aggorno
BORSA & FINANZA DI OGGI
Tiscali stringe i tempi della cessione
L’assemblea degli azionisti fissata per martedì 29
a Cagliari. Il 5 maggio le offerte non vincolanti
E sul prezzo di vendita l’Isp sardo punta a 4 euro
Il countdown è iniziato. Potrebbe essere
questione di giorni capire a chi finiranno
gli asset di Tiscali. Il mercato scommette
sul 29 aprile: gli azionisti riuniti a Cagliari
per l’assemblea annuale potrebbero chiedere
dettagli sulla «massimizzare il valore
strategico del gruppo». «Diremmo che è
un processo in divenire», fanno però cautamente
sapere fonti vicine alla società.
Mai diremai. Intanto il 29 aprile sarà nominato
il nuovo cda di sette membri. Mario
Rosso, l’ad subentrato due mesi fa in seguito
alle dimissioni di Tommaso Pompei, dovrebbe
assumere anche la presidenza.
Un’altra data, per quanto non confermata,
da tenere sotto stretta osservazione sarà il
5 maggio, termine per la presentazione delle
offerte non vincolanti. Gli esperti sono
concordi nel prevedere una chiusura entre
l’estate. Jp Morgan e Banca Imi, gli
advisor nominati a fine marzo, si sono
mossi velocemente. Il dossier dovrebbe essere
arrivato sulle scrivanie dei principali
operatori tlc, hi tech e media a
livello internazionale suscitando
l’interesse di BT, Virgin Media,
BSkyB, Carphone, Vodafone,
ma anche Fastweb e Telecom
Italia.
Ma se sull’assetto proprietario
futuro domina l’incertezza, sul
prezzo le idee sembrano più
chiare. Non meno di 3 euro per
azione, anche se, alcune indiscrezioni
parlano di richieste
da parte dei consulenti di Tiscali
a partire da 4 euro, ovvero 2,4 miliardi a
cui si dovrebbe aggiungere il debito (636
milioni a fine 2007 che dovrebbero scendere
a 507 milioni di euro circa entro il 2008).
Certo con il titolo a 2,38 euro simili ipotezi
possono apparire fin troppo azzardate. Ma
non è detto. Sulla base delle stime di consenso
di Bloomberg, inferiori peraltro alle
indicazioni societarie, a 4 euro
Tiscali verrebbe valorizzata
12 volte l’Ebitda atteso sul
2008 (rispetto a un attuale
Ev/Ebitda di 8,5), 9 volte rispetto
alle stime 2009 (dall’attuale
6,4). È bene poi ricordare
che finora Renato Soru
(fondatore e azionista con il
25% del capitale) ha tenuto i
nervi saldi, pazientando fino
alla svolta. Non solo. Dopo un
travolgente recupero del 35%
del valore seguito all’annuncio di «una migliore
valorizzazione degli asset», l’Isp capitalizza
in Borsa 1,37 miliardi di euro, all’incirca
quanto potrebbe valere Tiscali
Uk, ovvero il boccone prelibato che avrebbe
spinto a scendere in campo i gruppi inglesi
per i quali la controllata inglese rappresenta
l’ultima opportunità di consolidamento.
E la preda non dispiacerebbe anche
a Telecom Italia che sbarcherebbe in
un mercato dalle buone prospettive di sviluppo.
Grazie alla recente acquisizione di
Pipex l’Isp dalle radici sarde è diventato
anche il quarto operatore di mercato inglese
(con una quota pari al 15%) con quasi 2
milioni di clienti a banda larga. Un asset
replicabile a fatica in un mercato che si
consolida velocemente. Proprio per questo
è conteso dai primi tre operatori locali:
BT (4 milioni di clienti), Virgin Media
(3,6miloni) e Carphone (2,6 milioni). Considerando
verosimili i 700 euro a cliente di
cui si parla per Alice France (gruppo Telecom
Italia) che vanta una minore qualità
della rete si arriverebbe a 1,4 miliardi di
euro.
E le attività italiane? Le dimensioni sono
decisamente inferiori (a livello di Ebitda
contribuiscono per ora per una cinquantina
di milioni) ma anche in questo caso Tiscali
è il quarto operatore del Paese con
1,2 milioni di clienti stimati a fine anno (di
cui 600 mila diretti) e mille siti di copertura.
Un’ottima base per un operatore straniero
che volesse entrare in Italia, ma anche
una solida possilità di consolidamento
per chi, come Wind, Fastweb e Vodafone,
potrebbe avere un interesse a rafforzarsi.
Una base, nonostante lo scetticismo
mostrato spesso da molti broker che promette
di espandersi. L’8 maggio infatti, finita
la fase sperimentale, partirà ufficialmente
l’Iptv su ricetta sarda. Un mercato
che finora si è rivelato di nicchia sia per
Telecom Italia che per Fastweb, nonostante
l’elevata qualità dell’offerta. Ma come
per tutti i driver tecnologici ci vuole del
tempo. Ed è pur vero che quanto è di nicchia
per Telecom Italia, dimensionalmente
parlando, potrebbe non esserlo per Tiscali
che punta a raggiungere entro fine anno
15mila utenti tv, 50 mila entro il 2009.