Thread senza titolo

Scusate se disturbo :-o

Volevo solo dire che a me questa alta percentuale di obiettori di coscenza non mi torna. Nel senso che potrebbe perfettamente succedere come dice Ignatius nel post 6: raggiunta una certa percentuale di obiettori, gli altri medici dell'ospedale si trovano costretti a dedicarsi esclusivamente a IVG per cui, per poter fare altro, devono a loro volta obiettare. Ho trovato in un articolo dove una ginecologa uruguaya, Marie Gonzàlez, dice che l'aborto è una pratica che nessuno vuole fare perché non è "prestigiosa".

Poi volevo chiedere a chi sa, esiste un registro di obiettori in Italia?
E poi insisto :D: Claire, mica hai una tabella con la percentuali degli obiettori di vari paesi? :bow:
 
Scusate se disturbo :-o

Volevo solo dire che a me questa alta percentuale di obiettori di coscenza non mi torna. Nel senso che potrebbe perfettamente succedere come dice Ignatius nel post 6: raggiunta una certa percentuale di obiettori, gli altri medici dell'ospedale si trovano costretti a dedicarsi esclusivamente a IVG per cui, per poter fare altro, devono a loro volta obiettare. Ho trovato in un articolo dove una ginecologa uruguaya, Marie Gonzàlez, dice che l'aborto è una pratica che nessuno vuole fare perché non è "prestigiosa".

Poi volevo chiedere a chi sa, esiste un registro di obiettori in Italia?
E poi insisto :D: Claire, mica hai una tabella con la percentuali degli obiettori di vari paesi? :bow:

Non esiste il registro in Italia, anche se sono almeno 5 anni che se ne chiede l'istituzione.

L'alta percentuale di obiettori è reale ed è vero che non è "prestigiosa", almeno in Italia.

La tabella sulla situazione dell'obiezione di coscienza nei vari paesi (europei) non ce l'ho, ho solo qualche dato qui e là...
 
L'articolo che copio e che parla di un libro (che io ho letto) è interessante:

Se un avvocato d’ufficio si rifiutasse, per motivi di coscienza, di difendere uno stupratore andrebbe incontro a sanzioni disciplinari. E se un aspirante poliziotto mostrasse di non avere intenzione di portarsi dietro la pistola di certo non passerebbe nemmeno la selezione. In altre parole scegliere un mestiere comporta obblighi professionali cui non ci si può sottrarre, se non pagandone le conseguenze in prima persona. Ma le cose funzionano diversamente in ambito sanitario, dove l’obiezione di coscienza è una possibilità prevista dalla legge. A cui si appellano però sempre più medici e operatori, e per un numero crescente di situazioni, generando un conflitto difficile da gestire tra il diritto del paziente di accedere a determinati servizi e quello del medico di rivendicare una libertà morale e religiosa che lo esoneri da certi compiti. Ma perché si usa ancora questa espressione, “obiezione di coscienza”, in origine riferita a chi rifiutava il servizio militare obbligatorio?

È ancora sensato chiamarla così per un medico che prima ha scelto liberamente quella professione e poi ha scelto di praticarla nel settore pubblico, dove la legge prevede l’erogazione di determinati servizi? Se lo chiede Chiara Lalli, bioeticista, docente universitaria e giornalista, nel suo ultimo saggio dal titolo “C’è chi dice no. Dalla leva all’aborto, come cambia l’obiezione di coscienza”, edito da Il Saggiatore. Un’indagine che spazia dall’analisi di argomenti e posizioni contrastanti al racconto di storie di vita, che danno un nome e un volto alle persone, di solito donne, che hanno vissuto sulla propria pelle l’esperienza del rifiuto: per esempio di un contraccettivo d’emergenza o dell’anestesia. Per l’autrice nel corso degli anni l’obiezione di coscienza ha subìto un cambiamento profondo, trasformandosi da atto libertario che non comprometteva la libertà di altri, «ad ariete per contrapporsi a diritti individuali sanciti dalla legge», osserva Lalli. In particolare «l’impressione è che l’obiezione di coscienza sia la via usata per demolire la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza, visto che attaccarla direttamente risulta troppo impopolare».

