Tbond Bund (VM69) 2013: Bandits Unchained tra Krug bubbles and balls

fantastici i mercati USA siamo alla terzza settimana di negazione di possibile reversal... il trend è up e non vuole demordere... cambiando contnuamente motivi del rialzo.. adesso le liquidazioni high yield hanno sicuramente favorito l'azionario nonostante gli effetti controintuitivi dei carry sull'europa che sono stati chiusi e sullo yen sono moderatamente scemati... ma le liquidazioni alla ricerca di rendimento sono proseguite a fluire sull'azionario... nonostante sentiment indicatori ecc... bisogna dire che però sulla settimana il movmento non è stato significativo..



gooood uikkèn bbbbanda !!


mah, il daxee , che aveva flattato. ora è in area di ripresa
i mergans ancora in trend up
pure il nostrano è ancora impostato al long

per me c'è ancora tanta liquidità che vuol essere remunerata
 
Grazie Fernando'S

Si vero con gli ETF si va sicuramente più tranquilli ma soffrono troppo di questi problemi riporto una risposta di altro utente affidabile:

"Gli etf short non sono derivati sono covered warrant che si azzerano in pochi anni.

Anche se li tradate per brevi periodi rischiate di perdere tantissimi soldi di frizione, tra

1 spread
2 slippage
3 decay

Per darvi un'idea di quanto elevato sia il decay, guardate la tabellina in basso.

Da inizio anno la borsa fa +2,90, l'ETF -3,12.
Ben poca cosa, ma se allarghiamo lo sguardo a 6 mesi indietro, qui siamo gia' a 3 punti percentuale (19 vs. 16%)
Se andiamo ad un anno fa, qui i punti sono addirittura 10 !!!
Se andiamo a 2 anni fa, i punti persi sono addirittura 24 !!!!!

Fate come credete, ma sappiate almeno le informazioni fondamentali che vi ho segnalato

Buon trading"

(http://www.investireoggi.it/forum/l...6146-mercato-mta-vt74904-121.html#post3305312)



cerco di fare un test
occorrono le serie storiche :rolleyes:
 
In Cina forte aumento di export e import Attivo tedesco record


si diceva giusto con Gipa dell'euro forte e della anelasticità al prezzo delle export di lusso
leggendo il report di Deutche, ITA è svantaggiata dal cambio più di GER
si vede che il nostro export è di bassa qualità e/o non su generi di lusso

:wall:
 
L’Unione ha una quota del 28% nel reddito globale generato dalla produzione di beni manifatturieri (la Cina è al 16 per cento).
Naturalmente, Barroso ammette che ci sono differenze di competitività tra gli Stati membri. Ma ciò non impedisce all’Italia, un Paese in ritardo su questo fronte, di essere tra i Paesi nei quali tra l’8 e il 10% degli occupati lavora nell’export. C’è di più. Il numero di posti di lavoro nell’industria e nei servizi dedicati alla produzione di beni manifatturieri è salito negli ultimi 15 anni per toccare i 35 milioni, mentre è sceso sia negli Stati Uniti che in Giappone.
Nel suo rapporto, la Commissione mette l’accento anche su come stia cambiando la catena produttiva. Lo stesso iPhone, ideato in California e costruito nel Guangdong, ha un contributo europeo del 12 per cento. In questo senso, la tradizionale differenza tra import ed export non è più valida. Le imprese europee importano per riesportare. Ormai, si legge nel rapporto, «la quota di importazioni dall’estero nelle esportazioni dell’Unione è salita di oltre il 50% dal 1995 per raggiungere il 13 per cento».
Nel contempo, la differenza tra industria e servizi è andata scemando. Il terziario partecipa con una quota del 40% al valore aggiunto del settore manifatturiero. La conclusione dell’esecutivo comunitario è che l’Europa ha bisogno di accordi commerciali, fosse solo perché nei prossimi anni la crescita economica mondiale sarà nei Paesi emergenti e perché la domanda interna nell’Unione rimarrà prevedibilmente debole. Non per altro la Commissione moltiplica i negoziati commerciali.
 
Fin qui l’azionario, ma quale l’andamento del cambio eurodollaro? È presto detto: la divisa unica, sulla scia delle parole dell’altro ieri del presidente della Bce, si è mantenuta debole rispetto al biglietto verde (1,336 la chiusura). Un trend che, a detta di alcuni, avrebbe aiutato anche la riduzione dello spread.

