o stai a fare l'impiccmmennn ?
ROMA (WSI) - Il
MoVimento 5 Stelle faceva sul serio: stamattina ha presentato denuncia per la
messa in stato d'accusa del presidente della Repubblica italiana". Lo ha annunciato in aula il capogruppo m5s al senato,
Vincenzo Maurizio Santangelo, chiedendo quindi una sospensione dell'Aula di due ore "per consentire al nostro gruppo di riunirsi" anche alla luce dei fatti di ieri alla Camera.
Mancato rinvio alle Camere di leggi incostituzionali; abuso del potere di grazia; grave interferenza nei procedimenti giudiziari relativi alla trattativa Stato-mafia: sono alcune tra le accuse al capo dello Stato che secondo i pentastellati giustificherebbero la messa in stato d'accusa per "attentato alla Costituzione".
"L'escalation eversiva e squadrista dei 5 stelle non conosce limiti. Bloccano il parlamento, occupano le commissioni e ora vogliono colpire la figura garante della democrazia italiana che in questi anni, e ancora oggi, ha rappresentato e rappresenta il punto di riferimento centrale per la tenuta del nostro paese. È Evidente che si tratta di una iniziativa ridicola e inconsistente ma non per questo meno grave. Credo che tutta la politica e le istituzioni debbano dare una risposta adeguata a tutela della civiltà del confronto e della nostra vita democratica". Così dice Walter Verini, capogruppo Pd in commissione Giustizia.
Rincara la dose il capogruppo alla Camera Speranza, secondo il quale "la richiesta di M5S di mettere sotto accusa il Capo dello Stato rappresenta un atto scellerato volto solo a far saltare le fondamenta del nostro sistema democratico".
Il presidente Napolitano - aggiunge - è il cardine principale della tenuta della nostra democrazia, fedele custode e interprete dei principi sanciti dalla Carta costituzionale. Il comportamento violento messo in atto nelle ultime ore dai parlamentari di Grillo rappresenta il più triste esempio di sovvertimento di quelle regole che sono alla base delle nostre istituzioni. Il partito democratico si adopererà in ogni modo per difendere lo Stato di diritto".
Sul blog di
Beppe Grillo vengono spiegate in un post le ragioni della messa in stato d'accusa del presidente della Repubblica depositata oggi in entrambi i rami del Parlamento.
Sei i capi d'accusa per Giorgio Napolitano.
"Il Presidente della Repubblica nell'esercizio delle sue funzioni, ha violato - sotto il profilo oggettivo e soggettivo, e con modalità formali ed informali - i valori, i principi e le supreme norme della Costituzione repubblicana - si legge -. Il compimento e l'omissione di atti e di fatti idonei ad impedire e a turbare l'attività degli organi costituzionali, imputabili ed ascrivibili all'operato del Presidente della Repubblica in carica, ha determinato una modifica sostanziale della forma di stato e di governo della Repubblica italiana, delineata nella Carta costituzionale vigente".
Poi vengono elencati "i principali atti e fatti volti a configurare il reato di attentato alla Costituzione, di cui all'articolo 90 della Costituzione: espropriazione della funzione legislativa del Parlamento e abuso della decretazione d'urgenza; riforma della Costituzione e del sistema elettorale; mancato esercizio del potere di rinvio presidenziale; Seconda elezione del Presidente della Repubblica; improprio esercizio del potere di grazia; rapporto con la magistratura: Processo Stato - mafia".
"Il Presidente della Repubblica in carica non sta svolgendo, dunque, il suo mandato, in armonia con i compiti e le funzioni assegnatigli dalla Costituzione e rinvenibili nei suoi supremi principi - si conclude -. Gli atti e i fatti summenzionati svelano la commissione di comportamenti sanzionabili, di natura dolosa, attraverso cui il Capo dello Stato ha non solo abusato dei suoi poteri e violato i suoi doveri ma, nei fatti, ha radicalmente alterato il sistema costituzionale repubblicano. Pertanto, ai sensi della Legge 5 giugno 1989, n. 219, è quanto mai opportuna la presente denuncia, volta alla messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica per il reato di attentato alla Costituzione".
tanto i pd+o-l come dei bravi cagnolini .. proteggeranno il loro pseudo padrone...
così come insieme incasseranno un bel po di gratitudine..
ROMA (WSI) - Non finiscono mai i
problemi dell'F-35: doveva essere il cacciabombardiere del futuro, ma i guai di messa a punto rischiano di renderlo operativo in tempi così lontani da rendere insignificante il vantaggio strategico tanto apprezzato dagli
Stati maggiori. A sottolineare le difficoltà del sistema d'armamento più costoso della Storia sono ancora una volta i tecnici del
Pentagono, che seguono con pignoleria lo sviluppo del programma Joint Strike Fighter e in passato ne hanno già evidenziato i punti deboli, dal casco di comando alla vulnerabilità ai fulmini.
A firmare l'ultimo rapporto è il capo della sperimentazione del Pentagono,
Michael Gilmore: secondo i test condotti sul campo, in questa fase dello sviluppo "le prestazioni sull'operatività complessiva continuano ad essere immature" e rendono necessarie "soluzioni industriali con assistenza e lavori inaccettabili per operazioni di combattimento". In altre parole, la macchina è inaffidabile. Sotto accusa è fra l'altro la robustezza complessiva di fusoliera e motori: in almeno cinque occasioni i tecnici hanno trovato "significativi segni di cedimento", cioè crepe, che richiederanno nuovi aggiustamenti e con tutta probabilità un aumento del peso, con conseguente diminuzione delle prestazioni. Il peso, fra l'altro, è ormai vicino al limite stabilito nelle specifiche delle
Forze armate Usa, e questo significa che lo spazio per le correzioni è molto limitato, sostiene Gilmore.
Anche il
software di gestione, estremamente complicato, è un problema, soprattutto nella versione "B" a decollo corto e atterraggio verticale, destinata al corpo dei marines ma fortemente voluta anche dalla
Difesa italiana per sostituire gli
Harrier sulla portaerei
Cavour. Secondo il rapporto di Gilmore il programma fornisce prestazioni definite "inaccettabili" e non è sicuro che l'F-35 B possa essere operativo entro la fine del 2015.
Lockheed-Martin invece garantisce di poter fornire entro giugno come combat-ready gli 8,4 milioni di linee del software completo.
Secondo l'azienda americana il rapporto Gilmore registra anche progressi ed è in sostanza parte del dibattito legato ai fortissimi stanziamenti necessari, prova di trasparenza da parte del Pentagono. Ben diverse le condizioni in Italia, dove
le scelte della Difesa sembrano sottratte a ogni possibilità di valutazione.
Ne è una prova il rapporto diffuso nei giorni scorsi dal Center for International Policy, un centro studi americano secondo cui la Lockheed ha "grandemente esagerato" nel valutare il numero di posti di lavoro creato dal programma F-35, e le cifre indicate andrebbero dimezzate. Nonostante l'Italia ospiti il secondo stabilimento di costruzione dell'F-35, e le decisioni strategiche siano state prese tenendo conto dell'occupazione, nessuno alla Difesa ha commentato il rapporto.