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Economica : Testo articolo
Corriere della Sera di mercoledì 27 luglio 2011, pagina 3
Fitch: manovra correttiva se l'economia frena. Le banche? Una risorsa
di Fubini Federico
» David Riley «Le misure per la crescita possono calmare i mercati» Fitch: manovra correttiva se l'economia frena Le banche? Una risorsa Chi specula e chi no «C'è nervosismo in giro fra banche e investitori tradizionali Gli speculatori ora non sono una forza determinante» Vista dallo «Square Mile», il miglio quadrato della City di Londra dov'è basata Fitch Ratings, ha tutta l'aria di una gara. Gli Stati occidentali non sono mai stati così duramente in competizione gli uni con gli altri per piazzare agli investitori di tutto il mondo i loro debiti, perché non ne hanno mai avuti tanti da collocare allo stesso tempo. Non sorprendetevi se alla fine i tassi d'interesse sui bond di certi governi salgono, osserva il direttore generale per la finanza pubblica di Fitch, David Riley: il mercato è un concorso di bellezza - come diceva John Maynard Keynes - e fra i concorrenti c'è chi ha bisogno di un po' di trucco in più. Fra le grandi agenzie di rating, Fitch è l'unica per ora a non aver complicato la vita ai tecnici del Tesoro che ogni giorno sudano sette camicie per gestire il quarto debito più vasto del pianeta. In maggio Standard & Poor's ha acceso le prime spie d'allarme fra gli investitori quando ha espresso «prospettive negative» sull'Italia. A giugno Moody's l'ha seguita, probabilmente dando la scintilla alle forti vendite che poi sono esplose in luglio. Fitch invece ha atteso che il governo presentasse la manovra e il parlamento l'approvasse. E adesso il giudizio di Riley resta equilibrato, anche quando parla dell'equazione che non torna fra risanamento e crescita. «Gli italiani — è la premessa — non mai hanno preso prestiti oltre le loro capacità e l'Italia ha attraversato la crisi con una relativa disciplina di bilancio: gli obiettivi dell'anno scorso sono stati centrati e quest'anno spero anche». Ma ora, lascia capire Riley, bisogna che il governo prenda molto sul serio l'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2014. «E ambizioso, se si pensa che sono decenni che l'Italia non ha più avuto un bilancio in pareggio: non mi ricordo neanche quando è stata l'ultima volta, forse all'inizio degli anni '8o? Ma è raggiungibile, se c'è un forte impegno politico».
Se questa sembra un'allusione al rischio che servano correzioni al bilancio, non bisogna farsi illusioni: lo è. Riley fa capire che una manovra correttiva a un certo punto potrebbe rivelarsi necessaria: «Potenzialmente potrebbe essere così, non è nel nostro scenario di base ma tutto dipende da come va l'economia. Il governo si aspettava una netta ripresa che fino a questo momento non si vede». C'è stato un secondo trimestre del 2001 «piuttosto deludente» dopo un inizio d'anno lento, mentre Riley fa notare che la manovra aveva messo in conto una crescita sopra l'1% quest'anno e il prossimo e intorno all'1,5% dal 2013 in poi. «Se questi ritmi di sviluppo previsti non si verificassero — aggiunge Riley — il governo probabilmente dovrebbe pensare a nuovi interventi sulle tasse e sulla spesa per tenere la rotta del pareggio nel 2014». Perché a guardar bene, più che il bilancio o il debito, è proprio questo che accomuna i Paesi dell'area-euro più colpiti dallo scetticismo dei mercati. C'è chi ha avuto conti falsi, chi una bolla immobiliare, chi banche troppo esposte. «Ma tutti hanno problemi di crescita e competitività nell'euro», osserva Riley. Ne deriva che per spezzare la corrente «serve un forte impegno politico» su questi problemi; nel caso dell'Italia, poi, «c'è spazio per una risposta più positiva sulle riforme strutturali per alzare il potenziale di crescita», aggiunge. «Se su questo emergesse un certo consenso nel vostro Paese non sarebbe male». Fra i molti buoni motivi per trovare questo consenso, anche uno che interessa le banche: «In Italia gli istituti sono un po' sotto pressione sulla redditività, non è facile fare soldi quando l'economia non cresce. Ma le banche italiane sono state prudenti e disciplinate, ora sono un punto di forza del Paese per il debito pubblico che comprano e detengono. Altrove, come in Irlanda, è successo il contrario: i salvataggi bancari hanno rovinato il bilancio. E un circolo vizioso da evitare». Molti invece in Italia si concentrano sugli speculatori e su chi punta ad arricchirsi con i ribassi dei Btp e dei titoli bancari. Hanno ragione? «Nel mercato c'è nervosismo sul debito americano e per i dubbi sull'avvenire dell'euro nella sua forma attuale. L'accordo europeo va precisato nei dettagli, poi andrà votato da 17 governi e 17 parlamenti. Non è un passaggio da poco. Questo spiega perché, da quello che vedo sul mercato, la volatilità è dovuta ai fondi pensione, alle banche stesse, agli investitori tradizionali. Non dico che non ci siano speculatori in giro: ma stavolta non sono loro la forza trainante di ciò che sta succedendo».
Federico Fubini I rating Standard & Pooes L'agenzia prima a intervenire è stata Standard & Poor's, che il 21 maggio ha tagliato l'outlook dell'Italia da stabile a negativo, confermando il rating A al debito a lungo termine: «ft prospettive di crescita sono deboli e l'impegno politico per le riforme di produttività sembra incerto» Moody's Il 18 giugno è la volta di Moody's, che annuncia di aver posto sotto revisione il giudizio Aa2 assegnato all'Italia, in vista di un possibile ribasso. Lo scrutinio riguarda la sostenibilità del debito pubblico. In particolare, Moody's punta il dito verso «le debolezze strutturali dell'Italia» ed i «rischi collegati all'attuazione dei piani di consolidamento dei conti pubblici» (nello foto il direttore generale per la finanza pubblica di Fitch, David Riley) ***