Tbond Bund (VM69) 2013: Bandits Unchained tra Krug bubbles and balls

fugnoli


La Germania, che nell’agosto scorso ha abbandonato la difesa a oltranza
dell’austerità monetaria nell’Eurozona, dalla fine del 2012 ha di fa
tto
ripiegato parecchio anche sul piano dell’austerità fiscale. Non per sé stessa
naturalmente (ha chiuso il 2012, a sorpresa, con un surplus di bilancio
dell’uno per cento) ma per Francia, Spagna, Portogallo e Italia ha condonato
sforamenti anche consistenti per l’anno scorso e si prepara ad accettare
obiettivi molto blandi per il 2013. Obiettivi, si noti, che verranno
sicuramente mancati a consuntivo.


Si intravede sempre più chiaro un congelamento dell’austerità per il 2013
e il 2014, poi si vedrà. I principi sono salvi e si va ancora tutti, a parole, verso il disavanzo zero. La Germania, come sempre, è però molto più pragmatica di
come la si dipinge e si rende perfettamente conto che non si può continuare
così. La cancelliera Merkel, d’altra parte, pur rimanendo costantemente in
testa nei sondaggi sulle politiche del 22 settembre, sa che nulla è scontato.
Alcune consultazioni regionali sono andate molto peggio del previsto,
l’economia tedesca ha una crescita molto debole e una ricaduta in uno stato
di crisi acuta dell’Eurozona prima del voto va assolutamente evitata.

Le borse e i bond europei stanno fiutando nell’aria questo nuovo clima e
cercano giustamente di festeggiare. La fine dell’austerità riduce il rischio di
implosione politica, sociale ed economica di Eurolandia ed è corretto valutare in modo meno severo gli asset finanziari.

Ci sono però tre problemi.

Il primo è che quella tedesca è una ritirata tattica, non una conversione.

Il secondo
problema è che
sarebbe molto
stupido (e sarebbe
davvero
l’anticamera
dell’uscita
dall’euro) se
Francia, Spagna,
Porto
gallo e Italia
usassero questi due
anni di tregua per
rimanere rigidi e
non competitivi.

Il terzo problema è che l’austerità, messa in un angolo in Europa, ha
trovato una nuova patria in America. La differenza è che la stre
tta fiscale
americana, iniziata in realtà l’anno scorso a livello locale e ora spostatasi a
livello federale, viene calata su un’economia alla quale è stato lasciato il
tempo di riprendersi e irrobustirsi.



 
Alla tregua fiscale la Bce aggiungerà presto un taglio dei tassi e altre
misure allo studio. L’economia europea va male e ai mali consueti si è
aggiunta la debolezza dello yen, che pesa particolarmente sulle imprese
tedesche.

Abbiamo visto nel recente passato, con le operazioni di Ltro e con l’Omt,
che la Bce di Draghi è pronta, al bisogno, a inventare soluzioni molto
apprezzate dai mercati. Questa volta borse e bond giocano d’anticipo e
cominciano a scontare fin da ora le misure che verranno annunciate nelle
prossime settimane
 
fugnoli


La Germania, che nell’agosto scorso ha abbandonato la difesa a oltranza
dell’austerità monetaria nell’Eurozona, dalla fine del 2012 ha di fa
tto
ripiegato parecchio anche sul piano dell’austerità fiscale. Non per sé stessa
naturalmente (ha chiuso il 2012, a sorpresa, con un surplus di bilancio
dell’uno per cento) ma per Francia, Spagna, Portogallo e Italia ha condonato
sforamenti anche consistenti per l’anno scorso e si prepara ad accettare
obiettivi molto blandi per il 2013. Obiettivi, si noti, che verranno
sicuramente mancati a consuntivo.


Si intravede sempre più chiaro un congelamento dell’austerità per il 2013
e il 2014, poi si vedrà. I principi sono salvi e si va ancora tutti, a parole, verso il disavanzo zero. La Germania, come sempre, è però molto più pragmatica di
come la si dipinge e si rende perfettamente conto che non si può continuare
così. La cancelliera Merkel, d’altra parte, pur rimanendo costantemente in
testa nei sondaggi sulle politiche del 22 settembre, sa che nulla è scontato.
Alcune consultazioni regionali sono andate molto peggio del previsto,
l’economia tedesca ha una crescita molto debole e una ricaduta in uno stato
di crisi acuta dell’Eurozona prima del voto va assolutamente evitata.

Le borse e i bond europei stanno fiutando nell’aria questo nuovo clima e
cercano giustamente di festeggiare. La fine dell’austerità riduce il rischio di
implosione politica, sociale ed economica di Eurolandia ed è corretto valutare in modo meno severo gli asset finanziari.

Ci sono però tre problemi.

