei paesi industrializzati. Il denaro può anche essere usato per opprimere, ad esempio nei paesi in via di sviluppo, o per giustificare nuove guerre, come quella in Iraq. Volete gettare un rapido sguardo dietro le quinte? Benvenuti allo spettacolo dei giocolieri di soldi!

1. Creare moneta

2. Inflazione permanente

3. Le banche centrali hanno bisogno dell'inflazione

4. I capricci della massa monetaria

5. La guerra contro l'Iraq

6. L'oppressione del Terzo mondo

7. L'arma cinese

8. Inflazione e crescita economica

9. Ancora crescita o società sostenibile?


1. Creare moneta

Scambiare, un bisogno primario

Ognuno ha bisogno di prodotti e servizi posseduti dai suoi simili, e per ottenerli usa il denaro. Naturalmente sarebbe bello se si trattasse di un onesto strumento di scambio. Ma non è così. I soldi perdono continuamente valore.

Il denaro non appartiene allo Stato

Molti pensano che il denaro venga creato dallo Stato, ma in realtà la maggior parte dei governi ha poco o nessun margine di manovra sulla massa monetaria del proprio paese. I banchieri si sono impadroniti di questa prerogativa, e hanno trasformato un semplice mezzo di scambio in un lucrativo modo per tassare la popolazione raccogliendo interessi. I banchieri raccolgono continuamente interessi su praticamente tutto il denaro che circola nel mondo.

Il denaro viene creato dalle banche commerciali

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Le banche commerciali creano continuamente denaro da prestare. Lo fanno limitandosi a scrivere nel conto bancario di chi riceve il finanziamento una serie di cifre, che possono poi essere usate come se si trattasse di soldi veri. Al giorno d'oggi la maggior parte del denaro esiste solo come numeri nei conti bancari. E per legge questi numeri hanno lo stesso valore delle banconote e delle monete.

Tutte le banche commerciali hanno il diritto di creare in questo modo nuovo denaro. Dietro la scena, ben nascoste agli occhi dei consumatori, conducono il lucrativo gioco di prestigio con i soldi degli altri. In effetti le somme accreditate nei conti potrebbero essere paragonate ad assegni senza copertura: la banca non possiede il denaro corrispondente. Quando colui che ha ottenuto il prestito riempie un assegno o un ordine di pagamento, la banca onora la somma indicata usando soldi che non le appartengono. Senza che sia evidente, il denaro viene prelevato dal conto corrente o di risparmio di qualche altro cliente. Ma il cliente non può rendersene conto: le cifre sul suo conto, corrente o di risparmio, non cambiano. E quando vorrà usare di nuovo il suo denaro, ci sarà stato qualche altro prestito rimborsato alla banca, così non si renderà mai conto di niente. In molti paese le riserve minime della banca sono fissate per legge (spesso intorno al 10%), e nella maggior parte dei casi vengono custodite dalla banca centrale.

Le banche usano i soldi degli altri per coprire le somme che danno in prestito; il volume di denaro che possono creare è quindi limitato. In pratica, quasi il 90% dei fondi sui conti correnti e di risparmio viene usato per far circolare nuovi soldi.

Ma anche i fondi sui conti correnti e di deposito sono denaro che in un momento o l'altro i banchieri hanno tirato fuori dal cappello. La nuova "moneta tirata fuori dal nulla" viene così coperta con altra "moneta tirata fuori dal nulla" in precedenza. Ma fino a quando nessuno se ne accorge, il giocoliere viene applaudito. Adesso diamo uno sguardo alle conseguenze.

Il girotondo dei prestiti

I prestiti hanno un effetto nascosto. Quando colui che ha ricevuto il finanziamento spende i soldi, chi li riceve in pagamento li deposita nella sua banca che, proprio grazie a questo deposito, può effettuare nuovi prestiti. Anche i soldi di questi nuovi finanziamenti verranno spesi e diventeranno depositi in altre banche. E così via. Naturalmente, a ogni passaggio la banca incassa interessi. È un enorme girotondo che crea denaro e gonfia la massa monetaria totale del paese.

