Imminente l'attacco contro Gheddafi, aerei e basi: l'Italia in trincea
Venerdí 18.03.2011 08:17
Anche l'Italia parteciperà alla missione militare internazionale per l'imposizione di una no fly zone sulla Libia, autorizzata dalla risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Il nostro paese è pronto a mettere a disposizione basi aeree e velivoli, sulla base di una pianificazione già avviata, che sarà definita nelle prossime ore. Secondo quanto riferito da fonti qualificate, l'impegno italiano non sarà, dunque, oramai indirizzato solo a fini umanitari, ma prevederà una partecipazione "attiva" alle operazioni. "Non ci sottrarremo ai nostri doveri", ha detto ieri il ministro della Difesa Ignazio La Russa, secondo quanto si legge su Repubblica. In primo luogo, per la sua posizione geograficamente strategica, l'Italia sarebbe pronta a mettere a disposizione degli alleati alcune delle sue basi militari: tra le candidate, ha riferito una fonte a Tmnews, Trapani Birgi in Sicilia, e Gioia del Colle in Puglia. Nell'isola, avrà certamente un ruolo di primo piano anche la base Usa di Sigonella. Non è escluso, ma al momento appare una soluzione remota, che si possa fare ricorso anche a Pantelleria e Lampedusa. Quanto all'eventuale impiego di aerei, si starebbe pensando all'utilizzo dei caccia F-16 e degli Eurofighter. Possibile anche il ricorso agli Harrier Av8. Particolarmente adatti alla missione di bombardamento delle difese aeree nemiche, riferisce una fonte, sarebbero inoltre i Tornado, che furono impiegati per compiti analoghi in Kosovo, assieme a velivoli tedeschi.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione 1973 che autorizza la no fly zone sulla Libia e il ricorso a "tutte le misure necessarie" per proteggere la popolazione civile dalla minaccia rappresentata dalle forze leali al colonnello Muammar Gheddafi, fatta eccezione per un intervento terrestre. La misura è stata varata con dieci voti favorevoli, zero contrari e cinque astenuti, tra cui Cina e Russia, che non hanno esercitato il proprio diritto di veto, e Germania. Funzionari americani ed europei hanno subito fatto sapere che un attacco aereo contro le forze fedeli a Gheddafi è possibile "nell`arco di ore". E nella notte il presidente degli Stati uniti Barack Obama ha chiamato il capo di stato francese Nicolas Sarkozy e il primo ministro britannico David Cameron per coordinare una strategia: "la Libia deve conformarsi immediatamente alla risoluzione e le violenze contro la popolazione civile devono finire", hanno concordato i tre leader. Subito dopo il voto dell'Onu, anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha avuto un colloquio con il ministro della Difesa Ignazio La Russa e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta per discutere della situazione in Libia. Della discussione è stato informato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Alla notizia dell'approvazione della no fly zone, scene di giubilo hanno avuto luogo a Bengasi, dove i ribelli potrebbero essere presto attaccati dalle truppe di Gheddafi. Anche se ieri sera, secondo quanto riferisce la Cnn, le autorità di Tripoli avrebbero cambiato strategia: "Ho appena ricevuto una chiamata da uno dei figli di Gheddafi, Seif", ha spiegato un corrispondente della Cnn a Tripoli, Nic Robertson. "Ha detto che stavano cambiando tattica su Bengasi, che l'esercito non sarebbe entrato in città. Prenderà posizione attorno al bastione" dei ribelli, ha aggiunto il giornalista. "La ragione (di questo cambiamento di tattica, ndr) è che si aspettano un esodo umanitario.
Pensa che la gente abbia timore di ciò che potrà accadere e (Seif Al-Islam) ha detto che l'esercito andrà lì per aiutarli a uscire" dalla città, ha insistito il giornalista dell'emittente Usa. Tripoli, che si è detta pronta a un cessate il fuoco "di cui bisognerà però discutere i dettagli preventivamente, ha fatto sapere che "la risoluzione traduce un atteggiamento aggressivo della Comunità internazionale, minaccia l'unità della Libia e la sua stabilità". Intanto, l'Unione europea ha salutato con soddisfazione l'approvazione della risoluzione 1973 e si è detta pronta a "metterla in pratica", nei limiti delle sue competenze. La Nato, da parte sua, esaminerà oggi il testo della risoluzione per decidere la sua strategia. "Qualsiasi decisione della Nato si baserà sulle tre condizioni che ha ricordato giovedì scorso il segretario generale Anders Fogh Rasmussen, cioè la necessità dimostrata di un intervento, l'esistenza di un mandato giuridicamente chiaro e il sostegno delle organizzazioni regionali interessate", ha sottolineato una fonte diplomatica. Il Canada, da parte sua, ha già fatto sapere di essere pronto a inviare sei cacciabombardieri CF-18 per partecipare alle operazioni militari per la messa in pratica della no fly zone, al fianco di Stati uniti, Francia e Gran Bretagna. Per il dispiegamento dei velivoli serviranno circa 24 ore.
Non parteciperanno all'intervento militare, invece, i soldati tedeschi. Sulla no fly zone Berlino si è astenuta: comporta "rischi e pericoli considerevoli", ha spiegato il ministro degli Esteri Guido Westerwelle. "La nostra posizione nei confronti del regime libico resta però la stessa: il dittatore deve fermare immediatamente tutte le violenze contro il suo popolo, deve lasciare il potere e subire le conseguenze dei suoi crimini", ha commentato il capo della diplomazia di Berlino. Nonostante l'avvertimento di Tripoli - "l'Italia resti fuori" dall'intervento militare -, anche il nostro paese parteciperà alle operazioni per la no fly zone. "Non ci sottrarremo", ha confermato il ministro Ignazio La Russa. Il nostro paese potrebbe mettere a disposizione basi aeree e velivoli. Secondo quanto si è appreso, si starebbe pensando Trapani Birgi in Sicilia, e Gioia del Colle in Puglia. Nell'isola, avrà certamente un ruolo di primo piano anche la base Usa di Sigonella. Non è escluso, ma al momento appare una soluzione remota, che si possa fare ricorso anche a Pantelleria e Lampedusa. Quanto all'eventuale impiego di aerei, probabile l'utilizzo dei caccia F-16 e degli Eurofighter. Possibile anche il ricorso agli Harrier Av8. Particolarmente adatti alla missione di bombardamento delle difese aeree nemiche, riferisce una fonte, sarebbero inoltre i Tornado, che furono impiegati per compiti analoghi in Kosovo, assieme a velivoli tedeschi.
Gli attacchi contro le truppe di Gheddafi avverranno 'in tempi rapidi' e la Francia vi prendera' parte. Lo ha detto a Parigi il portavoce del governo, Francois Baroin.