Titoli di Stato Italia Trading Titoli di Stato III° (Gennaio 2010 - Dicembre 2011)

Stato
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tassi EURIBOR

Nota: Ai fini della continuita' dei contratti in essere
al 30.12.98 che utilizzano il Ribor, utilizzare la colonna
365 giorni/365
360/365 365/365
-------------------------------
1 Settimana 0,5180 0,5250
2 Settimane 0,5480 0,5560
3 Settimane 0,5800 0,5880
1 Mese 0,6210 0,6300
2 Mesi 0,7140 0,7240
3 Mesi 0,8800 0,8920
4 Mesi 0,9590 0,9720
5 Mesi 1,0420 1,0560
6 Mesi 1,1410 1,1570
7 Mesi 1,1890 1,2060
8 Mesi 1,2330 1,2500
9 Mesi 1,2890 1,3070
10 Mesi 1,3310 1,3490
11 Mesi 1,3750 1,3940
1 Anno 1,4240 1,4440
---
 
storno mattutino

il calo dei nostri btp è dovuto in parte allo storno del BUND FUTURE:rolleyes: ora si è riallineato,sembra!;)
1285669851fgrgr.jpg
 
tassi IRS(in calo)

Euro Dollaro USA Sterlina Inglese Yen Giapponese
bid / ask bid / ask bid / ask bid / ask
1 anno 1.24 1.27 1.04 1.09 0.37 0.43
2 anni 1.40 1.43 0.58 0.62 1.24 1.29 0.36 0.42
3 anni 1.57 1.60 0.85 0.89 1.52 1.57 0.38 0.44
4 anni 1.76 1.79 1.17 1.21 1.81 1.86 0.41 0.47
5 anni 1.94 1.97 1.49 1.53 2.07 2.12 0.47 0.53
6 anni 2.11 2.14 1.78 1.82 2.32 2.37 0.56 0.62
7 anni 2.26 2.29 2.02 2.06 2.54 2.59 0.66 0.72
8 anni 2.39 2.42 2.23 2.27 2.73 2.78 0.78 0.84
9 anni 2.50 2.53 2.39 2.43 2.89 2.94 0.91 0.97
10 anni 2.59 2.63 2.53 2.57 3.03 3.08 1.03 1.09
15 anni 2.90 2.93 2.98 3.02 3.44 3.49 1.47 1.55
20 anni 3.00 3.03 3.17 3.21 3.58 3.63 1.70 1.78
25 anni 2.98 3.01 3.63 3.68
30 anni 2.88 2.91 3.31 3.35 3.64 3.69 1.84 1.92

Franco Svizzero Corona Danese
bid / ask bid / ask
1 anno 1.60 1.65
2 anni 0.45 0.53 1.75 1.80
3 anni 0.68 0.76 1.90 1.95
4 anni 0.89 0.97 2.06 2.11
5 anni 1.09 1.17 2.21 2.26
6 anni 1.27 1.35 2.35 2.40
7 anni 1.42 1.50 2.48 2.53
8 anni 1.54 1.62 2.59 2.64
9 anni 1.64 1.72 2.69 2.74
10 anni 1.73 1.81 2.77 2.82
15 anni 1.95 2.05
20 anni 1.95 2.05
25 anni
30 anni 1.88 1.98
:lol:
 
ASTE BOND: Italia emette 1,408 mld euro Btpei 2021 a 2,25%

MILANO (MF-DJ)--Il Tesoro italiano ha emesso 1,408 mld euro di Btpei a
11 anni. Seguono i dettagli dell'asta. Emissione: Btpei 11 anni
Scadenza: 15 settembre 2021 Cedola: 2,1% Ammontare offerto: 1-1,5 mld
euro Domande ricevute: 1,945 mld euro Domande accettate: 1,408 mld euro
Bid-to-cover: 1,38 (1,56) Rendimento medio: 2,25% (2,55%) Prezzo: 98,70
(95,82) Data regolamento: 30 settembre 2010 red/est/vin (END) Dow Jones
Newswires September 28, 2010 06:52 ET (10:52 GMT) Copyright (c) 2010
MF-Dow Jones News Srl.
 
Bond, rendimenti risaliranno gradualmente in 12 mesi - S&P's

martedì 28 settembre 2010 13:47



PARIGI, 28 settembre (Reuters) - Offerta e domanda sui mercati obbligazionari internazionali, un risparmio privato che né le società, nè le famiglie ancora non utilizzano e la probabile assenza di una marcata accelerazione dell'inflazione stanno tenendo i rendimenti dei bond benchmark europei ai minimi storici.
Lo dice Standard & Poor's in un rapporto pubblicato oggi arrivando alla conclusione che una ripresa dei rendimenti sarà graduale e che si vedrà solo nei prossimi 12 mesi.

