Titoli di Stato Italia Trading Titoli di Stato III° (Gennaio 2010 - Dicembre 2011) (2 lettori)

Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.

locco68

violaforever
RISCHIO GRECO PER L'ITALIA? SIAMO SERI, E FACCIAMO PARLARE I FATTI

Roma - di Renzo Rosati

Edizione completa Stampa l'articolo
Roma - L’Italia come la Grecia? Verrebbe da dire: siamo seri. Se non fosse che questo tipo di allarme viene più o meno esplicitamente propagato dai massimi leader europei, che a loro volta parlano spesso per motivi tutti politici. Cioè da coloro che dovrebbero esercitare il massimo della responsabilità. Qualche giorno fa Angela Merkel ha parlato di “fragilità” della Grecia e dell’Italia, stabilendo una pericolosissima equazione. Ma la sindrome greca dilaga anche da noi: dalla Confindustria (“Il Paese è in pericolo”, Emma Marcegaglia) ai politici, quelli della sinistra in prima fila, ma anche qualcuno della maggioranza. “Rischiamo la fine della Grecia” è il refrain di queste ore.

Ma stiamo impazzendo? Per una volta il mondo della finanza, spesso così cinico, ragiona con più raziocinio. In un report rilasciato martedì da Credit Suisse l’équipe di analisti paragona innanzi tutto il problema della competitività italiana a quello greco, ma anche a quello portoghese. Con questi risultati: “Con un disavanzo delle partite correnti del 3,9% del Pil, la perdita di competitività appare nettamente inferiore a Grecia e Portogallo, dove il disavanzo è di 9,6% e 8,9% del Pil”. Inferiore: siamo ad un terzo. Credit Suisse si sofferma anche sul debito sovrano: “L’Italia ha una scadenza media di 7,2 anni e circa la metà di questo è di proprietà di investitori nazionali”. Ciò significa, spiegano gli analisti, “che ogni aumento dell’1% nel rendimento dei titoli dopo un anno aggiunge solo lo 0,4% del Pil per i costi di finanziamento”. Ma soprattutto, sostengono, l’Italia è stata disponibile ad adottare alcune misure fiscali dolorose, con un nuovo pacchetto di austerità di 60 miliardi di euro (3,8% del Pil) tra il 2011 e il 2013. Quindi, concludono al CS, “riteniamo che il rischio di default del prezzato nel mercato dei Cds è troppo alto”. Traduciamo per i non addetti: i Credit default swap (Cds), questi strumenti che dovrebbero appunto assicurare gli operatori finanziari sul rischio di un paese, ed invece sono divenuti l’ennesima diavoleria speculativa, con il loro mercato e i loro guadagni, sono giunti per l’Italia ad un livello abnorme.

La conferma? Lo stesso declassamento da A+ ad A deciso da Standard & Poor’s, se misurato con i criteri contabili dell’agenzia di rating, individua un rischio default dell’Italia nello 0,68%. Mentre le quotazioni dei Cds, che ballano intorno ai 500 punti, indicherebbero un rischio addirittura del 34%. Come ha fatto notare il Sole-24 Ore, saremmo al livello dell’Ecuador, del Libano, dell’Argentina, tutti paesi con rating tra la C e la B.

Ma abbandoniamo le tecnicalità e le speculazioni dei mercati per tornare alle decisioni dei politici. Ieri il governo greco ha annunciato un ennesimo piano di austerity che comprende stavolta un taglio alle pensioni pari ad oltre 1.200 euro al mese, la messa in cassa integrazione di 30 mila dipendenti pubblici, l’abbassamento da 8mila a 5mila euro del reddito minimo che consente l’esenzione fiscale. Si tratta di misure draconiane che non trovano alcun riscontro, alcun parallelismo in quanto fatto dall’Italia, e neppure in quanto si ipotizza di fare ancora. Eppure l’obiettivo di Atene è di portare il deficit pubblico al 7,5% nel 2011, una percentuale tuttora doppia di quella italiana.

In altri termini, se noi abbiamo un problema di bassa crescita la Grecia ha un problema di sopravvivenza. Se noi abbiamo un enorme debito pubblico, la Grecia ha un debito in rapporto al Pil che si avvia ad essere una volta e mezzo il nostro. Se noi, soprattutto, abbiamo la terza ricchezza privata del mondo – 9.500 miliardi di euro lordi – la Grecia non ha ufficialmente una ricchezza privata, se non quella (cospicua) protetta dal sommerso o dall’invio di denaro a Cipro o dagli investimenti immobiliari in Bulgaria, recentemente cresciuti del 400%.

Sappiamo benissimo che esiste in Germania un forte movimento, nella classe dirigente e nell’opinione pubblica, che considera comunque ingiusto aiutare i paesi a rischio, Italia compresa. Questo movimento ha come riferimenti il presidente della Bundesbank Jens Weidmann ed il consigliere dimissionario della Bce Jurgen Stark. Trova udienza nella gente perché il messaggio è semplice: non dobbiamo accollarci i debiti di chi non se lo merita. Comprensibile. Ma questi debiti ce li accolliamo anche noi: siamo i terzi contribuenti del fondo europeo salva-stati, con 150 miliardi che potrebbero raddoppiare se il fondo stesso venisse elevato dai 750 miliardi di euro attuali a 2mila. A luglio, in piena emergenza, abbiamo erogato alla Grecia 13 miliardi: per giunta a tassi di favore, il 3,5% rispetto al 5,5-6% al quale ci tocca collocare i nostri Btp.