Un euro meno forte, infatti, spinge l’export europeo e, quindi, sostiene(in teoria) le entrate fiscali degli stati dell’Ue. Ieri, a ben vedere, il saggio del BTp decennale è rimasto praticamente invariato (4,55%) rispetto a due sedute fa. L’effetto anch e della correlazione con l’euro? Possibile.

Tuttavia, rispetto a questo fronte non si scappa. Gli elettori italiani, "fanciullescamente" affascinati da promesse di un nuovo Paese del "Bengodi", potranno giustamente scegliere il loro candidato. Gli investitori, soprattutto esteri, potranno giustamente scegliere se comprare ancora i nostri titoli di Stato. Oppure no.
 
scusate ragazzi se oggi forse non riesco a vedere la CCZ con voi
ma devo prendere la cazzuola e fare un piano in più alla villetta...
perchè non approfittare del condono edilizio ? :mumble:
 
La politica torna a pesare in Eurozona


L’incerto esito delle elezioni in Italia e lo scandalo che ha coinvolto il governo spagnolo hanno spinto al ribasso i titoli di Stato e le Borse
Il timore è che possano affermarsi i partiti ostili al Fiscal compact concordato a Bruxelles



La sola cosa positiva è il brusco ripiegamento dell’euro, calato di oltre 3 punti dal picco di 8 giorni fa. Se l’indebolimento della valuta è stato provocato essenzialmente dalle parole di Mario Draghi, giovedì, non è tuttavia estraneo il mutato atteggiamento degli investitori internazionali verso i Paesi periferici dell’Eurozona. L’impressione è che i flussi di liquidità, che avevano sostenuto l’euro fino a poco tempo fa, si siano affievoliti, se non quasi del tutto azzerati nelle ultime 10 sedute: un po’ per forza delle cose, dopo una corsa delle borse europee pressoché ininterrotta da 8 mesi e la quasi coincidente caduta dei rendimenti di Bonos e Btp; e un po’ per il ritorno del rischio politico in Italia e Spagna che, con eccessiva compiacenza, s’era creduto definitivamente fugato.



Uno studio di Barclays suggerisce che il caso Rajoy in Spagna e il pericolo Berlusconi in Italia siano stati l’innesco per una correzione più ampia. Sostengono gli analisti della banca inglese che, solo tra luglio e novembre 2012, gli investitori esteri (Bce esclusa) abbiano comprato titoli di stato spagnoli per circa 23 miliardi. Qualcosa d’analogo è avvenuta per l’Italia. Considerando che i flussi si sono intensificati tra dicembre e metà gennaio, si ha un’idea di quanto denaro estero sia finito su Bonos e Btp. A questo flusso va aggiunto quello, più modesto, sulle azioni. Secondo Barclays, gran parte di questo denaro è stato alimentato dai meccanismi di ricopertura: di quanti avevano venduto allo scoperto e di quanti erano sottopesati sui titoli dei paesi periferici. Questo processo sarebbe quasi completato, dunque. Probabilmente ha ancora tanta strada da fare, visto che la quota di debito pubblico italiano detenuta da stranieri è rimasta attorno al 35%, quando superava il 50% a inizio 2011, e che quella sul debito spagnolo è risalita al 28,4% dal 22,6% di agosto: ancora lontana dal 45% di due anni fa.


Per ora non è ancora inversione di tendenza. Un abbondante ottimismo e una straripante liquidità continuano a sostenere i mercati internazionali, impedendo forti cadute anche nei mercati "periferici". Non a caso le vendite sulle attività finanziarie a Milano e Madrid non sono il risultato di posizioni liquidate, ma la conseguenza di acquisti che si sono arrestati e di vendite cosiddette difensive, perché attuate attraverso derivati sugli indici o panieri di titoli. Raccontano i trader che alcune grosse case d’investimento internazionali abbiano assistito un buon numero di hedge fund (in particolare fondi a strategia macro) nella vendita di derivati sugli indici di Borsa.
Nella sola seduta di lunedì, un noto broker americano avrebbe venduto future e opzioni per un nozionale di un miliardo di euro sulle borse di Madrid e Milano. Non sarebbe stato il solo a farlo e nemmeno l’intermediario più grosso.
 

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