Derivati USA: CME-CBOT-NYMEX-ICE Tbond,Tnote,Bund&CO-giu/lug2006: fuga dai Bonds (vm18) (1 Viewer)

ditropan

Forumer storico
Cià bbanditi

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... mi vado a distendere sul letto che devo recuperare un pò di sonno ... :-o :-o :-o

20060626ft_big.jpg
 

f4f

翠鸟科
quazzz
non prendo MAI l'aereo
e per una volta che devo
i tassisti bloccano linate ..... ma uavanghiùl :down:
 

Fleursdumal

फूल की बुराई
sti milanes sempre a cercà scuse, usa i mezzi alternativi polentunnnn, vd monopattino

run ma è vero che tra te ed Argy ora è tutto uno slinguazzarsi in bocca :eek:
 

f4f

翠鸟科
Fleursdumal ha scritto:
sti milanes sempre a cercà scuse, usa i mezzi alternativi polentunnnn, vd monopattino

run ma è vero che tra te ed Argy ora è tutto uno slinguazzarsi in bocca :eek:



invero persavo di farla a piè da S.Babila :rolleyes:


tè sè minga bun de lecc fra i riiik , Fleubaster...
Argema ha scritto:
Ho un caratteraccio, sono facile alla battaglia, ma anche a bere con il mio avversario dopo lo scontro.

tal quale Attila,
beveva il sangue dè lì inimici suoi nel loro istesso kranio,
montato in argento dal suo orefice da campo all'uopo sul loco ito
ekkè :p
 

fo64

Forumer storico
f4f ha scritto:
invero persavo di farla a piè da S.Babila :rolleyes:

hai provato a sentire il minibus - taxi colettivo dell'ATM?
Di sicuro loro viaggiano, il problema è che ci sarà l'assalto per le prenotazioni :rolleyes:

Morte ai tassisti forzaitalioti/leghisti milanesi :lol:
 

Fleursdumal

फूल की बुराई
L'altra scarpa

Borse plafonate per qualche tempo e possibilità di limitate ulteriori esplorazioni verso il basso. Il ricrearsi di un premio al rischio non va però scambiato per l’inizio del bear market. di A.FUGNOLI (Abaxbank)



Da il Rosso e il Nero, settimanale di strategia
di Alessandro Fugnoli, strategist Abaxbank.

MILANO - Il portfolio manager alfabetizzato passa il suo tempo di studio tra frontiere efficienti e modelli di asset allocation, ma passa poi il suo tempo di lavoro a occuparsi del ciclo delle stagioni (si semina in novembre e si raccoglie in maggio) oppure, come in questa fase, di coltelli che cadono e scarpe che cadono (vedremo poi la differenza tra i due fenomeni), ovvero di market timing.

Ai cercatori puri di alfa va tutta la nostra ammirazione, ma non condividiamo l’idea che chi fa (anche) market timing sia figlio di un dio minore. C’è spazio per tutti e poi, come diceva Feyerabend, qualsiasi cosa va bene.

Dicevamo dunque dei coltelli e delle scarpe. Di coltelli che cadono (e che non vanno afferrati finché sono in movimento) si è parlato molto tra metà maggio e metà giugno. Da due settimane però i mercati hanno riacquistato una
certa compostezza, la volatilità è scesa e nessuno parla più di coltelli.

Si parla invece di scarpe, sulla base del modo di dire inglese (che non è solo borsistico) per cui quando ne cade una si aspetta che cada anche l’altra. Waiting for the other shoe to drop. Terminata la prima gamba di ribasso si aspetta la seconda.

Tra la prima e la seconda scarpa non c’è una gerarchia prestabilita. Nel 1987 la prima scarpa cadde in agosto e fu di proporzioni ragionevoli (il dieci per cento circa). La seconda cadde in ottobre e, a un certo punto, si portò via un quarto del mercato. Altre volte accade invece che la prima discesa sia rapida e convulsa e che la seconda abbia le caratteristiche della scossa di assestamento, quasi un’eco della prima.

Nel 2004 e 2005 le quattro correzioni che si sono prodotte sono state tutte monodose. La seconda scarpa non è mai caduta. Erano semplici consolidamenti da manuale, sempre coincidenti con nuovi massimi del prezzo del petrolio e puntualmente rientrati non appena diventava chiaro che l’espansione era in grado di riassorbire il rincaro del greggio senza che si creasse inflazione strutturale.

Questa volta si è notato presto che le cose erano diverse. Non, si badi, perché il rialzo del petrolio sia stato particolarmente rilevante (al contrario, è stato più contenuto rispetto alle volte precedenti, sia in percentuale sia in dollari), ma perché è avvenuto in un contesto di output gap in via di azzeramento. Insomma, qualcosa di più serio.

