stefanofabb
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(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Bruxelles, 20 ott - Per capire
in tempo che va organizzata la 'risoluzione' di una crisi e
agire prima che la banca diventi insolvente, saranno
individuati dei criteri precisi che mettano sotto tiro la
solvibilita' o la liquidita' con una valutazione da parte
dell'Autorita' se la banca in questione ha subito o rischia
di subire perdite che riducono fortemente il capitale
regolamentare, se gli asset possano essere inferiori agli
impegni, se rischia di non poter pagare i propri obblighi
nel business normale o di non avere risorse per operare. Si
tratta di una serie di parametri sia oggettivi che
qualitativi.
Gli strumenti della 'risoluzione' devono essere coerenti
con l'obiettivo di vendere la banca o parti del business a
uno o piu' acquirenti "senza il consenso degli azionisti,
permettere di creare una banca-ponte in cui trasferire
temporaneamente alcuni business compresi i depositi,
separare gli asset per trasferire in una 'bad bank' quelli
tossici o deteriorati, la ristrutturazione del debito. L'uso
di tali strumenti, riconosce la Commissione, puo' comportare
una interferenza con i diritti degli azionisti e "nella
maggior parte dei casi" dei creditori. Di qui la necessita'
di meccanismi di salvaguardia e compensazione sulla base di
questo principio: gli azionisti non potranno sostenere danni
superiori a quelli che avrebbero sostenuto se la banca fosse
fallita sotto i regimi di insolvenza esistenti (fatto salvo
il diritto di rivalsa presso le autorita').
Per quanto concerne la ricapitalizzazione di banche in via
di fallimento in modo che possano continuare a fornire
servizi essenziali senza salvataggio pubblico, la
Commissione ha posto sul tavolo alcune idee: le banche
devono tenere un capitale per gli "imprevisti" o debito che
si converte in equity, le autorita' di 'risoluzione' devono
poter imporre una ristrutturazione o un 'taglio' ('haircut')
ai creditori di una banca in fallimento o di convertire il
loro credito in 'equity'.
Tutte le banche dovranno contribuire ex ante a un fondo di
'risoluzione' nazionale che dovra' implicare accordi ex post
per assicurare che il finanziamento sia disponibile
indipendentemente dalla dimensione della banca in
fallimento. Sara' finanziato dalle banche che operano nello
stesso stato membro e il contributo dovrebbe coprire le
filiali in altri stati membri. I costi che eccedono la
capacita' del fondo nazionale saranno sostenuti dallo stesso
settore bancario. Negli Usa si prevede un sistema di
finanziamento ex-post: quando c'e' un fallimento, in pratica,
interverranno le altre banche. Esiste pero' nell'ambito della
Federal Deposit Insurance Corporation esiste un fondo di
risoluzione per le piccole e medie banche di deposito.
in tempo che va organizzata la 'risoluzione' di una crisi e
agire prima che la banca diventi insolvente, saranno
individuati dei criteri precisi che mettano sotto tiro la
solvibilita' o la liquidita' con una valutazione da parte
dell'Autorita' se la banca in questione ha subito o rischia
di subire perdite che riducono fortemente il capitale
regolamentare, se gli asset possano essere inferiori agli
impegni, se rischia di non poter pagare i propri obblighi
nel business normale o di non avere risorse per operare. Si
tratta di una serie di parametri sia oggettivi che
qualitativi.
Gli strumenti della 'risoluzione' devono essere coerenti
con l'obiettivo di vendere la banca o parti del business a
uno o piu' acquirenti "senza il consenso degli azionisti,
permettere di creare una banca-ponte in cui trasferire
temporaneamente alcuni business compresi i depositi,
separare gli asset per trasferire in una 'bad bank' quelli
tossici o deteriorati, la ristrutturazione del debito. L'uso
di tali strumenti, riconosce la Commissione, puo' comportare
una interferenza con i diritti degli azionisti e "nella
maggior parte dei casi" dei creditori. Di qui la necessita'
di meccanismi di salvaguardia e compensazione sulla base di
questo principio: gli azionisti non potranno sostenere danni
superiori a quelli che avrebbero sostenuto se la banca fosse
fallita sotto i regimi di insolvenza esistenti (fatto salvo
il diritto di rivalsa presso le autorita').
Per quanto concerne la ricapitalizzazione di banche in via
di fallimento in modo che possano continuare a fornire
servizi essenziali senza salvataggio pubblico, la
Commissione ha posto sul tavolo alcune idee: le banche
devono tenere un capitale per gli "imprevisti" o debito che
si converte in equity, le autorita' di 'risoluzione' devono
poter imporre una ristrutturazione o un 'taglio' ('haircut')
ai creditori di una banca in fallimento o di convertire il
loro credito in 'equity'.
Tutte le banche dovranno contribuire ex ante a un fondo di
'risoluzione' nazionale che dovra' implicare accordi ex post
per assicurare che il finanziamento sia disponibile
indipendentemente dalla dimensione della banca in
fallimento. Sara' finanziato dalle banche che operano nello
stesso stato membro e il contributo dovrebbe coprire le
filiali in altri stati membri. I costi che eccedono la
capacita' del fondo nazionale saranno sostenuti dallo stesso
settore bancario. Negli Usa si prevede un sistema di
finanziamento ex-post: quando c'e' un fallimento, in pratica,
interverranno le altre banche. Esiste pero' nell'ambito della
Federal Deposit Insurance Corporation esiste un fondo di
risoluzione per le piccole e medie banche di deposito.