Ogni volta che i prestiti concessi da una banca diventano depositi in un'altra banca comincia un nuovo giro di finanziamenti. Lo schema si applica anche quando il denaro di un prestito viene speso e torna come deposito alla stessa banca.
Se nel paese esistesse un solo istituto bancario, salterebbe subito agli occhi che sta creando sempre nuova moneta, concedendo finanziamenti, recuperando sotto forma di deposito il denaro prestato, concedendo nuovi finanziamenti, recuperando di nuovo il denaro, e così via.

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L'effetto di questo girotondo è che l'assieme del mondo bancario concede sempre nuovi finanziamenti e raccoglie sempre più interessi, gonfiando varie volte la massa monetaria. Ma tutto questo rende noi o i banchieri più ricchi?

Le banche creano nuova moneta, ma non possono magicamente creare nuovi beni da comprare. Se la gente dispone di più soldi ma la quantità di beni da comprare resta invariata, tutto quel che succede è che i prezzi salgono. Il valore facciale del denaro diminuisce. È quella che si chiama inflazione.

Allora, quando le banche mettono in circolazione nuovo denaro, il valore dell'unità monetaria diminuisce. E questo vale anche per gl'interessi che raccolgono. Se concedono 10 volte più finanziamenti e gonfiano di 10 volte la massa monetaria, gl'interessi che raccolgono valgono 10 volte meno.




La concorrenza garantisce l'inflazione

Nella maggior parte dei paesi esiste una sola valuta ufficiale ma parecchie banche commerciali che la distribuiscono, e che continuano a gonfiare la massa monetaria anche se non diventano molto più ricche per questo. La sola spiegazione per un tale comportamento è la concorrenza all'interno del mondo bancario. Anche se parlare di concorrenza suona bene quando ci riferiamo a normali aziende, la concorrenza tra le banche significa prestare quanto più denaro possibile, e quindi massimizzare l'inflazione.

Per una banca, la concorrenza è una battaglia per raccogliere più interessi e per aumentare la propria quota di mercato e di benefici. La banca con i migliori risultati crescerà più rapidamente delle altre e, nel tempo, potrà assorbire i propri concorrenti.



Il divario tra ricchi e poveri

Non tutti possono ottenere in prestito il denaro che vorrebbero. Quando si chiede un finanziamento, le banche esigono garanzie su cui mettere le mani se chi riceve il credito viene meno ai pagamenti. Il tasso d'interesse applicato alle grandi aziende è sempre leggermente più basso. La richiesta di garanzie a copertura serve ad allargare continuamente il divario tra ricchi e poveri.

Per la società si tratta di un pericolo incombente e continuo. Poiché le condizioni di finanziamento vengono decise dalle banche e non dai governi, questi ultimi possono solo tentare di nascondere i disastri sociali, ma non sono in grado di debellarli o di prevenirli.



Crediti all'investimento e al consumo

Un effetto dei finanziamenti, fin troppo noto a chi li riceve, è che il capitale ottenuto dev'essere rimborsato con gl'interessi.
Per poterlo fare, l'imprenditore che prende in prestito una certa somma dovrà ottenere benefici supplementari. I prestiti agl'investimenti non sono solo un flusso di cassa per i banchieri, ma possono anche contribuire a ulteriori attività economiche. Mettere a disposizione denaro per gl'investimenti potrebbe essere un ruolo delle banche utile alla società.

Al contrario, i prestiti ai consumatori di solito non servono ad aumentare i consumi. È vero che, grazie al credito ottenuto, un bene può essere acquistato prima, ma il vantaggio è controbilanciato da un lungo periodo di ridotta capacità di acquisto del consumatore: questi dovrà risparmiare per rimborsare non solo il bene comprato ma anche gl'interessi, e di conseguenza col suo stipendio potrà acquistare meno beni di consumo. Quando il consumatore paga alla banca gl'interessi, solo una parte dei suoi soldi servirà per pagare gli stipendi degl'impiegati della banca stessa e solo una parte di questi stipendi verrà spesa in beni di consumo. Il credito al consumo tende quindi piuttosto a ridurre il totale di beni di consumo acquistati.



Dove va il denaro?

Quando chi ha ottenuto un finanziamento spende il denaro ricevuto, diventa molto difficile prevedere come verrà usato da quelli nelle cui mani finirà in seguito. Uno potrà riceverne una parte vendendogli un'auto, e usare poi la somma ricavata per pagare gli stipendi ai propri dipendenti, che a loro volta potranno così pagare l'affitto. In effetti, quando fa il suo ingresso nel grande circo delle transazioni interpersonali, il denaro può servire per tutti gli usi per i quali è stato pensato.