Al tempo stesso, però, solo i pessimisti radicali ritengono che la discesa iniziata a metà maggio rappresenti il punto di partenza di un lungo bear market.
A noi sembra piuttosto che siamo entrati in una fase di plateau irregolare e che prima che parta davvero il bear market faremo in tempo a vedere una rivisitazione dei massimi di maggio, magari a fine anno o a inizio 2007.

Argomentiamo questa tesi dicendo che le banche centrali, questa volta, non stanno lavorando per fare abortire l’espansione, ma per rallentarla e, così facendo, prolungarla.

In un contesto di plateau irregolare una seconda scarpa in caduta prima o poi si presenta. La nostra tesi è che questa seconda scarpa sarà più leggera della prima e più lenta. Sarà determinata dal fatto che un mercato non riesce mai a stare immobile a lungo e presto o tardi prova a esplorare verso l’alto e verso il basso.

Il problema delle prossime settimane è che l’esplorazione verso l’alto è praticamente interdetta. Dopo che i policy maker si sono pubblicamente rallegrati (l’ultima è la Banca dei Regolamenti Internazionali nel suo rapporto annuale appena pubblicato) per il riformarsi di un minimo di premio al rischio non sta bene che questo premio al rischio si volatilizzi in un attimo. Il premio al rischio, insomma, è tornato tra noi per restare a lungo.

Questo premio al rischio che è tornato tra noi, agli occhi delle banche centrali, non è gran cosa. Diciamo che è il minimo decentemente accettabile in questo nuovo contesto. Da qui in avanti potrà restare così oppure aumentare ancora, ma non potrà più tornare a zero.

Il ricrearsi di un premio al rischio comporta per i mercati una discesa una tantum che non c’entra niente con un bear market. Nel bear market si deteriorano i fondamentali (l’inflazione per i bond e i profitti in calo per l’azionario) e, contemporaneamente, aumenta il premio al rischio. In questa fase abbiamo solo l’aumento del premio al rischio. E’ una bella differenza.

Il fatto che si riformi il premio al rischio, inoltre, non previene successive riprese di mercato. Se i profitti continueranno a crescere nel resto del 2006 e nel 2007 (al momento l’ipotesi centrale) le borse, dopo essere state ferme un giro o due, riprenderanno a salire.

Dicevamo però che, nell’immediato, l’esplorazione azionaria verso l’alto viene intercettata dai ranger obbligazionari (i bond vigilantes) e dai ranger delle banche centrali. L’esplorazione verso il basso ha qualche spazio in più e può essere giustificata o quanto meno razionalizzata da parte del mercato con vari motivi (i riscatti, i dati macro su crescita e inflazione, gli uragani, l’Iran). Quanto agli utili che ci verranno comunicati nelle prossime settimane, tra risultati trimestrali migliori del previsto e guidance più bassa per i prossimi sei mesi è facile indovinare a cosa verrà dato più peso da un mercato che sa di non potere salire se non simbolicamente.

I ranger bloccheranno gli esploratori verso l’alto fino al Fomc dell’8 agosto o, al massimo, fino a quello del 20 settembre. Più il mercato sarà tranquillo prima i ranger toglieranno il blocco. Se il mercato sarà moderatamente depresso i ranger saranno molto soddisfatti.

Dopo settembre, naturalmente, ci saranno ancora ostacoli da superare (uragani, Iran) ma in compenso non ci sarà più un formale divieto di salire.
Abbiamo accennato alle esogene. L’Iran resta la variabile più importante. Lo stile negoziale iraniano (come del resto quello della Corea del Nord) è due passi avanti e un passo indietro. E’ uno stile intelligente e molto efficace. Si avvicina però un primo punto di rottura. L’idea in discussione tra Stati Uniti ed Europa è quella di sanzioni graduali, prima simboliche e poi reali. Tra quelle reali si studia un embargo sulle esportazioni di benzina verso l’Iran. Come molti produttori di petrolio (Nigeria, Irak. Ecuador) l’Iran non è nemmeno in grado di raffinarsi il petrolio e ha nei giorni scorsi deciso di razionare la benzina.

In generale, anche nella peggiore delle ipotesi siamo ancora molto lontani da soluzioni estreme sulla questione iraniana. Questo non toglie che eventuali rotture di trattative e connessi scambi di accuse e di insulti saranno comunque vissuti male dai mercati.

Se è vera l’ipotesi che non siamo all’inizio di un bear market, bisogna porsi il problema di come e quando utilizzare i prossimi mesi e di come e quando acquistare. Una strada è il trading, da qui a ottobre, per abbassare i prezzi di carico di quanto è già in portafoglio. L’altra strada è quella di distibuire nel tempo gli acquisti netti aggiuntivi.

Una volta deciso di quanto aumentare l’esposizione azionaria, si possono effettuare gli acquisti in tre fasi. Un venti per cento subito (concentrato sui titoli dell’energia), un quaranta a metà agosto dopo il Fomc e la terza a fine ottobre dopo gli uragani e, nel caso, l’aumento finale al 5.75 nel Fomc di settembre.



(30 giugno 2006)
 

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