Telecom Italia senza la rete

Tra le “parole magiche” per gli investitori ci sono anche quelle legate al debito, anch’esse con una prospettiva positiva. Durante la conference call con gli analisti, Labriola ha detto che “il debito netto si sta riducendo come previsto”, ed è attesa una accelerazione di questa tendenza durante l’ultimo trimestre dell’anno.

Ebitda, ricavi e debito: tutto sui numeri dei primi 9 mesi​

Ma facciamo un passo indietro e guardiamo nel dettaglio ai conti dei primi 9 mesi. Un periodo che ha visto i ricavi totali di gruppo attestarsi a 10,7 miliardi di euro, in crescita del 3,4% anno su anno (+1,8% nel domestico a 7,4 miliardi, +7,2% in Brasile a 3,3 miliardi); mentre quelli da servizi hanno mostrato una crescita del 4,1% anno su anno a 10 miliardi (+2,7% nel domestico a 6,8 miliardi di euro, +7,1% in Brasile a 3,2 miliardi). Nel periodo gennaio-settembre, l’Ebitda è aumentato dell’8,7% anno su anno a 3,3 miliardi (+8,3% nel domestico a 1,6 miliardi, +9,0% in Brasile a 1,6 miliardi); in decisa crescita anche l’Ebitda after lease di gruppo, che è salito dell’11,1% anno su anno a 2,7 miliardi (+8,3% nel domestico a 1,5 miliardi, +14,4% in Brasile a 1,3 miliardi).

Nel solo terzo trimestre, il gruppo guidato da Pietro Labriola ha visto l’Ebitda organico salire del 7,6% a 1,11 miliardi di euro (in linea con il consensus Bloomberg) e un Ebitda afetr lease crescere del 7,5% a 943 milioni, al di sotto delle attese degli analisti che indicavano una crescita più sostenuta a 953,9 milioni. In crescita anche la voce ricavi che nel terzo trimestre ha registrato un fatturato di 3,57 miliardi (+3,2% a/a) dai 3,56 miliardi del consenso.

Indicazioni positive dall‘indebitamento finanziario netto rettificato after lease del Gruppo al 30 settembre 2024 che è sceso sotto gli 8 miliardi di euro, in calo di oltre 0,1 miliardi di euro rispetto al valore immediatamente successivo al perfezionamento della cessione di NetCo.
 
L'aiutino della Lega a Tim, Vodafone & Co: bollette elettriche meno care per 400 milioni di euro
di Andrea Pira

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Emendamento del Carroccio alla manovra. La norma però potrebbe non superare il vaglio della Ue

18 Novembre 2024 alle 13:55

Il settore delle telecomunicazioni inizia a respirare. I ricavi si sono finalmente stabilizzati. La recente crescita dello zero virgola è una boccata d’aria rispetto a cinque anni di calo, ma un po’ come accade nelle famiglie tra i top manager del settore le spese suscitano apprensione e tra queste il costo della bolletta elettrica è quello che più spaventa. Il governo deve intervenire sui costi dell’energia, ha chiesto il comparto a gran voce appena dieci giorni fa. L’occasione è stato il Forum nazionale delle Telecomunicazioni, organizzato da Asstel, ossia dall’associazione confindustriale del settore, e dai sindacati. In platea il gotha industriale di riferimento: Sabrina Casalta per Vodafon; Gianluca Corti, ad di Wind Tre; Giuseppe Gola, di Open Fiber; Pietro Labriola di Tim Benedetto Levi di Iliad Italia; Andrea Missori di Ericsson Telecomunicazioni; Walter Renna di Fastweb.

A raccogliere il grido d’aiuto di Tim e delle altre Telco non è stato l’esecutivo, ma i parlamentari. Un emendamento del Carroccio alla manovra chiede infatti di includere anche le telecomunicazioni nelle agevolazioni sui costi dell’energia previste oggi per le imprese energivore, un club neppure troppo ristretto di circa 3.000 aziende che spaziano dall’industria cartaria, alla siderurgia, fino alla meccanica e all’alimentare. Non le telecomunicazioni che, se la proposta di modifica dovesse passare, potrebbero godere dell’azzeramento degli oneri di sistema, i costi sostenuti per “attività di interesse generale per il sistema elettrico o per il sistema gas pagati dai clienti finali”.

Più facile a dirsi che a farsi. Finora il settore non è mai stato considerato energivoro. Per includerlo nella lista la Lega prova un escamotage. Le agevolazioni saranno estese a tutte le aziende coperte dal golden power. Il ragionamento ha una sua logica. I poteri speciali di cui il governo si è dotato con una legge del 2012 sono stati pensati per tutelare le imprese strategiche dalle mire dei concorrenti esteri. Se devono essere tutelate è quindi giusto dargli anche questa rete di protezione.

All’interno dello stesso partito salviniano la possibilità di portare a casa il risultato non è comunque data per scontata. Di fatto sarebbe come dare un vantaggio alle imprese italiane rispetto alle concorrenti estere, con un sostegno economico da 400 milioni, 200 milioni l'anno per il 2025 e il 2026. Alleviare i costi delle bollette delle telecomunicazioni potrebbe incappare nell’accusa di misura selettiva a favore di un mondo non necessariamente considerato energivoro e pertanto la Commissione europea potrebbe avere da ridire.

Gli operatori continuano comunque a ritenere l’energia un problema. “Devono rimanere ancora sotto osservazione i prezzi dell’energia, in calo negli ultimi mesi rispetto al picco del 2022, la cui volatilità può influire sul business”, si legge ad esempio nella relazione semestrale di Tim, “Lo shock dell’offerta energetica verificatasi nel 2022 ha evidenziato la dipendenza dei paesi europei dalle fonti di energia fossili. Le incertezze del quadro geopolitico, con i conflitti in atto in aree chiave per l’approvvigionamento energetico, potrebbero riproporre le condizioni che hanno portato ad un deterioramento della situazione nei mesi trascorsi”.

Fronte governo non ci sono chiusure sulla proposta leghista. L’idea, spiegano, arriva dal Parlamento, se i deputati riescono a portarla avanti, ben venga.

(Huffington Post)
 

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