Nel periodo in cui il credito resta in corso, i soldi vengono trasferiti da una banca all'altra ogni volta che i titolari di un conto effettuano pagamenti ai titolari di un altro conto in una banca diversa. La Banca centrale gestisce un apposito conto per ogni banca e si occupa dei trasferimenti.

A volte è più pratico usare banconote e monete. In banca o da un distributore automatico è possibile prelevare dal proprio conto contanti; una volta spesi, chi li ha ricevuti andrà alla propria banca, effettuerà un deposito, e vedrà apparire la somma sul proprio estratto conto. Il denaro può presentarsi come contante o come numeri in un conto bancario, ma ai fini del pagamento la cosa non fa differenza.


Dove finisce il denaro?

Il denaro finisce quando chi ha ottenuto il prestito rimborsa il capitale alla banca. In quel momento la banca trasferisce i soldi dal conto di deposito al conto di credito del prestatario. Il conto di credito mostrerà che il debito del titolare è stato annullato. Il denaro inizia ad esistere quanto sul conto di chi ha ricevuto il prestito vengono scritte delle cifre e svanisce quando le cifre vengono eliminate.

Chi ottiene un finanziamento deve restituire alla banca anche gl'interessi, che non fanno parte della somma monetaria creata dall'istituto di credito per il debitore, che deve lavorare e ottenere la cifra necessaria a pagarli raccogliendo altra moneta in circolazione (per definizione quest'ultima forma parte del totale dei prestiti in essere nel paese in quel momento).

Il ciclo di vita del denaro termina dunque quando finisce il prestito. E se tutti i prestiti venissero rimborsati non resterebbe più moneta. Ma per il momento c'è un oceano di denaro, e su questo oceano le banche raccolgono interessi.



Banchieri contro non-banchieri

Nella società il denaro circola in due direzioni: viene verso di voi quando producete o fate cose che gli altri vogliono, si allontana da voi quando comprate cose o fate lavorare gli altri per voi. E a volte potete risparmiare soldi da usare più tardi.

Nel caso dei banchieri la situazione è differente: i banchieri si limitano semplicemente a togliere in continuazione soldi a qualcuno e a spenderli, partendo dal principio che il denaro è loro, dato che sono loro ad averlo creato, e che hanno quindi tutto il diritto di raccoglierne i frutti. In effetti, in alcuni paesi questo gettito viene chiamato "rendita" (in italiano “interesse”.) E anche se tutti usano il denaro, le banche prelevano l'interesse sempre dal primo utilizzatore, colui che lo ha ricevuto in prestito. Tra poco vedremo come le banche riescono a far pagare anche gli altri utilizzatori.

Le banche non possono essere considerate delle normali aziende commerciali, visto che si sono autoproclamate proprietarie di tutto il denaro in circolazione e che la popolazione deve pagare per ottenerlo.


Time-out

Quasi tutto il denaro ha un'esistenza temporanea. Per mantenerlo in circolazione, i prestiti estinti devono essere rimpiazzati da nuovi finanziamenti. I crediti vengono accesi in momenti differenti e hanno durate differenti. Spesso chi li riceve ne rimborsa ogni mese una parte. E questo significa che ogni somma in circolazione ha un suo proprio "time-out", che corrisponde al previsto momento in cui il debitore deve rimborsarlo.

L'ammontare totale del denaro in circolazione determina la quantità di soldi di cui disponiamo per le nostre transazioni e, in ultima analisi, determina il livello globale dei prezzi dei prodotti e dei servizi.



Transazioni

Lungo tutto l'arco della sua esistenza, il denaro è uno strumento per le transazioni. Una transazione ha luogo quando due parti lo ritengono opportuno. "A" ritiene più interessanti i soldi ricevuti e "B" ritiene invece più interessante l'auto d'occasione che ha comprato. Ha avuto luogo uno scambio: ora "A" ha i soldi e "B" l'automobile, e tutti e due sono soddisfatti.

Le transazioni possono includere un esborso per il valore aggiunto. Quando un panettiere prepara il pane aggiunge il suo lavoro alla farina, al latte e al lievito: il lavoro svolto costituisce il valore aggiunto. E quando lo vende la transazione non è solo uno scambio di proprietà ma è anche un pagamento del valore aggiunto.

