La politica torna a pesare in Eurozona
L’incerto esito delle elezioni in Italia e lo scandalo che ha coinvolto il governo spagnolo hanno spinto al ribasso i titoli di Stato e le Borse
Il timore è che possano affermarsi i partiti ostili al Fiscal compact concordato a Bruxelles
La sola cosa positiva è il brusco ripiegamento dell’euro, calato di oltre 3 punti dal picco di 8 giorni fa. Se l’indebolimento della valuta è stato provocato essenzialmente dalle parole di Mario Draghi, giovedì, non è tuttavia estraneo il mutato atteggiamento degli investitori internazionali verso i Paesi periferici dell’Eurozona. L’impressione è che i flussi di liquidità, che avevano sostenuto l’euro fino a poco tempo fa, si siano affievoliti, se non quasi del tutto azzerati nelle ultime 10 sedute: un po’ per forza delle cose, dopo una corsa delle borse europee pressoché ininterrotta da 8 mesi e la quasi coincidente caduta dei rendimenti di Bonos e Btp; e un po’ per il ritorno del rischio politico in Italia e Spagna che, con eccessiva compiacenza, s’era creduto definitivamente fugato.
Uno studio di Barclays suggerisce che il caso Rajoy in Spagna e il pericolo Berlusconi in Italia siano stati l’innesco per una correzione più ampia. Sostengono gli analisti della banca inglese che, solo tra luglio e novembre 2012, gli investitori esteri (Bce esclusa) abbiano comprato titoli di stato spagnoli per circa 23 miliardi. Qualcosa d’analogo è avvenuta per l’Italia. Considerando che i flussi si sono intensificati tra dicembre e metà gennaio, si ha un’idea di quanto denaro estero sia finito su Bonos e Btp. A questo flusso va aggiunto quello, più modesto, sulle azioni. Secondo Barclays, gran parte di questo denaro è stato alimentato dai meccanismi di ricopertura: di quanti avevano venduto allo scoperto e di quanti erano sottopesati sui titoli dei paesi periferici. Questo processo sarebbe quasi completato, dunque. Probabilmente ha ancora tanta strada da fare, visto che la quota di debito pubblico italiano detenuta da stranieri è rimasta attorno al 35%, quando superava il 50% a inizio 2011, e che quella sul debito spagnolo è risalita al 28,4% dal 22,6% di agosto: ancora lontana dal 45% di due anni fa.
Per ora non è ancora inversione di tendenza. Un abbondante ottimismo e una straripante liquidità continuano a sostenere i mercati internazionali, impedendo forti cadute anche nei mercati "periferici". Non a caso le vendite sulle attività finanziarie a Milano e Madrid non sono il risultato di posizioni liquidate, ma la conseguenza di acquisti che si sono arrestati e di vendite cosiddette difensive, perché attuate attraverso derivati sugli indici o panieri di titoli. Raccontano i trader che alcune grosse case d’investimento internazionali abbiano assistito un buon numero di hedge fund (in particolare fondi a strategia macro) nella vendita di derivati sugli indici di Borsa.
Nella sola seduta di lunedì, un noto broker americano avrebbe venduto future e opzioni per un nozionale di un miliardo di euro sulle borse di Madrid e Milano. Non sarebbe stato il solo a farlo e nemmeno l’intermediario più grosso.