DA LIBERO, di F. Bechis
Diavolo d'un Giulio: nel testo inserisce patrimoniale-bolloNel decreto il ministro ci piazza l'aumento della tassa sul dossier titoli. Pari ad una impennata dell'attuale prelievo sui Bot
Ufficialmente si chiama “bollo annuale sulle comunicazioni relative al deposito titoli”. Giulio Tremonti l’ha aumentato dal prossimo anno da 34,20 a 120 euro. Quasi quadruplicato. L’anno successivo aumenterà ancora. A 150 euro per chi ha nel conto titoli della propria banca meno di 50 mila euro, addirittura a 380 euro per chi è oltre quel tetto. Siamo nei guai con la finanza pubblica, e anche qualche aumento di bollo o imposta ci può stare. Tutti, ma non quello: perché rischia di trasformarsi in un vero e proprio naufragio per il governo che l’ha proposto. Forse i calcoli non li ha fatti nessuno, ma quel passaggio dagli attuali 34,20 euro ai 150 euro minimi a regime dal 2013 sono equivalenti per la stragrande maggioranza dei risparmiatori italiani a un aumento della tassazione sui Bot dall’attuale 12,5% al 35%. Per loro sarebbe convenuto, eccome, inserire fin da ora i Bot fra i titoli il cui guadagno viene tassato al 20%. Il governo l’ha escluso, per non turbare i mercati, ma poi ha fatto ben di peggio.
Il superbollo contenuto nell’articolo 23 della manovra finanziaria non è infatti un optional: lo dovranno pagare obbligatoriamente tutti i risparmiatori che hanno un deposito titoli in banca. Quindi tutti i risparmiatori che hanno acquistato azioni e obbligazioni pubbliche e private oltre a tutti i possessori di titoli di Stato (Bot, Cct e Btp). Quanto valgono quei conti titoli? In media 25 mila euro. Il che significa che qualcuno ha risparmi molto superiori a quella cifra, altri molto inferiori. Ma la stragrande maggioranza dei risparmiatori ha depositato Bot, Cct, Btp, azioni e obbligazioni per un valore vicino a quei 25 mila euro. Poniamo che siano solo Bot. Oggi danno un rendimento vicino al 2 per cento. Cioè 500 euro per quei 25 mila euro. Sono tassati al 12,5 per cento, e quindi lo stato si prende 62,5 euro. Con il superbollo Tremonti chiede a regime a quei risparmiatori altri 115,8 euro (150 euro al posto dei 34,2 euro attuali), più o meno il doppio di quel che stanno pagando in capital gain. Se agli stessi risparmiatori si elevasse la tassa sui Bot dal 12,5 al 35% (prelievo mostruoso e del tutto fuori mercato), l’aggravio per il risparmiatore sarebbe di 112,5 euro. Cioè 3 euro meno del superbollo. L’esempio fa ben comprendere quale risultato reale provochi quel superbollo sui risparmi degli italiani.
Immaginiamo che invece di avere i Bot i risparmiatori italiani abbiano su quel conto titoli 25 mila euro di Btp, il titolo che ha rendimenti più alti: il 5%. Tassati al 12,5% oggi fanno tornare nelle casse dello Stato 156,25 euro per ognuno di quei risparmiatori. Con il superbollo si aggiungono altri 115,8 euro. E cioè la stessa cifra che si otterrebbe portando la tassazione sui Btp dal 12,5% al 22%. Un disastro sicuro. Perchè la conseguenza è evidente: grazie a questo superbollo i risparmiatori fuggiranno a gambe levate dai titoli di Stato italiani. Già nelle prime ore post decreto Tremonti in molte banche si sono riversati i clienti preoccupati. E si sono sentiti consigliare la soluzione naturale: “se avete meno di 50 mila euro, chiudete i conti titoli perché non vi convengono. Investiremo i vostri risparmi in pronti contro termine che rinnoveremo ogni volta aggirando il superbollo”.
La stangata di Tremonti su quel bollo è di fatto una vera e propria patrimoniale sulla ricchezza finanziaria delle famiglie come non aveva mai osato immaginarla nemmeno un Nichi Vendola. Agisce naturalmente anche su azioni e obbligazioni (per cui valgono i calcoli del Btp, difficilmente il rendimento è superiore al 5%), si unisce all’aumento parallelo della tassazione sui guadagni di borsa (capital gain) dal 12,5% al 20%. Così se fino a ieri l’Italia era il paese più conveniente per la tassazione delle rendite finanziarie, improvvisamente è diventata il paese meno conveniente con un tax rate effettivo oscillante intorno al 40 per cento. Ed è assai peggio di una patrimoniale vera sulle ricchezze finanziarie, perché colpisce indistintamente i guadagni e le perdite e non ha alcuna progressività. Tu perdi i tuoi risparmi e sei trattato dal fisco italiano esattamente come se guadagnassi vagonate di euro. Non c’è un paese al mondo in cui sia stato varato un sistema simile.
Ed è probabile che al primo passaggio parlamentare dopo qualche dato fornito dai tecnici di Abi e Bankitalia il superbollo torni nei polverosi uffici che l’hanno partorito. Il rischio di una fuga generalizzata delle famiglie italiane (e anche di fondi e intermediari vari) dall’investimento in titoli di Stato è assai più dannoso di qualche entrata extra immaginata per risanare il bilancio pubblico. Se fa due conti sarà lo stesso Tremonti a ritirare l’improvvida patrimoniale.
di Franco Bechis