Per definizione, il totale delle transazioni di un paese non fornisce indicazioni sul valore aggiunto o sul valore di beni e servizi prodotti nel paese stesso.
 

tontolina

Forumer storico
2. Inflazione permanente

2. Inflazione permanente

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L'inflazione fa perdere valore al denaro che possediamo, che può fluttuare moltissimo nel tempo. Molte teorie economiche cercano di spiegarne le cause, ma in effetti spiegano piuttosto l'aumento e la riduzione dei prezzi di beni e servizi, non le cause dell'inflazione permanente, che sono tutt'altre. Tra poco daremo uno sguardo ai vari tipi d'inflazione, ma per cominciare dobbiamo eliminare ogni confusione tra Indice dei prezzi al consumo e inflazione dei prezzi.

Indice dei prezzi al consumo e inflazione dei prezzi

L'inflazione dei prezzi provoca scontento tra la gente. Ecco perché molti paesi usano un Indice dei prezzi al consumo che fornisce cifre molto più rassicuranti [1], [2], [3]. Quindi, quando i politici o i funzionari parlano di "inflazione" di solito stanno piuttosto facendo riferimento all'Indice dei prezzi al consumo.

L'indice si basa un confronto annuale dei prezzi di un paniere di prodotti di cui una famiglia "media" ha bisogno. La composizione del paniere varia da un paese all'altro, così come varia il sistema usato per calcolare l'indice: un paese può includervi le spese per l'alimentazione, il riscaldamento e la casa, mentre un altro può non tener conto di queste uscite [4], [5]. Qualche paese indica le categorie di prodotti inserite nel paniere [6], ma i singoli prodotti restano di solito segreti.
Alcuni istituti statistici spiegano comunque i trucchi usati per ottenere indici rassicuranti. Ad esempio, cambiano periodicamente il contenuto del paniere, oppure sostituiscono con prodotti più economici quelli il cui prezzo è sensibilmente aumentato, o ancora considerano il miglioramento della qualità di un prodotto come una riduzione del prezzo, che invece è rimasto invariato.
Con questo sistema, il Centraal Bureau voor de Statistiek olandese ha registrato una riduzione del 64% tra il 1998 e il 2003 per il computer inserito nel suo paniere! E così l'indice scende [7].

La composizione del paniere viene quindi modificata periodicamente, e la giustificazione è che "quando i prezzi salgono, anche le famiglie cambiano le abitudini di acquisto". Come influisce questa politica sull'indice? Visto che la famiglia così definita non può spendere più di quel che guadagna, l'aumento dei prezzi del paniere usato per calcolare l'indice di prezzi al consumo è automaticamente limitato dall'aumento delle entrate: la famiglia non può spendere di più.

Se non diversamente indicato, in questo articolo "inflazione dei prezzi" indica l'aumento reale dei prezzi di tutte le transazioni, e non un qualsivoglia indice dei prezzi al consumo, e "inflazione" significa in primo luogo aumento della massa monetaria. Ma ne riparleremo tra qualche istante.

Teoria dell'inflazione da spinta dei costi

Secondo questa teoria, l'inflazione dei prezzi è dovuta all'aumento dei costi (ad esempio salari più elevati, aumento del prezzo delle materie prime importate o aumento delle imposte sui consumi) [8].

Teoria dell'inflazione indotta da domanda

Secondo questa teoria, l'inflazione dei prezzi si manifesta quando la domanda eccede l'offerta [9]. La maggiore domanda può essere dovuta alle attività di esportazione, alla riduzione delle imposte o alla crescita della massa monetaria. Le fluttuazioni della domanda possono avere luogo anche quando per un certo periodo aumenta la propensione al risparmio dei consumatori, che poi ricominciano a spendere.


Attese che si autorealizzano

Anche le attese influiscono sull'inflazione dei prezzi. Produttori e rivenditori di solito hanno un listino prezzi valido per sei mesi, o al massimo un anno, nel quale includono una percentuale per tener conto dell'inflazione prevista. In tal modo il prezzo aumenta immediatamente, e contribuisce così all'inflazione reale. Lo stesso succede con i banchieri: quando concedono un prestito tengono conto del fatto che l'interesse che ricaveranno sarà ridotto nel tempo dall'inflazione, e calcolano quindi un margine di guadagno supplementare. Il costo supplementare dell'interesse contribuisce all'inflazione reale.


