Crisi Grecia: Troika chiede 150mila altri licenziamenti
Grecia nel dramma tra Pil in calo, incapacità del governo a tagliare la spesa pubblica e debito insostenibile
Oggi, ore 11:36 -
DURO MONITO DELLA TROIKA ALLA GRECIA: LICENZIATE ALTRI 150 MILA DIPENDENTI PUBBLICI E INTANTO LA CRISI SI AGGRAVA - L’espressione che spiegherebbe meglio la situazione in cui è andata a sbattere la Grecia è quella dell’incartamento. Sì, perché Atene sembra incartarsi su se stessa ogni giorno di più, senza che si intraveda anche solo da lontano una timida luce di speranza. Ieri, i rappresentanti della
cosiddetta “Troika”, ossia delle istituzioni creditrici (BCE, UE e FMI) hanno incontrato i vertici del governo greco per l’azione regolare di monitoraggio sull’attuazione delle misure chieste.
Per raggiungere l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2015, la Grecia dovrà licenziare entro quell’anno altri 150 mila dipendenti pubblici, al fine di ridurre fortemente la spesa pubblica. E’ questa la conclusione a cui sono giunti Matthias Mors, Mark Flamagan e Bob Traa. Un calcolo, che fa impallidire la già contestatissima misura della messa in mobilità di 30 mila dipendenti statali, decisa a ottobre dall’ex premier George Papandreou e che ha poi portato alla caduta del governo socialista del Pasok.
Nel 2012, la Grecia si è impegnata a raggiungere un surplus di bilancio di 2,3 miliardi di euro, pari a oltre un punto del suo pil. Si tratta della differenza tra entrate e spesa, prima degli interessi sul gigantesco debito da oltre 350 miliardi di euro.
Atene vanta un numero molto alto di dipendenti del servizio pubblico, pari a circa 730 mila unità, un quinto della forza lavoro complessiva del Paese.
DEFAULT GRECIA INEVITABILE SENZA TRANCHE AIUTI DA 8 MLD DI EURO – In questo momento, la Grecia attende lo sblocco della tranche da 8 miliardi da parte della Troika, l’unica soluzione che eviterebbe il default, visto che lo stato non è in grado di pagare nemmeno stipendi e pensioni, nel caso a giorni non arrivassero i liquidi dall’estero.
Il ministro della Riforma Amministrativa, Dimitri Reppas, ha chiarito ai rappresentanti di BCE, UE e FMI che sulla mobilità già decisa nelle scorse settimane, per l’esubero di 30 mila dipendenti statali, sarebbero state compiute alcune mancanze e inefficienze, che stanno rendendo difficile l’attuazione della misura, per via della scarsa considerazione che si è avuta della corretta gestione del settore pubblico.
Un modo come un altro per ribadire che Atene ha fallito anche nell’ennesimo tentativo di tagliare la spesa, figuriamoci se sarà in grado di attuare tagli ancora più duri, pari a 5 volte quanto già stabilito un paio di mesi fa.
Nonostante il cambio di governo, al suo posto è rimasto il ministro delle finanze Evangelos Venizelos, il quale ha affermato che sarebbe ancora in corso una trattativa molto dura con l’Institute of International Finance e il suo capo Charles Dallara, il quale rappresenta tutti i creditori dei bond, che hanno accettato la decurtazione del valore nominale dei titoli in loro possesso per il 50%, attraverso un’operazione di swap, che prevede anche l’allungamento delle scadenze fino a 30 anni.
Lo swap dovrebbe sgravare Atene di 100 miliardi di euro di debito entro il 2020, portando così il livello di quest’ultimo dall’attuale 160% del pil al 120% entro i prossimi nove anni. Tale operazione rappresenta l’unica possibilità concreta per il Paese di normalizzare il livello del suo indebitamento.
LA SPIRALE RISANAMENTO-RECESSIONE E IL - Per quest’anno, l
RISCHIO DI COLLASSO DELLA GRECIAa Grecia si era impegnata a raggiungere un obiettivo del 7,5% nel rapporto tra deficit e pil, cosa che già ad agosto il governo Papandreou aveva annunciato sarebbe stato un target impossibile. La ragione dell’ennesima delusione da Atene risiede sia nell’incapacità dell’esecutivo di tagliare strutturalmente la spesa pubblica, come dimostra anche il doloroso capitolo della mobilità per i dipendenti pubblici, sia anche per effetto di una recessione più dura del previsto.
Nel 2011, si stimava un calo del pil del 4,5%, mentre le ultime statistiche dell’Osce, che risalgono a non più tardi di una settimana fa, parlano di un crollo del 6,1% quest’anno e di uno ulteriore del 3% nel 2012. In sostanza, anche l’anno prossimo, per il quinto esercizio consecutivo, la Grecia sarà in recessione e ciò rischia di fare esplodere una situazione sociale già allarmante. (
Grecia al collasso: Pil a -5% in terzo trimestre 2011).
Proprio il pericolo di una recessione senza fine, che potrebbe persino inasprirsi, qualora l’Eurozona dovesse andare peggio del previsto, non ci consente di potere fare affidamento sugli impegni assunti dall’esecutivo, che rischia di non raggiungere nemmeno i prossimi obiettivi di politica fiscale.
La già alta tassazione è stata incrementata nei mesi scorsi, anche attraverso una salatissima tassa sugli immobili, che costerà a ogni proprietario greco da 5 a 20 euro per metro quadrato e che dovrebbe portare nelle casse dello stato non meno di 2 miliardi all’anno.
Per non parlare del taglio alle esenzioni fiscali, che incrementando la base imponibile, dovrebbero determinare maggiori tasse su ciascuna famiglia, calcolate tra i 540 e i 2750 euro all’anno.
In una situazione già socialmente esplosiva, questi inasprimenti contribuiscono al crollo dell’occupazione e degli investimenti. Per questo, il timore di un default incontrollato, malgrado le buone intenzioni del governo di Atene e di Bruxelles, restano e qualche speranza è legata solo agli effetti benefici dell’”haircut”, cioè del rimborso decurtato dei titoli emessi in passato, che poi altro non è che un default “mascherato”.