Buongiorno.
Pensieri: una scossa letale 02.12.2019
Nel parlare recentemente del settore automotive avevamo approcciato la problematica legata alla supply chain del settore qualora si perseguisse la strada dell'elettrico.
La rincorsa così veloce verso norme sulle emissioni più severe sta palesando una serie di problematiche. Cerchiamo di radunere quanto apparso a mezzo stampa coniugandolo con i vari pensieri. Daimler parla di 10.000 posti in meno entro il 2022 per sostenere la costosa transizione all'elettrico, gestita tra prepensionamenti e uscite volontarie. Audi ha annunciato un piano straordinario da almeno 9.500 posti. Continental parla di 20.000 posti in meno
articolo sole24ore
Il sole fa notare come l'annuncio di Daimler segua di un giorno l'approvazione da parte del parlamento europeo circa l'inasprimento delle norme sulle emissioni di CO2.
In un
articolo del fatto quotidiano si accenna la fatto che l'auto elettrica comporterà maggiore automazione e quindi minori lavoratori meno qualificati. Il vero rischio è che "l'Europa non partecipi a questa rivoluzione".
Numericamente in questo articolo si parla uno studio del centro studi tedeschi ifo con 1,8 milioni di lavoratori a rischio su 3 milioni. La commissione Ue prevede che l'occupazione verrà recuperata in altri comparti.
articolo su batterie
Per i ragionamenti fatti nel tempo nutro qualche dubbio e mi sembra che i tempi abbiano subito una accelerazione eccessiva e ben difficile da digerire. Il vero problema è la ricaduta sulla filiera produttiva. Un passaggio dalla meccanica all'elettronica così spinto correlato ai volumi che caratterizzano il settore automobilistico. Quanto si dice che la forza lavoro si avvicenderà ai settori delle infrastrutture, ai produttori di batterie ed elettronica non si considerano gli impatti di un settore capital intensive che rischia non solo di ridimensionarsi ma di sparire, creando impatti sul credito e quindi su chi lo finanzia. Senza considerare che il comparto dell'elettrico attualmente è basato sull'import e che quindi , qualora non si creasse una filiera europea sarebbero dolori. In Repubblica ceca, Slovacchia, Italia e Germania l'auto pesa per il 20% degli addetti manifatturieri. Ogni cambiamento strutturale rischia sempre di dover passare da dolorose crisi. E stupisce che a guidare questa "rivoluzione" sia proprio chi più potrebbe soffrirne.
Ci siam già fatti male con le politiche di bilancio mentre ai due capi del mondo si facevano gli affaracci loro. Veder riproposta la medesima struttura ideologica mi lascia perplesso. Cosa succederebbe con una Europa rigida e non mutualistica come quella che han costruito?
Senza considerare che paesi forti nel settore come la Cina non vivono in una economia di mercato e sono propense a fornire denari a supporto dei settori che vogliono svliluppare. Diversamente da noi sono le aziende private a dover sostenere gli investimenti.
Un monte investimenti altissimo con ritorni tutti da determinare.
Andiamoci piano o ci faremo molto male
Un cordiale saluto dall'Analista Curioso
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