Incremento della massa monetaria

Se l'inflazione indotta da domanda e quella da spinta dei costi non provocassero un'espansione della massa monetaria, alcuni prezzi aumenterebbero e altri diminuirebbero. In realtà noi vediamo piuttosto alcuni prezzi aumentare più rapidamente di altri, ma raramente diminuire; e questo perché col passare del tempo la massa monetaria aumenta per la sempre maggiore quantità di prestiti in essere. È quella che si chiama inflazione monetaria.

Naturalmente l'inflazione monetaria influisce sui prezzi delle transazioni, mai però in modo uniforme. In pratica, quando diventa disponibile una maggiore quantità di denaro, la moneta supplementare crea spazio per un aumento dei prezzi ad ogni successiva transazione. Possiamo presumere che la moneta supplementare provochi un aumento supplementare dei prezzi laddove altri fattori inflazionari, ad esempio una domanda elevata, sono all'opera.

L'inflazione monetaria è responsabile dei permanenti aumenti complessivi dei prezzi di cui ci rendiamo a lungo andare conto. È la sola inflazione che dura anni e decenni.
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L'inflazione si riferisce in primo luogo al lievitare della massa monetaria, che porta a un aumento dei prezzi medi. Oggi usiamo il termine "inflazione" anche per indicare l'aumento dei prezzi, ma è possibile che, in presenza di una crescita della massa monetaria e di una contemporanea crescita della produttività, i prezzi medi non crescano, o crescano meno rapidamente. La moneta disponibile si diluisce su un maggior numero di prodotti e servizi, e questo aiuta a tenere bassi i prezzi.




Note e riferimenti

[1] http://www.mw.ua/2000/2020/52764

[2] "… valore di riferimento (4.5%) della crescita m3 su base annua. Questo valore di riferimento per la crescita monetaria si basa su una crescita economica potenziale tra il 2,0 e il 2,5%, un'inflazione inferiore al 2,0% a medio termine, e un rallentamento della velocità della moneta a lungo termine tra lo 0,5 e l'1,0% annuo". http://www.dnb.nl/dnb/home/file/ar03_tcm47-146939.pdf

[3] "Nel 2003, la massa monetaria (m3) nell'eurozona è cresciuta a un ritmo dell'8,0%, ben al disopra del valore di riferimento ufficiale del 4,5%". http://www.dnb.nl/dnb/home/file/ar03_tcm47-146939.pdf

[4] http://bigpicture.typepad.com/comments/2005/09/the_history_of_.html

[5] http://www.goldandsilverexchange.info/consumer-price-index.html

[6] http://www.cbs.nl/en-GB/menu/themas...len/archief/2005/consumer-price-index-art.htm

[7] http://www.cbs.nl/NR/rdonlyres/AB3F1E9D-EFED-4FD9-9393-E59F762D5C9B/0/2007gevoelsinflatieart.pdf

[8] http://www.tutor2u.net/economics/revision-notes/a2-macro-causes-of-inflation.html
 

tontolina

Forumer storico
3. Le banche centrali hanno bisogno dell'inflazione

3. Le banche centrali hanno bisogno dell'inflazione

Potrebbe sembrare piuttosto naturale che l'inflazione alimenti se stessa. Quando nel corso della durata di un prestito i prezzi crescono, i nuovi prestiti devono finanziare beni più costosi, e quindi devono essere più elevati.
In qualsiasi momento la causa dell'inflazione dovrebbe essere l'inflazione stessa.

Tuttavia alla base dell'inflazione non c'è una forma di "perpetuum mobile", ma una politica chiara e dichiarata delle banche centrali [10], [11]. L'inflazione è una componente del nostro sistema bancario.

Come già detto prima, la concorrenza tra le banche commerciali garantisce loro la sicurezza di erogare il più alto numero possibile di finanziamenti.


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Per aumentare o ridurre l'inflazione, la banca centrale ha quindi solo bisogno di allentare o stringere il flusso di prestiti.
Il metodo più usato dalle banche centrali per manovrare l'inflazione è la variazione del tasso d'interesse, pensato per influenzare i potenziali beneficiari dei finanziamento.