Ecco: forse anziché affannarci a sventolare un rischio greco che non esiste, e magari per motivi di cortile politico interno, sarebbe il caso che la nostra classe dirigente, politica ed economica, spiegasse queste cose. E pretendesse dai partner europei, rispetto ai quali molto otteniamo ma anche molto diamo, una eguale dose di serietà.
(R. Rosati) 22 Settembre 2011 12:00
 

stefanofabb

GAIN/Welcome
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 23 set - Forniamo di
seguito, in collaborazione con Intesa Sanpaolo il calendario
dei principali eventi in Europa e in Asia della giornata
(dati macroeconomici e appuntamenti istituzionali).
FRA - Fiducia imprese, settembre h. 8,45
precedente: 105,0 / consenso: --
ITA - Vendite al dettaglio aa, luglio h. 10,00
precedente: -1,2% / consenso: --
BEL - Indice ciclico Bnb, settembre h. 15,00
precedente: -7,8 / consenso: --
EUR - Discorsi di Weidmann (Bce) e
Schaeuble (ministro delle finanze tedesco) h. 14,00
EUR - Discorso di Trichet (Bce) h. 22,30 (a mercati chiusi:cool:) buon giorno:)
 

stefanofabb

GAIN/Welcome
(BEX) Wall Street: ieri chiusura pesante a Wall Street, investitori bocciano Fed
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - New York, 23 set - Ieri Wall
Street ha chiuso con gli indici in caduta verticale
nonostante le notizie positive provenienti dal mercato del
lavoro dove le richieste di sussidi di disoccupazione sono
calate piu' delle previsioni degli analisti. Gli investitori
sembrano bocciare l'operazione 'Twist' varata dalla Federal
Reserve nel tentativo di abbassare i tassi d'interesse di
lungo termine.
A frenare i listini sono stati in particolare i titoli
bancari. Era dal luglio del 2009 che l'indice che raccoglie
i principali istituti finanziari degli Stati Uniti non
scivolava cosi' in basso. JPMorgan Chase ha perso il 3,53%,
1,07 dollari a 29,27 dollari, Morgan Stanley il 5,50 per
cento a 13,06 dollari, Bank of America il 5,02 per cento a
6,06 dollari e Citigroup il 6,11 a 23,96 dollari. Dopo le
operazioni di compensazione, il Dow Jones ha perso il 3,51%,
391,01 punti a 10.733,83. Il Nasdaq ha ceduto 82,52, il
3,25% a 2.455,67 mentre lo S&P 500 ha lasciato sul terreno
37,20 punti, il 3,19% a 1.129,56. I titoli di stato
americani hanno chiuso con andamenti in forte rialzo, i bond
decennali, benchmark del settore, si sono attestati in
aumento di 1 09/32 punti, a 103 22/32, e con i rendimenti al
1,72%, mentre i trentennali hanno guadagnato 4 11/32 punti,
a 119 06/32. I titoli di stato con scadenza a 2 e 5 anni,
hanno terminato in rialzo rispettivamente a 99 27/32 punti e
101 2/32, con i rendimenti allo 0,20 e allo 0,78%. Per
quanto riguarda le valute, l'euro ha chiuso in rialzo a
1,3472 dollari e il biglietto verde ha finito in aumento
sulla moneta giapponese a 76,3150 yen. La sterlina ha finito
in aumento a 1,5361 dollari, mentre il franco svizzero in
ribasso a 0,9079 dol
 

locco68

violaforever
Rischio default, e a noi chi ci salva?


In caso di insolvenza sarebbero necessari duemila miliardi di euro per sostenere l'Italia