Il primo è che quella tedesca è una ritirata tattica, non una conversione.

Il secondo
problema è che
sarebbe molto
stupido (e sarebbe
davvero
l’anticamera
dell’uscita
dall’euro) se
Francia, Spagna,
Porto
gallo e Italia
usassero questi due
anni di tregua per
rimanere rigidi e
non competitivi.

Il terzo problema è che l’austerità, messa in un angolo in Europa, ha
trovato una nuova patria in America. La differenza è che la stre
tta fiscale
americana, iniziata in realtà l’anno scorso a livello locale e ora spostatasi a
livello federale, viene calata su un’economia alla quale è stato lasciato il
tempo di riprendersi e irrobustirsi.




Analisi condivisibile... sono diventato troppo mainstream però... :-o a breve trovo una exit strategy... :D
 
Analisi condivisibile... sono diventato troppo mainstream però... :-o a breve trovo una exit strategy... :D

Gooood morning bbbbanda !

Beh a me pare mainstream gli svalutators o i 'ridurre.le.tasse' senza specificare come.... Cioè i debito.pubblicators
con le varianti degli stampators e dei massimalisti plitici

riforme PA e crescita, ancora nulla
 
Gooood morning bbbbanda !

Beh a me pare mainstream gli svalutators o i 'ridurre.le.tasse' senza specificare come.... Cioè i debito.pubblicators
con le varianti degli stampators e dei massimalisti plitici

riforme PA e crescita, ancora nulla

le posizioni dominanti attuali sono da una parte gli inflazionisti svalutatori e dall'altra i teutonici del rigore senza differenziazione.

Per mia fortuna non faccio parte di nessuno degli schieramenti ma quando inevitabilmente ti confronti con uno degli schieramenti il rischio di finire nel campo degli altri tuo malgrado è alto...
 
Sui mercati invece il trend mi sembra chiaro.. abbiamo una fase di recupero dell'Italia come avevo evidenziato possibile dalla scorsa settimana, recupero che si concretizza anche in un decennale molto tonico con la liquidità sistemica che va via via riversandosi in ogni angolo dei mercati finanziari ad alimentare principalmente i trend dominanti e successivamente i ritardatari quando il trend è maturo
 
Sui mercati invece il trend mi sembra chiaro.. abbiamo una fase di recupero dell'Italia come avevo evidenziato possibile dalla scorsa settimana, recupero che si concretizza anche in un decennale molto tonico con la liquidità sistemica che va via via riversandosi in ogni angolo dei mercati finanziari ad alimentare principalmente i trend dominanti e successivamente i ritardatari quando il trend è maturo

:up:

per altro ho guardato spoore e ho sistemato il trsys , con le dovute ottimizzazioni
premesso che non ho concluso, ma che si tratta solo di fine tuning,
lo spoore per me è ancora messo benissimo ... uno stornino è vicino, ma non uno stornone o invesrsione
imho :help:
 
:up:

per altro ho guardato spoore e ho sistemato il trsys , con le dovute ottimizzazioni
premesso che non ho concluso, ma che si tratta solo di fine tuning,
lo spoore per me è ancora messo benissimo ... uno stornino è vicino, ma non uno stornone o invesrsione
imho :help:

Secondo me invece i rischi sono estremamente elevati ma il mercato è in liquidità ed in momentum e finche non cambia quello il trend è chiaro, questo soprattuto per gli USA mentre per esempio l'Italia avrebbe un po piu di potenziale...
 
Secondo me invece i rischi sono estremamente elevati ma il mercato è in liquidità ed in momentum e finche non cambia quello il trend è chiaro, questo soprattuto per gli USA mentre per esempio l'Italia avrebbe un po piu di potenziale...


concordo sul rischio
ma ti posto poi i miei livelli, ben ricordando che la mia è una striminzita analisi sui prezzi e solo sui prezzi :help::help::help:
 
L'austerity uccide l'economia - Il Sole 24 ORE

La Germania sembra oggi dimenticare sia che l'attuale pericolo per l'Europa non è l'inflazione, ma la deflazione e il default, sia che proprio la stessa Germania è stata nel 1948 la beneficiaria di uno dei più magnanimi atti mondiali di remissione del debito. Infatti, negli anni 40 del secolo scorso, le potenze di occupazione cancellarono il 93% del debito dell'era nazista, posponendo inoltre il pagamento degli altri debiti per circa mezzo secolo. Così la Germania, il cui rapporto debito/Pil nel 1939 era del 675%, all'inizio degli anni 50 aveva un livello di indebitamento del 12%, molto inferiore a quello dei vittoriosi alleati, permettendo così il miracolo tedesco del dopoguerra. di Guido Rossi - Il Sole 24 Ore -
 

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