Come spiega De Nederlandsche Bank N.V. (la banca centrale olandese): "L'interesse lavora da acceleratore e da freno dell'economia. Aumentando il tasso d'interesse i prezzi diminuiscono, o quantomeno crescono più lentamente, diminuendolo i prezzi aumentano più rapidamente" [12].

Una possibile spiegazione è che quando i tassi d'interesse aumentano la gente sollecita meno prestiti. E quando un numero minore di prestiti che viene a termine, è sostituito da nuovi finanziamenti, c'è meno moneta nel paese. Nel tempo, la stessa quantità di denaro permetterà di comprare di più.
I prezzi scenderanno.
Ma attenzione all'inciso della Banca centrale olandese "o quantomeno crescono più lentamente". La banca centrale non ha nessuna intenzione di veder scendere i prezzi; almeno in apparenza, in questo caso viene ancora permesso alla massa monetaria di crescere, solo un poco più lentamente.

Quando la banca centrale riduce i tassi d'interesse, lo fa per una ragione ben chiara: far erogare più finanziamenti, e quindi far crescere più rapidamente la massa monetaria. Naturalmente i tassi d'interesse influenzano anche i risparmi. Quando gl'interessi sui risparmi scendono, cresce il numero di persone che preferiscono spendere i propri soldi.

Le banche centrali non possono manovrare l'inflazione dei prezzi di prodotti specifici (ad esempio pane, biciclette o automobili), ma piuttosto l'inflazione monetaria, l'aumento cioè del volume globale di prestiti.
Il denaro supplementare non si ripartisce in modo uniforme sull'economia, aumenta piuttosto gli effetti di altri fattori, ad esempio facendo crescere i costi o la domanda.

Quando l'economia non è più in grado di assorbire l'inflazione e il denaro non si ripartisce più a sufficienza, nascono le bolle speculative.
Masse sempre più grandi di denaro vagano, ad esempio, nei mercati azionari o immobiliari, dove si lucra forzando l'aumento dei prezzi. Anche le imprese cominciano ad essere comprate e vendute sempre più rapidamente, come se fossero giocattoli finanziari.

Anche se ammettono che l'inflazione fa parte delle loro politiche, le banche centrali la giustificano piuttosto con motivi economici, di solito apparentemente plausibili e accompagnati da dotti commenti di economisti e giornalisti. La maggior parte di costoro dimentica però che in primo luogo sono le stesse banche centrali ad aver bisogno dell'inflazione.



Inflazione: le banche centrali hanno bisogno di utili

Le banche centrali hanno ottenuto il potere di controllare il volume della massa monetaria, di fissare l'inflazione e gl'interessi, e di dettare le regole per le istituzioni finanziarie. E così possono influenzare l'economia. E hanno ottenuto leggi per gestire questo potere. Se le loro entrate dipendessero da altri, il potere potrebbe ben presto essere eroso. Ecco perché raccolgono direttamente i propri utili [14], [15].

Le banche centrali ottengono i propri utili grazie alle operazioni finanziarie. Una fonte di entrate estremamente lucrativa è prendere denaro quando l'interesse è basso e prestarlo quando è alto. Per quel che riguarda le operazioni monetarie il meccanismo funziona in questo modo.
Quando l'interesse delle banche commerciali scende troppo (bassa domanda), la banca centrale riceve grandi volumi di soldi dalle banche, in modo che vi sia meno denaro in circolazione. Di conseguenza la domanda di prestiti aumenta di nuovo e l'interesse applicato dalle banche commerciali ricomincia a salire.
Quando invece l'interesse delle banche commerciali sale troppo, la banca centrale trasferisce i soldi alle banche, che possono così erogare più finanziamenti ai clienti e l'interesse scende nuovamente [16].
Quanto maggiore è la differenza tra interesse dell'erogazione e interesse dell'assunzione di denaro, tanto più elevati sono i benefici della banca centrale.

Per guadagnare con queste operazioni l'inflazione è indispensabile.
Senza, i tassi d'interesse si manterrebbero piuttosto bassi [17] e ci sarebbe una differenza minima tra interessi elevati e interessi bassi. Con questo tipo di commercio, le banche centrali impinguano il loro stato patrimoniale: acquistano più valori (erogano più moneta) di quanto ne vendano.