In anni ormai lontani, quando il servizio militare era obbligatorio, chi si rifiutava di imbracciare il fucile finiva in carcere, fino a quando l’obiezione alle armi è stata introdotta come possibile scelta, che doveva però essere compensata da un incarico alternativo, il servizio civile. In ambito sanitario i rifiuti sono parecchi, sempre di più: nei reparti di ginecologia l’obiezione risulta in aumento da anni, tanto che il 75% dei medici si dichiara obiettore, e spesso dicono di no anche gli anestesisti (quasi il 52%), e il personale non medico (44%). «Una pratica ormai fuori controllo, al punto da mettere a rischio la garanzia del servizio», sottolinea Lalli. Ma se l’obiezione del singolo medico è legale, non lo è altrettanto per un ospedale intero, che invece è tenuto a garantire il servizio. Tuttavia in assenza di un tetto massimo di obiettori in reparto, la pratica ormai dilaga, si estende anche a nuove tecniche mediche, come l’inseminazione artificiale.

«Se dopo avere attribuito un diritto non si stabiliscono le condizioni del suo esercizio (condizioni che spesso implicano doveri) quel diritto è carta straccia», si legge nel saggio. Ma oltre ai casi in cui l’obiezione è espressamente prevista dalla legge, le cronache ci consegnano storie di rifiuti per la prescrizione di contraccettivi o della pillola del giorno dopo, o addirittura di esami specialistici se destinati a valutare un ciclo di inseminazione artificiale, fino ai casi più bizzarri, come il sindaco di Sedriano, nel milanese, che si è rifiutato di sposare coppie con rito civile, «perché il matrimonio, quello vero, è solo quello davanti a Dio». E presto anche i farmacisti – al momento obbligati a consegnare qualsiasi sostanza di fronte a una prescrizione medica - potrebbero avere il loro diritto di rifiutare la vendita di specialità a cui sono contrari, come prevede il disegno di legge depositato in parlamento. «Sono andata in giro per ospedali, ho parlato con molti medici obiettori per capirne le motivazioni», spiega l’autrice, «E spesso mi sono trovata di fronte argomentazioni fantasiose, come quelli che vorrebbero poter scegliere caso per caso se dire di no: uno scenario che fa un po’ paura, se si pensa alla discrezionalità che ne deriverebbe».


«Siamo ormai di fronte a una situazione che non si può più ignorare», commenta Lalli, «È urgente una riflessione pubblica sui possibili scenari, anche solo per stabilire qual è il limite. Perché se il medico ha il diritto di rifiutarsi, perché non dovrebbe averlo anche un altro lavoratore?», chiede Lalli, che nel libro cita il caso di un poliziotto che si rammaricava di non avere il diritto di rifiutarsi di prestare servizio per garantire l’ordine pubblico ai concerti di Simone Cristicchi, di cui non condivideva le idee espresse nella canzone ‘Genova brucia’. «Bisogna tornare a riflettere seriamente sull’argomento», osserva Lalli, «anche perché la situazione attuale di solito penalizza le persone più deboli: chi non conosce i propri diritti, oppure chi si trova nell’ansia di dover fare presto, come nel caso della contraccezione d’emergenza, o chi non ha i mezzi per andare all’estero» per aggirare i problemi di casa nostra.

