mimino1949
Nuovo forumer
CHE NE PENSATE? - Il 2010 è stato, in barba alle aspettative, l’anno del segmento obbligazionario. La crisi che ha contagiato alcuni governi dell’area euro, nel tentativo di salvare un sistema bancario pericolante, ha portato volatilità non solo negli asset più rischiosi, ma anche in quelli più sicuri, che hanno dovuto ospitare la liquidità presente nei mercati finanziari. Che con la stessa facilità è uscita quando il quadro economico
globale non si è rivelato così disastroso come i tassi di interesse lasciavano supporre. Nel 2011 la situazione non sarà differente, almeno nei primi mesi. I titoli obbligazionari risentono del basso livello dei tassi, ma continuano a rappresentare un rifugio sicuro. La tentazione sarà quella di cercare rendimento allungando le scadenze, esponendosi però così sia al rischio tassi che a quello inflativo. Entrambe le possibilità sembrano remote ora, ma sono eventi con cui occorrerà fare i conti nel corso dell’anno,
sia a fronte di una ancora non chiara exit-strategy americana sia a causa dell’aumento dei costi delle materie prime e dei prezzi nei Paesi emergenti.
È quindi probabile che il mercato obbligazionario sia soggetto a frequenti cambiamenti di direzione, soprattutto a causa della liquidità presente nei circuiti finanziari, e sarà da monitorare sicuramente la duration del proprio portafoglio. Per questo potrebbe rendersi necessario integrare un portafoglio fixed income sia con titoli legati all’inflazione sia con titoli
a tasso variabile. Entrambi sono investimenti da fare in anticipo sugli eventi, e dovrebbero essere sovrappesati proprio in questo periodo. La tempistica è buona anche per fondi in grado di attuare strategie
decorrelate dall’andamento dei tassi. La ricerca di rendimenti non deve neppure far dimenticare una corretta valutazione dei fondamentali dei titoli, sia nel caso degli statali che dei titoli corporate.
Nel mercato governativo il punto cruciale è la situazione europea. Fino a quando non verrà fatta chiarezza sul nuovo corso dell’Unione monetaria, i titoli dei Paesi
periferici continueranno a muoversi per
conto proprio. Ciascuno dei Paesi che ha
visto allargarsi i propri spread ha una situazione
di bilancio differente, ma sono
tutti accomunati dal dubbio di cosa possa
succedere dopo il 2013. Nel mentre i tassi
dei Paesi virtuosi seguiranno più da vicino
l’andamento macroeconomico del settore
obbligazionario, ma al tempo stesso
sarà necessario capire se e quanto dovranno
condividere del peso del debito
dei periferici.
Nel settore corporate ci sarà da tenere
conto per quali società il livello di indebitamento
sia sostenibile, soprattutto nel settore
industriale. Mentre il settore finanziario
è ancora sconsigliabile o nel caso è meglio
rimanere su grosse emissioni e di società
ben capitalizzate, in quanto il comparto
sarà sotto stress ancora a lungo.
Un discorso a parte sul mercato degli
emergenti, che dati i risultati degli ultimi
anni è divenuto parte dei portafogli obbligazionari
di molti fondi. Va detto che sia
sui governativi che sui corporate i rendimenti
sono tornati a livelli più in linea
con il fair value. Anche per questo, ancor
più che nei precedenti, è necessario possedere
un portafoglio ben diversificato e
conoscere per bene la situazione degli
emittenti. L’investimento migliore è quindi
tramite fondi, in cui si può sfruttare anche
l’effetto valuta.globale non si è rivelato così disastroso come i tassi di interesse lasciavano supporre. Nel 2011 la situazione non sarà differente, almeno nei primi mesi. I titoli obbligazionari risentono del basso livello dei tassi, ma continuano a rappresentare un rifugio sicuro. La tentazione sarà quella di cercare rendimento allungando le scadenze, esponendosi però così sia al rischio tassi che a quello inflativo. Entrambe le possibilità sembrano remote ora, ma sono eventi con cui occorrerà fare i conti nel corso dell’anno,
sia a fronte di una ancora non chiara exit-strategy americana sia a causa dell’aumento dei costi delle materie prime e dei prezzi nei Paesi emergenti.
È quindi probabile che il mercato obbligazionario sia soggetto a frequenti cambiamenti di direzione, soprattutto a causa della liquidità presente nei circuiti finanziari, e sarà da monitorare sicuramente la duration del proprio portafoglio. Per questo potrebbe rendersi necessario integrare un portafoglio fixed income sia con titoli legati all’inflazione sia con titoli
a tasso variabile. Entrambi sono investimenti da fare in anticipo sugli eventi, e dovrebbero essere sovrappesati proprio in questo periodo. La tempistica è buona anche per fondi in grado di attuare strategie
decorrelate dall’andamento dei tassi. La ricerca di rendimenti non deve neppure far dimenticare una corretta valutazione dei fondamentali dei titoli, sia nel caso degli statali che dei titoli corporate.
Nel mercato governativo il punto cruciale è la situazione europea. Fino a quando non verrà fatta chiarezza sul nuovo corso dell’Unione monetaria, i titoli dei Paesi
periferici continueranno a muoversi per
conto proprio. Ciascuno dei Paesi che ha
visto allargarsi i propri spread ha una situazione
di bilancio differente, ma sono
tutti accomunati dal dubbio di cosa possa
succedere dopo il 2013. Nel mentre i tassi
dei Paesi virtuosi seguiranno più da vicino
l’andamento macroeconomico del settore
obbligazionario, ma al tempo stesso
sarà necessario capire se e quanto dovranno
condividere del peso del debito
dei periferici.
Nel settore corporate ci sarà da tenere
conto per quali società il livello di indebitamento
sia sostenibile, soprattutto nel settore
industriale. Mentre il settore finanziario
è ancora sconsigliabile o nel caso è meglio
rimanere su grosse emissioni e di società
ben capitalizzate, in quanto il comparto
sarà sotto stress ancora a lungo.
Un discorso a parte sul mercato degli
emergenti, che dati i risultati degli ultimi
anni è divenuto parte dei portafogli obbligazionari
di molti fondi. Va detto che sia
sui governativi che sui corporate i rendimenti
sono tornati a livelli più in linea
con il fair value. Anche per questo, ancor
più che nei precedenti, è necessario possedere
un portafoglio ben diversificato e
conoscere per bene la situazione degli
emittenti. L’investimento migliore è quindi
tramite fondi, in cui si può sfruttare anche