Tbond Bund (VM69) 2013: Bandits Unchained tra Krug bubbles and balls (3 lettori)

Ignatius

sfumature di grigio
Stupefacente: pare che ci siano molte più scommesse al rialzo che al ribasso.
Il simpatico indice "Paura e Avidità" ci dice che siamo in una fase di "Estrema Avidità".

Sarebbe simpatico vedere la correlazione tra questo ratio e l'indice di borsa. :)


Fear & Greed Index - Investor Sentiment - CNNMoney
 

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翠鸟科
Gooooooood uikkèn bbbbanda

tra l'altro , un indicatore composite di sentiment è anche in Plus.... C'è anche il vix e altre cose che dopo guardo
riflettendo, un mio problema è sempre stato l'aggiornamento dei database : spero molto in Amiquote
 

f4f

翠鸟科
Goldman Sachs «promuove» l’italia


Francesco Garzarelli, capo dell’analisi dei mercati della banca Usa: da quando è nato il Governo la raccomandazione è «comprare»

Il governo italiano sta trovando il suo equilibrio di centro che piace tanto ai mercati, con una variante in più: il pungolo dell’opposizione «muscolare ed energica di Grillo» che rappresenta un’assicurazione contro chi tenta di fermare le riforme. La compagine governativa uscita dopo mesi di incertezze è la migliore che ci si potesse attendere secondo un banchiere di lungo corso come Francesco Garzarelli, capo dell’analisi dei mercati di Goldman Sachs, un italiano di successo alla City, salito al vertice di una delle banche americane più influenti del mondo finanziario.
La visione positiva sul governo Letta non era scontata per un’istituzione che nei momenti bui di fine 2011 era additata di essere tra le banche ad avere voltato le spalle all’Italia. Ci sono voluti mesi di passione per tornare a rivedere la fiducia degli investitori americani che ora stanno tornando a piccoli passi a comprare Italia. « La svolta è arrivata nel weekend dell’annuncio della formazione del governo Letta - ha detto Garzarelli -. Da quel momento abbiamo ricominciato a raccomandare di comprare». Se dalla City il governo italiano è visto come la soluzione migliore per ridare stabilità all’Italia, a rassicurare i mercati è soprattutto la presenza del ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni considerato l’uomo di fiducia del presidente della Bce, Mario Draghi. In un contesto europeo, l’Italia oggi gode di maggiore fiducia dei cugini francesi d’Oltralpe su cui pende la spada di Damocle della raccomandazione "sell" di Goldman Sachs.
Per il resto nulla è più come prima perché la crisi ha lasciato strascichi pesanti se oggi il debito italiano per l’80% è nelle mani di residenti, mentre prima della guerra dello spread più della metà era detenuta da investitori esteri. «Oggi i più attivi sul debito italiano sono i fondi pensione, fondi sovrani investitori stabili e di lungo periodo».



mia ipotesi:
20% in mano agli esteri = circa 400 md
di cui 100 md BCE
il restante in fondi pensione

ne deriva che siamo assai meno aggredibili sul mercato, ma che le nostre banche ( che credo deterranno la maggior parte del nostro 80%) sono quelle più delicate


 
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翠鸟科
GIPA !!!


Se la politica monetaria induce al rischio - Il Sole 24 ORE

Se la politica monetaria induce al rischio


Tra gli hedge fund e persino tra i banchieri Usa crescono i timori per una possibile bolla speculativa sui corporate bond e i titoli di Stato
Mai come in questa settimana si sono alzate tante critiche verso il comportamento della Fed


Qualcosa di strano s’è visto giovedì a Wall Street, quando l’indice S&P è sceso, pur con il dollaro volato ai massimi da aprile 2009 sullo yen. Era già capitato. Ma quel che è successo due giorni fa, e s’è ripetuto ieri, è piuttosto inconsueto. Perché se è normale che la valuta americana si apprezzi sullo yen (e fa un bel +29% in 6 mesi), vista l’inusitata politica monetaria ultraespansiva del Giappone, c’è tuttavia qualcosa di nuovo nell’accentuato nervosismo dei mercati finanziari: come se il cambio yen-dollaro fosse schizzato a 101,8 più per la forza del secondo che per la "naturale" debolezza del primo. Cosa può rendere forte la valuta americana, dal momento che non si coglie alcuna esitazione nell’annunciata politica monetaria del Giappone? La possibile fine dei
della Fed, sembrerebbe la risposta più ovvia.

Più che una risposta è una tesi che va tutta dimostrata: anzi, che non si è ancora posta, perché l’eventualità di una exit strategy della banca centrale, ossia di un graduale ritorno a politiche monetarie convenzionali e più restrittive, è al momento una pura ipotesi. Ma il fatto nuovo è la montante disaffezione dei maggiori hedge fund americani verso la politica di Ben Bernanke, giudicata la «più inappropriata della storia», da Stanley Druckenmiller (Duquesne CM), o semplicemente «folle», secondo Bill Gross di Pimco, o persino «criminale», per gli ambienti più conservatori della finanza americana. Tra i quali il comportamento di Bernanke ricorderebbe quello di un Robin Hood alla rovescia: di colui che, avendo imposto tassi a zero, ruba al 95% della popolazione più povera (non remunerando i depositi e l’investimento in Treasury) per regalare il denaro al 5% più ricco del Paese. Ossia alle banche e ai grandi investitori che, con quei soldi facili, speculano sulle diverse attività finanziarie.
I rischi del facile denaro


Fatto è che, proprio giovedì, quelle critiche alla Fed si sono intensificate e hanno goduto di enorme pubblicità perché uscite dalla conferenza dei maggiori gestori di hedge fund riuniti a New York per l’annuale Sohn Investment Conference. Agenzie stampa, televisioni e giornali hanno riportato come i prezzi dei titoli di Stato sarebbero eccessivamente elevati a causa dei tassi a zero in mezzo mondo e per i troppi quantitative easing,: ragion per cui i rendimenti non coprono nemmeno l’inflazione. E gli stessi mercati valutari sarebbero manipolati: perché se una banca centrale intraprende misure monetarie non convenzionali costringe le altre a fare altrettanto.


Così, un po’ tutte le attività finanziarie sarebbero sopravalutate: comprese le azioni, sebbene non si possa dire che queste ultimesiano a rischio di bolla speculativa come la carta che gira sui mercati del credito. Ma poco importa: perché quando scoppia una bolla del credito, come 5-6 anni fa, finisce per crollare tutto. Eoggi c’è ancor più liquidità di allora, visto che gli attivi delle banche centrali si sono moltiplicati di almeno 4 volte. Infine, a quelle critiche, si sono aggiunte voci, strumentalmente diffuse su Twitter, secondo le quali la Fed s’appresterebbe a por fine alla stagione dei Qe.



. Continuerannoa farla perché, anche se l’economia dovesse suggerire condizioni monetarie più restrittive, c’è la consapevolezza che un rapido cambio di direzione farebbe precipitare le cose. E si sa che la salute dei mercati va di pari passo a quella dell’economia reale. Chi la pensa in questo modo è ancora la grande maggioranza e per questo è difficile credere che la felice tendenza iniziata a luglio dello scorso anno possa interrompersi a breve.



Ma sul mercato del credito sono già evidenti i segni di una incipiente bolla speculativa:
 
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