Questa è una triste notizia
La vita va avanti. E ogni tanto, anche senza fermarsi, dovrebbe voltarsi indietro.
Anche solo per vedere quel che si lascia alle spalle.
Chiude il collegio di Celana e lo farà il 31 agosto.
Dovrebbe essere una notizia, ma nessuno ne parla.
È un pezzo di storia che se ne va e lo fa nel silenzio più assoluto.
Come se dovesse togliere il disturbo.
Alla chetichella, dall’uscita di servizio.
Come se il mondo, in altre faccende affaccendato, non avesse tempo per capire. Eppure basterebbe poco.
Sarebbero sufficienti due conti per capire che Celana potrebbe giocarsela con pochi altri istituti come la scuola più antica d’Italia.
Invece non se la gioca.
In assenza di classifiche certe, ognuno può impossessarsi del primato.
Lo fa il Liceo classico Maffei di Verona che è stato fondato nel 1807 da Napoleone e quindi ha 207 anni.
O a maggior ragione l’Istituto Calasanzio dei padri scolopi di Frascati, meglio conosciuto come «scuole Pie», che di anni ne ha 400.
Su Celana gli storici si dividono.
Qualcuno fissa la fondazione al novembre 1566, a opera di san Carlo Borromeo. Altri, più rispettosi delle fonti, parlano del 9 febbraio 1579, data in cui l’istituto viene menzionato per la prima volta in un documento ufficiale, un privilegio di papa Gregorio XIII.
Nel primo caso avrebbe 448 anni, nel secondo, 434.
Ma è come se fossero giorni, non anni.
Non si scompone nessuno.
Il mondo della scuola e della cultura non fanno una piega.
Idem per politici e amministratori.
L’unico silenzio giustificato sembra quello delle autorità ecclesiastiche.
Sono loro che per secoli hanno retto le sorti della scuola, frequentata per un anno anche dal giovanissimo Angelo Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII.
E sono loro ad averne deciso la chiusura in una delibera del 9 luglio 2013.
Per tre quinti di nomina curiale, con due membri in rappresentanza del territorio della Val San Martino, il cda già un anno fa aveva preso atto di un irrimediabile dissesto economico.
Era finita l’epoca d’oro di fine XIX secolo, quando sui colli di Caprino, immerso nel verde, esisteva un antesignano dei campus all’americana, dove vivevano e studiavano oltre mille giovani.
A testimoniarlo rimangono decine di aule vuote, l’immensità di refettori, cucine, dormitori e cortili, impianti sportivi, teatro, biblioteca, un incredibile museo zoologico, una collezione di minerali e fossili, un laboratorio con strumenti scientifici e sul perimetro esterno le stalle e gli orti per sfamare quella cittadella dello studio, che annessa aveva anche una chiesetta con pala di Lorenzo Lotto.
Tutto pulito.
Tutto in ordine.
Tutto deserto.