Dunque un’espressione usata a sproposito, quella di obiezione di coscienza, che finisce spesso per creare una contrapposizione diretta tra i diritti di singole persone: medici e pazienti. Anche se non è sempre così: l’obiezione è prevista anche per la sperimentazione sugli animali, «dove però non si crea un conflitto diretto tra diritti individuali, come in ambito sanitario». D’altronde «sarebbe sgradevole obbligare il medico, o altro personale sanitario, a fare qualcosa che non vuole fare», sottolinea Lalli, «Bisogna però trovare il modo di garantire un servizio previsto dalla legge, come fanno all’estero, dove le percentuali di obiezione sono diversissime, per esempio in Francia i medici obiettori sono circa il 10%». Anche perché nel nostro Paese il fenomeno dell’obiezione nel settore privato scompare.
 
Azz Avevo scritto un post, ma poi sono andata altrove, ci ho messo troppo e me l'ha cancellato :wall:

Beh, facevo una traduzione del link che vi avevo postato prima (pag 3 mi pare).
Un piccolo riassunto: l'articolo è un tantino vecchio, di metà del 2010 [allora c'era ancora Zapatero]; in 6 province avevano fatto questo registro dove nemmeno si arrivava al 1 % di obiettori, ma poi casualmente nelle province delle Comunità Autonome dove era di maggioranza del PP, tipo Navarra, non si praticavano aborti perche erano tutti obiettori!! :eek: o tipo Murcia, dove in un ospedale un gruppo di ginecologi denunciavano di non essere obiettori ma che non si realizzavano aborti perché così aveva imposto la direzione del centro, sono loro che dicevano qui siamo tutti obiettori.

Io lo trovo inquietante, e non credo che la realtà italiana sia tanto diversa da quella della Spagna.
 
Azz Avevo scritto un post, ma poi sono andata altrove, ci ho messo troppo e me l'ha cancellato :wall:

Beh, facevo una traduzione del link che vi avevo postato prima (pag 3 mi pare).
Un piccolo riassunto: l'articolo è un tantino vecchio, di metà del 2010 [allora c'era ancora Zapatero]; in 6 province avevano fatto questo registro dove nemmeno si arrivava al 1 % di obiettori, ma poi casualmente nelle province delle Comunità Autonome dove era di maggioranza del PP, tipo Navarra, non si praticavano aborti perche erano tutti obiettori!! :eek: o tipo Murcia, dove in un ospedale un gruppo di ginecologi denunciavano di non essere obiettori ma che non si realizzavano aborti perché così aveva imposto la direzione del centro, sono loro che dicevano qui siamo tutti obiettori.

Io lo trovo inquietante, e non credo che la realtà italiana sia tanto diversa da quella della Spagna.

E' inquietante. A fronte di un numero sempre maggiore di obiezioni di coscienza, crescono gli aborti clandestini e i danni alla vita e alla salute delle donne.
Ci si erge per il "diritto alla vita", ma di fatto non si capisce la vita DI CHI è tutelata. Quella delle donne, no di certo. In Italia meno che mai, visto che si muore di continuo e le morti di donne ammazzate continuano ad aumentare.
Nessuno che alzi un dito in concreto per prevenire in modo serio il disagio materno e l'aborto che ne consegue. Il lavoro manca. Mancano le possibilità di carriera, la parità salariale. Manca la sicurezza. La maternità viene mistificata come quel momento in cui "la donna si realizza", ma non è vero per niente. Le madri, in Italia, non sono tutelate in alcun modo. Una grande percentuale di esse perde il lavoro o lascia il lavoro nel primo anno di vita dei figlio. Se escono dal mercato del lavoro fanno molta fatica a rientrarvi, molta di più degli uomini. Gli uomini in casa sono sempre assenti, o molto meno presenti di quel che si vorrebbe. I congedi di paternità non prendono piede....

E questi TUTELANO LA VITA????
Ma per piacere.
 
Ultima modifica:
Sì, ne sono convinta di ciò che dici, però volevo restare sul tema della percentuale di obiettori, di capire il perché, se è veritiero o no.

Vado a nanna. Buona notte a tutti :)
 
Sì, ne sono convinta di ciò che dici, però volevo restare sul tema della percentuale di obiettori, di capire il perché, se è veritiero o no.

