Bond: Fortuzzi, rischio bolla c'e', ma da Cct ancora spunti (Class-Cnbc)
MILANO (MF-DJ)--Quando i risparmiatori italiani sentono parola bolla, subito si allarmano. Come sta succedendo in questi giorni, durante i quali da piu' parti si prospetta lo scoppio imminente di una bolla speculativa sulle obbligazioni e piu' in particolare su titoli di stato. Che cosa significa e che rischio reale c'e'? A questa domanda hanno provato a rispondere gli ospiti di Partita Doppia, trasmissione di approfondimento finanziario in onda su Class-Cnbc.
Secondo Massimo Fortuzzi, a.d. di Idea Sgr, la societa' di gestione che fa capo al gruppo De Agostini, "si tratta di un argomento delicato, che va a lambire gli interessi di una moltitudine di famiglie italiane, dal momento che quasi tutte hanno titoli di Stato in portafoglio. Negli Stati Uniti, la banca centrale ha espresso una volonta' chiara di inflazionare l'economia, indicazione che in Europa manca. La scelta fatta in area Euro, trascinata e ispirata dalla Germania, e' di cercare di rientrare da stock di debito pubblico enormi in quest'area attraverso una crescita contenuta e un contestuale, forte controllo dei disavanzi pubblici. Se aggiungiamo anche l'effetto del rafforzamento dell'euro avvenuto negli ultimi tre mesi, capiamo che c'e' una situazione di restrizione e' probabilmente gia' in essere".
Tuttavia, ha spiegato ancoar Fortuzzi, "per i Paesi europei periferici come l'Italia c'e' ancora la possibilita' di vedere scendere un poco i tassi dei titoli di Stato a lungo termine. Personalmente, quindi, se avessi in portafoglio Cct a 10 anni che rendono il 3,5%, per adesso non li venderei. Continuiamo a guardare con attenzione ad alcuni corporate bond, sempre con orizzonti estesi, che garantiscono rendimenti compresi tra 3% e 4%. Pensiamo che abbiano ancora un po' di valore da esprimere e che quindi non sia ancora arrivato il momento di scappare a gambe elevate dal settore".
Per Mario Spreafico, capo degli investimenti della britannica Schroders sim, "c'e' stata invece una corsa indiscriminata sui bond societari, con quelli del settore industriale, in particolare, che sono tornati a valori pre-Lehman Brothers. A mio parere e' un punto d'arrivo. Invece, ci sono ancora spazi di valorizzazione per le obbligazioni bancarie che non sono ancora a livello pre Lehman Brothers e ce ne sono alcune che offrono ancora rendimenti interessanti. Non ho alcun dubbio sulla tenuta delle banche europee, ne' sulla probabilita' elevata di rialzo dei tassi a lungo termine".
Punta invece sul risparmio gestito Lorenzo Alfieri, direttore commerciale per l'Italia di Jp Morgan am. "Guardando allo scenario per l'investitore italiano, chi non ama accollarsi particolari rischi di portafoglio potrebbe puntare sui fondi obbligazionari", spiega. "A patto di acquistare comparti con un regolamento di gestione che non preveda alcun vincolo sulla duration e in cui il gestore puo' quindi muoversi come vuole per abbassare i rischi legati alla durata media dei titoli a lungo termine".
Smorza le apprensioni, infine, Marco Bonelli, manager di C.L. King & Associates. "E' fuori di dubbio che occorra uno switch dalle obbligazioni alle azioni", dice. "Sul comparto del reddito fisso stiamo muovendo verso una situazione di bolla, ma e' anche vero che sul mercato obbligazionario, in genere, le bolle non fanno mai danni simili a quelli che abbiamo visto negli ultimi anni per i titoli tecnologici o per quelli legati al credito. Sono comunque convinto che ora ci siano importanti presupposti per assistere a un movimento importante sul fronte azionario".