Grecia: l'accordo sul taglio del debito può slittare al weekend
Default o non default? E, in caso di default, in che termini? Queste le domande che tengono con il fiato sospeso la Grecia e gli investitori dell'Eurozona. Le ipotesi di un accordo sul taglio del debito sono aumentate dopo che la Bce, ieri in tarda serata, ha reso noto che sarebbe pronta a partecipare al programma di riduzione del debito ellenico con un impegno finanziario valutato in quasi
11 miliardi di euro. Intervento che è legato all'approvazione da parte del parlamento di Atene del
nuovo rigido pacchetto di austerity del governo di Lucas Papademos. Secondo indiscrezioni circolate nel pomeriggio, l'ultima versione prevederebbe un taglio del 22 per cento ai salari minimi, con cui la mensilità scenderebbe a 586 euro lordi, un taglio del 15 per cento sulle pensioni integrative e la soppressione di 15.000 posti di lavoro nel settore pubblico
A tal proposito, sono iniziati da poco i nuovi colloqui tra il premier greco e i leader dei tre principali partiti ellenici. Senza l'approvazione dei provvedimenti, la cosiddetta 'troika" composta da Bce, Ue e Fmi non potrà infatti avviare il nuovo piano di aiuti da 130 miliardi di euro, senza il quale Atene andrà in default sui 14,4 miliardi di obbligazioni in scadenza il 20 marzo.
Intanto il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker ha infatti convocato per domani una riunione straordinaria dei ministri delle Finanze dell'area euro, dedicata proprio alla Grecia.
A giudicare dall'andamento dei mercati finanziari (gli spread obbligazionari si sono ridotti con il differenziale
BTp-Bund a 10 anni sceso in area 350 punti base) sembrerebbe che, alla fine, un accordo verrà trovato. Mentre, guardando la sponda dei bookmaker c'è meno ottimismo dato che il
ritorno alla dracma è quotato più probabile rispetto a una permanenza nell'Eurozona.
Bce: accordo non prima del weekend
Secondo fonti interne alla Bce, l'istituto di Francoforte dovrebbe prendere una decisione finale su un possibile accordo con la Grecia per preveda per l'Eurotower, così come per le banche, un haircut (taglio) sul valore dei titoli di stato detenuti, non prima del weekend, forse nei primi giorni della prossima settimana. L'orientamento sarebbe quello di attendere che venga finalizzato e ufficializzato l'accordo con la troika Bce-Ue-Fmi e con le banche. In linea di principio - come ribadito in apertura - la Bce ha già accettato di partecipare al programma di riduzione del debito ellenico e il suo
intervento è valutato in quasi 11 miliardi di euro.
C'è da dire che un accordo per il secondo piano di salvataggio per Atene (servono altri 130 miliardi dopo il prestito da 110 miliardi elargito nel 2010) sembrava fatto entro il 6 febbraio. Poi la decisione è slittata. A questo punto la data la prossima data papabile è compresa tra il 13 e il 15 febbraio. In ogni caso è indispensabile raggiungere un'intesa prima del 20 marzo, quando scade (va in pagamento) un
bond a 14,4 miliardi di euro che attualmente sul mercato offre un rendimento virtuale superiore al 1.000%, perché contempla difatti l'ipotesi che si arrivi a una ristrutturazione del debito.
Intanto ieri Atene è riuscita a collocare sul mercato
bond a 6 mesi per 812,5 milioni i a un rendimento del 4,86%, di poco inferiore a quello della precedente analoga asta.
Quanto alla ristrutturazione del debito (che resta un livello di default) le ultime indiscrezioni puntano dritto a un taglio del 70-75% del debito greco detenuto da banche e assicurazioni private.
Anche se l'agenzia di rating S&Poor's mantiene un atteggiamento cauto.
«La svalutazione del 70% dei bond greci che dovrebbe essere accettata dai creditori privati di Atene potrebbe rivelarsi non particolarmente rilevante per il governo ellenico», sottolinea Frank Gill, analista di Standard & Poor's, in una teleconferenza con i clienti.
Gill ha fatto sapere che il rating della Grecia potrebbe essere abbassato al livello di "default selettivo" una volta concluso l'accordo di swap con i creditori privati per poi essere alzato di nuovo se l'intesa si rivelerà capace di riportare i conti di Atene in una situazione di sostenibilità
Contribuenti tedeschi perderebbero 26 miliardi di euro
Intanto dalla Germania c'è chi già ha fatto i calcoli su quanto costerebbe un'eventuale rinegoziazione del debito. Ipotizzando un haircut del 75% i contribuenti tedeschi andrebbero incontro una perdita di almeno 26 miliardi di euro. È quanto emerge da uno studio condotto dall'Istituto per la ricerca economica di Kiel (Ifw) e dal sito del quotidiano Die Welt.
Secondo l'analisi, circa la metà dei titoli di debito greci - 120 dei circa 250 miliardi emessi - sono in possesso di istituti pubblici. Di questi 15 miliardi di euro di bond sono in pancia delle banche pubbliche dei Laender tedeschi, alla Commerzbank, parzialmente statalizzata, e ai liquidatori di Hypo Real Estate e WestLB, per cui rispondono sempre le casse pubbliche. Un taglio del 75% del valore nominale dei titoli costerebbe ai contribuenti 9,9 miliardi, scrive Die Welt online. Ma non finisce qui.
Considerando che nelle
banche nazionali dell'Eurozona sarebbero parcheggiati 55 miliardi di euro di bond greci, considerando anche quelli detenuti dalla Bce, un taglio del 75% del valore nominale di quei titoli, farebbe perdere 26,4 miliardi di euro, 7,1 dei quali a carico della Germania.
Ai 17 miliardi già considerati si potrebbero aggiungere 9,3 miliardi, la parte tedesca della ricapitalizzazione delle banche greche, stimata in 34,5 miliardi di euro, che dovrà essere coperta dal fondo salva-Stati.