Vado a nanna. Buona notte a tutti :)

I perché sono tanti, qui in Italia

La discriminazione nel lavoro cui sono sottoposti i medici non obiettori in Italia.
La presenza del vaticano.
La discriminazione sessista che mistifica la figura materna, come se fosse "IL" ruolo principe per le donne, con tutto quello che ne deriva (e tutte le riflessioni che derivano dalla capacità generativa delle donne che qui evito ed eviterò sempre perché so già che sarebbe del tutto inutile parlarne)....
 
I perché sono tanti, qui in Italia

La discriminazione nel lavoro cui sono sottoposti i medici non obiettori in Italia.
La presenza del vaticano.
La discriminazione sessista che mistifica la figura materna, come se fosse "IL" ruolo principe per le donne, con tutto quello che ne deriva (e tutte le riflessioni che derivano dalla capacità generativa delle donne che qui evito ed eviterò sempre perché so già che sarebbe del tutto inutile parlarne)....

:up: Ecco, appunto. Le due prime erano quelle che a me venivano in mente :Y
 
I perché sono tanti, qui in Italia

La discriminazione nel lavoro cui sono sottoposti i medici non obiettori in Italia.
La presenza del vaticano.
La discriminazione sessista che mistifica la figura materna, come se fosse "IL" ruolo principe per le donne, con tutto quello che ne deriva (e tutte le riflessioni che derivano dalla capacità generativa delle donne che qui evito ed eviterò sempre perché so già che sarebbe del tutto inutile parlarne)....

la massoneria c'entra:mumble:
 
Medici obiettori che non praticate aborti gratuitamente e poi vi fate pagare per farli privatamente, leggete un po' qui e fatevi davvero un esame di coscienza....

Allarme Italia: 1 bambino su 3 è a rischio povertà - Manuela Campitelli - Il Fatto Quotidiano

Otto milioni di italiani vivono con meno di mille euro al mese. L’ascensore sociale è tornato indietro di 27 anni e aumenta in maniera esponenziale il numero di minori a rischio povertà. L’Atlante dell’infanzia (a rischio) di Save the children non lascia scampo: la miseria cresce fra la popolazione under 18. Sette minori ogni 100 in Italia, pari a 720 mila, vivono in condizioni povertà assoluta. 417.000 nel solo Sud, 74 mila in più rispetto al 2010.

Proprio in questi giorni Save the Children ha lanciato la campagna Allarme infanzia per denunciare le condizioni di degrado economico e culturale in cui sprofondano i giovani e i giovanissimi in Italia e per lanciare implicitamente una domanda legittima: quale futuro può aspettarsi un paese dove 1 bambino su 3 è a rischio povertà, dove il 18% dei ragazzi abbandona la scuola e 1 milione e mezzo vive in territori avvelenati?

Le foto della guerrilla con i manifesti affissi in molte città italiana, raccontano i dettaglio di questo scippo: mi hanno rubato la scuola, mi hanno rubato la mensa, mi hanno rubato l’aria pulita.

Ma la campagna allarme infanzia denuncia anche che il 40% dei giovani è senza lavoro e molti non riescono a formare una famiglia o lasciare la casa dei genitori. Questo spiega il tasso di natalità ai minimi storici (le nascite annue sono calate di 15 mila unità tra il 2008 e il 2010) e perché, oggi, le ragazze non vogliono avere figli.

C’è chi resiste e prova anche a fornire una chiave di lettura, come hanno fatto gli organizzatori di Fare figli nell’era della crisi, una giornata di incontri e dibattiti che si terrà a Roma, domenica, alla Città dell’altra economia. E c’è chi decide comunque di mettere su famiglia e per questo viene considerato un “folle”, uno “sprovveduto” o un “eroe”.

Tutti epiteti che lasciano intendere, in ogni caso, una sconfitta per questo paese.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto