Ocse e Fmi alla Ue: ora gli eurobond
Italia e Francia insistono per l’introduzione ma dalla Germania arriva l’ennesimo rifiuto
Nella battaglia degli eurobond, l’ocse si schiera apertamente dalla parte della Francia (e dell’italia, della Spagna, della Commissione europea). In prospettiva, secondo l’organizzazione parigina, strumento inevitabile del processo di integrazione fiscale dell’eurozona, la cui crisi «rimane la minaccia più importante per l’economia mondiale». Sulla stessa linea, sia pure in maniera più sfumata, si colloca il Fondo monetario, come ha spiegato ieri a Londra il direttore generale Christine Lagarde.
Nel presentare l’outlook semestrale (che prevede un Pil della zona euro in lieve flessione nel 2012, rispetto alla crescita di Stati Uniti e Giappone), il numero due e capo economista Pier Carlo Padoan ha certo ribadito la necessità di «una disciplina di bilancio rigorosa e di un continuo sforzo di risanamento dei conti pubblici, condizioni preventive per il varo di misure a sostegno dello sviluppo», ma ha soprattutto elencato le iniziative da varare a livello europeo per la messa a punto del «patto per la crescita». Non a caso alla vigilia del vertice informale di questa sera a Bruxelles.
Oltre al rafforzamento della Bei e al recupero dei fondi strutturali inutilizzati, Padoan ha insistito su due punti: l’emissione di nuove obbligazioni statali garantite collettivamente per contribuire alla ricapitalizzazione delle banche e migliorare l’offerta di credito; una più ampia emissione di eurobbligazioni finalizzate al finanziamento di progetti infrastrutturali (i cosiddetti project bond). E «dopo queste due operazioni, si può cominciare a pensare a emissioni regolari, conquistando poco alla volta la fiducia dei mercati».
«È evidente - ha aggiunto Padoan - che si dovrà andare nella direzione di una totale integrazione fiscale. Che ovviamente non potrà prescindere dagli eurobond».