Molte banche centrali affermano di voler mantenere l'inflazione attorno al 2%: intendono dire che vogliono un aumento del 2% dell'indice dei prezzi al consumo del loro paese [11], non dell'inflazione reale della massa monetaria, di solito molto più alta [3].



nflazione: far pagare alla gente l'uso del denaro

Per le banche centrali l'inflazione non è solo necessaria per aumentare gli utili, è anche un mezzo per esercitare il potere su chi usa i soldi. A causa dell'inflazione monetaria i cittadini pagano, anche se contro la loro volontà, l'uso del denaro. Le banche raccolgono interessi dai debitori, e sembra che costoro siano gli unici a pagare per la moneta creata. Ma guardiamo meglio cosa succede in presenza d'inflazione.

Grazie all'inflazione, chi ha ricevuto un prestito ha il vantaggio di veder diminuire nel tempo il valore dei suoi rimborsi alla banca, che si decompongono in interessi e restituzione del capitale.
Gl'interessi rappresentano il guadagno della banca. Possiamo essere sicuri che la banca ha previsto l'inflazione e ha leggermente accresciuto in anticipo il tasso d'interesse. Quindi, per quel che riguarda gl'interessi, l'inflazione non rappresenta un vantaggio per il debitore.
Per quel che riguarda il capitale, le cose stanno differentemente. La banca ha solo bisogno di recuperare il capitale nominale, dato che il rimborso serve solo a riazzerare le cifre registrate, che hanno dato inizio al prestito. La svalutazione della somma da restituire a titolo di capitale rappresenta quindi un vantaggio per il debitore.

Il vantaggio del debitore nei pagamenti per il rimborso del capitale dev'essere calcolato separatamente ad ogni versamento. E quando calcoliamo anche l'inflazione subita dai successivi utilizzatori del denaro creato da questo prestito, vediamo che i totali sono grosso modo gli stessi.
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Per dirla in maniera più semplice: se il debitore deve pagare un interesse del 6% (sul capitale) e ricava dall'inflazione un vantaggio del 2% (sul capitale), il suo vantaggio reale è pari a 2/6 degl'interessi [18]. D'altra parte, i successivi utilizzatori del denaro subiscono una perdita di pari grandezza. La banca non ci rimette niente: ha previsto l'inflazione e ha leggermente accresciuto in anticipo il tasso d'interesse.

In altre parole, ecco cosa fa la politica inflazionista delle banche centrali: fa passare una parte degl'interessi dai debitori agli utilizzatori. E in questo modo gli utilizzatori pagano un interesse per il semplice fatto di usare il denaro!





Note e riferimenti
[9] http://www.britannica.com/eb/article-3512/inflation

[10] http://www.dnb.nl/dnb/home/rente_en_inflatie/algemeen/nl/46-150027.html

[11] "La stabilità dei prezzi viene definita come un aumento nell'eurozona inferiore al 2% su base annua dell'Indice armonizzato dei prezzi al consumo" http://www.ecb.int/mopo/strategy/pricestab/html/index.en.html

[12] http://www.dnb.nl/dnb/home/rente_en_inflatie/algemeen/nl/46-150027.html

[13]http://www.cbc.ca/news/background/economy

[14] http://www.bis.org/speeches/sp050218.htm

[15] http://financial-dictionary.thefreedictionary.com/facility

[16] http://news.bbc.co.uk/2/hi/business/6938425.stm

[17] http://www.house.gov/jec/fed/05-19-03.pdf
 

tontolina

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Manipolare inflazione e interessi

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Manipolare inflazione e interessi

Grazie al diritto di fissare l'inflazione e gl'interessi, le banche centrali detengono il potere. Ci possono far risparmiare di più, investire di più, consumare di più, speculare di più, e in ogni caso lavorare di più.

Come sopra spiegato, l'inflazione è l'interesse che chi usa il denaro deve pagare. L'inflazione spinge la gente a lavorare di più e a competere per accaparrarsi parte della moneta supplementare messa in circolazione per nascondere la perdita di valore del denaro nelle loro mani.

L'inflazione spinge inoltre la gente a non tenere i soldi in tasca o sotto il materasso, ma a spenderlo o a metterlo in banca per guadagnare un poco d'interesse. Buona parte del denaro resta così a disposizione delle banche.

Se l'interesse è elevato la gente risparmia di più, se invece è basso preferirà spendere, prendere in prestito o investire di più.

Quello che in un certo momento ci sembra una scelta interessante, dipende in buona parte da quello che la banca centrale vuole farci fare.

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