Ho partecipato ad un concorso pubblico che mi è costato una fatica che non potete immaginare.
Ho dovuto studiare da zero argomenti per me assolutamente ostili, per niente nelle mie corde.
Ho passato, con mio enorme stupore, ben 4 prove, 3 scritte e una orale il cui superamento non era per niente scontato.
Ebbene, ho sbaragliato la concorrenza, scalato la graduatoria ed eccomi qui, incredula, a dover scegliere se mollare il mio lavoro e cambiare, oppure no.
Premetto che ho fatto questo concorso più per mettermi alla prova e darmi una opportunità di scelta che per reale interesse alla posizione.
L'ho fatto ben consapevole che per una donna della mia età e con la mia esperienza di vita e lavoro, trovare una posizione simile nel privato sarebbe stato impossibile.
Rifletto e rifletto.
Il lavoro in ufficio, dicono, è più socialmente "prestigioso".
A me interessa questo prestigio?
No, non davvero.
Anche se, dentro di me, so bene che il mio lavoro è umile, socialmente basso e ammetto di avere, in passato, inghiottito più di un paio di volte, qualche amarezza e di aver dovuto superare una sgradevole, vaga, sensazione di umiliazione.
In fondo, ho abbastanza lucidità da ammettere senza paura di essere tacciata di immodestia, di avere cultura, raffinatezza di pensiero e titoli di studio assai superiori a quelli di tutte le colleghe, superiori a quelli di chi, in gerarchia, è sopra di me.
Ma anche questa posizione impiegatizia non posso dire sia elevata, non è un posto da dirigente, ecco.
Quindi fregasega del prestigio.
Ho fatto una lista dei pro e dei contro ma non riesco a decidere.
Lo stipendio, tenuto conto di tutte le indennità da turnista, è migliore nel posto di lavoro attuale.
I turni hanno il vantaggio di lasciarmi mezza giornata libera, anche se limitata dalla colossale stanchezza dovuta agli orari, alle levatacce e al carico di fatica fisica. E inoltre avere giorni liberi infrasettimanali dà una certa libertà se devo fare visite, esami ecc ecc.
Quindi perché esito?
Perché, porca miseria, ho vinto.
Ho dimostrato capacità che non pensavo di avere, ho accesso ad un posto di lavoro che non trovavo perché nel privato nessuno dava opportunità ad una donna colta ma senza esperienza, e lo trovavo ingiusto.
Perché mi sono messa alla prova e ce l'ho fatta, con qualcosa alla mia altezza, in cui si doveva dimostrare di valere.
Nel medesimo tempo, l'umanità e l'arricchimento spirituale che il contatto quotidiano con miserie e sofferenze mi danno, in un polveroso ufficio pubblico sicuramente non li trovo.
Che faccio?
Ho solo 5 gg per decidere.
Se non rispondo o dico di no, decado dalla mia posizione in graduatoria e sicuramente un'altra fatica come quella non la sostengo più.