SINIBALDO
Forumer attivo
Proseguo nella rassegna del "marciume" che regna sovrano nel mondo
finanziario.
TITOLI GONFIATI DEL 640%
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Riciclaggio, truffe, lievitazione del valore di borsa di azioni al di là della realtà, turbative del mercato, trasferimento di denaro e quant'altro:
il rapporto 2002 del Gafi, l'organismo di contrasto del riciclaggio collegato all'Ocse, offre un panorama come sempre inquietante.
Pur essendo diminuito il numero delle nazioni inserite nella lista nera, continuano a esserci paesi dove riciclare è facile come investire.
Il rapporto è ricco di esempi, casi emblematici spesso relativi a inchieste giudiziarie ancora in corso.
Per questo, descrivendoli, gli specialisti del Gafi tengono riservati, classificati come si dice in gergo nomi di Paesi e di persone.
Ciò che conta, comunque, sono i meccanismi.
Indicativo, ad esempio, il caso trattato in un'indagine che ha consentito di scoprire un episodio di manipolazione del mercato attraverso società
costituite ai soli fini del riciclaggio, ricavando anche profitti a danno delle cosche mafiose finanziatrici dell'operazione.
La storia comincia quando un'organizzazione di trafficanti di droga decide di acquistare due società quotate in un paese X.
Si tratta di una società di intermediazione e di una piccola banca.
Anziché una scalata, la testa finanziaria dei trafficanti, gli investigatori del Gafi lo chiamano Mister W, decide di mettere in campo molti piccoli
acquirenti che dal mercato raccolgono quote non superiori al 5 per cento della proprietà delle società.
Quella, infatti, è la quota che secondo le leggi del paese X costringerebbe a comunicazioni alle autorità di borsa.
Appena la somma delle azioni acquistata dai piccoli investitori fittizi raggiunge la maggioranza, Mister W, con una falsa assemblea dei soci,
si fa nominare amministratore, garantendosi contemporaneamente carta bianca dalle organizzazioni criminali.
Qua scatta la seconda fase.
Mister W promuove un aumento di capitale che fa sottoscrivere alla solita lista di finti investitori, mai più del 5 per cento.
La cifra investita è di circa 42 milioni di dollari, sottoscritta ed erogata attraverso le banche del paese X.
In realtà i soldi venivano da una banca privata di altro paese, chiamiamolo Y, localizzato ai Caraibi.
Banca del tutto controllata dalla mafia.
Non direttamente, è ovvio.
Ingenti cifre vengono fatte passare da un paese all'altro, in Europa e in Nord America, giustificate anche dalle attività di una miniera di marmo in America latina.
Ogni volta che i soldi tornano verso le due società quotate si fa in modo di alimentare voci di forti investimenti stranieri in arrivo.
Un'operazione di aggiotaggio che fa lievitare il titolo del 640 per cento.
Troppo per non attirare l'attenzione degli inquirenti che spezzano il cerchio e scoprono una truffa nella truffa.
Mister W incamerava i soldi, li diluiva in molti passaggi e spediva ai mafiosi le azioni con sovrapprezzo.
Negoziabili fino a un certo punto, carta straccia quando il traffico è stato scoperto.
La descrizione nel dettaglio di questo caso esaminato dal Gafi, nel rapporto ne sono indicati 24, suggerisce molte cose.
Dalla necessità di rivedere, e armonizzare, ovunque nel mondo le norme di controllo a quella si ristabilire un nesso diretto fra valore reale delle aziende e quotazioni di borsa.
Oltre che l'urgenza di rivalutare e promuovere un'etica degli affari lontana, come concezione, dai facili guadagni.
Senza dimenticare, anche se può essere ovvio citarlo, il contrasto alle attività criminali capaci di produrre gli enormi flussi di denaro messi in gioco. (da Axia)
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SINIBALDO
finanziario.
TITOLI GONFIATI DEL 640%
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Riciclaggio, truffe, lievitazione del valore di borsa di azioni al di là della realtà, turbative del mercato, trasferimento di denaro e quant'altro:
il rapporto 2002 del Gafi, l'organismo di contrasto del riciclaggio collegato all'Ocse, offre un panorama come sempre inquietante.
Pur essendo diminuito il numero delle nazioni inserite nella lista nera, continuano a esserci paesi dove riciclare è facile come investire.
Il rapporto è ricco di esempi, casi emblematici spesso relativi a inchieste giudiziarie ancora in corso.
Per questo, descrivendoli, gli specialisti del Gafi tengono riservati, classificati come si dice in gergo nomi di Paesi e di persone.
Ciò che conta, comunque, sono i meccanismi.
Indicativo, ad esempio, il caso trattato in un'indagine che ha consentito di scoprire un episodio di manipolazione del mercato attraverso società
costituite ai soli fini del riciclaggio, ricavando anche profitti a danno delle cosche mafiose finanziatrici dell'operazione.
La storia comincia quando un'organizzazione di trafficanti di droga decide di acquistare due società quotate in un paese X.
Si tratta di una società di intermediazione e di una piccola banca.
Anziché una scalata, la testa finanziaria dei trafficanti, gli investigatori del Gafi lo chiamano Mister W, decide di mettere in campo molti piccoli
acquirenti che dal mercato raccolgono quote non superiori al 5 per cento della proprietà delle società.
Quella, infatti, è la quota che secondo le leggi del paese X costringerebbe a comunicazioni alle autorità di borsa.
Appena la somma delle azioni acquistata dai piccoli investitori fittizi raggiunge la maggioranza, Mister W, con una falsa assemblea dei soci,
si fa nominare amministratore, garantendosi contemporaneamente carta bianca dalle organizzazioni criminali.
Qua scatta la seconda fase.
Mister W promuove un aumento di capitale che fa sottoscrivere alla solita lista di finti investitori, mai più del 5 per cento.
La cifra investita è di circa 42 milioni di dollari, sottoscritta ed erogata attraverso le banche del paese X.
In realtà i soldi venivano da una banca privata di altro paese, chiamiamolo Y, localizzato ai Caraibi.
Banca del tutto controllata dalla mafia.
Non direttamente, è ovvio.
Ingenti cifre vengono fatte passare da un paese all'altro, in Europa e in Nord America, giustificate anche dalle attività di una miniera di marmo in America latina.
Ogni volta che i soldi tornano verso le due società quotate si fa in modo di alimentare voci di forti investimenti stranieri in arrivo.
Un'operazione di aggiotaggio che fa lievitare il titolo del 640 per cento.
Troppo per non attirare l'attenzione degli inquirenti che spezzano il cerchio e scoprono una truffa nella truffa.
Mister W incamerava i soldi, li diluiva in molti passaggi e spediva ai mafiosi le azioni con sovrapprezzo.
Negoziabili fino a un certo punto, carta straccia quando il traffico è stato scoperto.
La descrizione nel dettaglio di questo caso esaminato dal Gafi, nel rapporto ne sono indicati 24, suggerisce molte cose.
Dalla necessità di rivedere, e armonizzare, ovunque nel mondo le norme di controllo a quella si ristabilire un nesso diretto fra valore reale delle aziende e quotazioni di borsa.
Oltre che l'urgenza di rivalutare e promuovere un'etica degli affari lontana, come concezione, dai facili guadagni.
Senza dimenticare, anche se può essere ovvio citarlo, il contrasto alle attività criminali capaci di produrre gli enormi flussi di denaro messi in gioco. (da Axia)
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SINIBALDO