Scritto per noi da Virgilio Bartolucci*
Silvio Berlusconi lo ritiene un attacco politico ispirato dai quotidiani contro un governo coeso che sta predisponendo le misure necessarie alla crescita. Per questo, secondo il premier, Standard & Poor’s, lunedì notte, ha ridotto di un gradino da A+ ad A con outlook negativo il rating italiano. In pratica, l’ennesima imboscata tesa al governo, questa volta ordita dall’estero. Tesi per altro smentita seccamente da S&P.
I conflitti d’interesse interni alle agenzie di rating e il ruolo giocato nelle crisi economiche, sono noti. Ma l’allargarsi del rapporto tra un debito volato oltre i 1900 miliardi di euro e un Pil che cresce dello 0,7%, è un fatto. Siamo sempre meno credibili e il nostro rischio di insolvenza sul debito sale.
Inoltre, ribadisce S&P, la crescita del paese rimane debole e la situazione politica e la fragilità della coalizione minano le possibilità di affrontare la crisi in modo deciso. Tutto fa presumere altre manovre, tagli e tasse. Ma, come sentiamo ripetere di continuo, in questo modo si affossa la ripresa.
E allora? E allora, da qualche giorno, anche per l’Italia la parola default ha iniziato ad affacciarsi come una cupa possibilità nelle disamine degli esperti d’economia. Già lunedì, nella giornata che ha sancito un nuovo stop alla sesta tranche di aiuti alla Grecia, lo spread tra bot italiani e bund tedeschi è salito oltre i 380 punti. Chi possiede i titoli di Stato, infatti, intravede il fallimento e vende. Si innesca, così, un effetto d’emulazione, che fa salire ancora i tassi di interesse sul nostro debito e allarga la forbice tra i nostri titoli a dieci anni e quelli tedeschi. Quante volte abbiamo ascoltato la favola che - anche se il nostro debito era altissimo e il rapporto al Pil assomigliava terribilmente a quello greco - l’Italia era e restava un paese solido, con i risparmi delle famiglie, la casa di proprietà, le banche in salute (proprio ieri sera declassate da S&P) e pressochè nessun rischio di contagio? Negli ultimi anni potremo stilare una classifica delle bugie, o, se non si vuole pensar male, della mancata comprensione delle dinamiche che regolano un’economia sempre più simile a un discorso metafisico e sempre meno ad una scienza esatta fondata su dati numerici.
Nel frattempo, dopo che per mesi si è parlato solo di salvataggio, improvvisamente, si è scoperto che di fatto la Grecia è già fallita. I prestiti servono essenzialmente ad allungare i tempi per salvare il salvabile, attraverso l’austerity e la spoliazione dell’argenteria rimasta: privatizzazioni, licenziamenti, tagli e tasse. Eppure i greci sono i primi a non volere gli aiuti, il partito del ritorno alla dracma cresce di continuo. Dei sacrifici da pagare per una classe politica che vorrebbe chiamarli in causa come corresponsabili del disastro, non ne vogliono sapere.
Atene mette a rischio non solo l’euro, ma la stessa Ue, come ha ribadito la Merkel, che a livello locale sta pagando pesantemente la scelta di soccorrere gli stati europei del sud. Con il precipizio che ha imboccato la Grecia e con le resistenze in merito al tentativo di salvarla, che in Europa e nella stessa Germania si fanno via via più forti, aumenta la paura di un effetto a cascata sull’Irlanda e sui paesi mediterranei. Tra questi l’Italia è il vero campo di battaglia su cui si gioca la pelle della Ue, oltre che della moneta unica.
A differenza di altre economie, quella italiana non potrà essere salvata dall’esterno, il suo peso è troppo elevato per convincere qualcuno a intraprendere questa strada.
Per comprendere meglio bisogna tenere conto di una cosa: se per salvare la Grecia ci vogliono tra i 100 e i 200 miliardi di euro, con tutte le difficoltà nel concedere i prestiti. Per l’Italia, secondo diversi analisti sarebbero necessari tra i 1500 e i 2000 miliardi di euro. Un’enormità, a fronte della quale, se l’economia non riparte, il default resta l'unica possibilità. Eccezion fatta, per una nuova serie di tagli, tasse, privatizzazioni e, soprattutto, riforme senza precedenti e, in quanto tali, molto difficili da immaginare in un paese immobile, che forse non ha capito il rischio.
 

belindo

Guest
Buongiorno a tutti.
I FBTP e FBUND sembrano ben intonati per una giornata soddisfacente.
Affiliamo le armi allora!
Io sono pronto.
 

stefanofabb

GAIN/Welcome
tassi IRS

1316761091iuli8.jpg
 

carpe diem

Banned
prendendo spunto da questo link

Reuters - Euro zone debt crisis in graphics#

ho fatto i conti dell'esposizione della Francia verso
Spagna, Portogallo, Italia, Grecia, Irlanda, Belgio
e sono arrivato a quasi 900 mld di euro!

ho poi calcolato l'esposizione dell'Italia verso
Spagna, Portogallo, Francia, Grecia, Irlanda, Belgio
e arriviamo a malapena a 90 mld di euro

....questa volta i ns. cugini d'oltralpe sono stati un tantino avventati...
 

belindo

Guest
Il FBTP è sceso mentre il FBUND è risalito sopra la parità, anche le borse hanno girato i negativo mentre Euro tiene ma non penso per molto 1.35.
Siamo in una fase di peggioramento ma non vendo il mio 41 preso per trading, perchè ieri i tds hanno dimostrato di poter tenere anche senza altri segnali positivi.
Vediamo come va, intanto parto per la corsetta giornaliera.
 

carpe diem

Banned
Mediaset anche oggi in caduta libera
-4,60%
prossimo step 2 euro

sembra OT ma non lo è
gli invesitori fuggono dal titolo anticipando una caduta di B.
senza di lui al governo è scontato un calo della raccolta pubblicitaria

IMHO

Spread tornato a 400
vediamo de la BCE interviene...
 
Ultima modifica:
Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.

Users who are viewing this thread

Alto