"Mentre l'Europa occidentale continua nel suo corso di recupero lento e irregolare, gli attuali rendimenti dei titoli di stato benchmark stanno sfidando le motivazioni economiche" dice Jean-Michel Six, capo economista di Standard & Poor's per Europa. "In generale, le curve dei rendimenti dei titoli tendono a farsi ripide nelle economie che iniziano a ravvivarsi".
Secondo Standard & Poor's, ci sono diversi fattori che possono aiutarci a capire questo nuovo enigma dei rendimenti ai minimi storici anche con emissioni obbligazionarie in aumento, mentre stiamo assistendo a un migliore clima tra le imprese in paesi come Germania, Francia e Regno Unito.

Bassi rendimenti generalmente riflettono aspettative di inflazione senza pressioni nel medio periodo.
Questo ci porta a riflettere e a chiedersi da una parte per quanto tempo potrebbero durare i rendimenti bassi, dall'altra se è realistico aspettarsi che l'inflazione rimanga sotto controllo nei prossimi due anni, continua il rapporto. "Noi ci aspettimao un rallentamento della crescita nell'Europa occidentale nel quarto trimestre di quest'anno e nei primi sei mesi del 2011", dice S&P's il rapporto. Ma al tempo stesso continuano a prevedere un sostenuto, sebbene relativamente graduale, miglioramento economico nella regione.

In particolare, le strette di bilancio nella maggior parte dei paesi peseranno probabilmente sulla domanda interna, mentre l'elevato tasso di disoccupazione continuerà a ridurre la crescita del reddito reale. La possibilità di uno scenario 'double-dip', in cui le economie europee potrebbero cadere in recessione nei prossimi 18 mesi, sembra ora più lontana da noi.
Secondo la nostra previsione vedremo una ripresa a doppio binario in Europa, con i paesi meridionali che registrano una crescita economica più lenta rispetto ai loro vicini del nord e prevediamo una stabilizzazione della crescita economica nei prossimi 18 mesi.
Questo significa che le aziende avranno bisogno di aumentare le spese di capitale, mentre le famiglie cominciano a mettere mano ai loro risparmi.

"Su entrambi i lati, crediamo che queste mosse saranno probabilmente graduali, soprattutto se allarghiamo l'immagine per includere influenza dalla fragile ripresa negli Stati Uniti e la stabilizzazione del commercio mondiale. A nostro parere, il risparmio privato non dovrebbe diminuire rapidamente" scive S&P's.
E questo suggerisce che i rendimenti dei titoli di stato dovrebbero normalizzarsi solo gradualmente nei prossimi 12 mesi.
 
Debito Pubblico, Debito Privato - Centro Einaudi

Da quando è iniziata la crisi economica è stato più volte osservato che non esiste solo il debito pubblico, ma anche quello privato, ed entrambi concorrono a determinare la solidità finanziaria di un «sistema paese»: se le virtù private fanno somma con i vizi pubblici, l’Italia si trova in una condizione assolutamente sostenibile.

È proprio così? Da un punto di vista macro-economico, effettivamente, il grado di indebitamento complessivo ha una sua rilevanza. Un’identità contabile fondamentale della macro-economia ci dice infatti che: (S-I) + (T-G) = (X-Z), laddove S=Risparmio privato, I=Investimenti, T=Tassazione, G=Spesa pubblica, X=Esportazioni, Z=Importazioni. In termini molto approssimativi, se un paese esporta di più di quello che importa (X>Z) significa che, nel suo complesso, sta risparmiando. Viceversa, se le importazioni superano le esportazioni (X<Z) sta vivendo al di sopra delle proprie possibilità e sta pertanto indebitandosi.

È ovvio che, nel lungo periodo, un paese non può avere sempre risparmi negativi (a meno che qualche stato estero «buon samaritano» sia disponibile a prestare risorse all’infinito consumando per sempre al di sotto delle proprie possibilità). Ciò detto, è evidente dalla formula che, a fronte di un settore pubblico particolarmente «spendaccione» aiuta, per mantenere una stabilità macro-economica complessiva, avere un settore privato più virtuoso. Fin qui gli aspetti macro-economici.

Ma passando a un aspetto più strettamente di «finanza pubblica», valgono ragionamenti simili? Solo in parte.

Lo stato è un soggetto diverso dai privati; e deve onorare il proprio debito. Se emergono dubbi sulla solvibilità di un governo, gli investitori chiedono interessi sul debito più elevati, come sta succedendo in questo momento con l’aumento dello spread verso i titoli tedeschi per molti paesi meno virtuosi della Germania. Il fatto di avere un elevato risparmio (interno) privato può essere un fattore rilevante nella valutazione della solidità finanziaria di un governo solo a certe condizioni, e con molti caveat.

Innanzitutto, potrebbe essere più semplice chiedere ai risparmiatori (e alle istituzioni finanziarie domestiche) uno sforzo aggiuntivo nella sottoscrizione di debito pubblico nazionale. Ma viene difficile pensare che, in mercati dei capitali competitivi, i risparmiatori siano disposti a prestare soldi a tassi inferiori a quelli di mercato al proprio governo solo per ragioni patriottiche.

In secondo luogo, è meno costoso, da un punto di vista politico, affrontare eventuali situazioni di default o ristrutturazione del debito (o di svalutazione tramite inflazione, che poi è la stessa cosa) se questo è detenuto dai propri cittadini. Quello che spaventa nel caso greco è l’elevato ammontare di debito detenuto dalle istituzioni finanziarie internazionali, e tedesche soprattutto. Anche questo argomento è, però, molto debole. Un debito detenuto prevalentemente da investitori interni è meno rischioso dal punto di vista dei mercati internazionali, perché in caso di default le ripercussioni vengono circoscritte soprattutto all’interno del paese stesso. Ma un eventuale default o ristrutturazione avrebbe gli stessi effetti in termini di credibilità futura del creditore nei confronti degli investitori internazionali.

Infine, è vero che a fronte di un elevato risparmio interno può essere più facile per un governo fare ricorso a prelievi forzosi per far fronte a crescenti fabbisogni finanziari. Occorre però considerare che è il debito in rapporto al Pil a essere rilevante. Se si dovesse ricorrere a un aumento della tassazione per ripagare un debito non più sotto controllo, si potrebbe dare quel colpo mortale a qualsiasi velleità di ripresa di un sentiero di crescita sostenuto e pertanto peggiorare proprio quel rapporto debito/Pil che invece occorre in ogni modo limitare.

Un basso debito interno può sicuramente rappresentare un aspetto virtuoso, in certe circostanze, ma occorre essere molto cauti nel considerare debito pubblico e privato di una nazione come complementari tra loro. Vizi pubblici e virtù private non si sommano poi in modo così perfetto.
 
Debito privato

A imporre il ricorso al criterio aggregato, più che i desiderata di Italia, Francia, Belgio e alcuni altri, è stata l'evoluzione del giudizio dei mercati. Altrimenti non si capirebbe come mai un paese come la Spagna, il cui debito pubblico viaggia sul 64,9%, appena sopra la soglia di Maastricht, sia nel mirino degli attacchi speculativi invece dell'Italia che detiene il 118 per cento. La verità è che, se si prende il parametro allargato, l'indebitamento spagnolo schizza fin quasi al 360% del Pil contro il 318,6 della Francia, il 316 dell'Italia e il 283 della... Germania.
Ogni famiglia italiana ha un debito medio pari a 21.270 euro, contro i 36.150 euro della Francia, i 37.785 della Germania, i 55.886 euro della Spagna e i 63.447 del Regno Unito. Ma il distacco rispetto ai nostri colleghi europei risulta ancora più interessante e, ovviamente ancora più confortante, quando viene posto l’accento sull’indebitamento di tutte le famiglie in rapporto al Prodotto interno lordo”.
Dati alla mano, viene fuori che i 524 miliardi di euro di debiti dei nuclei familiari italiani incidono sul Pil del paese per il 34,2 per cento. La Francia invece, con oltre 942 miliardi ha un rapporto quasi al 50 per cento mentre i risultati più pesanti sono quelli del Regno Unito, dove l’indebitamento delle famiglie, pari a 1.605 miliardi di euro, incide per più del 100 per cento del Pil”.
Anche in Spagna e Germania sono mal messe: a Madrid il rapporto dei debiti delle famiglie sul Pil tocca quota 83,6 per cento (con un indebitamento totale di 896 miliardi di euro) mentre a Berlino il peso dei debiti sul Pil è pari al 63,5 per cento.
 
Stato
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